20 DICEMBRE 2019

Feria di Avvento

Is 7,10-14; Sal 23 (24); Lc 1,26-38

Colletta: Tu hai voluto, o Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Dio irrompe nella storia dell’uomo per redimerlo e liberarlo dalla schiavitù della morte e del peccato: il sì di Maria è la condizione necessaria e ultima perché Dio riveli al mondo il suo progetto universale di salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38: Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il testo lucano è pieno di sorprese. Innanzi tutto, contrariamente alle attese popolari, la realizzazione del progetto salvifico, svelato nelle parole dell’angelo, non parte da Gerusalemme, ma da un paese sconosciuto, Nazaret, situato in una regione posta in periferia e semipagana (Cf. Mt 4,15). Ma la sorpresa più grande è che la realizzazione del progetto salvifico prevede come condizione necessaria il sì di una donna.
Il nome della donna è Maria. Il saluto che l’angelo Gabriele le rivolge esce dall’ambito di un comune saluto: «Rallègrati, piena di grazia». In egual modo, i profeti invitavano la «vergine figlia di Sion» (Is 37,22) a rallegrarsi a motivo della prossima venuta del Signore Dio in mezzo al suo popolo: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! [...]. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (Sof 3,13; Cf. Is 49,13; Gl 2,21). Un singolare accostamento: Maria è la nuova Figlia di Sion, nel cui seno, come nel Tempio, verrà a dimorare Dio stesso (Cf. v. 33: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»). Dio «prende veramente possesso del grembo di Maria, che diviene la sua dimora vivente, quale figlia di Sion, cioè rappresentante del nuovo popolo eletto» (A. Poppi).
E ancora, a Maria, l’angelo Gabriele promette l’assistenza di Dio, la sua vicinanza, la sua forza, la sua consolazione: «Il Signore è con te». Tutto il favore di Dio è riversato su di lei, lei è la piena di grazia: Dio l’ha colmata di grazia, ella è «la “graziata”, la “gratificata” per eccellenza. L’appellativo che sta per il nome proprio fa pensare che la “grazia” fa come parte del suo essere, la possiede per sempre, fin dalla nascita» (Ortensio Da Spinetoli).
L’annunzio turba Maria in quanto decisa a rimanere vergine: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». Come fa notare Giovanni Leonardi (L’infanzia di Gesù), la «più comune interpretazione tra gli esegeti cattolici è la seguente. Maria obietterebbe: “Come posso diventare madre dal momento che ho l’intenzione o il proposito di non conoscere uomo?”, cioè qualsiasi uomo, vale a dire di restare vergine. Maria cioè obietterebbe il suo proposito di castità perfetta». Tali esegeti fondano la loro tesi sul presente greco, io non conosco uomo, usato da Maria e che indica azione continua.
Il proposito di restare vergine per quei tempi era qualcosa di inusitato, in quanto la verginità era equiparata alla sterilità (Cf. Gen 30,23; Gdc 11,37; 2Sam 13,20); una condizione sfavorevole, a volte intesa come castigo di Dio, che poneva la donna agli ultimi gradini della società civile. Una donna senza figli era una donna in balia di tutti soprattutto se alla sterilità si assommava la disgrazia della vedovanza. Ma da molte testimonianze storiche si evince che nell’antichità la verginità era anche praticata: per esempio, gli Esseni di Qumran si astenevano dall’uso matrimoniale, vivendo praticamente come celibi, per conservare la purità legale, in vista dell’avvento del Regno di Dio.
Maria è pronta a fare la volontà di Dio, ma non sa come conciliare la verginità con la maternità: praticamente, come una vergine può essere madre senza conoscere uomo?
Se «Dio le ha ispirato di rimanere vergine, Dio le domanda oggi di diventare madre: Dio non si contraddice. Ma bisognava forse che, accettando un tempo di restare vergine, essa rinunciasse ad essere madre per poterlo diventare oggi. Come fu necessario che Abramo, perché potesse effettivamente diventare il padre di una posterità numerosa come le stelle del cielo e l’arena del mare, rinunciasse, accettando di immolarlo, all’unico figlio, sul quale riposavano le promesse divine... Ma tale è la legge stessa dell’ordine soprannaturale: che la vita nasca dalla morte, che solo salvi la sua vita colui che accetta di perderla, in altri termini, che l’uomo non possieda mai se non ciò che ha donato» (S. Lyonnet). Maria, comunque, decide di fidarsi di Dio; infatti, la risposta dell’angelo dissipa ogni dubbio, «nulla è impossibile a Dio».
Lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra: una promessa dalla quale si evince che ora, ante tempus, in Maria si realizza una parola del Cristo: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che [...] dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17).
Maria sarà adombrata dallo Spirito Santo. In Esodo 40,35 il verbo adombrare indica la nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la gloria di Dio che riempie la Dimora. Su Maria scenderà lo Spirito Santo e questo non significa che lo Spirito Santo sarà il padre biologico del bambino, ma la nascita di quest’ultimo sarà il risultato di un’azione miracolosa della potenza divina. Al dire di P. Benoit, l’angelo «insinua chiaramente che lo Spirito Santo svolgerà il ruolo di principio creatore e produrrà la vita nel seno di Maria. Ciò che lo Spirito, questo soffio creatore, fa sin dalle origini del mondo, lo farà nel seno di Maria producendo una concezione verginale». Questa azione divina è allo stesso tempo una chiara attestazione della divinità del Bambino: «Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio».
Ed ecco, Elisabetta..., Maria crede per fede, non per il segno che le viene dato. La sua fede è fondata sulla certezza che Dio è fedele alle sue promesse e che la parola di Dio, in ordine alla salvezza, è «viva ed efficace» (Eb 4,12).
Con un atto di obbedienza e di fede da parte di Abramo era iniziata la storia della salvezza (Cf. Gen 12,1ss), ora è arrivata al suo pieno compimento nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fede di una Vergine: «avvenga per me secondo la tua parola».

Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te: Redemptoris Mater 8: La ragione del duplice saluto ... è che nell’anima di questa “figlia di Sion” si è manifestata, in un certo senso, tutta la “gloria della grazia”, quella che “il Padre ... ci ha dato nel suo Figlio diletto”. Il messaggero saluta, infatti, Maria come “piena di grazia”: la chiama così, come se fosse questo il suo vero nome. Non chiama la sua interlocutrice col nome che le è proprio all’anagrafe terrena: Miryam (= Maria), ma con questo nome nuovo: “piena di grazia”. Che cosa significa questo nome? Perché l’arcangelo chiama così la Vergine di Nazaret? Nel linguaggio della Bibbia “grazia” significa un dono speciale, che secondo il Nuovo Testamento ha la sua sorgente nella vita trinitaria di Dio stesso, di Dio che è amore (cfr. 1Gv 4,8). Frutto di questo amore è l’elezione - quella di cui parla la lettera agli Efesini. Da parte di Dio questa elezione è l’eterna volontà di salvare l’uomo mediante la partecipazione alla sua stessa vita (cfr. 2Pt 1,4) in Cristo: è la salvezza nella partecipazione alla vita soprannaturale. L’effetto di questo dono eterno, di questa grazia dell’elezione dell’uomo da parte di Dio è come un germe di santità, o come una sorgente che zampilla nell’anima come dono di Dio stesso, che mediante la grazia vivifica e santifica gli eletti. In questo modo si compie, cioè diventa realtà, quella benedizione dell’uomo “con ogni benedizione spirituale”, quell’“essere suoi figli adottivi ... in Cristo”, ossia in colui che è eternamente il “Figlio diletto” del Padre. Quando leggiamo che il messaggero dice a Maria “piena di grazia”, il contesto evangelico, in cui confluiscono rivelazioni e promesse antiche, ci lascia capire che qui si tratta di una benedizione singolare tra tutte le “benedizioni spirituali in Cristo”. Nel mistero di Cristo ella è presente già “prima della creazione del mondo”, come colei che il Padre “ha scelto” come Madre del suo Figlio nell’incarnazione - ed insieme al Padre l’ha scelta il Figlio, affidandola eternamente allo Spirito di santità. Maria è in modo del tutto speciale ed eccezionale unita a Cristo, e parimenti è amata in questo Figlio diletto eternamente, in questo Figlio consostanziale al Padre, nel quale si concentra tutta “la gloria della grazia”. Nello stesso tempo, ella è e rimane aperta perfettamente verso questo “dono dall’alto” (cfr. Gc 1,17). Come insegna il concilio, Maria “primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza”.

Maria e la Chiesa - A. George: I dati precedenti possono essere raggruppati e approfonditi in una breve sintesi di teologia biblica. 1. La vergine. - Maria, tipo del credente, chiamata alla salvezza nella fede dalla grazia di Dio, redenta dal sacrificio del figlio suo come tutti i membri della nostra razza, occupa nondimeno un posto a parte nella Chiesa. In lei non vediamo il mistero della Chiesa vissuto pienamente da un’anima che accoglie la parola divina con tutta la sua fede. La Chiesa è la  sposa di Cristo (Ef 5,32), una sposa vergine (cfr. Apoc 21,2) che Cristo stesso ha santificato purificandola (Ef 5,25 ss). Ogni anima cristiana, che partecipa a questa vocazione, è «fidanzata a Cristo come una vergine pura» (2Cor 11,2). Ora la fedeltà della Chiesa a questa chiamata divina traspare in Maria per prima, e ciò nel modo più perfetto. Questo è tutto il senso della verginità a cui Dio l’ha invitata e che la maternità non ha diminuita ma consacrata. In lei si rivela così, al livello della storia, l’esistenza di questa Chiesa-vergine che, con il suo atteggiamento, fa il contrario di Eva (cfr. 2Cor 11,3). 2. La madre. - Maria inoltre, in rapporto a Gesù, si trova in una situazione speciale che non appartiene a nessun altro membro della Chiesa. Essa è la madre di Gesù, e lo è volontariamente. Accetta di procreare il Figlio di Dio per il popolo di Dio, e appunto questo popolo tutto essa rappresenta e impegna in questa accettazione della salvezza propostale da Dio. Questa funzione permette di assimilarla alla figlia di Sion (Sof 3,14; cfr. Lc 1,28), alla nuova Gerusalemme nella sua funzione materna. Se la nuova umanità è paragonabile ad una donna di cui Cristo capo è il primogenito (Apoc 12,5), si può dimenticare che un tale mistero si è compiuto concretamente in Maria, che questa donna e questa madre non è un puro simbolo ma, grazie a Maria, ha avuto un’esistenza personale? Anche su questo punto il legame di Maria e della Chiesa si afferma con una forza tale che, dietro la donna strappata da Dio agli attacchi del serpente (Apoc 12,13-16), antitesi di Eva ingannata dallo stesso serpente (2Cor 11,3; Gen 3,13), Maria si profila nello stesso tempo che la Chiesa, poiché tale fu il suo compito nel disegno di salvezza. Perciò la tradizione ha visto a buon diritto in Maria e nella Chiesa, congiuntamente, la «nuova Eva», così come Gesù è il «nuovo Adamo».

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Maria “primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza”.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Proteggi questa tua famiglia, Signore,
che hai nutrito con il pane del cielo,
e con la forza di questo sacramento
raccoglila nella verità e nella pace.
Per Cristo nostro Signore.