19 DICEMBRE 2019

Feria di Avvento

Gdc 13,2-7.24-25a; Sal 71 (72); Lc 1,5-25

Colletta: O Dio, che hai rivelato al mondo con il parto della Vergine lo splendore della tua gloria, concedi al tuo popolo di venerare con fede viva e di celebrare con sincero amore il grande mistero dell’incarnazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

La narrazione dell’annuncio della nascita di Giovanni Battista ricorda molti racconti dell’Antico Testamento in cui sono esposti annunci di nascite straordinarie: l’apparizione dell’angelo del Signore e il timore dell’uomo di fronte a questa manifestazione del divino, il messaggio celeste seguito da un’obiezione o dalla richiesta di un segno, che tutto avverrà come annunciato. Alla promessa dell’angelo Zaccaria si dimostra incredulo e per questo resterà muto, la sua lingua si scioglierà nel giorno della nascita di Giovanni, con forza annuncerà le meraviglie e la potenza di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca 1,5-25: Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

L’annuncio della nascita di Giovanni Battista - Javer Pikaza: A fare da ponte fra il VT e il messaggio di Gesù si erge la figura del Battista. La sua esigenza di conversione attualizza il meglio della storia d’Israele; il suo annunzio del giudizio anticipa la venuta di Gesù. Perciò la tradizione ecclesiale ha posto la nascita di Giovanni a fianco della nascita di Gesù.
Ricordiamo che una scena della nascita non vuole riflettere nei particolari i fatti accaduti: essa mira, in primo luogo, a precisare la verità d’un personaggio e il senso della sua opera fra gli uomini. Visto sotto questo aspetto, il racconto della nascita di Giovanni ci pare straordinariamente ricco.
Giovanni proviene da Israele, e quindi il vangelo ci guida al tempio, che condensa tutta la grandezza e la speranza dell’Antico Testamento. Si evoca così il mistero del popolo delle vecchie speranze: i suoi libri sacri, il suo culto, le sue promesse. Senza bisogno di precisarlo, si è dimostrato così che Giovanni è legato con lo stesso centro d’Israele, il suo popolo.
Come rappresentante dell’Antico Testamento, in mezzo al suo tempio si trova Zaccaria, ii sacerdote, il quale, esattamente come altre figure venerate della vecchia tradizione (Abramo, i genitori di Sansone, Anna), manca di prole. Della sua sposa Elisabetta si dice in più che era sterile e anziana (1,6-7). Su questo sfondo di pietà religiosa (1,6) e d’impotenza umana, scorre la parola di Dio. Avrà un figlio che sarà la pienezza dell’Antico Testamento. Sarà chiamato Giovanni e vivrà come un «nazireo», cioè un uomo consacrato a Dio secondo le norme religiose del suo popolo (1,13-15).
In fondo Giovanni Battista si presenta come colui che viene con la forza e il potere di Elia per disporre le vie di Dio (1,17). Nelle antiche tradizioni d’Israele, si diceva che Elia era vivo (rapito) nel mistero di Dio su di un monte (2Re 2); per questo, si sperava che sarebbe venuto a completare la sua opera (Ml 3,23-24), preparando così la via all’arrivo definitivo di Dio. Il nostro racconto afferma implicitamente che Elia è già venuto a compiere la sua missione attraverso Giovanni Battista.
Come prepara il Battista le vie di Dio? Le prepara attraverso il suo messaggio di penitenza, imponendo agli uomini che cambino, che accettino il mistero di Dio che si avvicina. Senza un’autentica conversione umana, Dio non può giungere fino a noi; perciò è necessaria la figura di Giovanni, e perciò, la Chiesa ha conservato il suo messaggio ed è stato narrato in modo così bello l’annunzio della sua nascita. Ma, allo stesso tempo dobbiamo aggiungere che, senza la venuta di Dio, la conversione degli uomini non può essere totale e non giunge fino alla sua meta. Giovanni non esiste per se stesso, ma per annunziare le vie di Dio. Solo in questa unione di penitenza (Giovanni) e di grazia (Cristo) ha senso il vangelo.
In questo modo, abbiamo determinalo il senso generale del testo. La difficoltà di Zaccaria (1,18) e il segno della mutolezza (1,20) si inseriscono perfettamente nei racconti di annunzi dell’AT, come si inserisce bene il finale della scena e il fatto che Elisabetta resti incinta (1,21-25). Sulla stora degli uomini, aleggia il potere di Dio che tutto indirizza verso Cristo.

Apparve a lui un angelo del Signore - Giovanni Paolo II (Udienza Generale): Il Nuovo Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, come constatiamo nel racconto dell’annunciazione della nascita di Giovanni Battista, di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore, nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode (cfr. Lc 1,11.26.30ss; 2,9ss; Mt 1,20-21; 2,13). Più avanti i Vangeli parlano della presenza degli angeli durante il digiuno di 40 giorni di Gesù nel deserto (cfr. Mt 4,11) e durante la preghiera nel Getsemani (Lc 22,43). Dopo la risurrezione di Cristo sarà ancora un angelo, apparso sotto forma di un giovane, che dirà alle donne accorse al sepolcro e sorprese dal fatto di trovarlo vuoto: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui ... Andate, dite ai suoi discepoli..” (Mc 16,5-7), Due angeli sono visti anche da Maria Maddalena, che è privilegiata d’una apparizione personale di Gesù (Gv 20,12-17). Gli angeli “si presentano” agli apostoli dopo la scomparsa di Cristo, per dire loro: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,10-11). Sono gli angeli della vita, della passione e della gloria di Cristo. Gli angeli di colui che, come scrive san Pietro, “è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e avere ottenuto la sovranità sugli angeli, i principati e le potenze” (1Pt 3,22).

Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni - Xavier Leon- Dufour: La sterilità accettata - Di fatto Dio «visita» le donne sterili, facendo vedere Che gli uomini hanno torto a considerare la sterilità Come un semplice castigo. Indubbiamente essa lo è in un certo senso, perché Dio ordina a Geremia di osservare il celibato per indicare la sterilità del popolo in stato di peccato (Ger 16); e quando la sposa abbandonata sarà tornata in grazia, il profeta potrà consolarla: «Grida di gioia, o sterile, che non partorivi... Sono più numerosi i figli della derelitta che i figli della sposa» (Is 54,1). Confessando il suo peccato, Gerusalemme ha riconosciuto che la sua sterilità significava il suo divorzio da Dio; si prepara ad una nuova fecondità, ancor più meravigliosa: ormai conta tra i suoi figli le nazioni (cfr. Gal 4,27). Ciò che trova un senso sul piano comunitario può essere compreso soltanto lentamente sul piano individuale. La legge, pur difendendo «la moglie meno amata» (Deut 21,15ss), proibiva all’eunuco di offrire sacrifici (Lev 21,20), riducendolo alla sorte dei bastardi (Deut 23,3ss): egli era propriamente escluso dal popolo (Deut 23,2). Fu necessario il disastro dell’esilio per dare il tracollo a questa stima esclusiva della fecondità carnale; al ritorno da Babilonia è proclamato un oracolo completamente nuovo: «L’eunuco non dica più: io non sono che un albero secco. Perché così dice Jahve: agli eunuchi che... restano fermi nella mia alleanza, io darò un posto ed un nome migliore dei figli e delle figlie, darò loro un nome eterno che non sarà mai soppresso» (Is 56,3ss). In tal modo l’uomo constatava che la fecondità fisica non era necessaria alla sua sopravvivenza, almeno nella memoria di Dio. Identico progresso nei sapienti, i quali continuano a dimostrare un buon senso religioso molto banale: «È meglio un figlio che mille, e morire senza figli piuttosto che avere figli empi» (Eccli 16,1-4); ma con la fede nella sopravvivenza piena e gloriosa, i credenti scoprono e proclamano l’esistenza di una fecondità spirituale autentica: «Beata la donna sterile, ma immacolata! La sua fecondità apparirà al momento della visita delle anime. Beato l’eunuco la cui mano non fa il male. È meglio non avere figli e possedere la virtù, perché l’immortalità è connessa alla sua memoria» (Sap 3,13 s; 4,1). Ormai lo sguardo del credente non è più ostinatamente legato alla fecondità terrestre, ma è pronto a scoprire un senso al frutto delle opere che è prodotto dalla virtù e rende immortale; per questo era necessario che fosse accettato e trasformato il male rappresentato dalla sterilità.

Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi - Mario Galizzi (Vangelo secondo Luca): Siamo ritornati, come all’inizio del racconto (1,5-7), nella casa di Zaccaria, ed ecco compiersi l’annuncio dell’angelo: Elisabetta concepì, un evento subito avvolto dal segreto: il sacerdote continua nel suo mutismo, ed Elisabetta, quasi paurosa di far sapere ad altri che lei, anziana, era incinta, si tenne nascosta per cinque mesi. Ma quando risuonerà questo lieto annuncio? E chi lo farà risuonare? Il lettore attenda con pazienza e si prepari ad accogliere la lieta novella. Frattanto ascolti quel breve inno di lode che Elisabetta, nel segreto, innalza a Dio. Come già Rachele (Gn 30,22), anch’essa riconosce nella sua maternità un gesto della bontà di Dio che libera e riabilita (1,25). Il racconto dell’annunzio a Zaccaria, caratterizzato dal mutismo umano, finisce così con parole dette sottovoce, ma che sono un annuncio di Dio che salva. Presto si faranno voce potente.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Il racconto dell’annunzio a Zaccaria, caratterizzato dal mutismo umano, finisce così con parole dette sottovoce, ma che sono un annuncio di Dio che salva. Presto si faranno voce potente.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Ti ringraziamo, Dio onnipotente, per i doni che ci hai dato;
suscita in noi il desiderio dei beni promessi,
perché con spirito rinnovato
possiamo celebrare la nascita del nostro Salvatore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.