18 DICEMBRE 2019

Feria di Avvento

Ger 23,5-8; Sal 71 (72); Mt 1,18-24 

Colletta: Oppressi a lungo sotto il giogo del peccato, aspettiamo, o Padre, la nostra redenzione; la nuova nascita del tuo unico Figlio ci liberi dalla schiavitù antica. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Dal vangelo di Luca apprendiamo che la risposta di Maria all’annuncio dell’angelo fu pronta, senza riserve. Il sì di Maria ha cancellato l’antica condanna, O cieli stillate rugiada, le nubi piovano il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore: il Verbo si fa carne e la creatura si riconcilia con il Creatore. Il bambino che è generato in Maria viene dallo Spirito Santo: il Paraclito coprirà la Vergine come la nube copre l’arca nel Tempio. Lo Spirito Santo renderà Maria tempio della Gloria di Dio, luogo della sua Presenza, vera, viva e nascosta! In Maria noi vedremo sbocciare il fiore della Gloria di Dio, che vedremo in pienezza solo sul Calvario. Colui che nascerà da Maria sarà santo: egli sarà il puro, il vero, sarà l’Emmanuele, il Dio con noi, già ora sulla terra, nella pienezza di comunione e di beatitudine nella nuova Gerusalemme celeste.

Dal Vangelo secondo Matteo 1,18-24: Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Così fu generato Gesù Cristo - Rinaldo Fabris: Si è già detto che la conclusione della genealogia pone un interrogativo (cfr. Mt 1,16: il concepimento verginale da Maria di Gesù ndr). L’evangelista riprende ora la questione, come indica il titolo premesso al racconto: Ecco quale fu l’origine di Gesù Cristo. Il problema nasceva dal fatto che questi fu concepito verginalmente da Maria. Matteo suppone acquisito questo dato presente nella tradizione cristiana. Vuole piuttosto risolvere la difficoltà che ne nasce: come Gesù può essere discendente di Davide se Giuseppe, di stirpe davidica, non ha avuto parte nella sua generazione? Dio stesso, risponde l’evangelista, si è incaricato di inserire Gesù nella discendenza davidica, facendo sì che Giuseppe accogliesse nella sua casa Maria e ne riconoscesse legalmente il figlio, imponendogli il nome con autorità paterna. Il collegamento con Abramo e Davide risulta così dimostrato e assicurata la discendenza, sia pure fuori dei vincoli di sangue. In fondo il vero motivo di questo straordinario inserimento nella storia di Abramo e di Davide dipende dal fatto che Gesù è il figlio di Dio. La sua nascita è dovuta alla potenza creatrice dello Spirito. Il figlio della vergine non è meno figlio del Signore. Gli compete il nome simbolico di Emmanuele, che vuol dire Dio-con-noi. Matteo evidentemente mostra interesse in proposito: Gesù entra certo nel flusso delle generazioni umane, ma da figlio di Dio. Il mistero della sua origine è così pienamente svelato. Del resto già il profeta Isaia (7,14) lo aveva preannunciato. Matteo cita il passo profetico e ne afferma la realizzazione. Tutto nella vicenda di Gesù si svolge sotto il segno del progetto salvifico divino. Questo si attua pienamente in lui, mediatore del perdono dei peccati del suo popolo, come dice l’etimologia del nome.

Giuseppe pensò di ripudiare Maria in segreto - Giuseppe nel racconto di Matteo della nascita di Gesù è il personaggio centrale, mentre nel racconto di Luca è Maria.
Giuseppe... poiché era uomo giusto... pensò di ripudiarla in segreto. Avendo notato nella promessa sposa i segni evidenti della maternità, decide di licenziarla. La decisione è motivata dal fatto che nella società ebraica «i fidanzamenti giudaici comportavano un impegno così reale che il fidanzato era già chiamato “marito” e poteva disimpegnarsi solo per mezzo di un “ripudio formale”» (Bibbia di Gerusalemme). E poiché il ripudio legale avrebbe esposto inevitabilmente Maria a pubblica diffamazione decide di licenziarla in segreto.
Maria potrebbe rivelare al suo sposo i mirabili misteri che avvenivano in Lei, ma non lo fa. Forse per pudore, ma ancora meglio per la sua umiltà. Ella infatti si ritiene, nei confronti di Dio, di essere la sua serva (Lc 1,38.48). Non può, né desidera, perciò, prevenire la volontà del suo ‘Padrone celeste’, ma lascia che Dio stesso scelga il tempo e il modo più idoneo per rivelare la sua opera agli uomini.
Giuseppe, poiché è uomo giusto, (questo significa che era abituato a scandagliare la volontà di Dio accettandola come norma di vita), certamente comprende subito di trovarsi davanti a un grande mistero. Per questo ritiene opportuno non dare alcun giudizio sulla sua promessa sposa di cui indubbiamente conosceva anche le preclari virtù. La giustizia «di Giuseppe consiste nel fatto che egli non vuole coprire con il suo nome un bambino di cui ignora il padre, ma anche nel fatto che, per compassione, rifiuta di consegnare Maria alla procedura rigorosa della Legge (Dt 22,20s), la lapidazione» (Bibbia di Gerusalemme).
Sarà Dio stesso a dissipare ogni turbamento e dubbio dall’animo di Giuseppe. Mentre questi stava per mettere in atto la sua decisione, Dio gli invia un angelo in sogno che gli rivela tutto il mistero della maternità divina di Maria.
Giuseppe non tarda ad accogliere la volontà di Dio divenendo in questo modo la «figura centrale della realizzazione della nascita “messianico davidica”: è lui il destinatario mediante il “sogno della rivelazione riguardante Gesù e il motivo della sua nascita; è lui l’ultimo della genealogia a dare “origine” giuridica del messia; è lui che, come “giusto” secondo la Legge, vorrebbe osservarla mandando via la sposa, tuttavia accoglie la “parola” di Dio che supera la Legge e la fa “adempiere” “facendo come l’angelo del Signore gli aveva comandato”» (Teodoro Pullez).
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta... Matteo ama fare ricorso alle profezie dell’Antico Testamento (Cf. 1,23; 2,5.15.17.23; 3,3; 4,14; 8,17; 12,17; 13,14.35; 21,4; 26,56; 27,9). Questo è «l’espediente usato dall’evangelista per sottolineare la continuità tra la tradizione biblica e gli avvenimenti della vita di Gesù. L’idea di “adempimento” non deve necessariamente essere presa ad indicare la fine o lo svuotamento della tradizione anticotestamentaria. Per Matteo e la sua comunità la tradizione manteneva tutta la sua importanza e trovava la sua pienezza nella persona di Gesù» (Daniel J. Harrington).
Ecco, la vergine concepirà... L’evangelista Matteo citando Isaia 7,14 (Settanta) usa phartenos (vergine) per tradurre l’ebraico alma (giovane donna). In questo modo mette in evidenza l’antica fede della Chiesa che ha sempre creduto nel concepimento verginale di Gesù: «Giuseppe... prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù» (Mt 1,24-25). Proprio, accogliendo questi testi, la Tradizione cristiana ha sempre professato, con profonda convinzione, la perenne verginità di Maria.
... sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. La traduzione che fa Matteo, nel citare la profezia di Isaia, si discosta dal testo originale. In Matteo c’è un noi, che è riferito alla Chiesa. Il nuovo Israele esprime così la fede e la certezza che Gesù risorto è con lei.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fa come gli aveva ordinato l’angelo e prende con sé la sua sposa. In questo gesto umile di profonda obbedienza alla volontà di Dio, brilla l’azione di Dio che travalica i tanti chiaroscuri della fragilità umana.

La portata cristologica dell’annunciazione a Maria - Ortensio da Spinetoli (Annunciazione in Schede Bibliche Pastorali): La notizia della nascita di Gesù in Matteo (1,18-25) viene data con lo stesso schema delle nascite straordinarie: concezione miracolosa (1,16-18), angoscia di Giuseppe (1,19), intervento soprannaturale, conferma della nascita del figlio (1,21), assegnazione del nome e rivelazione del suo avvenire (1,21). Egualmente tramite apparizioni viene annunciata la fuga in Egitto (2,13-15). Il ritorno e l’insiediamento a Nazaret (2,19-23). C’è molta somiglianza, ma forse non perfetta identificazione con l’annuncio.
[...] Al centro dell’annuncio c’è il Messia: la sua persona e la sua missione. In particolare, è messa innanzitutto in rilievo l’origine davidica di Gesù, ossia la sua dignità e sovranità regale. Basti confrontare il testo di Luca con due passi veterotestamentari: Is 9,5-6 e 2Sam 7,13: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc l,32b-33); «Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità...; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno che egli viene a consolidare e rafforzare» (Is 9,5-6); «Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno» (2Sam 7,13).
In realtà il riallaccio di Gesù al casato di David è solo esterno, giuridico più che reale; esso avviene tramite Giuseppe e non la Vergine, la cui discendenza davidica è ignota o almeno non è messa in rilievo dall’evangelista, ma ciò non confonde l’autore.
Gesù non è un, ma il discendente davidico. Iddio ha realizzato in lui quanto i profeti avevano annunciato per «il figlio di David». L’appellativo davidico è per ciò una designazione comune che raccoglie il primo messianismo biblico, dinastico e regale.
Esso si eredita per elezione (divina) e non per successione.
La trascendenza o divinità del Messia sembra annunciata dall’epiteto «figlio di Dio», che l’angelo assegna al fanciullo (1,35). Ma la conclusione non si impone con piena evidenza. Nel suo uso biblico ed extrabiblico, l’appellativo può avere anche un valore metaforico come in 2Sam 7,4 («Tu sarai per me un figlio ed io sarò per te un padre»), Sal 2,7 («Tu sei mio figlio io oggi ti ho generato»), ecc.
L’espressione, più che una naturale discendenza da Dio (idea troppo ardua e troppo estranea alla mentalità ebraica), serviva a indicare la particolare protezione che Dio assicurava ai suoi inviati. Però quando l’evangelista scriveva, il concetto della filiazione divina era già comune.
Una conclusione più assertiva, anche se meno evidente, sulla trascendenza del Messia si può dedurre dall’«adombrazione» annunciata nel terzo momento dall’angelo: «Lo Spirito santo scenderà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; per questo il bambino che nascerà da te sarà chiamato santo, figlio di Dio» (1,35).
Può sembrare un eufemismo per designare in termini plausibili la concezione verginale; in realtà è un genere letterario biblico ordinato a rievocare o significare la divina presenza in mezzo a Israele (Es 40,34; Nm 19,9; 34,5). La nube, la colonna di fuoco o di fumo erano egualmente i simboli più appropriati della continuata presenza di Jahvé in mezzo al popolo. Non potendo apparire visibilmente, egli attestava la sua presenza (realmente o letterariamente) con l’immagine più immateriale che l’israelita potesse conoscere.
La frase quindi non fa che ripetere, in forza del parallelismo, la precedente: «Lo Spirito santo verrà sopra di te». L’adombrazione designa un intervento personale di Dio nella concezione del bambino, per cui questi sarà chiamato figlio di Dio. Se, invece che sul santuario, la nube si posa sulla persona di Maria, vuol dire che lei ne ha preso il posto. In altre parole, in lei Dio abita come un tempo abitava nel tempio.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** In Maria Dio abita come un tempo abitava nel tempio.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Disponi, o Padre, i nostri cuori
a ricevere nel tempio vivo della Chiesa la tua misericordia,
perché possiamo prepararci con devota esultanza
alla festa ormai vicina del nostro Salvatore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.