17 DICEMBRE 2019

Feria di Avvento

Gn 49,2.8-10; Sal 71 (72); Mt 1,1-17

Colletta: Dio creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

L’intenzione delle genealogie bibliche non è tanto quella di offrire un rapporto di discendenza, quanto quella di tracciare una storia che continua. La genealogia secondo Matteo è divisa in tre blocchi di 14 nomi ciascuno e i capisaldi di questa triplice divisione sono Abramo, Davide e l’esilio. Il numero 14 è un evidente tentativo simbolico-numerico dell’evangelista Matteo per mostrare la perfezione, il numero tre, e la pienezza, il numero sette, del piano di salvezza che Dio porta a compimento in Cristo. Nella genealogia sono ricordate quattro donne: Tamar, l’incestuosa, Raab la prostituta di Gerico, Rut una moabita, quindi una straniera, che era entrata a far parte della comunità israelitica, Betsabea l’adultera. Forse la menzione delle tre donne peccatrici vuole suggerire la missione peculiare di Gesù, così come ci ricorda anche l’apostolo Paolo: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1Tm 1,15). Con il ricordare Rut la moabita, probabilmente, si vuole sottolineare la universalità della salvezza. Dunque, la promessa di Dio si realizza anche per vie sconcertanti e impensate. In ogni modo, l’incarnazione di Gesù non è frutto della volontà o della iniziativa degli uomini, ma della volontà di Dio che sa procedere anche quando gli uomini vorrebbero sbarrarle la strada.

Dal Vangelo secondo Matteo 1,1-17: Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm
generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide - Bibbia di Navarra (nota Mt 1,1): Questo versetto si configura come il titolo dell’intero Vangelo. In Gesù Cristo giungono a compimento le promesse di salvezza che Dio aveva fatto ad Abramo per il bene di tutta l’umanità (Gen 12,3). In pari tempo si adempie il vaticinio di un regno eterno, che tramite il profeta Natan. Dio aveva annunziato al re Davide (2Sam 7,12-16).
La genealogia che san Matteo presenta all’inizio del Vangelo indica la linea degli ascendenti di Gesù secondo la sua umanità, e al tempo stesso segnala la pienezza cui la storia della salvezza è giunta con l’incarnazione del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo. Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è il Messia atteso. La genealogia che l’evangelista prospetta è strutturata in tre gruppi, ognuno dei quali consta di quattordici anelli che evidenziano lo sviluppo progressivo della storia sacra.
Tra gli Ebrei (come presso gli altri popoli orientali di origine nomade) l’albero genealogico assumeva un’importanza fondamentale. Occorre infatti tener presente che. proprio per l’originario nomadismo, l’identità di una persona si radicava soprattutto nella famiglia e nella tribù, mentre minore rilevanza aveva il luogo della nascita. A tale particolarità era inoltre congiunto, presso gli Ebrei, il significato religioso di appartenere per sangue al popolo eletto.
Ancora al tempo di Gesù l’albero genealogico veniva conservato con ogni cura nelle famiglie ebree, perché era secondo quest’albero che le persone si costituivano in soggetti di diritti e di doveri.

Origini di Gesù - La genealogia - Felipe F. Ramos: La genealogia di Gesù, a prima vista, pare che sia semplicemente una lista di nomi degli antenati di Cristo, senza contenuto teologico e senza forza di richiamo. Perché Matteo la premette al suo vangelo?
Sappiamo - e ce lo ha ricordato il Vaticano II - che Cristo è la pienezza della rivelazione. Il fatto di essere la pienezza della rivelazione lo colloca inevitabilmente in relazione con la preparazione della stessa, con tutto l’Antico Testamento; e Matteo presenta il suo albero genealogico per dimostrarlo. Per questo, immediatamente dopo aver riportato il suo nome - si noti che è riportato il nome intero « Gesù Cristo », cosa che equivale a una formula di fede: Gesù è il Cristo, l’Unto, il Messia - aggiunge: « figlio di Davide, figlio di Abramo».
In questo modo, la genealogia ci introduce sul terreno della storia come su quello della teologia. Matteo intende presentarci il protagonista del suo vangelo e, una volta dettoci il suo nome, Gesù Cristo, con tutto quello che esso significa - Gesù è il Cristo - si affretta a darci la dimostrazione della sua affermazione.
Il Messia avrebbe dovuto discendere da Davide. Orbene, Gesù discende da Davide. Appunto per questo, egli divide la genealogia in tre parti, composte ciascuna di quattordici nomi. Il centro della genealogia è occupato da Davide per la ragione che abbiamo detta. D’altra parte, la genealogia ha molto dell’artificiale: lo dimostra il semplice fatto che egli metta quattordici nomi in ciascuna delle fasi in cui divide la preistoria di Cristo. Il numero quattordici, essendo il doppio di sette, indica perfezione e pienezza. Qui dovrebbe significare la perfezione e la provvidenza speciale di Dio nella disposizione di tutta la storia salvifica precedente, che culmina in Cristo.
La ragione già ricordata spiega anche la menzione di Abramo: l’origine di Cristo coincide e risale all’inizio stesso di Israele. Per la stessa ragione sono ricordati, nella prima parte della genealogia, Giuda e i suoi fratelli, cioè l’intero Israele. Nella terza parte, è riassunta la storia d’Israele a partire dall’esilio di Babilonia per la stessa ragione: l’evangelista intende abbracciare l’intera storia d’Israele: dalla sua origine, i suoi momenti più importanti e il suo coronamento o pienezza, che è Gesù.
Il fine teologico della genealogia permette al nostro autore di giocare con qualcuno dei nomi e noi dobbiamo scoprire il suo gioco. Ricordando il re Asa, Matteo scrive Asaf, che, secondo il Salterio (Sal 73,1; 75,1...) scrisse alcuni salmi e, invece di Amon, altro re d’Israele, il nostro evangelista scrive Amos, che fu uno dei celebri profeti d’Israele. Con questo piccolo gioco, Matteo non vorrà dirci che anche i salmi e i profeti raggiungono la loro pienezza, in Cristo?

Il servizio della paternità: Redemptoris Custos 7: «Come si deduce dai testi evangelici, il matrimonio con Maria è il fondamento giuridico della paternità di Giuseppe. È per assicurare la protezione paterna a Gesù che Dio sceglie Giuseppe come sposo di Maria. Ne segue che la paternità di Giuseppe - una relazione che lo colloca il più vicino possibile a Cristo, termine di ogni elezione e predestinazione (cfr. Rm 8,28s) - passa attraverso il matrimonio con Maria, cioè attraverso la famiglia. Gli evangelisti, pur affermando chiaramente che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che in quel matrimonio è stata conservata la verginità (cfr. Mt 1,18-24; Lc 1,26-34), chiamano Giuseppe sposo di Maria e Maria sposa di Giuseppe (cfr. Mt 1,16.18-20.24; Lc 1,27; 2,5). Ed anche per la Chiesa, se è importante professare il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Di qui si comprende perché le generazioni sono state elencate secondo la genealogia di Giuseppe. “Perché - si chiede santo Agostino - non lo dovevano essere attraverso Giuseppe? Non era forse Giuseppe il marito di Maria? (...) La Scrittura afferma, per mezzo dell’autorità angelica, che egli era il marito. Non temere, dice, di prendere con te Maria come tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Gli viene ordinato di imporre il nome al bambino, benché non nato dal suo seme. Ella, dice, partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù. La Scrittura sa che Gesù non è nato dal seme di Giuseppe, poiché a lui preoccupato circa l’origine della gravidanza di lei è detto: viene dallo Spirito Santo. E tuttavia non gli viene tolta l’autorità paterna, dal momento che gli è ordinato di imporre il nome al bambino. Infine, anche la stessa Vergine Maria, ben consapevole di non aver concepito Cristo dall’unione coniugale con lui, lo chiama tuttavia padre di Cristo” (Sermo 51,10,16: PL 38,342). Il Figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimoniale che li unisce: “A motivo di quel matrimonio fedele meritarono entrambi di essere chiamati genitori di Cristo, non solo quella madre, ma anche quel suo padre, allo stesso modo che era coniuge di sua madre, entrambi per mezzo della mente, non della carne”.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo: Giovanni Paolo II (Omelia, 17 dicembre 1981): La genealogia umana di Gesù “chiamato Cristo” è costituita dai nomi di uomini congiunti tra loro, dall’unione di un Popolo, e più ancora dalla Stirpe, ed è costituita dalla Promessa. Questa Promessa, Abramo l’ha ricevuta per primo. Nell’odierna liturgia, la promessa data ad Abramo rivive nelle parole del testamento di Giacobbe, nipote di Abramo. Giacobbe, cioè Israele, raduna i suoi dodici figli: “Radunatevi ed ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre...” (Gen 49,2). Illuminato dall’ispirazione profetica, si rivolge a tutti, ma soprattutto ad uno di loro, a Giuda, distinguendolo tra i fratelli. E lo distingue non per la sua prodezza o per altri pregi, ma a motivo della Promessa: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda / ne il bastone del comando tra i suoi piedi, / finché verrà colui al quale esso appartiene / e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli” (Gen 49,10). Come sentiamo nella genealogia di Matteo, tra i discendenti di Giuda - proprio di Giuda si è trovato Davide che, come re, ha impugnato lo scettro, regnando sulla tribù di Giuda e su tutto Israele. Da Davide, quindi, incominciano a contarsi le generazioni regali. Dalla stirpe regale doveva nascere Colui del quale parlava la Promessa.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Nella genealogia sono ricordate quattro donne: Tamar, l’incestuosa, Raab la prostituta di Gerico, Rut una moabita, quindi una straniera, che era entrata a far parte della comunità israelitica, Betsabea l’adultera. Forse la menzione delle tre donne peccatrici vuole suggerire la missione peculiare di Gesù, così come ci ricorda anche l’apostolo Paolo: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1Tm 1,15).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Dio onnipotente,
che ci hai fatto tuoi commensali,
esaudisci i nostri desideri
e fa’ che ardenti del tuo Spirito
splendiamo come lampade davanti al Cristo che viene.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.