1 Gennaio 2020

MARIA SANTISSIMA MADRE DIO - SOLENNITÀ

Nm 6,22-27; Sal 66 (67); Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

La Bibbia e i Padri della Chiesa [I Padri vivi]:  Il Concilio in Efeso (431) ha proclamato che Maria è la Madre di Dio - Theotokos - e la fede della Chiesa trova la sua espressione nelle preghiere del giorno di oggi. Maria ha concepito l’Unigenito Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo e «sempre intatta nella sua gloria verginale ha irradiato sul mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore», Datore della Vita. Maria è pervenuta ad una grande elezione, è stata dotata di privilegi particolari, ma tutti i doni li ha ottenuti in vista del suo ruolo nella storia della salvezza: ella porta al mondo il Salvatore. Maria, essendo Madre di Gesù quanto al corpo, è anche Madre del suo corpo mistico, è Madre della Chiesa: questo nuovo titolo è stato conferito a Maria durante il Concilio Vaticano II. I testi liturgici non si riferiscono all’inizio del nuovo anno, ma a Maria che medita nel suo cuore il mistero di Cristo e manifesta Cristo al mondo; essa indica ai credenti come devono vivere il dono del tempo.

Colletta: Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono. Per il nostro Signore Gesù Cristo...   

La Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale, proclama il mirabile mistero della divina Maternità di Maria. Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio: una verità tanto cara al popolo cristiano. Nestorio aveva negato questa verità e sfrontatamente aveva dichiarato: “Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi”. San Cirillo di Alessandria però aveva replicato: “Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l’eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna”. Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria: è da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo. Con il sì, Maria, si è consacrata totalmente al mistero della redenzione: “figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente” (Lumen gentium, 56). Ma la liturgia esalta anche la verginità feconda e l’umiltà di Maria e per questa sua virtù diventa per noi un modello affinché, imitandola accogliamo in noi il Verbo fatto uomo, nell’interiore ascolto delle Scritture e nella partecipazione più viva ai misteri della salvezza, onde poi testimoniarla con opere di giustizia e di santità, nella vita di ogni giorno.

Dal Vangelo secondo Luca 2,16-21: In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugi… Benedetto Prete (I Quatto Vangeli): veretto 16 Si avviarono quindi in fretta; si rileva come l’annunzio dell’angelo abbia messo nei pastori un vivo desiderio di andare a trovare il neonato Messia. L’espressione «in fretta» non indica tanto il camminare rapido e veloce quanto invece l’ardente e religioso desiderio di vedere un fatto meraviglioso noto soprannaturalmente. Tutta la frase più che un tratto descrittivo è una testimonianza della fede con la quale i pastori hanno accolto l’annunzio dell’angelo. Lo stesso rilievo era stato fatto per Maria, quando si recò a visitare la parente Elisabetta (cf. Lc., 1,39). Trovarono Maria, Giuseppe ed il bambino; «trovarono» può implicare anche una qualche ricerca; l’evangelista tuttavia è estremamente sobrio e non dice come i pastori poterono giungere al luogo dove si trovava il neonato fanciullo. Il messaggio dell’angelo tuttavia doveva contenere una comunicazione sufficientemente chiara per un orientamento al cammino di quei pii e docili pastori. Maria è ricordata prima di Giuseppe; a lei infatti è rivolta l’attenzione dell’evangelista. Il bambino che giaceva nella mangiatoia; questa precisazione è data per constatare la verità del segno indicato loro dall’angelo.
versetto 17 Quando l’ebbero veduto fecero conoscere ciò che...: l’evangelista, senza aver detto nulla dei sentimenti di quegli umili pastori alla vista del Messia, né aver aggiunto una breve parola di commento al fatto, li presenta già sulla via del ritorno. «Fecero conoscere»: quella gente semplice, tutta ammirata per la visione notturna avuta e per la visita compiuta al Messia, trovato in un luogo tanto umile, non riesce a tenere per sé le cose viste e sentite ma incomincia a divulgarle; le prime persone alle quali i pastori narrarono i fatti meravigliosi, di cui erano stati spettatori durante la notte, furono Maria e Giuseppe. Intorno a quel bambino; qui l’evangelista usa il termine παιδίον (letteral.: piccolo fanciullo), nel versetto precedente invece aveva scritto: βρέφος (neonato, infante); la differenza è semplicemente una variante stilistica. I pastori hanno notificato ciò che nell’apparizione dell’angelo avevano sentito intorno alle qualità di quel prodigioso bambino.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori… Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): La meraviglia delle persone che udirono (v. 18), un motivo letterario ricorrente nell'infanzia (1,21.63; 2,33), indica lo stupore ammirato per la nascita del Messia. In realtà, non dovette trattarsi di un fatto clamoroso. Infatti, non ha lasciato tracce in Israele: dal passo parallelo dei magi (Mt 2,1-12) risulta che Gerusalemme era completamente all'oscuro dell'evento prodigioso, e all'inizio del ministero pubblico Gesù appare uno sconosciuto. Maria è descritta come modello dell'ascolto della Parola: ella conservava queste cose (parole-evento), meditandole nel suo cuore (v. 19). L'espressione indica una riflessione assidua per «interpretare» il senso enigmatico delle cose accadute. Il verbo symbàllein, tradotto con «meditare», più propriamente significa «mettere accanto», «confrontare». Emerge quindi l'atteggiamento sapienziale della Vergine (cf. Sir 39,1-3; Pro 3,1; Sal 119,11), l'unica testimone nella chiesa primitiva degli eventi narrati, forse trasmessi da lei con discrezione a qualche confidente (cf. At 1,14). Il versetto conclusivo (v. 20) ribadisce il motivo della lode a Dio, caratteristico in Luca, e include il ritornello delle partenze.
Circoncisione e imposizione del nome (2,21): È un episodio di transizione, senza un particolare rilievo teologico; forse è ricordato da Le per simmetria con il racconto della nascita di Giovanni. L'unica accentuazione riguarda l'imposizione del nome, conforme al comando dell'angelo (1,31), per preludere alla futura missione salvifica di Gesù.

Maternità divina Catechismo degli Adulti 773: Fin dalle origini la dignità della divina maternità ha attirato l’attenzione e lo stupore della Chiesa. L’evangelista Luca onora Maria come la Madre del Signore, tenda della divina presenza, arca della nuova alleanza. I cristiani cominciano presto a invocarla come Madre di Dio. Lo attesta già una bella preghiera del III secolo: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Più tardi, nel 431, il concilio di Efeso definisce che Maria è Madre di Dio. Ovviamente con ciò non intende affermare che Maria è stata principio della divinità, cosa evidentemente assurda; ma che ha generato nella sua umanità il Figlio eterno, che è vero Dio e veramente è diventato uomo. Per ogni donna la maternità comporta un legame personale permanente con il figlio. La maternità di Maria integra questa dimensione umana ordinaria in una comunione con Dio senza pari. Il Padre celeste le comunica lo Spirito di infinita tenerezza, con cui egli si compiace del Figlio generandolo nell’eternità; la fa partecipare alla propria fecondità perché il Figlio nasca anche nella storia, come uomo e come primogenito di molti fratelli. Madre di Dio è «il nome proprio dell’unione con Dio, concessa a Maria Vergine», «che realizza nel modo più eminente la predestinazione soprannaturale... elargita a ogni uomo». Maria vive questa grazia singolarissima con atteggiamento di accoglienza grata, amante e adorante, in modo simile a tutti i credenti, ma con una radicalità e pienezza inaudita. Questo è il suo modo di ricevere la Parola e di partecipare alla vita divina. Allo stesso tempo è il modo più sublime di attuare la femminilità, come accoglienza e donazione di vita.
774 «Vergine Madre di Dio, colui che il mondo non può contenere facendosi uomo si chiuse nel tuo grembo».

Maria vergine e madre, modello della Chiesa - Lumen Gentium 63: La beata Vergine, per il dono e l'ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant'Ambrogio, nell'ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata vergine Maria occupa il primo posto, presentandosi in modo eminente e singolare quale vergine e quale madre. Ciò perché per la sua fede ed obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio di Dio, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo, come una nuova Eva credendo non all'antico serpente, ma, senza alcuna esitazione, al messaggero di Dio. Diede poi alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra i molti fratelli (cfr. Rm 8,29), cioè tra i credenti, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre.
64 Orbene, la Chiesa contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa pure è vergine, che custodisce integra e pura la fede data allo sposo; imitando la madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità.

Benedetto XVI (Omelia 1 Gennaio 2008): Il titolo di Madre di Dio è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui la Madonna è stata venerata e continua ad essere invocata di generazione in generazione, in Oriente e in Occidente. Al mistero della sua divina maternità fanno riferimento tanti inni e tante preghiere della tradizione cristiana, come ad esempio un’antifona mariana del tempo natalizio, l’Alma Redemptoris mater con la quale così preghiamo: “Tu quae genuisti, natura mirante, tuum sanctum Genitorem, Virgo prius ac posterius – Tu, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, Madre sempre vergine”. Cari fratelli e sorelle, contempliamo quest’oggi Maria, madre sempre vergine del Figlio unigenito del Padre; impariamo da Lei ad accogliere il Bambino che per noi è nato a Betlemme. Se nel Bimbo nato da Lei riconosciamo il Figlio eterno di Dio e lo accogliamo come il nostro unico Salvatore, possiamo essere detti e lo siamo realmente figli di Dio: figli nel Figlio. Scrive l’Apostolo: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli2 (Gal 4,4).
L’evangelista Luca ripete più volte che la Madonna meditava silenziosa su questi eventi straordinari nei quali Iddio l’aveva coinvolta. Lo abbiamo ascoltato anche nel breve brano evangelico che quest’oggi la liturgia ci ripropone. “Maria serbava queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Il verbo greco usato “sumbállousa” letteralmente significa “mettere insieme” e fa pensare a un mistero grande da scoprire poco a poco. Il Bambino che vagisce nella mangiatoia, pur apparentemente simile a tutti i bimbi del mondo, è al tempo stesso del tutto differente: è il Figlio di Dio, è Dio, vero Dio e vero uomo. Questo mistero - l’incarnazione del Verbo e la divina maternità di Maria - è grande e certamente non facile da comprendere con la sola umana intelligenza.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Vangelo).  
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Con la forza del sacramento che abbiamo ricevuto guidaci,
Signore, alla vita eterna, perché possiamo gustare
la gioia senza fine con la sempre Vergine Maria,
che veneriamo madre del Cristo e di tutta la Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.