9 Novembre 2019

Sabato XXXI Settimana T. O.

Dedicazione della basilica Lateranense - Festa

Ez 47,1-2.8-9.12; oppure 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45 (46); Gv 2,13-22

Dal Martirologio: Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice.

Colletta: O Dio, che hai voluto chiamare tua Chiesa la moltitudine dei credenti, fa’ che il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, di segua, e sotto la tua guida giunga ai beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Gesù vuole suggerire che il suo corpo risuscitato sarà il centro del culto in spirito e verità (Cf. Gv 4,21s), il luogo della presenza divina (Cf. Gv 1,14), il tempio spirituale da dove zampilla la sorgente d’acqua viva (Cf. Gv 7,37-39; 19,34). È uno dei grandi simboli giovannei (Cf. Ap 21,22).

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-22: Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».  I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.  

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei, questa indicazione potrebbe rivelare una mal celata polemica verso i culti ebraici, specialmente verso la pasqua ebraica definitivamente sostituita con la pasqua cristiana. È la prima delle tre Pasque registrate dal Vangelo di Giovanni (Cf. 6,4; 11,55).
Salì a Gerusalemme, poiché Gesù proveniva da Cafarnao (Cf. Gv 2,12), una cittadina posta sotto il livello del mare mentre Gerusalemme è a circa 800 metri sul livello del mare, questa segnalazione geograficamente è esatta.
Il racconto della purificazione del Tempio e la disputa sul Tempio nel quarto Vangelo è all’inizio del ministero pubblico di Gesù, nei vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) è invece posto alla fine del ministero: l’evangelista Giovanni «l’avrebbe trasposta all’inizio, perché, mentre nei sinottici questa costituiva il motivo della condanna a morte di Gesù, nel IV vangelo il motivo ultimo di essa è costituito dalla risurrezione di Lazzaro [11,45-12,11]» (Giuseppe Segalla).
Trovò nel tempio, è il recinto sacro, che comprendeva anche il cortile dei pagani. I cambiamonete, seduti ai loro banchi, avevano l’ufficio, dietro compenso, di cambiare per gli ebrei il denaro proveniente dalle nazioni pagane riproducenti l’effige dei sovrani e per tale motivo inadatte per pagare la tassa del Tempio.
Allora fece una frusta di cordicelle…, a questo punto, Gesù, provoca i Giudei. A gente avvezza a tenere in mano la Sacra Scrittura, il gesto del Cristo è inequivocabile e di una portata straordinaria. Egli si pone al di sopra delle tradizioni giudaiche presentandosi come «il Figlio di Dio, perciò esigono da lui un segno - cioè un miracolo - che giustifichi il suo operato. Ci troviamo, qui, di fronte ad una richiesta tipicamente giudaica: in pratica, i Giudei non vogliono credere, ma vedere, per poi finire per negare l’evidenza... Rifugiandosi nell’affermazione che “costui scaccia i demoni per mezzo di Belzebul, il capo dei demoni”» (G. Gambino).
Gesù accetta la sfida dei Giudei e con l’immagine della distruzione e della ricostruzione del Tempio, preannuncia loro come segno la sua risurrezione.
I Giudei non afferrano il vero significato delle parole di Gesù per cui non possono non restare che beffardamente stupiti della sua pretesa di poter realizzare in tre giorni un’opera per la quale c’erano voluti ben quarantasei anni. L’equivoco, soggiacente alle parole di Gesù, annuncia una verità sconvolgente e che rivoluzionerà per sempre i destini dell’umanità: la morte e la risurrezione del «Figlio di Maria» (Mc 6,3) distruggeranno per sempre l’impero di Satana liberando l’uomo dal potere del peccato e della morte.
Il verbo greco, egheiro (lo farò risorgere), che troviamo nella frase è lo stesso usato per indicare la risurrezione di Gesù. Se negli altri testi del Nuovo Testamento è Dio che fa risorgere Gesù, nel Vangelo di Giovanni è Gesù ad avere il potere di risorgere: Figlio di Dio (Cf. Mc 1,1), Cristo Gesù, come il Padre risuscita i morti e dona la vita a chi vuole (Cf. Gv 5,21). Egli è la risurrezione e la vita, chi crede in lui, anche se muore, vivrà (Cf. Gv 11,25). Gesù ha il potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo (Cf. Gv 10,17-18). Se nell’episodio della purificazione del Tempio, l’attestazione della divinità di Gesù è discreta e alquanto velata, questa si farà sempre più chiara con l’incalzare degli eventi tanto da entrare tra i capi d’accusa contro il giovane Rabbi di Nazaret: i Giudei «cercavano di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio» (Gv 5,18).
L’espressione tre giorni indica un periodo di tempo breve ma indefinito (Cf. Os 6,2).
Approfittando quindi di un equivoco verbale, Gesù conduce i suoi interlocutori alla realtà del suo corpo che sarà distrutto dalla morte e fatto risorgere dalla potenza di Dio il giorno di Pasqua. E ad evitare ulteriori equivoci, l’annotazione giovannea, ma egli parlava del tempio del suo corpo, toglie definitivamente ogni fraintendimento nella interpretazione del segno offerto da Gesù, il quale si presenta come il vero Tempio di Dio (Cf. Gv 1,14), cioè come la presenza di Dio tra gli uomini.
Al pari dei Giudei, anche i discepoli non comprendono, infatti soltanto quando fu risuscitato dai morti si ricordarono e credettero: «Giovanni si riferisce a quel ricordarsi e capire che fu tipico del periodo dopo la risurrezione: alla luce di quell’evento anche tutta la storia precedente si fa chiara, perfettamente logica; allora la fede dei discepoli è piena e decisa» (Carlo Buzzetti).

Consacrazione della Basilica Lateranense - La Bibbia e i Padri della Chiesa [I Padri vivi]: È una tradizione della Chiesa festeggiare l’anniversario della consacrazione della chiesa. La commemorazione della consacrazione della Basilica Lateranense, la cattedrale di Roma, che ebbe luogo circa l’anno 324 e dal secolo XI si suol ricordare il giorno 9 novembre, è celebrata da tutta la Chiesa cattolica. La diocesi celebra l’anniversario della consacrazione della sua chiesa cattedrale, la parrocchia della chiesa parrocchiale.
La Chiesa consacra solennemente il tempio costruito, poiché esso è il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, ma non dimentica che il vero tempio di Dio sulla terra è il popolo di Dio. «Voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale», leggiamo nella prima lettera di san Pietro (2,5). «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Santo è il tempio di Dio, che siete voi», scriverà san Paolo (1Cor 3,16).
Il tempio di Dio nel mondo è la Chiesa, il tempio costruito dalle pietre vive sul fondamento degli apostoli e del quale pietra angolare è lo stesso Cristo. Il tempio di Dio nel mondo è ogni uomo credente, che con tutto il cuore serve il suo Signore. Consacrando l’edificio visibile innalzato per la gloria di Dio, la Chiesa ben intende il suo ruolo di servizio verso il vero tempio di Dio. In questo edificio visibile di Dio sarà preparata per i credenti la mensa della Parola e la mensa dell’Eucaristia; qui Dio nella sua misericordia purificherà gli uomini dalle loro colpe e li ripristinerà nella vita perduta col peccato. Questo sarà il luogo di gloria e di lode, la casa di preghiera per la salvezza di tutto il mondo. I poveri devono trovare qui la misericordia, gli oppressi la libertà, l’uomo la dignità che gli spetta.
Il tempio, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo, serve perché la santità della nostra vita e delle opere, la preghiera continua e l’amore vicendevole siano il segno reale della dimora di Dio presso gli uomini. In questo tempio ed attraverso di esso, Dio innalza per sé il tempio dalle pietre vive. Ci sono tanti templi nel mondo, ci sono cattedrali splendide, chiese parrocchiali ordinarie e cappelle povere. Ciascuna adempie il suo compito, se serve alla costruzione del tempio spirituale.

Giovanni Paolo II (Angelus 9 Novembre 1986): Oggi la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della basilica Lateranense, “omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput” (“madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”), la cattedrale di Roma, fatta costruire dall’imperatore Costantino e inizialmente dedicata al santissimo Salvatore, e poi, sotto il pontificato di san Gregorio Magno, intitolata anche ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, a ciascuno dei quali era consacrato un oratorio annesso al battistero.
La Basilica del Laterano, coi palazzi adiacenti, fu per molti secoli sede abituale del Vescovo di Roma. In essa si tennero cinque Concili ecumenici, tra i quali nel 1215, sotto il papa Innocenzo III, il Lateranense IV, considerato dagli storici il Concilio più importante del medioevo. Per mille anni la storia di Roma cristiana gravitò intorno a tale basilica, che papi, imperatori, re e fedeli adornarono via via di preziosi donativi e di splendide opere d’arte, segno della loro intensa fede in Cristo.
2. Nel ricordo della iniziale dedicazione della cattedrale di Roma a Gesù Salvatore del mondo, la festività liturgica odierna ci invita a meditare su uno dei misteri fondamentali della rivelazione cristiana: Gesù di Nazaret, Messia, Signore, Figlio di Dio, è colui che ha portato la salvezza totale e definitiva agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi! Nella sua vita pubblica Gesù si rivela come salvatore anzitutto mediante i miracoli operati a favore degli infermi, lebbrosi, ciechi, muti, storpi e perfino di morti, che egli richiama alla vita. Gesù tuttavia fa comprendere che questi suoi prodigi, questi gesti di misericordia verso i malati devono essere intesi come atti che rimandano al di là della semplice salvezza corporale. Gesù porta agli uomini una salvezza ben più profonda e radicale: egli afferma di essere venuto per “salvare ciò che era perduto” a causa del peccato; per “salvare il mondo e non per condannarlo” (cf. Lc 9,56; 19,10; Gv 3,17; 12,47).
3. Dinanzi a Cristo Salvatore, l’uomo è chiamato a una scelta decisiva, da cui dipende la sua sorte eterna. Alla scelta di fede da parte dell’uomo corrisponde, da parte di Dio, il dono della redenzione e della vita eterna.
A Cristo, Uomo-Dio, Redentore dell’uomo e della storia, va oggi la nostra umile adorazione e la nostra ardente preghiera perché l’umanità intera accolga la salvezza, che egli offre, la liberazione, che egli promette. E chiediamo anche, per noi e per tutti, l’intercessione della sua santissima Madre, mentre recitiamo la preghiera che ci ricorda l’Incarnazione del Verbo.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Dinanzi a Cristo Salvatore, l’uomo è chiamato a una scelta decisiva, da cui dipende la sua sorte eterna.” (Giovanni Paolo II).  
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
 
O Dio, che hai fatto della tua Chiesa
il segno visibile della Gerusalemme celeste,
per la forza misteriosa dei tuoi sacramenti
trasformaci in tempio vivo della tua grazia,
perché possiamo entrare nella dimora della tua gloria.
Per Cristo nostro Signore.