28 Ottobre 2019

  Lunedì XXX Settimana T. O.

SANTI SIMONE E GIUDA APOSTOLI - FESTA

Ef 2,19-22; Sal 18 (19); Lc 6,12-19

Dal Martirologio: Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o “Zelota”, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

Colletta: O Dio, che per mezzo degli Apostoli ci hai fatto conoscere il tuo mistero di salvezza, per l’intercessione dei santi Simone e Giuda concedi alla tua Chiesa di crescere continuamente con l’adesione di nuovi popoli al Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Luca ama raccontare la preghiera di Gesù, sopra tutto quando essa precede alcuni fatti importanti della vita del Maestro. Per esempio, quando Gesù riceve il battesimo, Luca annota: «Mentre era in preghiera, lo Spirito scese su di lui» (cfr. Lc 3,21), Gesù passa tutta la notte a pregare prima di chiamare a sé i suoi discepoli, i quali avrebbero formato il collegio apostolico, prega prima della professione di fede di Pietro, quando domanda: «Ma chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?» (cfr. 9,18-22), Ancora: Gesù prega immediatamente prima della trasfigurazione (Lc 9,28-36). Secondo i sinottici, Gesù prese Pietro, Giacomo e Giovanni e si ritirò sul monte; Luca aggiunge «a pregare». Prega nel Getsemani prima di affrontare la passione, durante la crocifissione Gesù prega per i crocifissori (23,24), e sulla Croce prima di consegnare lo spirito al Padre.
Sono pochi riferimenti, ma perché Luca ama “parlare della preghiera di Gesù e metterla in evidenza”? Ovviamente “la preghiera è presente in tutta la Scrittura, è presente nel Nuovo Testamento e si trova in maniera dettagliata negli evangelisti. Perché affermiamo che Luca si presenta come “l’evangelista della preghiera” se anche gli altri evangelisti ne parlano, così come tutta la Sacra Scrittura? La preghiera non solo è un elemento frequente ed accentuato nel vangelo secondo Luca, ma fa parte del suo tessuto narrativo: è una componente fondamentale della teologia lucana e riveste un valore tematico specifico. Ciò significa che gli altri evangelisti parlano sì della preghiera, ma lo fanno come parlano di altre cose. Luca ne fa un oggetto specifico della sua riflessione. La preghiera appare una dimensione qualificante della teologia del suo vangelo. Né in Marco né in Matteo essa costituisce parte della visione teologica dell’evangelista” (Alberto Valentini).
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente … tutta la folla, queste note possono apparire esagerate, una iperbole, ma in verità vogliono sottolineare l’incipiente autorità morale che Gesù acquistava su tutti coloro che lo accostavano: in poche parole, si fidavano di lui, toccavano con la sua bontà, la sua misericordia verso i più infelici, l’insegnamento fatto con autorità, e sopra tutto l’instancabile attività taumaturgica a favore dei più diseredati. Con queste premesse non è esagerato pensare che dietro Gesù veramente si muoveva una gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.

Dal Vangelo secondo Luca 6,12-19: In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli - Carlo Ghidellii (Luca): ... questa precisazione è solo di Luca. Sembra certo (cfr Dupont, Rigaux ecc.) che Gesù non ha dato questo titolo ai dodici prima della Pasqua: il nome di «apostoli» sarebbe postpasquale. È però molto significativa questa aggiunta di Luca, perché, se Luca interrompe per un istante il suo racconto, lo fa per rivolgersi al lettore. Questi conosce gli apostoli e sa che Gesù ne ha scelto (per ora non importa quando) dodici. Il nostro testo non dice che Gesù ha dato ai dodici il nome di «apostoli» proprio quando li ha eletti; piuttosto qui il nome di apostoli serve come punto di riferimento per precisare l’identità dei dodici eletti (cfr J. Dupont). Questo riferimento al periodo, postpasquale ci permette di cogliere, ancora una volta, l’unità dell’opera lucana (unità che Luca stesso conferma e conforta operando alcuni anticipi e lanciando alcuni ponti in avanti) e la continuità tra il tempo di Gesù e quello della Chiesa. In specie, il termine «apostolo» per Luca possiede un significato quasi tecnico, derivante soprattutto dal libro degli Atti, per cui esso indica tutti e solo coloro che hanno visto il Signore risorto e da lui sono stati inviati per la predicazione dell’evangelo, dopo aver passato con Gesù di Nazaret tutto il tempo compreso tra l’inizio della sua predicazione e la fine della sua missione terrena (cfr At 1,22 ecc.). Le preferenze di Luca per questo titolo sono cosi indicabili: lo usa sei volte nel suo Vangelo, mentre Matteo e Giovanni l’hanno una sola volta e Marco due; inoltre a differenza di Paolo, Luca riserva questo nome solo ai dodici (eccetto in At 14,4.14). Il numero 12 sta certamente ad indicare l’intenzione di Gesù di voler ricostituire il popolo di Dio, il nuovo Israele. Gli apostoli cioè sono le nuove basi sulle quali potrà e dovrà rinascere il nuovo Israele di Dio.

L’istituzione dei dodici Lumen gentium 19: Il Signore Gesù, dopo aver pregato il Padre, chiamò a sé quelli che egli volle, e ne costituì dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare il regno di Dio (cfr. Mc 3,13-19; Mt 10,1-42); ne fece i suoi apostoli (cfr. Lc 6,13) dando loro la forma di collegio, cioè di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro (cfr. Gv 21 15-17). Li mandò prima ai figli d’Israele e poi a tutte le genti (cfr. Rm 1,16) affinché, partecipi del suo potere, rendessero tutti i popoli suoi discepoli, li santificassero e governassero (cfr. Mt 28,16-20; Mc 16,15; Lc 24,45-48), diffondendo così la Chiesa e, sotto la guida del Signore, ne fossero i ministri e i pastori, tutti i giorni sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20). In questa missione furono pienamente confermati il giorno di Pentecoste (cfr. At 2,1-36) secondo la promessa del Signore: « Riceverete una forza, quella dello Spirito Santo che discenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e sino alle estremità della terra » (At 1,8). Gli apostoli, quindi, predicando dovunque il Vangelo (cfr. Mc 16,20), accolto dagli uditori grazie all’azione dello Spirito Santo, radunano la Chiesa universale che il Signore ha fondato su di essi e edificato sul beato Pietro, loro capo, con Gesù Cristo stesso come pietra maestra angolare (cfr. Ap 21,14; Mt 16,18; Ef 2,20).

«... e ne scelse Dodici» (Lc 6,13) - Pastores gregis 6: Il Signore Gesù, durante il suo pellegrinaggio sulla terra, annunciò il Vangelo del Regno e lo inaugurò in se stesso, rivelandone a tutti gli uomini il mistero. Chiamò uomini e donne alla sua sequela e, fra i discepoli, ne scelse Dodici, perché « stessero con Lui » (Mc 3,14). Il Vangelo secondo Luca specifica che Gesù fece questa sua scelta dopo una notte di preghiera trascorsa sulla montagna (cfr Lc 6,12). Il Vangelo secondo Marco, a sua volta, sembra qualificare tale azione di Gesù come un atto sovrano, un atto costitutivo che dà identità a coloro che ha scelto: «ne costituì Dodici» (Mc 3,14). Si svela, così, il mistero dell’elezione dei Dodici: è un atto di amore, liberamente voluto da Gesù in unione profonda con il Padre e con lo Spirito Santo.
La missione affidata da Gesù agli Apostoli deve durare sino alla fine dei secoli (cfr Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi sono incaricati di trasmettere è la vita per la Chiesa di ogni tempo. Proprio per questo essi hanno avuto cura di costituirsi dei successori, in modo che, come attesta S. Ireneo, la tradizione apostolica fosse manifestata e custodita nel corso dei secoli.
La speciale effusione dello Spirito Santo, di cui gli Apostoli furono colmati dal Signore risorto (cfr At 1,5.8; 2,4; Gv 20,22-23), fu da essi partecipata attraverso il gesto dell’imposizione delle mani ai loro collaboratori (cfr 1Tm 4,14; 2Tm 1,6-7). Questi, a loro volta, con lo stesso gesto la trasmisero ad altri, e questi ad altri ancora. In tal modo, il dono spirituale degli inizi è giunto fino a noi mediante l’imposizione delle mani, cioè la consacrazione episcopale, che conferisce la pienezza del sacramento dell’Ordine, il sommo sacerdozio, la totalità del sacro ministero. Così, per mezzo dei Vescovi e dei presbiteri che li assistono, il Signore Gesù Cristo, pur sedendo alla destra di Dio Padre, continua ad essere presente in mezzo ai credenti. In tutti i tempi e in tutti i luoghi Egli predica la parola di Dio a tutte le genti, amministra i sacramenti della fede ai credenti e nello stesso tempo dirige il popolo del Nuovo Testamento nella sua peregrinazione verso l’eterna beatitudine. Il Buon Pastore non abbandona il suo gregge, ma lo custodisce e lo protegge sempre mediante coloro che, in forza della partecipazione ontologica alla sua vita e alla sua missione, svolgendone in modo eminente e visibile la parte di maestro, pastore e sacerdote, agiscono in sua vece. Nell’esercizio delle funzioni che il ministero pastorale comporta, sono costituiti suoi vicari e ambasciatori.

Marco Galizzi (Vangelo secondo Luca): L’insegnamento è chiaro: Gesù prega perché la sua missione lo chiama a scegliere dodici dei suoi discepoli per affidare loro un compito specifico nella sua Chiesa. L’elezione avviene appena fu giorno e ai Dodici, scelti tra molti, diede il nome di apostoli, una parola che significa inviati. Luca, però, non dice qui, come invece fa Marco, quale compito affida loro. Lo farà più tardi (9,1-6). Per ora ci offre solo la lista dei Dodici, soffermandosi su Simone. È la terza volta che ne parla (4,38; 5,1-11) e la seconda volta è già chiaro che per lui Simone è il primo. Qui, oltre a chiamarlo apostolo, gli dà pure un nome che indica il suo compito tra i Dodici. E glielo dà adesso. Non si dice, come in Gv 1,42: «Ti chiamerai Pietro», al futuro ma, come in Mc 3,16 e Mt 16,18, ora lo chiama Pietro.
Cambiare il nome a un individuo nella mentalità biblica significa fissargli un altro destino, chiamarlo autorevolmente a un’esistenza nuova, prendere possesso di lui. Da questo momento Simone non è più un qualsiasi membro del clan, dal nome ereditato per ragioni familiari. Ora è Pietro. Come Abram fu chiamato Abraham per dire che sarebbe diventato «padre di una moltitudine di popoli» (Gn 17,5), e Giacobbe fu chiamato Israele perché «è stato forte con Dio e gli uomini» (Gn 32,29), così Simone ora si chiama Pietro perché gli è affidata la funzione di essere la roccia visibile su cui è fondata la Chiesa.
La lista continua, nominando subito Andrea, fratello di Simone, a cui Luca finalmente fa un po’ di giustizia, dopo averlo espressamente taciuto due volte (vedi commento a 4,38 e 5,1-11). Poi seguono gli altri, dando anche a noi la possibilità di toccare con mano chi sono, escluso l’Iscariota, «quei testimoni oculari che poi divennero ministri della parola» (1,2), ai quali Luca si appella per dare autorità al suo Vangelo. La testimonianza cristiana ha come fondamento questi undici, ai quali si è poi aggiunto Mattia (At 1,26).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.” (Vangelo).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Signore, che ci hai accolti alla tua mensa
nel glorioso ricordo dei santi apostoli Simone e Giuda,
per il tuo Spirito operante in questi misteri
confermaci sempre nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.