24 Ottobre 2019

Giovedì XXIX Settimana T. O.

Rm 6,19-23; Sal 1; Lc 12,49-53

Colletta: Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Chi crede di vive in pace coniugando i suoi comodi con le esigenze del Vangelo sbaglia di molto. La divisione è sempre in agguato, e se qualcosa si mette di traverso nella osservanza della Legge di Dio deve essere immediatamente rimosso. Nel Vangelo di oggi due note che di certo turbano un po’ i sedicenti cristiani tanto abili nell’arte della diplomazia: Gesù è venuto a gettare fuoco sulla terra, ed è venuto a portare divisione. Certamente Gesù non è un piromane, né un guerrafondaio. Per comprendere la prima affermazione dobbiamo ricorrere all’Antico Testamento. L’immagine usata da Gesù, sono venuto a gettare fuoco sulla terra, ricorda la diatriba del profeta Elia con i sacerdoti di Baal (1Re 18,36-40) e il fuoco che Elia fece scendere sui soldati di Acaz (2Re 1,10-14). Giacomo e Giovanni volevano praticare questo genere di rappresaglia  contro i Samaritani colpevoli di non avere accolto Gesù nel loro villaggio (Lc 9,54). Se sono validi questi riferimenti, allora Gesù vuol suggerire che è in atto il giudizio escatologico predicato da Giovanni Battista: l’albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco (Lc 3,9), la paglia sarà bruciata con un fuoco inestinguibile (Lc 3,17). Anche in Lc 17,29-30 il fuoco ricorre come strumento di giudizio: “[...] nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà”. Per Giuliano Vigini, qui, “la frase sembra piuttosto alludere al fuoco della parola del vangelo, associato al fuoco dello Spirito Santo. Assieme all’acqua del ‘battesimo’ [versetto 50] - la morte di Gesù - questo fuoco preannuncia la manifestazione del giudizio di Dio di condanna o di salvezza”.
Per Carlo Ghidelli “non si tratta assai probabilmente del fuoco dello Spirito Santo e neppure del fuoco del giudizio, ma del vivo desiderio di Gesù di passare attraverso il fuoco purificatore della sua passione-morte. Così, questo fuoco sta in parallelo con battesimo: Gesù desidera passare attraverso li acque purificatrici del sacrificio della croce” (Luca).
La seconda affermazione, sono venuto a portare la divisione, sta a significare che l’uomo sarà obbligato a fare una scelta: con Cristo o contro Cristo. Una scelta che provocherà inevitabilmente delle divisioni, dei conflitti, della scissioni all’interno del nucleo familiare e della società. In Gesù si realizza la profezia di Simone: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione” (Lc 2,34). In questo modo, la profezia di Simone viene confermata da Gesù stesso: egli divide le famiglie, crea divisioni fra il popolo. Tutti gli uomini sono chiamati a decidersi, il giudizio di Dio è ormai in atto. 

Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra - B. Renaud e X. Léon-Dufour: 1. Gesù - Annunciato come il vàgliatore che getta la paglia nel fuoco (Mt 3,10) e battezza nel fuoco (3,11s), Gesù, pur rifiutando la funzione di giustiziere, ha mantenuto i suoi uditori nell’attesa del fuoco del giudizio, riprendendo il linguaggio classico del Antico Testamento. Egli parla della «Geenna del fuoco» (5,22), del fuoco in cui saranno gettati la zizzania improduttiva (13,40; cfr. 7,19) ed i sarmenti (Gv 15,6): sarà un fuoco che non si spegne (Mc 9,43s), in cui «il loro verme» non muore (9,48), vera fornace ardente (Mt 13 42.50). Null’altro che un’eco solenne del Antico Testamento (cfr. Lc 17,29).
2. I primi cristiani hanno conservato questo linguaggio, adattandolo a situazioni diverse. Paolo se ne serve per dipingere la fine dei tempi (2Tess 1,8); Giacomo descrive la ricchezza marcia, arrugginita, Consegnata al fuoco distruttore (Giac 5,3); la lettera agli Ebrei mostra la prospettiva terribile del fuoco che deve divorare i ribelli (Ebr 10,27). Altrove è evocata la conflagrazione ultima, in vista della quale «cieli e terra sono tenuti in serbo» (2Piet 3,7.12). La fede deve essere purificata in funzione di questo fuoco escatologico (1Piet 1,7), e così pure l’opera apostolica (1Cor 3,15) e l’esistenza cristiana perseguitata (1Piet 4,12-17).
3. L’Apocalisse conosce i due aspetti del fuoco: quello delle teofanie e quello del giudizio. Dominando la scena, il figlio dell’uomo appare con gli occhi fiammeggianti (Apoc 1,14; 19,12). Da un lato, ecco la teofania: è il mare di cristallo mescolato a fuoco (15,2). Dall’altro, ecco il castigo: il lago di fuoco e di zolfo per il demonio (20,10), il che è la seconda morte (20,14s).

Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! - Marco Galizzi (Vangelo secondo Luca): Battesimo... fuoco: ecco in immagini l’ordine di due futuri avvenimenti, la pasqua di Gesù (= passione, morte, risurrezione), il dono dello Spirito ai discepoli. Il battesimo infatti, come insegna anche Me 10,38, che lo abbina al concetto di calice, significa «immersione nel dolore». Il detto di Gesù equivale perciò a un annunzio di passione. Ma dopo, quando Gesù concluderà il suo esodo (9,31) e giungerà presso il Padre, ci sarà il dono dello Spirito Santo, che ora non è possibile ricevere perché Gesù non è ancora stato glorificato (Gv 7,39). Ma poi scenderà come fuoco sui discepoli e li instaurerà soggetti capaci di testimonianza (At 2). E il fuoco dello Spirito si diffonderà per mezzo loro su tutta la terra. Non ci si aspetti però una grande accoglienza. Gesù osserva la sua esperienza e in essa vede quella dei suoi discepoli. Certo egli vuole la pace, ma le ostilità che incontra dimostrano che non è venuto a portare la pace, ma la divisione, la lacerazione tra gli uomini. Egli sarà sempre, anche nella predicazione dei suoi discepoli nel mondo, segno che sarà contestato. Gli uomini si divideranno di fronte al suo annuncio: tre contro due, due contro tre (2,34) e tali saranno visibilmente i suoi discepoli. La scelta per Gesù porta la divisione anche dentro le stesse famiglie, come si dirà loro più tardi: sarete consegnati dai parenti, dai fratelli, dai vicini, dagli amici e vi faranno morire (21,16). Il discepolo è uno che va contro corrente, perché deve fare le stesse scelte di Gesù; deve scegliere tra i poveri (vendete... datelo in elemosina: 12,33) e le preoccupazioni del concreto domani (12,22.29). Scegliere i poveri, lavorare per una società in cui sia possibile la loro redenzione, significa contestare chi pensa a una società stile il ricco della parabola. Agire così comporta emarginazione, rifiuto, morte. Sin dall’inizio di questa sezione (9,51-13,21) il discepolo è apparso totalmente coinvolto nel destino di Gesù. Questa pagina assume, quindi, il tono di una vera conclusione.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? - Carlo Ghidelli (Luca): Luca ama il messaggio neotestamentario sulla pace (cfr 1,79; 2,14.29; 7,50; 10,5s; 11,21; 19,38.42; 24,36), dono messianico per eccellenza, sintesi di tutti i doni di Dio all’uomo, ma ci tiene a specificare che non si tratta di quieto vivere, non si tratta neppure della pace terrena e facile, promessa tante volte dai falsi profeti (Gr 6,14; Ez 13,10ss). Essa deve fare i conti con le esigenze radicali dell’evangelo, con la fedeltà assoluta al Signore: perciò può comportare divisione (Mt 10,34 dice spada con più realismo). Luca ritornerà su questo insegnamento: 21,16 e 22,36ss. Già i profeti avevano predetto che uno dei segni della tribolazione finale sarà la divisione tra familiari (cfr Mie 7,6; Ag 2,22; Ml 3,24), ma Gesù vuol dire chiaramente che questa divisione è segno premonitore solo a condizione che abbia come causa lui stesso e il suo vangelo (cfr Lc 18,29; Mc 10,29)

No, io vi dico, ma divisione: Gesù è venuto a portare la divisione. Gesù parla sempre di pace (Mt 5,9; Mc 9,50; Lc 1,79; 10,5; 19,38; 24,36; Gv 14,27; 16,33; 20,21.26). Ed allora, come capire la frase del vangelo di oggi che sembra dire il contrario: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione”. Questa affermazione non significa che Gesù fosse a favore della divisione. No! Gesù non voleva la divisione. Ma l’annuncio della verità di cui Gesù di Nazaret era il Messia diventò motivo di molta divisione tra i giudei. Nella stessa famiglia o comunità, alcuni erano a favore ed altri radicalmente contro. In questo senso, la Buona Novella di Gesù era realmente una fonte di divisione, un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) o come diceva Gesù: “si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”. Era ciò che stava succedendo, di fatto, nelle famiglie e nelle comunità: molta divisione, molta discussione, come conseguenza della Buona Novella tra i giudei di quell’epoca, alcuni accettando, altri negando. Lo stesso valeva per l’annuncio della fraternità quale valore supremo della convivenza umana. Non tutti erano d’accordo con questo annuncio, poiché preferivano mantenere i loro privilegi. Per questo, non avevano paura di perseguire coloro che annunciavano la condivisione e la fraternità. Questa era la divisione che sorgeva e che era all’origine della passione e morte di Gesù. Era ciò che stava avvenendo. Gesù vuole l’unione di tutti nella verità (cf. Gv 17,17-23). Ancora oggi è così. Molte volte lì dove la Chiesa si rinnova, l’appello della Buona Novella diventa un “segno di contraddizione” e di divisione. Persone che per anni hanno vissuto ben comode nella routine della loro vita cristiana, non vogliono essere più scomodate dalle “innovazioni” del Concilio Vaticano II. Scomodate dai mutamenti, usano tutta la loro intelligenza per trovare argomenti in difesa delle loro opinioni e per condannare i mutamenti considerandoli contrari a ciò che pensano essere la loro vera fede. (Fonte: Ordine dei Carmelitani, Lectio Divina).

Gesù segno di contraddizione - Ad gentes 13: Ovunque Dio apre una porta della parola per parlare del mistero del Cristo , ivi a tutti gli uomini, con franchezza  e con perseveranza deve essere annunziato il Dio vivente e colui che egli ha inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo. Solo così i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo, crederanno e liberamente si convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a colui che, essendo «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi le supera infinitamente.
Una tale conversione va certo intesa come un inizio: eppure è sufficiente perché l’uomo avverta che, staccato dal peccato, viene introdotto nel mistero dell’amore di Dio, che lo chiama a stringere nel Cristo una relazione personale con lui. Difatti, sotto l’azione della grazia di Dio, il neo-convertito inizia un itinerario spirituale in cui, trovandosi già per la fede in contatto con il mistero della morte e della risurrezione, passa dall’uomo vecchio all’uomo nuovo che in Cristo trova la sua perfezione. Questo passaggio, che implica un progressivo cambiamento di mentalità e di costumi, deve manifestarsi nelle sue conseguenze di ordine sociale e svilupparsi progressivamente nel tempo del catecumenato. E poiché il Signore in cui si crede è segno di contraddizione, non di rado chi si è convertito va incontro a rotture e a distacchi, ma anche a gioie, che Dio generosamente concede
 
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “… poiché il Signore in cui si crede è segno di contraddizione, non di rado chi si è convertito va incontro a rotture e a distacchi, ma anche a gioie, che Dio generosamente concede” (Ad gentes 13).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Signore, questa celebrazione eucaristica,
che ci ha fatto pregustare le realtà del cielo,
ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente
e ci confermi nella speranza dei beni futuri.
Per Cristo nostro Signore.