16 Ottobre 2019

Mercoledì XXVIII Settimana T. O.

Rm 2,1-11; Salmo Responsoriale 61 (62); Lc 11,42-46

Colletta: Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Forse si può pensare che Gesù abbia esagerato, in fondo era ospite in casa di un fariseo, e poteva rimandare il rimprovero, cercando il luogo e il tempo più opportuno. Ma così non è. Gesù era stato invitato a pranzo, aveva accettato l’invito, ed entrando in casa del fariseo si era messo a sedere senza fare le rituali abluzioni suscitando la meraviglia dell’ospite. Una disapprovazione che non può restare nascosta, e Gesù ne approfitta per una buona lavata di capo, che andando in profondità mette bene in luce l’ipocrisia dei farisei, e sopra tutto l’avidità e la cattiveria che erano nel loro cuore, e ben celate da una falsa e ipocrita religiosità.
Nel brano di oggi vengono rimproverate ai farisei tre mancanze: non praticare la  giustizia e l’amore di Dio, l’ambizione di occupare i primi posti, e il gusto sadico di caricare gli uomini di pesi insopportabili, pesi che essi non toccano nemmeno con un dito. Una vera polveriera, e l’esplosione la si vedrà nei versetti seguenti: “Quando fu uscito dalla casa del fariseo, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca” (Lc 11,53-53). Ed è un progetto a lungo termine, una tela di odio e di morte, che i farisei in combutta con gli odiati sadducei ed erodiani tesseranno con diabolica pazienza, e si acquieteranno quando Gesù, privo di tutto anche di un pezzo di stoffa, penderà esanime inchiodato sul legno di una croce. A piedi della croce i farisei crederanno di aver vinto e di essersi sbarazzati per sempre di un pericoloso avversario, ma in verità la morte di Gesù è l’inizio del loro tramonto, iniziava un nuovo giorno foriero di pace e di giustizia.
Scriverà san Giovanni Crisostomo: “Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l’hanno potuto vincere”.

Dal Vangelo secondo Luca 11,42-46: In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

La tensione creatasi tra Gesù e le guide spirituali del popolo d’Israele, testimoniata nei vangeli con estrema lucidità, sfocia nel Vangelo di oggi in invettive così violente da suscitare stupore. La lista dei capi di accusa non è completa, ma possiamo dire che qui viene denunciato un peccati vera lebbra della vita religiosa: l’ipocrisia. In sintesi, i farisei fanno tutte le opere essere ammirati... questa è l’accusa.
L’ipocrisia, appena accennata qua e là nell’Antico Testamento (Is 29,13; Sir 1,28; 32,15; 36,20), è il ricercare l’approvazione degli altri per mezzo di gesti ostentati di beneficenza, di preghiera e di digiuno (Cf. Mt 6,2), giudica negativamente gli altri uomini (Cf. Mt 7,5) e fa pregare solo con le labbra, ma non col cuore (Cf. Mt 15,7). Gli ipocriti sono pure qualificati da Gesù come sepolcri imbiancati all’esterno “belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume”, come vipere, come stolti ... (Cf. Mt 23,25-26). Ma gli ipocriti sono sopra tutto dei poveri ciechi.
“L’ipocrisia si avvicina così all’indurimento, poiché l’ipocrita, illudendosi di essere veramente giusto, diventa sordo ad ogni appello alla conversione. Nella sua cecità, egli non può togliere la trave che gli impedisce di vedere, dal momento che pensa solo a togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello (Mt 7,4-5). Questa cecità è particolarmente grave quando colpisce coloro che devono essere le guide spirituali del popolo di Dio. Così i  farisei, divenuti delle «guide cieche» [Mt 23,16.17.19.24], ingannano se stessi e guidano anche gli altri alla rovina [Mt 23,13]. Essi, che hanno sostituito alla legge divina le tradizioni umane [Mt 15,6-7], sono ciechi e pretendono di guidare altri ciechi [Mt 15,14], e la loro dottrina non è che un cattivo lievito [Lc 12,1]. Accecati dalla loro stessa malizia, si oppongono alla bontà di Gesù e si appellano alla legge del sabato per impedirgli di fare il bene [Lc 13,15-16]; con le loro accuse a Gesù non fanno che manifestare la loro intima malvagità, poiché la «bocca dice ciò che trabocca dal cuore» [Mt 12,24-34]” (R. Tufariello).
I farisei, tanta era la bramosia di essere reputati ottimi religiosi e osservanti della Legge, arrivavano alla puerilità di allargare i loro filatteri e allungare le frange che ogni Israelita, osservando quanto indicato in Num 15,37-41, portava ai quattro capi della veste e che in aramaico erano chiamate frange di preghiera.
Anche se non palesemente espresso possiamo cogliere l’antidodo a tale veleno che Gesù suggerisce ai suoi sfortunati interlocutori: la sincerità, l’umiltà, il servizio disinteressato, la carità e l’amore fraterno. E sopra tutto imparare a stare al proprio posto, senza avere l’ambizione di accaparrarsi i primi posti, per essere ammirati e lodati dagli uomini. Ipocrisia e vanità sono pula dinanzi agli occhi di Dio.

Giustizia dell’uomo - Odilo Kaiser: 1. Nell’Antico Testamento: Giustizia dell’uomo designa negli scritti veterotestamentari un comportamento generalizzato dell’uomo che agisce secondo la volontà di Dio (Dt 6,25). Con ciò è presupposta o percepita la subordinazione e l’adeguamento della giustizia dell’uomo alla giustizia di Dio. Proprio quando testi antichi evidenziano l’aspetto giuridico della  giustizia dell’uomo, questo fatto non va dimenticato. Anche nell’Antico Testamento, quando si parla della giustizia dell’uomo, si tratta spesso delle relazioni di una persona con l’altra (Es 23,6ss; Dt 1,16), specie nel periodo più tardo, invece, è la rigida osservanza della preghiera (Gb 4) e 1’elemosina (Tb 12,9) a “creare” la giustizia dell’uomo.
2. Nel Nuovo Testamento: Generalizzando si può dire: la giustizia dell’uomo si esprime nell’accettazione totale e incondizionata della giustizia di Dio, con l’abbandono perciò di tutte le “sicurezze” umane. Questa nuova giustizia, Dio l’ha offerta agli uomini nell’evento della salvezza attuato in Cristo. Non può essere acquisita attraverso le proprie opere e i propri meriti. L’uomo viene gratuitamente giustificato soltanto nella fede e nell’ubbidiente accettazione del messaggio della salvezza in Cristo. In quanto giustificato ora vive della giustizia di Dio (Rm 3,21-26). La giustizia di Dio è diventata, con ciò stesso, giustizia della propria vita. Quando Fil 1,11 invoca, per la comunità, che sia ripiena dei “frutti della giustizia” intende dimostrare fino a che punto la giustizia di Dio, di cui la comunità è stata oggetto, sia diventata per essa realmente e concretamente determinante per la sua vita. È questo che l’apostolo spera e invoca.
L’“esercizio della giustizia” si presenta nella teologia di Matteo (6,1ss) con un significato indiscutibilmente personale. Ma proprio la composizione programmatica del discorso della montagna risalta nelle cosiddette antitesi (5,21-48), illustrando al credente (nella figura del discepolo di Gesù) che cosa si debba fare ora per “adempiere ogni giustizia”. Modello è lo stesso Gesù (3,15).
Lc 10,25-37 dimostra in quale misura ogni comprensione puramente formale della giustizia dell’uomo nei confronti dell’altro uomo dovrebbe essere eliminata per sempre. L’esigenza assoluta posta dal Dio dell’amore fa di ogni uomo il “prossimo”. Tutte le barriere che separano l’uomo dall’uomo si rivelano contrarie alla volontà di Dio. Tanto più che nella parola di Gesù perfino gli obblighi cultuali e le prescrizioni religiose sono univocamente superati dalla nuova giustizia dell’amore. Giustizia dell’uomo significa realizzazione dell’amore di Dio che in Cristo è dischiuso, come possibilità, a tutti gli uomini.

… lasciate da parte la giustizia - La giustizia e la misericordia - A. Descamps: Antico Testamento: L’identificare la giustizia e l’osservanza della legge costituisce il principio stesso del legalismo, molto anteriore all’esilio. La legge è la norma della vita morale, e la giustizia del fedele è per esso un titolo alla prosperità ed alla gloria. Tanto più importante è quindi mettere in rilievo taluni testi in cui questa giustizia della legge è dichiarata vana od inoperante. Antichi testi evocano la conquista della terra promessa con accenti che annunziano già la concezione paolina della  salvezza mediante la  fede: «Non dire in cuor tuo... A causa della mia giustizia Jahve mi ha fatto prendere possesso di questo paese...» (Deut 9,4ss). Nella stessa luce si spiega il famoso passo della Genesi: «[Abramo] credette a Jahve e [Jahve] glielo imputò a giustizia» (Gen 15,6). Sia che la giustizia indichi qui la condotta gradita a Dio, oppure, secondo la evoluzione già segnalata, la ricompensa e quasi il merito, in entrambi i casi la fede viene celebrata come il mezzo per piacere a Dio. Questo legame essenziale fra la giustizia e l’abbandono a Dio ci allontana, come ben ha sottolineato san Paolo, da una concezione legalista della giustizia. La formula è citata in 1Mac 2, 52, e si trova come un’eco di questa concezione particolare della giustizia in 1Mac 14,35, dove la giustizia è la fedeltà che Simone conservò verso il suo popolo. Infine si può pensare che le interrogazioni drammatiche di Giobbe, ed il «pessimismo ispirato» di Qohelet, mettendo in dubbio la dottrina della retribuzione, preparino gli spiriti ad una rivelazione più alta. «C’è il giusto che perisce nella sua giustizia...» (Eccle 7,15; cfr. 8,14; 9,1s). «Come potrebbe l’uomo essere giusto dinanzi a Dio?» (Giob 9,2; cfr. 4,17; 9,20 ...). Nuovo Testamento: Il messaggio di Gesù accorda senza dubbio il significato più decisivo alla fiducia in Dio che non all’osservanza dei comandamenti; ma, senza deviare in una direzione nuova il vocabolario di giustizia, Gesù sembra aver dato piuttosto un senso nuovo ad altri termini quali povero, umile, peccatore. È possibile tuttavia che Gesù abbia chiamato vera giustizia la fede, abbia designato i peccatori come i veri giusti (cfr. Mt 9,13), ed abbia definito la  giustificazione come il perdono promesso agli umili (Lc 18,14).

Guai anche a voi, dottori della Legge - Carlo Ghidelli (Luca): La seconda serie di Guai è rivolta ai dottori della Legge, quelli che ritengono di essere le guide spirituali del popolo, e che dichiarano di sentirsi ufficialmente offesi (v. 45) dalle invettive finora pronunciate da Gesù. Questo esperto nella Torà si dichiara solidale con i farisei, ma Gesù separa fortemente le due categorie di persone, per rivolgere anche a questi alcuni suoi Guai.
perché caricate gli uomini ... : Gesù si scaglia contro l’intransigenza di costoro nell’applicare la legge agli altri, mentre nei propri confronti praticavano una transigenza scandalosa, lassista, permissiva. Così facendo essi peccano doppiamente verso Dio: in primo luogo, perché disattendono con troppa leggerezza certe prescrizioni della legge, soprattutto quelle relative alla giustizia e alla cari    ta; in secondo luogo, perché finiscono col presentare agli altri la caricatura di Dio, il quale non può imporre obblighi troppo pesanti alle sue creature.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l’hanno potuto vincere” (San Giovanni Crisostomo).
Nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Padre santo e misericordioso,
che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio,
per questa partecipazione al suo sacrificio
donaci di comunicare alla sua stessa vita.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.