5 SETTEMBRE 2019
Giovedì XXII Settimana T. O. - Anno C
Col 1,9-14; Sal 97 (98); Lc 5,1-11
Colletta: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
La folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, la parola di Gesù penetra nei cuori della folla con potenza e dolcezza, egli insegna con autorità (Mt 7,29): «Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l’attuazione della sua parola e il compimento della Rivelazione» (Catechesi tradendae 9).
A motivo della folla che gli faceva ressa attorno per ascoltare la sua parola, Gesù sale sulla barca di Simone affinché tutti lo potessero vedere e ascoltare, e da questa cattedra improvvisata insegnava alle folle. Segue immediatamente dopo la pesca miracolosa, che induce Simone Pietro a professare con profonda umiltà la sua indegnità: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». L’umiltà è certamente un tratto peculiare del carattere impetuoso di Simon Pietro, e sarà la sua ancora di salvezza quando cadrà nelle trame di satana che lo spingerà a rinnegare il suo Maestro (cfr, Mt 26,75; Mc 14,72).
Dopo aver manifestato la sua potenza con il miracolo della pesca prodigiosa, Gesù chiama Simone, una chiamata che serve a Luca per sottolineare, a modo suo, il primato di Simon Pietro (cfr. 22,31-32; 24,34). La missione di Simon Pietro va compresa in quel sentire comune dei semiti che credevano che gli abissi del mare fossero la dimora di satana, da qui si evince che la missione di Simon Pietro è di trarre gli uomini dagli inferi per restituirli alla Luce della grazia, una missione di vita dunque, una missione di salvezza, e di liberazione. La missione di Simon Pietro ha un unicum, quella liberare e salvare l’umanità dalle forze occulte e nefaste del Male. In questo modo v’è un prolungamento con la missione di Gesù, il quale “è venuto a liberare l’uomo dalla dominazione del male e del peccato e così anche da tutte le forme di dominazione del maligno, cioè del diavolo e dei suoi spiriti maligni chiamati demoni, che vogliono deviare il senso della vita dell’uomo” (Jorge Arturo Medina Estévez).
Dal Vangelo secondo Luca 5,1-11: In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Sedette e insegnava alle folle: Catechesi tradendae 7-9: Gesù ha insegnato: è, questa, la testimonianza che dà di se stesso: «Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare». È l’osservazione ammirata degli evangelisti, sorpresi di vederlo sempre e in ogni luogo nell’atto di insegnare, in un modo e con un’autorità fino ad allora sconosciuti. «Di nuovo le folle si radunavano intorno a lui, ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava»; «ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava, come avendo autorità». È quanto rilevano anche i suoi nemici, per ricavarne un motivo di accusa, di condanna: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».
L’unico «maestro» - Colui che insegna a questo modo merita, ad un titolo del tutto speciale, il nome di «maestro». Quante volte, in tutto il nuovo testamento e specialmente nei vangeli, gli è dato questo titolo di maestro! Sono evidentemente i dodici, gli altri discepoli, le moltitudini degli ascoltatori che, con un accento di ammirazione, di confidenza e di tenerezza, lo chiamano maestro. Perfino i farisei ed i sadducei, i dottori della legge, i giudici in generale non gli rifiutano questo appellativo: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia vedere un segno»; «Maestro, che debbo fare per ottenere la vita eterna?». Ma è soprattutto Gesù stesso, in momenti particolarmente solenni e molto significativi, a chiamarsi maestro: «Voi mi chiamate maestro e signore, e dite bene, perché lo so no»; egli proclama la singolarità, il carattere unico della sua condizione di maestro: «Voi non avete che un maestro: il Cristo». Si comprende come, nel corso di duemila anni, in tutte le lingue della terra, uomini di ogni condizione, razza e nazione, gli abbiano dato con venerazione questo titolo, ripetendo ciascuno nel modo suo proprio il grido di Nicodemo: «Sappiamo che sei un maestro venuto da Dio» […] la maestà del Cristo docente, la coerenza e la forza persuasiva uniche del suo insegnamento si spiegano soltanto perché le sue parole, le sue parabole ed i suoi ragionamenti non sono mai separabili dalla sua vita e dal suo stesso essere. In questo senso, tutta la vita del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l’attuazione della sua parola ed il compimento della rivelazione. Talché per i cristiani il Crocifisso è una delle immagini più sublimi e più popolari di Gesù docente.
Gesù maestro - A. Barucq e P. Grelot: Durante la vita pubblica di Gesù, l’insegnamento costituisce un aspetto essenziale della sua attività: egli insegna nelle sinagoghe (Mt 4,23 par.; Gv 6,59), nel tempio (Mt 21,23 par.; Gv 7,14), in occasione delle feste (Gv 8,20) ed anche quotidianamente (Mt 26,55). Le forme del suo insegnamento non differiscono da quelle usate dai dottori di Israele, ai quali si è mescolato nella sua giovinezza (Lc 2,46), che all’occasione riceve (Gv 3,1s.10) e che più di una volta lo interrogano (Mt 22,16s.36 par.). Quindi a lui, come ad essi, viene dato il titolo di rabbi, cioè maestro, ed egli l’accetta (Gv 13,13), pur rimproverando agli scribi del suo tempo di ricercarlo, come se non ci fosse per gli uomini un solo maestro, che è Dio (Mt 23,7s). Tuttavia, se appare alle folle come un dottore tra gli altri, se ne distingue in diversi modi. Talvolta parla ed agisce come profeta. O ancora, si presenta come l’interprete autorizzato della legge, che porta alla perfezione (Mt 5,17). A tale riguardo egli insegna con un’autorità singolare (Mt 13,54 par.), a differenza degli scribi, ocsì pronti a nascondersi dietro l’autorità degli antichi (Mt 7,29 par.). Inoltre la sua dottrina presenta un carattere di novità che colpisce gli uditori (Mc 1,27; 11,18), sia che si tratti del suo annuncio del regno, oppure delle regole di vita che egli dà: trascurando le questioni di scuola, oggetto di una tradizione che rigetta (cfr. Mt 15,1-9 par.), egli vuol far conoscere il messaggio autentico di Dio e portare gli uomini ad accoglierlo. Il segreto di questo atteggiamento così nuovo sta nel fatto che, a differenza dei dottori umani, la sua dottrina non è sua, ma di colui che l’ha mandato (Gv 7,1s); egli dice soltanto ciò che il Padre gli insegna (Gv 8,28). Accogliere il suo insegnamento significa quindi essere docili a Dio stesso. Ma per giungere a tanto occorre una certa disposizione del cuore che inclina a compiere la volontà divina (Gv 7,17). Più profondamente ancora, bisogna aver ricevuto quella grazia interiore che, secondo la promessa dei profeti, rende l’uomo docile all’insegnamento di Dio (Gv 6,44s). Si tocca qui il mistero della libertà umana alle prese con la grazia: la parola di Cristo-dottore urta contro l’accecamento volontario di coloro che pretendono di veder chiaro (cfr. Gv 9,39ss).
Signore, allontanati da me perché sono un peccatore: Catechismo della Chiesa Cattolica 208: Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l’uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso al cospetto della Santità divina. Davanti alla Gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,5). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all’uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: “Non darò sfogo all’ardore della mia ira... perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te” (Os 11,9). Anche l’apostolo Giovanni dirà: “Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,19-20).
Il primato di Pietro - P. Laniarche: Dovunque, nel Nuovo Testamento, è messa in rilievo [la] preminenza di Pietro. Essa tuttavia non esclude né la ricerca laboriosa del disegno di Dio (cfr. Atti 10-15 e Gal 2 a proposito dell’universalismo), né la responsabilità collegiale degli apostoli, né le iniziative di un Paolo. Questi, dopo la conversione, pur avendo coscienza della propria particolare vocazione (Gal 1,15s), si reca a Gerusalemme per prendere contatto con Pietro (Gal 1,18); e pur ricordando l’incidente di Antiochia (Gal 2,11-14), quando Pietro pusillanime esitò sulla condotta da tenere in un caso pratico, Paolo si rivolge a Pietro come a colui la cui autorità trascina con sé tutta la Chiesa. Questo primato di Pietro è fondato sulla sua missione, espressa in parecchi testi evangelici. a) Mt 16, 13-23. - Nuovo Abramo, cava da cui vengono estratte pietre viventi (cfr. Is 51,1ss e Mt 3,9), fondamento sul quale Cristo edifica la propria comunità escatologica, Pietro riceve una missione di cui deve beneficiare tutto il popolo. Contro le forze del male, che sono potenze di morte, la Chiesa edificata su Pietro ha l’assicurazione della vittoria. Così la missione suprema di radunare gli uomini in una comunità, in cui ricevono la vita beata ed eterna, è affidata a Pietro, che ha riconosciuto in Gesù il Figlio del Dio vivente. Come in un corpo una funzione vitale non può fermarsi, così nella Chiesa, organismo vivente e vivificatore, bisogna che Pietro, in un modo o nell’altro, sia sempre presente per comunicare senza sosta ai fedeli la vita di Cristo.
Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini: il mare per gli antichi era la sede dei demoni, l’immagine è quindi molto forte: a Simon Pietro toccherà in sorte il nobile impegno di strappare gli uomini dal dominio di satana e liberarli dal giogo del peccato e della morte. Un mandato che Pietro vivrà con intensità fino al dono totale della sua vita. Luca, infine, sottolinea la prontezza nel seguire Gesù: «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono». Il termine tutto è proprio di Luca essendo assente negli altri sinottici. Tale «“totalità” nella sequela del Cristo costituisce un elemento caratterizzante di Luca, che accentua molto il radicalismo evangelico [...]. Infatti, secondo l’insegnamento di Luca, per essere autentici discepoli del Cristo, bisogna rinunciare a tutti i propri beni [Lc 14,33]» (Salvatore Panimolle). Una sequela senza sconti: bisogna rinunciare a tutto, anche alla vita.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.