4 SETTEMBRE 2019
Mercoledì XXII Settimana T. O. - Anno C
Col 1,1-8; Sal 51 (52); Lc 4,38-44
Colletta: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
La suocera di Simone era in preda a una grande febbre…, ai tempi di Gesù la febbre era diagnosticata come piccola e grande febbre, Luca, che era medico, può suggerire ai suoi lettori con esattezza diagnostica che la suocera di Simone era in preda a una grande febbre. Il racconto della guarigione della suocera di Pietro è presente anche in Matteo (8,14-15) e in Marco (1,29-31), quest’ultimo nel raccontare la guarigione della donna usa il verbo greco egeirō che viene spesso usato per indicare la risurrezione di Gesù (Cf. Mc 14,28; 16,6; 1Cor 15,4; At 3,15; 13,37). Forse si vuole sottolineare, al di là della guarigione di un fastidioso malanno, una guarigione miracolosa che è un passaggio da uno stato di cattività a motivo del peccato a uno stato di profonda e liberazione dal peccato, una lettura che è supportata dal fatto che Gesù comanda alla febbre, è il verbo che troviamo negli esorcismi: “«Affrontando la malattia, Gesù affronta Satana; dando la guarigione, trionfa di Satana” (AA. VV., Dizionario di Teologia Biblica); la donna, guarita e liberata dal dominio di satana, si alzò in piedi, è la postura di colui che da deposto su una lastra sepolcrale si alza in piedi perché ha ritrovato la vita, e li serviva, la guarigione liberando la donna dal peccato la libera da ogni gretta servitù costituendola serva (diaconessa) del suo prossimo. Forse la nota tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui..., è una iperbole, ma può sfiorare la realtà pensando ai servizi sanitari di allora che scivolavano nella superstizione arrecando più danni che sollievo (Lc 8,43), e da qui la ricerca senza posa di un taumaturgo. Così per gli esorcismi e il molti, dai quali uscivano i demoni, impietosamente mette in luce le radici profonde che il regno di satana aveva gettato nel consorzio umano e nel cuore dell’uomo. La professione di fede dei demoni «Tu sei il Figlio di Dio!», è un riconoscimento involontario della persona di Gesù (Mc 1,34); ma è ambigua, e perciò Gesù impone il silenzio. Stanco, Gesù si reca in un luogo deserto per trovare un po’ di pace e un po’ di riposo, ma le folle lo braccano, per amore e per interesse, e tentano di trattenerlo perché non se ne andasse via, ma Gesù è stato inviato alle pecore perdute della casa Israele (Mt 15,24) e da qui la decisa risoluzione di riprendere il cammino: “«È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea”. Luca svela in questo modo come Gesù svolge il suo mandato, con la predicazione e l’insegnamento, compiendo miracoli, annientando il regno di satana cacciandolo via dal corpo e dal cuore dell’uomo, in profonda unione con il Padre: un’attività insonne, che suscita nelle folle stupore e meraviglia.
Dal Vangelo secondo Luca 4,38-44: In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
La suocera di Simone era in preda a una grande febbre - J. Giblet e P. Grelot: Durante il suo ministero, Gesù trova ammalati sulla sua strada. Senza interpretare la malattia in una prospettiva di retribuzione troppo stretta (cfr. Gv 9,2s), egli vede in essa un male di cui soffrono gli uomini, una conseguenza del peccato, un segno del potere di Satana sugli uomini (Lc 13,16). Ne prova pietà (Mt 20,34), e questa pietà guida la sua azione. Senza soffermarsi a distinguere ciò che è malattia naturale da ciò che è possessione diabolica, «egli scaccia gli spiriti e guarisce coloro che sono ammalati» (Mt 8,16 par.). Le due cose vanno di pari passo. Manifestano entrambe la sua potenza (cfr. Lc 6,19) ed hanno infine lo stesso senso: significano il trionfo di Gesù su Satana e la instaurazione del regno di Dio in terra, conformemente alle Scritture (cfr. Mt 11,5 par.). Non già che la malattia debba ormai sparire dal mondo, ma la forza divina che infine la vincerà è fin d’ora in azione quaggiù. Perciò, dinanzi a tutti gli ammalati che gli esprimono la loro fiducia (Mc 1,40; Mt 8,2-6 par.), Gesù non manifesta che una esigenza: credere, perché tutto è possibile alla fede (Mt 9,28; Mc 5,36 par.; 9,23). La loro fede in lui implica la fede nel regno di Dio, ed è questa fede a salvarli (Mt 9,22 par.; 15,28; Mc 10,52 par.).
I miracoli di guarigione sono quindi in qualche misura un’anticipazione dello stato di perfezione che l’umanità ritroverà infine nel regno di Dio, Conformemente alle profezie. Ma hanno pure un significato simbolico relativo al tempo attuale. La malattia è un simbolo della stato in cui si trova l’uomo peccatore: spiritualmente, egli è cieco, sordo, paralitico... Quindi la guarigione del malato è anche un simbolo: rappresenta la guarigione spirituale che Gesù viene ad operare negli uomini. Egli rimette i peccati del paralitico e, per dimostrare che ne ha il potere, lo guarisce (Mc 2,1-12 par.). Questa portata dei miracoli-segni è messa in rilievo soprattutto nel quarto vangelo: la guarigione del paralitico di Bezatha significa l’opera di vivificazione compiuta da Gesù (Gv 5,1-9.19-26), e quella del cieco nato fa vedere in lui la luce del mondo (Gv 9). I gesti che Gesù compie sugli ammalati preludono così ai sacramenti cristiani. Egli infatti è venuto quaggiù come il medico dei peccatori (Mc 2,17 par.), un medico che, per togliere le infermità e le malattie, le prende su di sé (Mt 8,17 = Is 53,4). Tale sarà di fatto il senso della sua passione: Gesù parteciperà alla condizione dell’umanità sofferente, per poter trionfare infine dei suoi mali.
E subito si alzò in piedi e li serviva - Rosanna Virgili (Vangelo secondo Luca): Alzatasi, era loro diacona (anastàsa diekónei) - Molto interessante è la figura della suocera di Pietro. Ella è la prima ad essere guarita da Gesù, da una semplice influenza. Ma di febbre nel mondo antico si poteva anche morire! Dapprima malata, pertanto costretta a stare a letto sdraiata, poi guarita da Gesù, il verbo usato per descrivere l’effetto della voce del Figlio di Dio è lo stesso che tutto il Nuovo Testamento usa per “risorgere” (anistemi). Lei si alzò, si mise in piedi, l’immagine fa trasparire una sorta di rinascita simbolica. Ma potrebbe esserci una volontà teologica evidente, nella mente di Luca, atta a creare una relazione specifica tra quanto inizia ad agire Gesù e quanto inizia a fare questa donna. Gesù le ha portato grazia, liberandola dalla malattia, ed ora lei è “rinata” dalla sua parola. Risanata dal vangelo di Gesù, la donna si inette subito a servire (diakonéo). La sua diaconia è innestata nella persona stessa di Gesù che è venuto per servire: «Chi è, infatti, il più grande? Chi giace a mensa, o chi serve? Non è forse colui che sta a mensa? Eppure io sto in mezzo a voi come il diacono» (Lc 22,27). La suocera di Pietro esprime il cuore della persona di Gesù e la particolarità del suo essere “luglio di Dio” e messia: un re che serve, un “grande” che è il più piccolo (cf Lc 22,26). Questa donna è la prima a godere della messianicità di Gesù, la prima a dare frutto dell’anno di “grazia” che Gesù ha appena annunciato. La fede cristiana è diaconia, è servizio. La suocera di Pietro inaugura la teoria delle donne che incarneranno, loro sì, l’annuncio di un Dio diacono, com’è Gesù. Dopo di lei ci saranno Maria di Magdala, Giovanna, moglie di Cusa, Susanna (cf Lc 8,2-3) e ci sarà Marta (cf Lc 10,40). Solo delle donne il vangelo dice che fossero diacone, sull’esempio di Gesù. Solo loro e non gli apostoli, i quali pur essendo fortemente stimolati dal Maestro non sembrano essere entrati in questa prospettiva (cf la discussione di Lc 22,24-27).
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto: Ritirandosi in un luogo deserto per pregare, Gesù indica ai suoi discepoli la fonte dove trovare la forza per attuare un simile programma di vita.
I Vangeli amano parlare della preghiera di Gesù. Sopra tutto la ricordano in occasione dei momenti più importanti del ministero pubblico del Signore: il battesimo (Cf. Lc 3,21), la chiamata degli Apostoli (Cf. Lc 6,12), la prima moltiplicazione dei pani (Cf. Mc 6,46), la Trasfigurazione (Cf. Lc 9,29), nel Getsemani (Cf. Mt 26,39), sulla croce quando prega per i suoi carnefici (Cf. Lc 23,34).
Altresì, possiamo ricordare quante volte la preghiera ottenne il dono della guarigione da Gesù: il cieco nato (Cf. Mc 10,46-56), la guarigione del lebbroso (Cf. Mt 8,23), la Cananea (Cf. Mt 15,21-28). Il discepolo apprende in questo modo il segreto della preghiera come unico fondamento su cui poggiare la sua fede, la sua speranza. Senza la preghiera il cristiano non può essere fedele alla sua vocazione e alla sua elezione (2Pt 2,10).
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea: Il racconto evangelico è attraversato da un crescendo di emozioni, di entusiasmo e di buoni sentimenti, almeno da parte della folla che non si stanca di ascoltare il Maestro e dei molti ammalati che assediano la casa dove Egli è ospite per ottenere la guarigione fisica. Si passa dalla guarigione della suocera di Pietro alla guarigione di molti ammalati «affetti da varie malattie», dalla liberazione di indemoniati e ossessi fino a raggiungere il culmine con il tentativo della folla di trattenerlo a Cafarnao. Ma su questo entusiasmo arriva una risposta a dir poco sconcertante e inattesa: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». Gesù è stato mandato per andare e dedicarsi alla salvezza dei Giudei e dei pagani: «per questo Egli è venuto». Egli è venuto a chiamare i peccatori (Cf. Mc 2,17), a cercare la pecora perduta (Cf. Lc 14,4-6) e a dare «la propria vita in riscatto per molti» (Cf. Mc 10,45). Con queste parole Gesù per la prima volta «parla della sua missione e manifesta chiaramente il proposito di volersi attenere alla volontà del Padre, considerando suo compito primo l’annuncio della salvezza e non quello di soddisfare la curiosità o l’entusiasmo delle folle come un qualunque guaritore più o meno abile» (ADALBERTO SISTI, Marco).
La vita di Gesù è una vita girovaga senza riposo e senza un tetto sotto il quale ripararsi (Cf. Mt 8,20), uno stile di vita che i discepoli devono saper imitare. Sul suo esempio, Egli vuole che i suoi discepoli siano decisi ad abbracciare questo stile di vita intessuto di povertà e di precarietà, pronti nell’abbandonare affetti, case e parentele varie per mettersi al suo seguito (Cf. Mt 8,21-22). Un distacco totale che contrassegna la sequela cristiana.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.