19 SETTEMBRE 2019

Giovedì XXIV Settimana T. O. - Anno C

  1Tm 4,12-16; Sal 110 (111); Lc 7,36-50

Colletta: O Dio, che hai creato e governi l’universo, fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e cieco di chi non vuol vedere, e così dobbiamo pensare che le parole di Gesù siano state buttate al vento? Non possiamo dirlo perché non conosciamo la reazione di Simone il fariseo, ma è lecito pensare che le parole di Gesù avranno fatto breccia in tanti altri cuori. Al di là della cortesia e del come accogliere l’ospite, l’insegnamento va in due direzioni. La prima vuole raggiungere i peccatori, e suggerisce che è buona cosa lavare i propri peccati con abbondanti lacrime, ma senza quei turbamenti ossessivi che conducono o agli scrupoli o alla disperazione, bisogna piangere sì, ma avere la profonda certezza che colui al quale laviamo i piedi con le nostre lacrime, è la Misericordia, il Perdono di Dio fatto carne. L’altra direzione va verso coloro che si credono giusti, e sono pronti a criticare, a condannare, senza un briciolo di comprensione o di pietà. Ad esagerare possiamo credere che costoro sono dalla parte giusta, perché osservano la Legge di Dio, perché sono fedeli alla Parola di Dio, ma se tutto questo non si fa pane di amore, di perdono e di carità, è pura ipocrisia. Chi ama Dio ama gli uomini come Dio li ama, li perdona come Dio li perdona, e va in cerca, con tatto e discrezione, della pecorella smarrita come la cerca Dio. È vero che è obbligo essere fedeli alla Legge di Dio e buoni cristiani ma è anche vero che è obbligo che tutto si tramuti in gioiosa accoglienza del fratello, più o meno importuno, più o meno peccatore, o ingiusto o santo: chi ama perdona, e chi perdona incomincia ad amare.

Dal Vangelo secondo Luca 7,36-50: In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Simone, ho da dirti qualcosa - Il brano si compone di tre parti: l’episodio in casa di Simone (vv. 37-40), la parabola (vv. 41-44), la spiegazione data da Gesù (vv. 45-50).
Mentre tutti erano a tavola, una donna, una peccatrice di quella città, entrata in casa di Simone, si abbandona ai piedi di Gesù cospargendoli con effluvi di lacrime e di profumi. La donna è notoriamente una donna peccatrice (amartólós), un termine generico che non fa presupporre che essa sia una prostituta.
Amartólós «significa peccaminoso, talvolta è sinonimo di corrotto, cattivo ... indica colui che non si attiene alla legge e all’interpretazione degli scribi» (Peccato in Dizionario Concetti Biblici del Nuovo Testamento).
In ogni caso, donna e peccatrice sono due elementi tanto esplosivi da mettere a soqquadro il cuore di Simone. Ma per il fariseo non tutto il male viene per nuocere, perché la reputazione della donna per Gesù è un banco di prova: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» (v. 39). Simone è sconcertato perché per le regole relative al puro e all’impuro la donna, peccatrice pubblica, toccando Gesù l’avrebbe reso impuro.
Simone si sarebbe trovato a mensa con un invitato infettato dalla lebbra dell’impurità! Per un fariseo non era una cosa da poco. Ma Gesù non si fa cogliere in fallo, e così racconta la parabola dei due debitori, la quale oltre a spiegare l’agire di Dio, mette a nudo il cuore dell’uomo. La fine della parabola è scontata così come la risposta, approvata da Gesù: «Hai giudicato bene».
È vero che l’uomo, istintivamente, quasi in modo interessato, ama di più chi gli dona di più; ed è vero che questa è una debolezza, ma Dio fa leva anche su questa debolezza umana. La risposta di Simone però ha un proseguo, amaro per chi l’ha data. Infatti, Gesù, senza mezzi termini, rimprovera a Simone di essere venuto meno ai suoi obblighi di ospite. La donna ha supplito, invece, a tutto questo. La donna lavando i piedi di Gesù con le sue lacrime e asciugandoli con i suoi capelli, ha dimostrato un grande amore ed è da questo grande amore che nasce il dolore dei peccati e dal dolore dei peccati il pentimento. È quanto Gesù vuol fare capire a Simone: «... sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha amato molto» (v. 47).
Proprio perché il tutto non resti nel vago, con una parola assolutoria e liberatoria, Gesù perdona alla donna i suoi molti peccati. La reazione di Simone e dei commensali non si fa attendere. Gesù ha usurpato un potere che spetta solo a Dio, perché solo Dio può perdonare i peccati (Cf. Mc 2,6). Chi è allora costui che si arroga il potere di perdonare i peccati? (Cf. Mc 2,6).
Intrappolati nella casistica da loro stessi inventata, non possono avere gli elementi per rispondere a questa domanda, pur legittima. In altre parole, Simone e compagni avevano la possibilità di abbeverarsi all’otre del vino nuovo (Cf. Mt 7,19) e invece restano ubriachi del vino rancido della legge giudaica. Stizziti dinanzi al comportamento di Gesù lo saranno ancora di più quando sentiranno dalla bocca del giovane Rabbi la parola che al perdono accomuna la salvezza: «La tua fede ti ha salvato; va’ in pace» (v. 50).
La donna ha avuto fede in Gesù, nel suo amore misericordioso e ha trovato «la perla di grande valore» (Mt 13,46): la nuova vita sulla terra, la nuova vita in cielo. Una vita nuova che sarà per sempre vissuta nell’Amore (Cf. 1 Gv 4,8.16).

Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato - Carlo Ghidelli (Luca): Perciò ti dico...: le due parti di questo versetto sembrano portarci in due direzioni di pensiero diverse, anzi contrastanti. 47a ci suggerisce questa interpretazione: alla peccatrice vengono perdonati i peccati perché ama molto. Lo dimostra anche il suo comportamento, che è indice di vergogna e di pentimento. Questo trova conferma anche nelle parole di perdono che Gesù rivolge alla fine (versetto 48) alla peccatrice. In questa linea si lasciano interpretare anche i versetti 44-46. Ma 47b, alla luce della parabola dei versetti 41-43, secondo la quale la misura dell’amore è direttamente proporzionale al condono del debito, ci orienta verso un altro significato, che sembra quello da preferirsi: l’amore è effetto e conseguenza del perdono. Questa difficoltà ha portato qualcuno a dichiarare spuria la parabola dei versetti 41-43, altri a considerare fuori contesto il versetto 47a (oppure il 47b se optano per la prima interpretazione), ma forse è possibile trovare una soluzione più conciliante e rispettosa di tutti gli aspetti dell’insegnamento che Gesù vuol far emergere da questo incontro. Premesso che il versetto 47 costituisce certamente la chiave di volta dell’episodio, B. Rigaux scrive: «Si ha torto a vedere nell’amore testimoniato a Gesù durante il banchetto la ragione del perdono. Non è l’amore che dona il perdono ma la fede e il pentimento. La peccatrice ha inteso e accolto la parola del Maestro prima di compiere il suo gesto. Essa ha colto l’occasione di esprimere al suo benefattore l’omaggio della sua contrizione e della sua riconoscenza amorosa. Essa sa che le sue numerose colpe le sono perdonate. Simone prende per peccatrice colei che ha trovato in Gesù il suo salvatore». Gesù invece, riconosce come salva colei che Simone riteneva degna di condanna. Visto sotto questa luce l’amore vibrante che la peccatrice dimostra verso Gesù può essere inteso come segno manifestativo [non come causa] del perdono già ricevuto. Il versetto 47 va dunque interpretato così: «Il suo grande amore dimostra che i suoi molti peccati le sono stati perdonati».

La misericordia del Salvatore - Carlo Tomasini (Misericordia in Schede Bibliche Pastorali): Sul tema della misericordia di Dio, il Nuovo Testamento riprende l’insegnamento dell’Antico Testamento. Anzi, nel Nuovo Testamento l’attributo divino della misericordia acquista particolare rilievo, perché la buona novella, l’evento salvifico giunto al suo compimento in Cristo, è appunto una rivelazione di misericordia. Maria, nel Magnificat, canta con le parole dei salmi la misericordia divina manifestatasi in lei (Lc. 1,50); questa misericordia viene legata alla sua fedeltà, e quindi richiama l’idea del patto (Lc 1,54). Di questa misericordia si dice che Dio è “ricco” (Ef 2,4); questa misericordia viene detta grande [...].
Cristo viene detto “misericordioso” in Ebr. 2, 17.
Tutto il suo atteggiamento si manifesta come una rivelazione della misericordia divina. L’idea del Nuovo Testamento, che presenta Cristo come il rivelatore di Dio, si manifesta particolarmente per quanto riguarda questa caratteristica della misericordia. Tutto il Nuovo Testamento può essere considerato una rivelazione dell’a­more misericordioso di Dio, manifestatosi in Gesù Cristo attraverso la morte redentrice che libera i peccatori dal loro stato di inimicizia con Dio.
Ricordiamo solo un passo che ci manifesta in maniera tipica questo atteggiamento di Gesù verso gli uomini. Richiesto indirettamente dai farisei sulle motivazioni del suo stare a mensa coi pubblicani e coi peccatori, Gesù risponde in Mt. 9,12-13: Non sono i sani ad avere bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa significhi: Voglio la misericordia e non il sacrificio; non sono venuto infatti a chiamare i giusti ma i pec­catori. Una sintesi sul pensiero e i sentimenti di Gesù verso l’umana miseria ci è data nel cap. 15° da Luca, noto come «il vangelo della misericordia».

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «I tuoi peccati sono perdonati» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

La potenza di questo sacramento, o Padre,
ci pervada corpo e anima,
perché non prevalga in noi il nostro sentimento,
ma l’azione del tuo Santo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.