9 AGOSTO 2019
SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE,
VERGINE E MARTIRE, PATRONA D’EUROPA
Os 2,16b.17b.21-22; Sal 44 (45); Mt 25,1-13
Dal Martirologio: Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith) Stein, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martire, che, nata ed educata nella religione ebraica, dopo avere per alcuni anni tra grandi difficoltà insegnato filosofia, intraprese con il battesimo una vita nuova in Cristo, proseguendola sotto il velo delle vergini consacrate, finché sotto un empio regime contrario alla dignità umana e cristiana fu gettata in carcere lontana dalla sua terra e nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia fu uccisa in una camera a gas.
Colletta: Dio dei nostri padri, che hai guidato la santa martire Teresa Benedetta (della Croce) alla conoscenza del tuo Figlio crocifisso e a seguirlo fedelmente fino alla morte, concedi, per sua intercessione, che tutti gli uomini riconoscano Cristo Salvatore e giungano, per mezzo di lui, a contemplare in eterno la luce del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Oggi, la festa liturgica ci rimprovera e ci spinge a un serio esame di coscienza. Santa Teresa Benedetta della Croce, “nata ed educata nella religione ebraica”, approda al cristianesimo, e muore cristiana in un campo di concentramento nazista. Il nazismo, “empio regime contrario alla dignità umana e cristiana”, ancora oggi ricorda all’uomo di cosa egli è capace di fare se abbandona Dio e abbandona il suo cuore alla depravazione, alla violenza, al culto della personalità. E così possiamo ricordare tutti i dittatori al pari di Hitler che si sono affacciati sul palcoscenico della storia nel secolo scorso, Lenin, Stalin, Mao, Tito, Pol Pot … dittatori che hanno seminato lutti, fame, morti, rovine materiali e morali… Ma oggi le cose non sono cambiate, non c’è in corso una guerra mondiale, ma vi una guerra subdola che sta uccidendo la fede cristiana nel cuore di milioni di uomini. Già scriveva Giovanni Paolo II nel 2003: “Il tempo che stiamo vivendo, infatti, con le sfide che gli sono proprie, appare come una stagione di smarrimento. [...] Tra i tanti aspetti [...] vorrei ricordare lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia. Non meravigliano più di tanto, perciò, i tentativi di dare un volto all’Europa escludendone la eredità religiosa e, in particolare, la profonda anima cristiana, fondando i diritti dei popoli che la compongono senza innestarli nel tronco irrorato dalla linfa vitale del cristianesimo. Nel Continente europeo non mancano certo i prestigiosi simboli della presenza cristiana, ma con l’affermarsi lento e progressivo del secolarismo, essi rischiano di diventare puro vestigio del passato. Molti non riescono più ad integrare il messaggio evangelico nell’esperienza quotidiana; cresce la difficoltà di vivere la propria fede in Gesù in un contesto sociale e culturale in cui il progetto di vita cristiano viene continuamente sfidato e minacciato; in non pochi ambiti pubblici è più facile dirsi agnostici che credenti; si ha l’impressione che il non credere vada da sé mentre il credere abbia bisogno di una legittimazione sociale né ovvia né scontata” (Ecclesia in Europa, 7). Santa Teresa Benedetta della Croce è morta in una camera a gas, testimone della fede cristiana, una testimonianza che oggi per tanti cristiani corre il rischio di diventare puro vestigio del passato.
Dal Vangelo secondo Matteo 25,1-13: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
La parabola nel mettere in evidenza l’incertezza del tempo della venuta gloriosa del Cristo, vuole instillare nei cuori degli uomini la necessità della vigilanza, senza fidarsi di calcoli in base ai segni dei tempi: «Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo e né il Figlio, ma solo il Padre» (Mt 24,36).
Questa venuta improvvisa deve indurre gli uomini ad assumere un serio atteggiamento di vigilanza e un comportamento saggio al quale nessuno può sottrarsi se non vuole essere escluso dal regno di Dio. Poi, alla vigilanza e al comportamento saggio va aggiunto il timore: «Comportatevi con timore nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,17-19). Se Cristo Gesù, «nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero» (Credo), per salvarci si è annichilito nel mistero dell’Incarnazione, se è morto su una croce come un volgare malfattore, «è segno che la nostra anima è assai preziosa e dobbiamo perciò affaticarci “con timore e tremore per la nostra salvezza”, per non distruggere in noi l’opera della grazia di Dio. Tutto infatti viene dalla “grazia”: la redenzione di Cristo è opera di grazia e anche l’accettazione della redenzione da parte nostra è opera di grazia, poiché è Dio stesso colui “che opera in noi il volere e l’agire” secondo i suoi disegni di benevolenza e di amore» (Settimio Cipriani).
Le dieci vergini sono presentate con un aggettivo, cinque sono dette stolte, insensate, mōrai; e cinque sagge, accorte, phronimoi. L’aggettivo moros, nella terminologia biblica, non indica soltanto lo sciocco, ma anche l’empio che è così insensato da opporsi alla legge di Dio e giunge fino a negare l’esistenza di Dio. Ecco perché nella sacra Scrittura, il «concetto di stolto acquista il significato di empio, bestemmiatore [passi tipici sono: Sal 14,1 e 53,2; però anche Sal 74,18.22; Gb 2,10; Is 32,5s; cf. Sir 50,26]. Lo stolto si ribella a Dio, distrugge in pari tempo la comunità umana: fa mancare il necessario agli affamati [Is 32,6], accumula ricchezze ingiuste [Ger 17,11] e calunnia il suo prossimo [Sal 39,9]. Anche nella letteratura sapienziale posteriore, dove il concetto è meno duro, rimane il senso della colpevolezza» (J. Goetzmann). Se accettiamo anche questa sfumatura, allora le cinque vergini stolte della parabola non sono soltanto delle sempliciotte, o ragazzotte sprovvedute, ma veri e propri oppositori della legge divina; sono coloro che non entrano nel Regno di Dio a motivo della loro empietà e così l’accusa contro i farisei si fa più pesante: essi sono religiosi nelle parole, ma empi perché di fatto ribelli alla volontà divina, «dicono e non fanno» (Mt 23,3), e tanto stolti da respingere la proposta di salvezza che Dio fa loro nella persona del suo Figlio unigenito.
Se le vergini stolte cedono al sonno anche le sagge, non sopportando il tedio dell’attesa, vengono colte dal sonno al quale cedono ben volentieri. Questo particolare suggerisce che il progetto di Dio, «ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1,10), andrà a buon fine, lo voglia o non lo voglia l’uomo e sarà svelato all’intelligenza degli uomini quando Dio vorrà, anche senza il loro apporto. Gesù aveva suggerito la stessa cosa nella parabola del seme che spunta da solo anche mentre il contadino dorme (Mc 4,26): c’è, quindi, nella crescita e nella diffusione del Regno di Dio una componente che non dipende dall’uomo. Il regno di Dio porta in sé un principio di sviluppo, una forza segreta che lo condurrà al pieno compimento.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Alla fine del discorso della montagna Gesù aveva posto a confronto un uomo stolto e uno saggio. L’uno aveva costruito la sua casa sulla sabbia, l’altro sulla roccia: la casa del primo, al sopravvenire dell’uragano del giudizio, andò in rovina, quella dell’altro resistette (7,24-27). Anche qui si ha la contrapposizione tra persone sagge persone stolte. Saggi sono coloro che ascoltano la parola del Vangelo e la mettono in pratica; stolti coloro che ascoltano la Parola, ma non agiscono in conformità. I primi portano con sé l’olio in piccoli vasi; gli altri soltanto le lampade. L’olio è il Vangelo attuato nella vita, chi non ha l’olio è colui che non porta con sé opere, cioè porta solo le parole della professione di fede: «Signore, Signore» (Kyrie, Kyrie); la sua vita non è permeata dalla fede. Le vergini invocano: «Signore, signore, aprici!»; così: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome, cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me voi operatori di iniquità!» (7,22s.). Il giudice conoscerà soltanto quelli che hanno trascorso la loro vita secondo il Vangelo; gli altri non sono dei suoi: non vi conosco. Secondo la concezione biblica, conoscere qualcuno significa dirgli di «sì» e amarlo; considerarlo dei propri, uno degli amici. Così il Figlio riconosce il Padre, e il Padre il Figlio (11,27); così il Signore riconoscerà i suoi, annoverandoli definitivamente tra gli intimi, oppure non li riconoscerà, rigettandoli per sempre.
Santa Teresa Benedetta della Croce, Patrona d’Europa - Apostasia silenziosa e cultura della morte - Ecclesia in Europa, 7.9: Il tempo che stiamo vivendo [...] con le sfide che gli sono proprie, appare come una stagione di smarrimento [...] Alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l’uomo come «il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che fa Dio ma Dio che fa l’uomo. L’aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare l’uomo», per cui «non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana». La cultura europea dà l’impressione di una «apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse.
In tale orizzonte, prendono corpo i tentativi, anche ultimamente ricorrenti, di presentare la cultura europea a prescindere dall’apporto del cristianesimo che ha segnato il suo sviluppo storico e la sua diffusione universale. Siamo di fronte all’emergere di una nuova cultura, in larga parte influenzata dai mass media, dalle caratteristiche e dai contenuti spesso in contrasto con il Vangelo e con la dignità della persona umana. Di tale cultura fa parte anche un sempre più diffuso agnosticismo religioso, connesso con un più profondo relativismo morale e giuridico, che affonda le sue radici nello smarrimento della verità dell’uomo come fondamento dei diritti inalienabili di ciascuno. I segni del venir meno della speranza talvolta si manifestano attraverso forme preoccupanti di ciò che si può chiamare una «cultura di morte».
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** La cultura europea dà l’impressione di una «apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Padre misericordioso,
a noi, che veneriamo santa Teresa Benedetta,
concedi che i frutti dell’albero della croce
infondano forza nei nostri cuori,
affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra,
possiamo gustare dell’albero della vita in paradiso.
Per Cristo nostro Signore.
a noi, che veneriamo santa Teresa Benedetta,
concedi che i frutti dell’albero della croce
infondano forza nei nostri cuori,
affinché, aderendo fedelmente a Cristo sulla terra,
possiamo gustare dell’albero della vita in paradiso.
Per Cristo nostro Signore.