8 AGOSTO 2019

GIOVEDÌ XVIII SETTIMANA T. O.

Nm 20,1-13; Sal 94 (95); Mt 16,13-23

Dal Martirologio: Memoria di San Domenico, sacerdote, che, canonico di Osma, umile ministro della predicazione nelle regioni sconvolte dall’eresia albigese, visse per sua scelta nella più misera povertà, parlando continuamente con Dio o di Dio. Desideroso di trovare un nuovo modo di propagare la fede, fondò l’Ordine dei Predicatori, al fine di ripristinare nella Chiesa la forma di vita degli Apostoli, e raccomandò ai suoi confratelli di servire il prossimo con la preghiera, lo studio e il ministero della parola. La sua morte avvenne a Bologna il 6 agosto.

Colletta: Guida e proteggi, Signore, la tua Chiesa per i meriti e gli insegnamenti di san Domenico:
egli, che fu insigne predicatore della tua verità, interceda come nostro patrono davanti a te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Un pagina estremamente chiara, Gesù, vero Dio e vero Uomo, è il Fondatore della Chiesa, e Pietro è il suo vicario in terra. Eppure, è la pagina più strapazzata di tutto il Nuovo Testamento. Pletore di contestatori che negano la divinità del Cristo, sette che conquistano i confini del mondo, congreghe che mettono al centro della loro adorazione guru, divinità astrali, o l’intero Inferno, inventando anche nomi e settore di specializzazioni di demòni al seguito di Lucifero. Oggi più che mai il Papa è contestato, forse amato se le sue direttive sono in una dimensione orizzontale, ma se si vuole far alzare il tono un po’ più su, allora piovono da tutte le parti contestazioni, polemiche, reprimende, e così via. Quando Paolo VI ebbe il “coraggio” di ricordare che l’Inferno esisteva si aprirono veramente le porte dell’Inferno: stampa, mezzi di comunicazioni sociali, personalità del cinema, giù a far piovere critiche e improperi. E la così si ripeté quando promulgò l’Humanae vitae (25 luglio 1968). Quando Giovanni Paolo II disse no al preservativo apriti cielo, la bufera fu inclemente. Qualcuno, ricordando l’AIDS, addebitò al Papa la morte di migliaia di uomini deceduti a causa del ferale morbo che avevano contratto perché non avevano adoperato il condom. E la stanchezza che molti sentivano dinanzi alla profonda sapienza di Benedetto XVI, e ai giorni nostri Papa Francesco certamente non vive di simpatia e i suoi giorni conoscono ben volentieri le contestazioni. Eppure, sono passati duemila anni, e la parola di Gesù, tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa, non “è passata” (Mt 24,35), anche in ferali sconvolgimenti storici, pensiamo, se vogliamo dare uno sguardo soltanto alla storia più recente, a Napoleone Bonaparte, a Giuseppe Garibaldi, a Hitler, a Stalin, a Pol Pot, a Mao…, feroci e sanguinari contestatori del primato petrino, ma tutti hanno sbattuto il loro duro muso sulle mura invalicabili della Chiesa fondata da Cristo. Ora se c’è una dogma che suggerisce che il papa è infallibile, ma soltanto in materia di morale di fede, non pensiamo che sia oro tutto quello che luccica all’interno delle mura vaticane. Abbiamo avuto papi simoniaci, papi truffaldini, papi che della lussuria hanno fatto il loro vessillo, papi arrivisti, eppure “oggi” la Chiesa è ancora qui, e se c’è qualche vicario di Cristo che vuole alzare la testa, prontamente risuonano le parole di Gesù: Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! Appunto, per non dimenticare che l’unico fondatore della Chiesa è Cristo Gesù, vero Dio e vero Uomo, i vicari sono soltanto vicari, e nulla più e ai quali è d’obbligo votarsi all’impotenza umana per aprirsi alla potenza dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Matteo 16,13-23: In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Ma voi, chi dite che io sia?» - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetti 15-16 Il Maestro si attende dagli apostoli una risposta più esauriente e meno oscillante della folla; solo Pietro risponde con la sicura confessione della messianicità di Gesù. Matteo riporta così la decisa affermazione di Pietro: Tu sei il Messia (ὁ χριστόςil Figlio del Dio vivente; Marco ha: Tu sei il Messia; Luca: Il Messia di Dio. Matteo, all’aperta confessione della messianicità di Gesù, aggiunge la confessione formale dell’origine divina di Cristo. La professione della messianicità di Gesù è l’elemento comune ai tre Sinottici e corrisponde meglio all’esame obiettivo dei tre testi. La professione aperta e formale della divinità di Gesù è un’amplificazione della risposta di Pietro. Al termine del racconto è richiamata ancora l’attenzione sopra la messianicità di Gesù, la quale non doveva essere divulgata senza le dovute cautele (cf. vers. 20).
versetto 17 Alla proclamazione della messianicità segue la solenne dichiarazione con la quale Gesù stabilisce Pietro come fondamento della sua Chiesa (vers. 18) e gli conferisce i supremi poteri spirituali (vers. 19). Simone, figlio di Giona; Gesù designa Simone in modo inconfondibile, poiché, com’era frequente presso gli Ebrei, egli è ricordato con la aggiunta del nome del padre. La carne ed il sangue; l’espressione semitica, che designa le due parti materiali che compongono il corpo, indica, per metonimia, tutto l’uomo; essa generalmente accentua la fragilità o la debolezza della natura umana. Il Padre mio che è nel cielo; Simone è stato illuminato in modo particolare dal Padre; questa rivelazione indica che Dio ha scelto Pietro e, per cosi dire, lo segnala al Figlio come il fondamento della società che Gesù vuole istituire.

E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa - F. Ternant (Dizionario di Teologia Biblica): Autorità dei Dodici. - Ai capi  occorrono poteri. Gesù li promette ai Dodici: a Pietro, roccia che garantisce la stabilità della Chiesa, la responsabilità del maggiordomo che apre o chiude le porte della città celeste, e l’esercizio dei poteri disciplinari e dottrinali (Mi 16,18 s; cfr. Lc 22,32; Gv 21); agli apostoli - oltre la ripetizione della cena (Lc 22,19) - il medesimo incarico «di legare e sciogliere», che verterà specialmente sul giudizio delle coscienze (Mt 18,18; Gv 20,22s). Questi testi rivelano già la natura della Chiesa, di cui Gesù Cristo è creatore e Signore: essa sarà una società organizzata e visibile, che inaugura quaggiù il regno di Dio; costruita sulla pietra, perpetuando la presenza di Cristo mediante l’esercizio dei poteri apostolici e mediante l’eucaristia, essa vincerà l’inferno e gli strapperà la sua preda. In tal modo appare come fonte di vita e di perdono. Nel pensiero di Gesù una simile missione durerà quanto il mondo: altrettanto sarà quindi delle strutture visibili e dei poteri ordinati a questa missione. Certamente, tutta una parte della funzione apostolica non è trasmissibile: la situazione degli apostoli, testimoni di Gesù durante la sua vita e dopo la sua risurrezione, è unica nella storia. Ma quando Gesù risuscitato, secondo la teologia matteana, incarica i Dodici di insegnare, di battezzare, di dirigere, e promette loro di rimanere con essi per sempre, sino alla fine del mondo (Mt 28,20), lascia intravedere la permanenza dei poteri così conferiti per tutti i secoli futuri, anche oltre la morte degli apostoli. Così lo intenderà la Chiesa primitiva, in cui i poteri apostolici continueranno ad essere esercitati da capi che gli apostoli sceglieranno e consacreranno per questa funzione, imponendo loro le mani (2Tim 1,6). Ancor oggi i poteri dei vescovi non hanno altra fonte che queste parole di Gesù.

A te darò le chiavi del regno dei cieli, tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli: Il senso di questa immagine, nota alla sacra Scrittura e all’antico Oriente, suggerisce l’incarico affidato a un unico personaggio di sorvegliare ed amministrare la casa. Nel mandato di Simon Pietro, il potere di legare e di sciogliere implica il perdono dei peccati, ma la sua comprensione non va limitata a questo significato: esso, infatti, comprende tutta un’attività di decisione e di legislazione, nella dottrina come nella condotta pratica, che coincide con l’amministrazione della Chiesa in generale.
Per la Bibbia di Gerusalemme, l’esegesi cattolica «ritiene che queste promesse eterne valgano non soltanto per la persona di Pietro, ma anche per i suoi successori; sebbene tale conseguenza non sia esplicitamente indicata nel testo, è tuttavia legittima in ragione dell’intenzione manifesta che ha Gesù di provvedere all’avvenire della sua Chiesa con una istituzione che la morte di Pietro non può rendere effimera».
Luca (22,31s) e Giovanni (21,15s) sottolineano che il primato di Pietro, sempre per mandato divino, deve essere esercitato particolarmente nell’ordine della fede e che tale primato lo rende capo, non solo della Chiesa futura, ma già degli altri Apostoli. Infine, c’è da sottolineare che la professione petrina avviene nella regione di Cesarea di Filippo. Possiamo dire che non è «ricordato a caso il quadro geografico: la confessione del Messia e l’investitura di Pietro avvengono fuori dalla Palestina, in un territorio pagano. Le future direzioni della salvezza sono ormai chiare» (Ortensio Da Spinetoli).

Tu sei il Cristo: Benedetto XVI (Omelia, 29 giugno 2007): Nei Vangeli sinottici la confessione di Pietro è sempre seguita dall’annuncio da parte di Gesù della sua prossima passione. Un annuncio di fronte al quale Pietro reagisce, perché non riesce ancora a capire. Eppure si tratta di un elemento fondamentale, su cui perciò Gesù insiste con forza. Infatti, i titoli attribuiti a Lui da Pietro - tu sei “il Cristo”, “il Cristo di Dio”, “il Figlio del Dio vivente”- si comprendono autenticamente solo alla luce del mistero della sua morte e risurrezione. Ed è vero anche l’inverso: l’avvenimento della Croce rivela il suo senso pieno soltanto se “quest’uomo”, che ha patito ed è morto in croce, “era veramente Figlio di Dio”, per usare le parole pronunciate dal centurione dinanzi al Crocifisso (cfr. Mc 15,39). Questi testi dicono chiaramente che l’integrità della fede cristiana è data dalla confessione di Pietro, illuminata dall’insegnamento di Gesù sulla sua “via” verso la gloria, cioè sul suo modo assolutamente singolare di essere il Messia e il Figlio di Dio. Una “via” stretta, un “modo” scandaloso per i discepoli di ogni tempo, che inevitabilmente sono portati a pensare secondo gli uomini e non secondo Dio (cfr. Mt 16,23). Anche oggi, come ai tempi di Gesù, non basta possedere la giusta confessione di fede: è necessario sempre di nuovo imparare dal Signore il modo proprio in cui egli è il Salvatore e la via sulla quale dobbiamo seguirlo. Dobbiamo infatti riconoscere che, anche per il credente, la Croce è sempre dura da accettare. L’istinto spinge ad evitarla, e il tentatore induce a pensare che sia più saggio preoccuparsi di salvare se stessi piuttosto che perdere la propria vita per fedeltà all’amore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, che ci hai nutriti del pane di vita eterna,
nel ricordo glorioso di san Domenico,
fa’ che la tua Chiesa, illuminata dalla sua predicazione
e sostenuta dalle sue preghiere,
raggiunga la piena comunione con te.
Per Cristo nostro Signore.