7 AGOSTO 2019

MERCOLEDÌ XVIII SETTIMANA T. O.

Nm 13,1-3a.25-14,1.26-30.34-35; Sal 105 (106); Mt 15,21-28


Colletta: Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Gesù ha superato i confini della Galilea per ritirarsi verso la zona di Tiro e Sidòne. Non sappiamo come la donna Cananea conoscesse Gesù, anche se Matteo si era premurato di riferire precedemente ai suoi lettori che la fama di Gesù si era diffusa per tutta la Siria (Mt 4,24). Ma questo particolare ha poca importanza perché il Vangelo vuol suggerire due note assai importanti per la vita cristiana. La prima è la costanza impastata di pazienza e di santa insistenza. La donna Cananea non si arrende, e per vincere la sordità di Gesù si mette a gridare. Si grida quando il peso del dolore, della malattia, della sofferenza diventa insopportabile; quando non vi sono vie d’uscita, allora si grida verso il Cielo perché si prende consapevolezza che soltanto Dio può liberare l’uomo dal peso delle sue infermità. La seconda nota è la fede, e la fede che ottiene l’impossibile: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. La fede tutto può ottenere, chi crede, diceva Primo Mazzolari, sa che il deserto può fiorire in una notte.
La risposta di Gesù ai discepoli, Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele, sta a significare che Egli deve dedicarsi innanzi tutto alla salvezza dei Giudei, “«figli di Dio e delle promesse»,  prima di occuparsi dei pagani, che agli occhi dei Giudei erano considerati «cani»” (Bibbia di Gerusalemme, nota a Mt 15,26). Ma l’inaspettata guarigione della figlia della donna Cananea fa comprendere che anche ai pagani è donata la salvezza, e sarà in seguito il tema precipuo della predicazione apostolica (At 15,7; 13,44-52): “Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,11-14).

Dal Vangelo secondo Matteo 15,21-28: In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Gesù e la Cananea - Angelo Lancellotti (Matteo): L’episodio è uno dei più toccanti del vangelo ed è presentato con un delicato realismo non usuale in Matteo; è l’unico caso in cui la narrazione di Matteo è più circostanziata di quella di Marco. Diversi elementi del racconto, ma soprattutto il contenuto teologico, si ritrovano già nella guarigione del servo del centurione di 8,5-13. Dall’episodio della Cananea emergono degli elementi che toccano sul vivo uno dei problemi più scottanti di tutta la teologia biblica: il problema della salvezza messianica estesa ai gentili. Nella concezione veterotestamentaria il genere umano è diviso in due: Israele, il popolo di Dio da una parte, e le nazioni pagane, dall’altra. A Israele appartengono i divini privilegi: l’elezione, l’alleanza, le promesse (cf Rm 9,4); le «nazioni» sono tutti coloro «che non conoscono Jahvé» e che non beneficiano perciò dei favori che egli elargisce al su popolo. Israele è la «proprietà di Jahvé»; le nazioni pagane sono «quelli di fuori», i non-scelti, gli stranieri. Eppure nelle intenzioni di Dio anche le nazioni dovevano entrare nel disegno di salvezza, poiché a tutta l’umanità si estende sua volontà salvifica. E così tutto il corso della storia della. salvezza è segnato dalla dialettica costante fra Israele e le nazioni: fra il particolarismo e l’universalismo. Poiché se il disegno di Dio si inserisce nella storia umana tramite l’elezione e la separazione di Israele, la salvezza non è appannaggio esclusi o d’Israele, ma dono offerto alla umanità.

Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Gesù parla rivolto ai discepoli. Di per sé la risposta riguarda solo la donna, alla quale spiega il proprio comportamento e, indirettamente, il motivo del rifiuto a esaudire la sua preghiera. Ma vale anche per i discepoli, che gli avevano chiesto di allontanare quella donna. Qui la risposta suona di conferma all’opinione dei discepoli, cioè Gesù non può aiutarla e quindi deve tornarsene a casa senza aver ottenuto nulla.
Ma ai discepoli è indirizzata soprattutto una frase che dischiude loro ulteriormente la comprensione di Gesù. «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Dio lo ha mandato e gli ha anche definito il campo di lavoro: la sua missione è limitata a Israele; soltanto attraverso Israele i popoli avranno parte alla salvezza. Questo è l’ordine da seguire; questo è il messaggio contenuto nelle promesse dei profeti. Israele è come un gregge senza pastore, disperso sui monti e destinato alla rovina. Solo se il gregge resta unito al pastore che lo guida e protegge, sarà salvo.
Ora i figli d’Israele sono «come pecore senza pastore» (9,36) poiché i loro pastori sono ciechi e guide di ciechi (15,14). Tramite il profeta Ezechiele Dio aveva annunciato che avrebbe eliminato i falsi pastori, assumendo egli stesso l’ufficio di pastore (cf. Ez 34). Ora il tempo si è compiuto; il Messia è stato mandato per radunare in un unico gregge le pecore disperse, per salvarle dalla rovina e per condurle verso pascoli ubertosi. Solo quando Israele sarà di nuovo riunito e seguirà liberamente il suo vero pastore, anche i popoli della terra potranno essere radunati intorno all’unico vero Signore. Questo è il compito del Messia.

San Paolo e la salvezza mediante la fede - J. Duplacy (Dizionario di Teologia Biblica): Per la Chiesa nascente, come per Gesù, la fede era un dono di Dio (Atti 11,21ss; 16,14; cfr. 1Cor 12,3). Quando perciò si convertirono dei pagani, era Dio stesso che «purificava il loro cuore per mezzo della fede» (Atti 11,18; 14,27; 15,7ss). «Per aver creduto», essi ricevevano lo stesso Spirito dei Giudei Credenti (11,17). Furono quindi accolti nella Chiesa. La fede e la legge giudaica. - Ma presto sorse un problema: bisognava sottometterli alla circoncisione e alla legge giudaica (Atti 15,5; Gal 2,4)? D’accordo con i responsabili (Atti 15; Gal 2,3-6), Paolo ritiene assurdo costringere i pagani a «giudaizzare», perché gli stessi Giudei sono stati salvati dalla fede in Cristo (Gal 2,15s). Quando si volle imporre la circoncisione ai suoi cristiani di Galazia (5,2; 6,12), Paolo avvertì quindi facilmente che ciò significava annunziare un altro vangelo (1,6-9). Questa nuova crisi fu per lui l’occasione per riflettere in profondità sul compito della legge e della fede nella storia della salvezza. Da Adamo (Rom 5,12-21) tutti gli uomini, pagani o Giudei, sono colpevoli dinanzi a Dio (1,18-3, 20). La legge stessa, fatta per la vita, non ha generato che il peccato e la morte (7,7-10; Gal 3,10-14.19-22). La venuta (Gal 4,4s) e la morte di Cristo pongono fine a questa situazione manifestando la giustizia di Dio (Rom 3,2126; Gal 2,19 ss) che si ottiene per mezzo della fede (Gal 2,16; Rom 3,22; 5,2). Il compito della legge è quindi terminato (Gal 3,23 - 4,11). Ritorna il regime della promessa - ora compiuta in Gesù - (Gal 3,15-18); al pari di Abramo, i cristiani sono giustificati dalla fede, senza la legge (Rom 4; Gal 3,6-9; cfr. 15,6; 17,11). D’altronde, secondo i profeti, il giusto doveva vivere per mezzo della fede (Ab 2,4 = Gal 3,11; Rom 1,17), ed il resto di Israele (Rom 11,1-6) doveva essere salvato dalla sola fede nella pietra posta da Dio (Is 28,16 = Rom 9,33; 10,11), il che gli permetteva di aprirsi alle nazioni (Rom 10, 14-21; 1Piet 2, 4-10).

Donna, grande è la tua fede! La lode che Gesù rivolge alla donna Cananèa fa ricordare l’episodio della guarigione del servo del centurione (Cf. Mt 8,10). Gesù aderisce alla richiesta della donna pagana e del soldato romano toccando con mano e mettendo in grande evidenza la loro fede. In questa luce, nel racconto della guarigione della figlia della donna Cananèa, possiamo cogliere allora un altro intento. L’evangelista Matteo nel ricordare questo episodio ai suoi lettori, suoi connazionali, ebrei come lui, li vuole portare alla stessa fiduciosa insistenza, perseveranza, tenacia nei confronti di Dio e di Cristo. La donna siro-fenicia così è un modello di fede cristiana. Matteo pensa veramente di svegliare la gelosia degli Israeliti e portarli alla fede; li vuole portare ad una professione di fede che avrebbe permesso loro di accogliere il Cristo come salvatore, poiché in «nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (Atti 4,12).

Le donne del Vangelo - Mulieris dignitatem 13: Scorrendo le pagine del Vangelo, passa davanti ai nostri occhi un gran numero di donne, di diversa età e di diverso stato. Incontriamo donne colpite da malattia o da sofferenze fisiche, come la donna che aveva «uno spirito che la teneva inferma, era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo» (cf. Lc 13,11), o come la suocera di Simone che era «a letto con la febbre» (Mc 1,30), o come la donna «affetta da emorragia» (cf. Mc 5,25-34), che non poteva toccare nessuno, perché si riteneva che il suo tocco rendesse l’uomo «impuro». Ciascuna di loro fu guarita, e l’ultima, l’emorroissa, che toccò il mantello di Gesù «tra la folla» (Mc 5, 27), fu da lui lodata per la grande fede: «La tua fede ti ha salvata» (Mc 5,34). C’è poi la figlia di Giairo, che Gesù fa tornare in vita, rivolgendosi a lei con tenerezza: «Fanciulla, io ti dico, alzati!» (Mc 5,41). E ancora c’è la vedova di Nain, alla quale Gesù fa ritornare in vita l’unico figlio, accompagnando il suo gesto con un’espressione di affettuosa pietà: «Ne ebbe compassione e le disse: Non piangere!» (Lc 7,13). E infine c’è la Cananea, una donna che merita da parte di Cristo parole di speciale apprezzamento per la sua fede, la sua umiltà e per quella grandezza di spirito, di cui è capace soltanto un cuore di madre: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri» (Mt 15,28). La donna cananea chiedeva la guarigione della figlia. [...] In tutto l’insegnamento di Gesù, come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna. La donna ricurva viene chiamata «figlia di Abramo» (Lc 13,16): mentre in tutta la Bibbia il titolo di «figlio di Abramo» è riferito solo agli uomini. Percorrendo la via dolorosa verso il Golgota, Gesù dirà alle donne: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me» (Lc 23,28). Questo modo di parlare delle donne e alle donne, nonché il modo di trattarle, costituisce una chiara «novità» rispetto al costume allora dominante.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Accompagna con la tua continua protezione, Signore,
il popolo che hai nutrito con il pane del cielo,
e rendilo degno dell’eredità eterna.
Per Cristo nostro Signore.