6 AGOSTO 2018

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, FESTA - ANNO C

Dn 7,9-10.13-14 oppure 2 Pt 1,16-19; Sal 96 (97); Lc 9,28b-36


Colletta: O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio, e vive e regna con te...

La trasfigurazione anticipa la gloria pasquale del Cristo. Mosè ed Elia sono i due testimoni che attestano il compimento delle promesse e l’inizio dei nuovi tempi nei quali Dio, in Cristo, avrebbe elargito a tutti gli uomini il dono della salvezza. La voce celeste indica Gesù come il Figlio di Dio: il nuovo Legislatore, il Profeta, che i discepoli dovranno ascoltare e seguire associandosi al suo destino di morte e di risurrezione.

Dal Vangelo secondo Luca 9,28b-36: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. 

La trasfigurazione - P. De Surgy (Dizionario di Teologia Biblica): Scopo e frutto dell’avvenimento. - La trasfigurazione conferma la confessione di Cesarea e consacra la rivelazione di Gesù, figlio dell’uomo sofferente e glorioso, la cui morte e risurrezione realizzeranno le Scritture. Rivela la persona di Gesù, Figlio diletto e trascendente, che possiede la gloria stessa di Dio. Manifesta Gesù e la sua parola come la nuova legge. Anticipa e prefigura l’avvenimento pasquale, che, per la via della Croce, introdurrà Cristo nella piena manifestazione della sua gloria e della sua dignità filiale. Questa esperienza anticipata della gloria di Cristo è destinata a sostenere i discepoli nella loro partecipazione al mistero della croce. Resi partecipi, mediante il battesimo, del mistero di risurrezione prefigurato dalla trasfigurazione, i cristiani sono chiamati fin d’ora ad essere sempre più trasfigurati dall’azione del Signore (2Cor 3,18), in attesa di esserlo totalmente con il loro corpo al momento della parusía (Fil 3, 21). Nella loro partecipazione terrena alle sofferenze di Cristo, ogni incontro autentico con il Signore Gesù ha un po’, per il sostegno della loro fede, la stessa funzione della trasfigurazione per il sostegno della fede dei discepoli. 

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. Tutta la scena della trasfigurazione avviene in un clima di profonda preghiera: in questo modo, sia la trasfigurazione che la voce celeste, appaiono come la risposta del Padre alla preghiera ardente del Figlio.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto. Luca preferisce usare l’espressione il suo volto cambiò d’aspetto al posto di trasfigurazione (metamorfosi: Mt 17,2; Mc 9,2) per evitare che nella mente del suo lettore, di origine e di cultura greca, si evocassero immagini facilmente riconducibili ai riti dei misteri ellenistici. Il cambiamento d’aspetto, oltre ai tratti esterni come il fulgore e il candore della veste, evoca le grandi teofanie dell’Antico Testamento come la nube da cui scaturisce la voce del Padre (Cf. Es 40,35; Num 9,8-22). Ma è soprattutto «la realtà della gloria a caratterizzare questa trasfigurazione di Gesù: Pietro e i suoi compagni videro la sua gloria. La “gloria” appartiene esclusivamente a Dio, è manifestazione agli uomini della sua divinità. Questo segno teofanico ora risplende sul volto di Gesù, manifesta ai discepoli l’intimo suo essere: egli è lo stesso Dio, “irradiazione della gloria del Padre” (Eb 1,3)» (Rosario Scognamiglio).
Mosè ed Elia (il primo simboleggia la Legge, la Torah; il secondo i Profeti, quindi entrambi stanno a rappresentare tutto l’Antico Testamento) testimoniano che Gesù è colui che porta a compimento le Scritture. Insieme parlano dell’esodo di Gesù: Egli salirà a Gerusalemme, la città santa, per dare compimento, con la sua morte e la sua risurrezione, al progetto salvifico, «mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo» (Ef 3,9), ora «manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede» (Rom 16,26).
Pietro e i suoi compagni oppressi dal sonno... Il torpore e la paura sono segni inequivocabili che l’uomo sta per entrare in contatto con il soprannaturale (Cf. Is 6,5; Dn 7,15; Ap 1,17). ma, quando si svegliarono, videro la gloria di Gesù e i due uomini che stavano con lui.
Mentre [Pietro] parlava così, venne una nube. Nella sacra Scrittura, la nube, oltre ad essere simbolo dell’effimero (Cf. Gb 7,9; 30,15; Sap 2,4; ecc.), è «segno della presenza del Signore perché, da un lato, nasconde la luce del sole divenendo così un emblema della trascendenza e del mistero di Dio» (Gianfranco Ravasi). Una colonna di nube guida Israele nel suo esodo verso la terra promessa (Cf. Es 13,21; 14,20.36.38). Essa riempie il tempio (Cf. Es 40,34; Num 9,15; 17,7) e Dio e il Figlio dell’uomo verran­no sulle nubi (Cf. Dt 33,25; Mt 26,64). Da ciò si comprende la paura dei tre apostoli.
Gli apostoli entrati nella nuvola, sentono una voce che dichiara loro: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Siamo nel cuore del mistero svelato. Questo intervento di Dio Padre segna il vertice della teofania del Tabor. L’autore e il protagonista supremo della storia della salvezza, il «Padre, Signore del cielo e della terra» (Mt 11,25), rompe di nuovo il silenzio e si fa sentire con forza.
Sul monte della trasfigurazione, Dio Padre non solo conferma l’attestazione del Giordano: «Questi è il mio Figlio l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17; Cf. Mc 1,11; Lc 3,21), ma aggiunge perentoriamente: Ascoltatelo! Sempre. Anche quando invita i suoi discepoli a seguirlo sull’irta strada della croce (Cf. Lc 9,23). Collocando, infine, la teofania del monte nel suo contesto si evince che essa è posta in stretta connessione con l’annuncio che Gesù fa della propria morte e risurrezione: il racconto è quindi teso a corroborare la fede dei discepoli in modo che siano pronti ad affrontare lo scandalo della croce e sappiano, in questo modo, che il cammino della gloria passa attraverso la passione e la morte.

Ed ecco, due uomini conversavano con lui - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Due uomini parlavano con lui; si dà rilievo al colloquio che Mosè ed Elia hanno iniziato con Gesù più che alla loro apparizione, colloquio ricordato dall’evangelista fin dall’inizio della proposizione. Apparsi nella gloria; Mosè ed Elia (cf. commento a Mt., 17,3) sono avvolti nella «gloria», cioè nello splendore luminoso che nel Vecchio Testamento caratterizzava la presenza di Jahweh (cf. vers. seguente). Discorrevano della sua morte che doveva avvenire a Gerusalemme; queste parole rivelano l’esatto significato dello straordinario avvenimento che ebbe luogo sulla innominata montagna. I due personaggi più significativi dell’Antico Testamento: Mosè, rappresentante della legge ed Elia, rappresentante a sua volta dei profeti, i quali assistono a quella manifestazione eccezionale della gloria del Messia e conversano con lui sul destino che lo attende nella città santa, non sono due figure coreografiche che abbelliscono la scena, bensì rappresentano i portavoce più autorevoli delle predizioni dell’Antico Testamento concernenti il Messia. I due famosi personaggi dell’ebraismo con la loro presenza sono a testimoniare che Gesù costituisce il compimento della Legge e dei Profeti. Il fatto della trasfigurazione riveste una notevole importanza per il messianismo di Cristo, perché quello straordinario evento appare manifestamente come una approvazione celeste della solenne dichiarazione messianica di Pietro e della successiva profezia della passione fatta dal Maestro stesso davanti ai discepoli, l’una e l’altra ricordate poco prima (cf. verss. 20-22) e messe dall’evangelista in stretto rapporto con l’episodio della trasfigurazione. Con l’apparizione di Mosè e di Elia accanto a Gesù trasfigurato, gli apostoli vengono rassicurati che il Maestro è venuto realmente a compiere la Legge, non già a distruggerla, come affermavano gli Scribi ed i Farisei. Si noti che Luca ricorda espressamente che i due personaggi dell’antica Legge parlano della morte (ἔξοδος = uscita, cioè: morte; cf. 2Pietro, 1,15) che Cristo avrebbe subito a Gerusalemme e con questo intendono affermare che il Messia realizza con la sua morte le predizioni dell’Antico Testamento che lo riguardavano. È merito del terzo evangelista l’aver indicato con tanta evidenza che il fatto della trasfigurazione ha un nesso stretto con la morte di Gesù e che il Messia, apparso in tanto splendore, doveva subire una fine umiliante e dolorosa.

Acoltatelo! - C. Augustin (Dizionario di Teologia Biblica): La rivelazione biblica è essenzialmente parola di Dio all’uomo. Ecco perché, mentre nei misteri greci e nella gnosi orientale la relazione dell’uomo con Dio si fonda soprattutto sulla visione, secondo la Bibbia «la fede nasce dall’ascolto» (Rom 10,17). L’uomo deve ascoltare Dio. a) Ascoltate, grida il profeta con l’autorità di Dio (Am 3,1; Ger 7,2). Ascoltate, ripete il sapiente in nome dell’esperienza e della conoscenza della legge (Prov 1,8). Ascolta, Israele, ripete ogni giorno il pio israelita per compenetrarsi della volontà del suo Dio (Deut 6,4; Mc 12,29). Ascoltate, riprende a sua volta Gesù stesso, parola di Dio (Mc 4, 3. 9 par.). Ora, secondo il senso ebraico della parola verità, ascoltare, accogliere la parola di Dio, non significa soltanto prestarle attento orecchio, significa aprirle il proprio cuore (Atti 16,14), metterla in pratica (Mt 7,24ss), obbedire. Questa è l’obbedienza della fede richiesta dalla predicazione ascoltata (Rom 1,5; 10,14 ss).
 b) Ma l’uomo non vuole ascoltare (Deut 18,16.19), ed è questo il suo dramma. È sordo agli appelli di Dio; il suo orecchio ed il suo cuore sono incirconcisi (Ger 6,10; 9,25; Atti 7,51). Ecco il peccato dei Giudei denunziato da Gesù: «Voi non potete ascoltare la mia parola... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; se voi non ascoltate, è perché non siete da Dio» (Gv 8,43.47). Di fatto Dio solo può aprire l’orecchio del suo discepolo (Is 50,5; cfr. 1 Sam 9,15; Giob 36,10), «forarglielo» perché obbedisca (Sal 40,7s). Quindi, nei tempi messianici, i sordi sentiranno, ed i miracoli di Gesù significano che infine il popolo sordo comprenderà la parola di Dio e gli obbedirà (Is 29,18; 35,5; 42,18ss; 43,8; Mt 11,5). È quel che proclama ai discepoli la voce dal cielo: «Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo» (Mt 17,5 par.). Maria, abituata a conservare fedelmente le parole di Dio nel proprio cuore (Lc 2, 19.51), è stata proclamata beata dal figlio Gesù, quando ha rivelato il senso profondo della sua maternità: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono» (Lc 11,28)

Sul monte apparve tutta la Trinità: Catechismo della Chiesa Cattolica 555: Per un istante, Gesù mostra la sua gloria divina, confermando così la confessione di Pietro. Rivela anche che, per «entrare nella sua gloria» (Lc 24,26), deve passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mosè ed Elia avevano visto la gloria di Dio sul monte; la Legge e i profeti avevano annunziato le sofferenze del Messia. La passione di Gesù è proprio la volontà del Padre: il Figlio agisce come Servo di Dio. La nube indica la presenza dello Spirito Santo: «Tota Trinitas apparuit: Pater in voce, Filius in homine, Spiritus in nube clara - Apparve tutta la Trinità: il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella nube luminosa»: «Tu ti sei trasfigurato sul monte, e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria ed annunziassero al mondo che tu sei veramente l’irradiazione del Padre».

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». (Vangelo)  
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Il pane del cielo che abbiamo ricevuto, o Padre,
ci trasformi a immagine del Cristo,
che nella Trasfigurazione
rivelò agli uomini il mistero della sua gloria.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.