30 Luglio 2019
Martedì XVII Settimana T. O.
Es 33,7-11; 34,5-9.28; Sal 102 (103); Mt 13,36-43
Colletta: O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Una verità scomoda: la zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. Una verità che forse abbiamo cercato di mimetizzare, o di addolcire, oppure di cancellare dalla nostra povera vita. Nel mondo, quindi, si aggirano i figli del Maligno per seminare la zizzania, per diffondere discordie, guerre, liti…, ma in modo più subdolo, con grande fantasia diabolica, per spacciare la menzogna come verità, e delitti abominevoli, come l’aborto, come conquiste sociali.
“Proprio nel caso dell’aborto si registra la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di «interruzione della gravidanza», che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell’opinione pubblica. Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita. La gravità morale dell’aborto procurato appare in tutta la sua verità se si riconosce che si tratta di un omicidio e, in particolare, se si considerano le circostanze specifiche che lo qualificano. Chi viene soppresso è un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare: mai potrebbe essere considerato un aggressore, meno che mai un ingiusto aggressore! È debole, inerme, al punto di essere privo anche di quella minima forma di difesa che è costituita dalla forza implorante dei gemiti e del pianto del neonato. È totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. Eppure, talvolta, è proprio lei, la mamma, a deciderne e a chiederne la soppressione e persino a procurarla” (Evangelium vitae 58).
Eppure c’è chi ha sbandierato tale abominevole delitto come “segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita.” (Evangelium vitae 17).
E sempre nel mondo, inquieto, si aggira il diavolo come “leone ruggente cercando chi divorare” (1Pt 5,8). E anche qui il mondo ha cercato di minimizzare, di far passare come favole l’inferno, il diavolo, il giudizio di Dio…, in modo maldestro i sapientoni di questo mondo hanno cercato di cassare l’atto di dolore reo di contenere una parola scomoda: ho meritato i tuoi castighi, per certi soloni Dio non castiga, è sempre buono, è misericordia, perdona tutti e tutto, e così tutto è lecito. In questo modo il diavolo è diventato il bau bau per tenere buoni bambini e sciocchi. Come ci suggerisce Paolo VI, il “male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni” (Paolo VI, Udienza Generale 15 Novembre 1972).
Dal Vangelo secondo Matteo 13,36-43: In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
La parabola della zizzania è esclusiva di Matteo, e la spiegazione, di chiara comprensione, è rivolta esclusivamente ai discepoli: “Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo»” (Mt 13,36). Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo, il campo è il mondo, il seme buono sono i figli (semitismo = sudditi) del Regno, la zizzania sono i figli del Maligno. Il seme buono, il grano, è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi danno frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno (Mt 13,23). La zizzania, presente nello stesso campo - che è il mondo - rappresenta i figli Maligno che non sono gli atei, i miscredenti, gli agnostici, i sodali di altre religioni, ma sono coloro che ascoltano ma non accolgono sul serio la parola di Gesù. Il nemico che l’ha seminata è il diavolo – dal greco: dia attraverso ballo metto. Propriamente, mettersi di traverso, separare, mettere in mezzo, frapporre una barriera, creare fratture. Il nemico è colui che crea un impedimento, colui che mette il dubbio, che non fa portare frutto. La mietitura rappresenta la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli che separeranno i buoni dai cattivi. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo, rimanda al giudizio universale (cfr. Mt 25).
Il nemico … il diavolo - Catechismo degli Adulti 382: I demòni hanno come capo Satana. La sua forza distruttiva e il suo influsso nella storia sono indicati dalla Bibbia in termini impressionanti: «il principe di questo mondo» (Gv 12,31); «il grande drago, il serpente antico... che seduce tutta la terra» (Ap 12,9); «omicida fin da principio... e padre della menzogna» (Gv 8,44), «colui che della morte ha il potere» (Eb 2,14); il «maligno» che domina «tutto il mondo» (1Gv 5,19). Bisogna dunque vedere in lui una persona, malvagia e potente che, attraverso un’illusione di vita, organizza sistematicamente la perdizione e la morte.
Si può riconoscere un suo influsso particolare nella forza della menzogna e dell’ateismo, nell’atteggiamento diffuso di autosufficienza, nei fenomeni di distruzione lucida e folle. Ma tutta la storia, a cominciare dal peccato primordiale, è inquinata e stravolta dalla sua azione nefasta. Secondo la concezione biblica, le varie forme di male sono in qualche modo riconducibili a lui e ai demòni suoi complici. La Chiesa ritiene che «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà... fino all’ultimo giorno».
Così inquietante è la forza del male, che alcune dottrine religiose hanno immaginato l’esistenza di un dio malvagio, indipendente e concorrenziale rispetto al Dio del bene. La Chiesa rifiuta questo modo di vedere. Tuttavia non minimizza il mistero del male, riducendolo alle deficienze della natura o alla colpa dell’uomo, ma vi scorge «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore».
Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco... B. Renaud e X. LÉON Dufour (Dizionario di Teologia Biblica): 1. Gesù - Annunciato come il vàgliatore che getta la paglia nel fuoco (Mt 3,10) e battezza nel fuoco (3,11s), Gesù, pur rifiutando la funzione di giustiziere, ha mantenuto i suoi uditori nell’attesa del fuoco del giudizio, riprendendo il linguaggio classico del VT. Egli parla della «Geenna del fuoco» (5,22), del fuoco in cui saranno gettati la zizzania improduttiva (13,40; cfr. 7,19) ed i sarmenti (Gv 15,6): sarà un fuoco che non si spegne (Mc 9,43s), in cui «il loro verme» non muore (9,48), vera fornace ardente (Mt 13,42.50). Null’altro che un’eco solenne del VT (cfr. Lc 17,29). 2. I primi cristiani hanno conservato questo linguaggio, adattandolo a situazioni diverse. Paolo se ne serve per dipingere la fine dei tempi (2Tess 1,8); Giacomo descrive la ricchezza marcia, arrugginita, consegnata al fuoco distruttore (Giac 5,3); la lettera agli Ebrei mostra la prospettiva terribile del fuoco che deve divorare i ribelli (Ebr 10,27). Altrove è evocata la conflagrazione ultima, in vista della quale «cieli e terra sono tenuti in serbo» (2Piet 3,7.12). La fede deve essere purificata in funzione di questo fuoco escatologico (1Piet 1,7), e così pure l’opera apostolica (1Cor 3,15) e l’esistenza cristiana perseguitata (1Piet 4,12-17). 3. L’Apocalisse conosce i due aspetti del fuoco: quello delle teofanie e quello del giudizio. Dominando la scena, il figlio dell’uomo appare con gli occhi fiammeggianti (Apoc 1,14; 19,12). Da un lato, ecco la teofania: è il mare di Cristallo mescolato a fuoco (15,2). Dall’altro, ecco il castigo: il lago di fuoco e di zolfo per il demonio (20,10), il che è la seconda morte (20,14s),
… raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali - Angelo Lacellotti (Matteo): tutti gli scandali: la purificazione della Chiesa da tutti i fautori «di scandali», cioè dagli operatori d’iniquità, la cui fine era annunziata dai profeti per gli ultimi tempi (cf Sof 1,3; Sal 37.1; Ml 3,19), non potrà mai avvenire prima del giudizio escatologico, in cui ci sarà la separazione definitiva tra i «giusti» i «benedetti del Padre» e i reprobi i «maledetti»; i primi per entrare nel regno del Padre loro (v. 43), i secondi per ricevere il «castigo eterno» (25,32.34.41.46).
… li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti - Catechismo della Chiesa Cattolica 1034: Gesù parla ripetutamente della «geenna», del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe: «Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente» (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!» (Mt 25,41).
1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, «il fuoco eterno». La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.
1036 Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l’inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l’uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14). «Siccome non conosciamo né il giorno né l’ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti».
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Dio, nostro Padre, che ci hai dato la grazia
di partecipare al mistero eucaristico,
memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio,
fa’ che questo dono del suo ineffabile amore
giovi sempre per la nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
di partecipare al mistero eucaristico,
memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio,
fa’ che questo dono del suo ineffabile amore
giovi sempre per la nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.