26 Luglio 2019
Santi Gioacchino e Anna - Memoria
Es 20,1-17; Sal 18 (19); Mt 13,18-23
Dal Martirologio: Memoria dei santi Gioacchino e Anna, genitori dell’immacolata Vergine Maria Madre di Dio, i cui nomi sono conservati da antica tradizione cristiana.
Santi Anna e Gioacchino: Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant’Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. (Avvenire)
Colletta: Dio dei nostri padri, che ai santi Gioacchino e Anna hai dato il privilegio di avere come figlia Maria, madre del Signore, per loro intercessione concedi ai tuoi fedeli di godere i beni della salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Nella spiegazione della parabola, Gesù mette in evidenza quattro categorie di persone, tutto e quattro in ascolto della Parola di Dio, ma con modalità e frutti assai diversi. C’è chi non la “comprende”: un’ignoranza colpevole? Forse sì, in quanto apre le porte dell’anima al Maligno, il quale viene e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore. C’è chi ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non pondera bene i passi da compiere, non riflette con sapienza a cosa va incontro, e così appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. La terza categoria è la più ostica, impenetrabile, sorda, incapace di mettersi in ascolto a motivo della preoccupazione del mondo e della seduzione della ricchezza. E così, affanni e avidità soffocano la Parola. Infine, vi sono coloro che riflettono sulla Parola ascoltata e si dispongono a mettersi in un serio e ben ponderato cammino di conversione. Se nella parabola il Maligno, le tribolazioni, le persecuzioni, le preoccupazioni del mondo, e la seduzione della ricchezza, la fanno da padroni, la libertà dell’uomo rimane inviolabile.
Dal Vangelo secondo Matteo 13,18-23: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
La spiegazione della parabola del seminatore - Giuseppe Barbaglio (Il Vangelo di Matteo): L’accento cade sulle diverse disposizioni morali degli uomini che ascoltano la parola di Dio. Questa si trova minacciata in loro da forze esterne: Satana, crisi, persecuzioni, preoccupazioni del mondo e ricchezze. In chi vi soccombe essa resta senza frutto. Invece produce frutti abbondanti in coloro che resistono validamente e accolgono la parola con animo aperto. L’efficacia della parola si trova dunque condizionata dal tipo di accoglienza che gli ascoltatori le riservano. L’ascolto superficiale, unito all’incostanza nelle difficoltà e al cedimento di fronte alle tentazioni, rimane sterile. Risulterà invece operativo in senso salvifico nell’ascoltatore docile e perseverante.
L’intento appare chiaramente esortativo. Si vuol ammonire i membri della comunità cristiana, che hanno ascoltato la parola di Dio accogliendo la predicazione apostolica, di non cedere alle lusinghe e di essere fermi nelle difficoltà, particolarmente in tempo di persecuzione. Altrimenti l’ascolto iniziale sarà inutile. È chiaro l’assillo pastorale di questa interpretazione della parabola. L’attenzione si volge al presente della vita cristiana, che è qualificato come fedeltà alla decisione iniziale per il vangelo.
Nella parabola del seminatore, Gesù suggerisce quattro tipi di terreno. Il primo è la strada: è l’immagine di colui che ascolta la parola, non la comprende e, a motivo della sua stoltezza, fa sì che il diavolo rubi ciò che è stato seminato. Il diavolo, il «dio di questo mondo» (2Cor 4,4), ha un progetto: non vuole che l’uomo si salvi e conoscendo la potenza della Parola di Dio è pronto a scendere in campo. Ma la parabola mette a nudo l’estrema impotenza del diavolo: infatti, egli riesce a rubare «ciò che è stato seminato nel cuore», non perché capace di farlo, ma per la negligenza dell’uomo.
L’affermazione, Quello che è stato seminato sul terreno sassoso, mette in relazione l’incostanza con la tribolazione o la persecuzione a causa della Parola. Praticamente, quando si vive una vita cristiana ovattata tutto va bene, si può essere anche gioiosi, ma quando la croce incomincia a far capolino, allora tutto cambia repentinamente. La parabola ritorna così a ricordarci una profonda comunione tra la fede e la croce. Il credente non può essere così ingenuo da pensare che gli verrà risparmiata la croce proprio da Colui che liberamente in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce (Eb 12,2) per la salvezza degli uomini. Cristo «chiama i suoi discepoli a prendere la croce e a seguirlo, poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme. Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari. Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice. Al di fuori della croce non vi è altra salvezza» (CCC 618).
Il seme caduto tra i rovi, mette in evidenza il ruolo negativo della preoccupazione del mondo e della seduzione della ricchezza nella vita dei discepoli: un ruolo negativo perché di fatto «soffocano la Parola ed essa non porta frutto» (Mt 13,28). È una condanna senza appello! Mentre per i due primi casi l’uomo può sempre mettersi in carreggiata, nel caso della preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza la creatura si avvia alla morte per soffocamento. Il Signore Dio concede la grazia e non violenta l’uomo, il quale deve corrispondere liberamente. Chi risponde con generosità riceve ulteriore grazia, arricchendosi così ogni giorno di più in grazia e santità. Chi invece la respinge, muore soffocato nel suo egoismo.
Alla fine c’è il terreno buono. Con questa immagine Gesù vuol dirci che l’uomo può farcela perché Dio lo vuole. Basta aprirsi al suo Amore, basta credere alla sua Parola. Basta accogliere con fiducia la Parola che Dio, per bocca del profeta Isaia, rivolge al suo popolo: «Credetemi, pare che voglia dire Yahveh, la mia parola è efficace. Tutto quello che vi dico, è vero. Come la pioggia che scende dal cielo non torna lassù senza aver inzuppato e fecondato la terra, così la mia parola non torna a me senza aver adempiuto il suo compito. La parola di Dio è il piano di Dio, i suoi eterni disegni di salvezza, piano e disegni che si sono realizzati in Cristo, sua parola incarnata» (Epifanio Callego).
Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende - Angelo Lancellotti (Matteo): la parola del Regno: è l’annuncio della misteriosa realtà del regno dei cieli fatto da Gesù durante la sua esistenza terrena, mentre nell’applicazione che ne fa la Chiesa è il messaggio apostolico rivolto al mondo sia giudaico che pagano. - non la comprende: cioè non l’accoglie, mostrandosi del tutto refrattario ad assimilarne il contenuto e a tradurre nella vita pratica le esigenze morali, come refrattario è verso la semente il fondo ben compatto di una via, sia esso anche un sentiero di campagna. In questa categoria di persone va identificato, in primo luogo, il popolo ebraico, il popolo ebraico che non accolse la parola di salvezza offertagli dal Messia ed ora si ostina a rifiutare il messaggio cristiano. - viene il maligno: nell’assurda, preconcetta incredulità d’Israele e di quanti ne imitano e ne imiteranno l’esempio, si nasconde la misteriosa azione di Satana il «nemico» del Regno (cf v. 28).
Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Infine, l’ultimo gruppo, il principale e il più importante della parabola, è costituito da coloro che ascoltano e capiscono; da coloro che comprendono rettamente - non solo in maniera iniziale e imperfetta e neppure solo per qualche tempo o finché la cosa è facile e dà gioia il credere -; da coloro che restano fedeli nelle opposizioni e nelle tribolazioni, nelle dure lotte con le altre potenze che vogliono dominare la nostra vita. Comprendere a fondo significa rendersi conto che Dio vuole essere il nostro unico Signore, per sempre e ovunque; che l’essere discepoli di Gesù comporta un legame stabile e profondo con lui per tutta la vita. Chi ha così «compreso», viene continuamente e riccamente ricoperto dei doni di Dio, e porta molto frutto: il cento, il sessanta, il trenta, secondo la misura della propria comprensione.
Le parabole non sono finite - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Ancora oggi Dio ci parla del suo regno in parabole, cioè in segni, al passo con la vita che continua incessantemente il suo corso. In primo luogo, continua a parlarci attraverso suo Figlio, Gesù Cristo, che è la parabola viva ed eterna del Padre, come disse Gesù all’apostolo Filippo che gli chiedeva di fargli vedere il Padre: « Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9). Dio ci parla anche con la parola della Chiesa e con la comunità dei fratelli; ci interpella in parabola attraverso i più poveri e bisognosi di liberazione, come con gli avvenimenti positivi e negativi del nostro tempo, con le legittime aspirazioni dell’umanità, con il dolore dei popoli oppressi, con le vittime dell’oppressione e dell’ingiustizia, con la natura e l’inquietudine degli ecologisti, con i successi e i fallimenti personali, familiari e sociali, con l’innocenza dei bambini, l’entusiasmo e l’anticonformismo dei giovani e con la maturità e responsabilità degli adulti, con l’arte e la bellezza, con tutto quello che esiste. Chi ama percepisce la voce dell’Amato in tutto ciò che è umano, bello e nobile. Sarebbe triste metterci nell’atteggiamento dei sordi che, udendo, non ascoltano, dei ciechi che, guardando, non vedono e degli stolti che, nonostante l’evidenza, non capiscono.
Comprendere questa multiforme parola di Dio nella vita personale e nella storia umana richiede il passaggio dall’ascolto all’azione, superando gli scogli che le nostre passioni, la superficialità, l’opportunismo, l’incostanza, le ansie e l’avidità comportano per uno splendido raccolto del seme del regno in noi
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Al di fuori della croce non vi è altra salvezza.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Dio, che nella tua provvidenza
hai voluto che il tuo Figlio
nascesse come membro dell’umana famiglia
per farci rinascere alla nuova vita,
santifica con lo Spirito di adozione
i figli che hai nutrito alla tua mensa.
Per Cristo nostro Signore.
hai voluto che il tuo Figlio
nascesse come membro dell’umana famiglia
per farci rinascere alla nuova vita,
santifica con lo Spirito di adozione
i figli che hai nutrito alla tua mensa.
Per Cristo nostro Signore.