19 Luglio 2019
Venerdì XV Settimana T. O.
Es 11,10-12,14; Sal 115 (116); Mt 12,1-8
Colletta: O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità. perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
I farisei sono irrecuperabili e ancora una volta si dimostrano di essere all’altezza della loro spocchiosa sedicente sapienza: la Legge permetteva, passando per i campi, di raccogliere le spighe (Dt 23,26), ma non di sabato. E di questa infrazione vengono rimproverati i discepoli di Gesù: Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Fame o non fame, i casuisti, abituati a filtrate il moscerino e ingoiare il cammello (Mt 23,24), nel gesto di raccogliere le spighe vi vedevano un lavoro proibito dalla Legge (34,21), e di questo si fanno portavoce. Ed è interessante notare che il rimprovero non è rivolto ai discepoli, ma a Gesù, perché mette in evidenza le vere intenzioni dei replicanti: quello di mettere in difficoltà il Maestro. La risposta di Gesù può essere divisa in due parti. La prima, portando l’esempio dei sacerdoti che infrangono il sabato per compiere il loro ufficio nel Tempio, suggerisce che una istituzione divina, come l’istituzione del sabato, deve accompagnarsi sempre alla carità e mai sopraffarla, se così fosse non sarebbe più una Legge divina: se venisse meno alla carità deformerebbe la volontà di Dio, e qui possiamo ricordare le interminabili e pruriginose polemiche sulle innumerevoli guarigioni operate da Gesù in giorno di sabato. La seconda parte manifesta il potere di Gesù “d’interpretare con autorità la Legge mosaica [cf 5,17+; 15,1-7p; 19,1-9p]. Egli ha simile autorità come «Figlio dell’uomo», come capo del regno messianico [8,20+] e incaricato di stabilire fin da quaggiù [9,6] la nuova economia [9,17+] superiore all’antica perché «qui c’è qualcosa più grande del tempio»” (Bibbia di Gerusalemme, nota Mt 12,8). La risposta stizzisce i legulei, i quali riprenderanno la discussione più avanti, con maggiore lena (Mt 12,9ss) e trovandosi con le spalle al muro non pensano che a una soluzione: liberarsi definitivamente di un interlocutore fin troppo scomodo: “Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mt 12,14).
Dal Vangelo secondo Matteo 12,1-8: In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato - C. Spicq e P. grelot (Dizionario di Teologia Biblica): 1. L’istituzione del sabato. - Il termine sabato designa un riposo effettuato con intenzione religiosa. La sua pratica appare già negli strati più antichi della legge (Es 20,8; 23,12; 34,21). Ha probabilmente un’origine premosaica, che rimane oscura. Nella Bibbia è legato al ritmo sacro della settimana, che chiude con un giorno di riposo, di gioia e di riunione cultuale (Os 2,13; 2 Re 4,23; Is 1,13).
2. motivi del sabato. - Il codice dell’alleanza sottolineava il lato umanitario di questo riposo, che permetteva agli schiavi di riprendere fiato (Es 23,12). Tale è ancora il punto di vista del Deuteronomio (5,12...). Ma la legislazione sacerdotale gli conferisce un altro senso. Con il suo lavoro l’uomo imita l’attività del Dio creatore. Con il riposo del settimo giorno, imita il *riposo sacro di Dio (Es 31,13...; Gen 2, 2 s). Dio ha dato cosi il sabato ad Israele come un segno, affinché sappia che Dio lo santifica (Ez 20,12).
3. La pratica del sabato. - il riposo del sabato era concepito dalla legge in modo molto stretto: divieto di accendere il fuoco (Es 35,3), di raccogliere legna (Num 15,32...), di preparare il cibo (Es 16,23...). Su testimonianza dei profeti, la sua osservanza condizionava la realizzazione delle promesse escatologiche (Ger 17,19-27; Is 58,13). Si vede quindi Neemia tener duro nella sua pratica integrale (Neem 13,15-22). Per «santificare» questo giorno (Deut 5,12), c’è una «convocazione santa» (Lev 23, 3), offerta di sacrifici (Num 28, 9 s), rinnovamento dei pani della proposizione (Lev 24, 8; 1Cron 9, 32). Fuori di Gerusalemme, questi riti sono sostituiti da un’adunanza singolare, consacrata alla preghiera comune ed alla lettura commentata della Sacra Scrittura. All’epoca dei Maccabei, la fedeltà al riposo del sabato è tale che gli Asidei si lasciano massacrare piuttosto che violarlo prendendo le armi (1Mac 2,32-38). Verso l’epoca del Nuovo Testamento si sa che gli Esseni lo osservano in tutto il suo rigore, mentre i dottori farisei elaborano in proposito una casistica minuziosa […] Gesù non abroga esplicitamente la legge del sabato: in questo giorno egli frequenta la sinagoga e ne approfitta per annunciare il vangelo (Lc 4,16...). Ma trova a ridire al rigorismo formalistico dei dottori farisei: «Il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27), ed il dovere della carità prevale sull’osservanza materiale del riposo (Mt 12,5; Le 13, MM6; 14,1-5). Inoltre Gesù si attribuisce un potere sul sabato: il figlio dell’uomo ne è padrone (Mc 2,28). È questo uno degli appunti che i dottori gli muovono (cfr. Gv 5, 9...). Ma, facendo del bene nel giorno di sabato, non imita egli il Padre suo che, entrato nel suo riposo al termine della creazione, continua a governare il mondo ed a vivificare gli uomini (Gv 5,17)?
Ma egli rispose loro … - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Gesù controbatte con una difesa piuttosto lunga, architettonicamente costruita su una linea logica progressiva. I quattro argomenti interdipendenti tendono a dimostrare che Gesù è nel suo pieno diritto e non viola il comando di Dio. I primi tre, tolti dalla Scrittura, sono tali da convincere anche un giudeo. L’ultima decisiva controprova presuppone invece la fede nell’autorità sovrana di Gesù: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Qui, come nella questione del digiuno, Gesù si appella alla sua singolare missione: nel tempo delle nozze messianiche non c’è motivo di digiunare. Anche il comando sabatico, la sua interpretazione e il modo di osservarlo sono sottoposti a Gesù come a padrone. Fondandosi su questa affermazione, i primi cristiani poterono ardire di celebrare la festa sabatica a loro modo, fino a sostituirla con la celebrazione del primo giorno della settimana: ciò rientra nella suprema autorità del Kyrios, trasmessa agli apostoli.
La santificazione del sabato - Ortensio Da Spinetoli (Matteo): La controversia attuale è provocata da un incidente banale: la raccolta di spighe nel giorno di festa. Il gesto non era condannato da nessuna legge ma per i rabbini rientrava in uno dei lavori proibiti di sabato. Strappare le spighe e stropicciarle per estrarne i chicchi era un’operazione che quasi si avvicinava alla trebbiatura, non era quindi « lecita », non conforme cioè alle disposizioni di Mosè, alla tradizione, al comune uso.
La contrargomentazione di Gesù è basata innanzitutto su esempi pratici che mostrano la precarietà delle leggi positive ritualistiche. David e i suoi compagni, costretti dalla necessità, pur non essendo sacerdoti, mangiarono i pani consacrati senza commettere alcuna colpa (1Sam. 21,1-6); i ministri del tempio violano abitualmente il riposo sabatico senza che nessuno se ne mostri scandalizzato (cfr. Lev. 24,8; Num. 28,9). Il criterio che giustifica queste modifiche o adattamenti è la necessità, o la superiorità di una legge sull’altra. È più rispondente alla volontà divina mangiare i pani della proposizione che affrontare esausti i pericoli del deserto, lavorare nel giorno di sabato che trascurare il culto; perciò per sfamarsi, cioè per non venir meno alla legge della conservazione della vita, gli apostoli possono impunemente strappare le spighe in giorno di sabato. I tre fatti non sono identici ma tutti e tre mostrano come la legge positiva debba cedere davanti a un principio di ordine naturale. Non cade il rispetto dovuto a Dio o il culto, ma la realizzazione pratica in un determinato caso. La legge è per l’uomo, si può anche qui ripetere, e non l’uomo per la legge. Le norme possono venire direttamente dal Signore, ma egli le propone a persone intelligenti e libere non a schiavi o esseri irragionevoli. Quel che conta è uniformarsi all’intenzione e alla volontà divina non al rigore della lettera. Lo scopo del riposo sabatico è approfondire la conoscenza e il timore di Dio, non far morir di fame qualcuno. La conformità allo spirito o intento della legge può essere salvaguardata pur trasgredendone in qualche circostanza la lettera.
Misericordia io voglio e non sacrifici: Catechismo della Chiesa Cattolica 2099-2100: È giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: «Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio». Per essere autentico, il sacrificio esteriore deve essere espressione del sacrificio spirituale: «Uno spirito contrito è sacrificio...» (Sal 51,19). I profeti dell’Antica Alleanza spesso hanno denunciato i sacrifici compiuti senza partecipazione interiore o disgiunti dall’amore del prossimo. Gesù richiama le parole del profeta Osea: «Misericordia io voglio, non sacrificio» (Mt 9,13; 12,7). L’unico sacrificio perfetto è quello che Cristo ha offerto sulla croce in totale oblazione all’amore del Padre e per la nostra salvezza. Unendoci al suo sacrificio, possiamo fare della nostra vita un sacrificio a Dio.
Io voglio la misericordia - J. Cambier e X. Léon-Dufour (Dizionario di Teologia Biblica): Se Dio è tenerezza, come non esigerebbe dalle sue creature la stessa tenerezza reciproca? Ora questo sentimento non è naturale all’uomo: homo homini lupus! Ben lo sapeva David, che preferisce «cadere nelle mani di Jahve, perché grande è la sua misericordia, piuttosto che nelle mani degli uomini» (2 Sam 24,14). Anche su questo punto Dio educherà progressivamente il suo popolo. Egli condanna i pagani che soffocano la misericordia (Am 1,11). La sua volontà è che si osservi il comandamento dell’amore fraterno (cfr. Es 22,26), di gran lunga preferibile agli olocausti (Os 4,2; 6,6); che la pratica della giustizia sia coronata da un «tenero amore» (Mi 6,8). Chi vuole veramente digiunare deve soccorrere il povero, la vedova e l’orfano, non sottrarsi a colui che è la sua stessa carne (Is 58,6-11; Giob 31,16-23). Certamente l’orizzonte fraterno rimane ancora limitato alla razza o alla fede (Lev 19,18), ma l’esempio stesso di Dio allargherà a poco a poco i cuori umani alle dimensioni del cuore di Dio: «Io sono Dio, e non un uomo» (Os 11,9; cfr. Is 55,7). L’orizzonte si allargherà soprattutto in virtù del comandamento di non soddisfare la propria vendetta, di non serbare rancore. Ma non sarà realmente chiarito se non con gli ultimi libri sapienziali, che su questo punto abbozzano il messaggio di Gesù: il perdono dev’essere praticato verso «tutti» (Eccli 27,30-28,7).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Le norme possono venire direttamente dal Signore, ma egli le propone a persone intelligenti e libere non a schiavi o esseri irragionevoli. Quel che conta è uniformarsi all’intenzione e alla volontà divina non al rigore della lettera” (Ortensio Da Spinetoli).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che per la comunione a questi santi misteri
si affermi sempre più nella nostra vita
l’opera della redenzione.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che per la comunione a questi santi misteri
si affermi sempre più nella nostra vita
l’opera della redenzione.
Per Cristo nostro Signore.