17 Luglio 2019
Mercoledì XV Settimana T. O.
Es 3,1-6.9-12; Sal 102 (103); Mt 11,25-27
Colletta: O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità. perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Se teniamo gli occhi sugli innumerevoli tomi che sono stati scritti per illustrare, spiegare, sviscerare la sacra Scrittura non si può non ammettere che molti sono stati scritti solo per il gusto di gratificare la vanità, la vanagloria, il desiderio smodato degli onori mondani. E spesso hanno disorientato i semplici! Se così è, allora non si può non convenire con quanto oggi il Vangelo ci suggerisce: “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Pensiamo agli illustri esegeti che si sono susseguiti sulla cattedra di Lutero, il quale, a suo capriccio, determinò quello che andava preso come rivelato, o quello che andava lasciato perché contrarie alle sue idee, ricordiamo l’appellativo di “lettera di paglia” data alla lettera di Giacomo. Oggi, vien da gridare: “umiltà, umiltà”, soltanto chi entra in questa scuola “può comprendere qualcosa”, qualcosa perché se non c’è il sussidio che viene dallo Spirito Santo tutto rimane velato. La sacra Scrittura va spiegata, letta e compresa con l’aiuto dello Spirito Santo che è l’autore della sacra Scrittura, così come ci suggerisce il magistero della Chiesa: “La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” (Catechismo della Chiesa Cattolica 111; cfr. Dei Verbum 12, Enciclica Spiritus Paraclitus). Ritornando al Vangelo possiamo indovinare i destinatari delle parole di Gesù. Sono i farisei, i sadducei, gli scribi, coloro che abusivamente si erano seduti sulla cattedra di Mosè? (Mt 23,2). Probabilmente sì, ma non dimentichiamo che la “Parola di Dio è Verità” (Gv 17,17), e non può essere stravolta. Una Parola che ha “tempo”, risuonata duemila anni fa in terra di Palestina, ha continuato a risuonare nei secoli passati, e continuerà a risuonare nei secoli a venire, una Parola che interpella colui che è nato ieri, e che interpella noi, uomini di questo secolo, e interpellerà coloro che verranno nei secoli a venire: “In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto” (Mt 5,18).
Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-27: In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
Ti rendo lode - Claude Tassin (Vangelo di Matteo): Preghiera di lode (11,25-26) - Tipicamente giudaica, la preghiera si rivolge al Creatore, padrone del cielo e della terra, che si rivela a chi vuole. La personalità di Gesù si svela anche con la semplice parola «Padre» che apre e chiude il passo. Il motivo della lode è questo: alcune cose sfuggono completamente «ai sapienti e ai saggi» i quali, come gli scribi, insegnano nel nome di Dio, mentre i «semplici» si vedono rivelare queste cose. In questo paradosso, Gesù constata e confessa, letteralmente, «la benevola volontà» del Padre (v. 26; cfr. 3,17: « nel quale ho posto la mia compiacenza» ... ).
Ma quali sono queste cose? La parola rimanda direttamente al v. 27: solo le persone semplici hanno visto in Gesù colui che rivela Dio. Nel più ampio contesto di questa sezione, si tratta del regno, annunciato con gli atti e le parole, che, a differenza dei « saggi» di professione, i piccoli hanno accolto. In questo senso, i discepoli udiranno presto: «A voi è dato di comprendere i misteri del regno dei cieli» (13,11).
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra... - L’espressione Signore del cielo e della terra, evoca l’azione creatrice di Dio (Cf. Gen 1,1). Il motivo della lode sta nel fatto che il Padre ha «nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli». Le cose nascoste «non si riferiscono a ciò che precede; si devono intendere invece dei “misteri del regno” in generale [Mt 13,11], rivelati ai “piccoli”, i discepoli [Cf. Mt 10,42], ma tenuti nascosti ai “sapienti”, i farisei e i loro dottori» (Bibbia di Gerusalemme).
Molti anni dopo Paolo ricorderà queste parole di Gesù ai cristiani di Corinto: «Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Cor 1,26-29). ... nessuno conosce il Figlio... La rivelazione della mutua conoscenza tra il Padre e il Figlio pone decisamente il brano evangelico in relazione «con alcuni passi della letteratura sapienziale riguardanti la sophia. Solo il Padre conosce il Figlio, come solo Dio la sapienza [Gb 28,12-27; Bar 3,32]. Solo il Figlio conosce il Padre, così come solo la sapienza conosce Dio [Sap 8,4; 9,1-18]. Gesù fa conoscere la rivelazione nascosta, come la sapienza rivela i segreti divini [Sap 9,1-18; 10,10] e invita a prendere il suo giogo su di sé, proprio come la sapienza [Prov 1,20-23; 8,1-36]» (Il Nuovo Testamento, Vangeli e Atti degli Apostoli). ... nessuno conosce il Padre se non il Figlio... Gesù è l’unico rivelatore dei misteri divini, in quanto il Padre ne ha comunicato a lui, il Figlio, la conoscenza intera. Da questa affermazione si evince che Gesù è uguale al Padre nella natura e nella scienza, è Dio come il Padre, di cui è il Figlio Unico.
Il Vangelo rivelato ai semplici - Dei verbum 2: Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione.
… nessuno conosce il Padre… - J. Corbon e A Vanhoye (Dzionario di Teologia Biblica): In Gesù Cristo viene data la perfetta conoscenza di Dio, promessa per il tempo della nuova alleanza.
1. Sinottici. - Gesù era il solo capace di rivelare il Padre (Lc 10,22) e di spiegare il mistero del regno di Dio (Mt 13,11). Egli insegnava con autorità (Mt 7,29). Rifiutando di soddisfare le vane curiosità (Atti 1,7), il suo insegnamento non era teorico, ma si presentava come una «buona novella» ed un appello alla conversione (Mc 1,14s). Dio si fa vicino, bisogna discernere i segni dei tempi (Lc 12,56; 19,42), ed essere disposti ad accoglierlo (Mt 25,10ss). Alle parole Gesù univa i miracoli, segni della sua missione (ad es. Mt 9,6).
Ma tutto questo non era che una preparazione. Non soltanto i suoi nemici (Mc 3,5), ma i suoi stessi discepoli avevano lo spirito ottuso (Mc 6,52; Mt 16,23; Lc 18,34). Soltanto quando sarà sparso il sangue della nuova alleanza (Lc 22,20 par.) potrà farsi la piena luce: «allora egli aprì la loro intelligenza» (Lc 24,45), allora effuse lo Spirito Santo (Atti 2,33). Cosi furono instaurati gli ultimi tempi, tempi della vera conoscenza di Dio.
2. San Giovanni. - Ancor più nettamente dei sinottici, Giovanni nota le tappe di questa rivelazione. Bisogna anzitutto lasciarsi istruire dal Padre; coloro che sono docili nei suoi confronti sono attratti verso Gesù (Gv 6,44s). Gesù li riconosce ed essi lo riconoscono (10,14), ed egli li conduce verso il Padre (14,6). Tuttavia tutto ciò che egli dice e fa rimane per essi enigmatico (16,25) finché egli non è stato innalzato sulla croce.
Soltanto questa elevazione glorificante lo mette veramente in evidenza (8,28; 12,23.32); essa sola ottiene ai discepoli il dono dello Spirito (7,39; 16,7). Questi rivela loro tutta la portata delle parole e delle opere di Gesù (14,26; cfr. 2,22; 12,16) e li conduce a tutta la verità (16,13). Così i discepoli conoscono Gesù, e per mezzo di Gesù, il Padre (14,7.20). Come aveva predetto Geremia, si stabilisce un nuovo rapporto con Dio: «Il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza affinché conoscessimo il vero» (1Gv 5,20; 2,14). La vita eterna non si definisce diversamente: consiste nel «conoscere te, solo vero Dio, ed il tuo inviato Gesù Cristo» (Gv 17,3), conoscenza diretta, la quale fa sì che in un certo senso i cristiani «non hanno più bisogno di essere ammaestrati» (1Gv 2,27; cfr. Ger 31,34; Mt 23,8). Questa conoscenza implica una capacità di discernimento di cui Giovanni spiega gli aspetti fondamentali (1Gv 2,3ss; 3, 19.24; 4,2.6.13), mettendo in guardia contro le false dottrine (2,26; 4,1; 2 Gv 7). Tuttavia, questa conoscenza di Dio, colta nella sua estensione, merita il nome di «comunione» (1 Gv 1, 3), perché è partecipazione ad una stessa vita (Gv 14,19s), unione perfetta nella verità dell’amore (Gv 17,26; cfr. 1Gv2,3s; 3,16 ...).
Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Le «cose» che Dio rivela o nasconde sono il significato dell’opera di Gesù, l’insieme del vangelo del regno. I «sapienti e intelligenti» sono l’élite religiosa d’Israele, i teologi e gli specialisti della legge mosaica, come i rabbini e i farisei. I «piccoli» sono i semplici, i poveri, gli ignoranti e gli emarginati sociali e religiosi, che erano oggetto del disprezzo di scribi e farisei.
Nella persona, messaggio e opera di Gesù, Dio si manifestò agli uomini; ma solo i semplici di cuore lo capirono. Il popolo accolse il vangelo meglio delle sue guide religiose, che confidavano nella loro conoscenza della legge per capire la volontà di Dio e le sue vie; per questo non le trovarono. Rifiutando Cristo, rivelatore del Padre, restarono con la mente vuota e il cuore indurito.
Quest’accettazione e questo rifiuto facevano parte del piano previsto da Dio. Gesù non riuscì a farsi capire né accettare dai sapienti e dagli scribi, come egli stesso riconosce: «Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te». Gesù lo benedice perché i semplici entrano in comunione con lui, guidati dal suo Spirito, che apre loro il cuore e l’intelligenza alla rivelazione del suo mistero e alla buona novella del regno.
La rivelazione del mistero di Dio sta nelle mani di Gesù, perché egli è l’unico che conosce il Padre: «Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale lo voglia rivelare ». Entrambi stanno sullo stesso piano. Gesù qui non è il Figlio dell’uomo, ma il Figlio di Dio Padre. A questa cristologia aderisce anche il vangelo di Giovanni. La rivelazione che Dio è Padre di Gesù e degli uomini è il centro e il riassunto di tutta la buona novella; da qui derivano sia la relazione paterna di Dio con l’uomo che la relazione filiale di questi con Dio.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Vangelo).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che per la comunione a questi santi misteri
si affermi sempre più nella nostra vita
l’opera della redenzione.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che per la comunione a questi santi misteri
si affermi sempre più nella nostra vita
l’opera della redenzione.
Per Cristo nostro Signore.