12 Luglio 2019

Venerdì XIV Settimana T. O.

Gen 46,1-7.28-30; Sal 36 (37); Mt 10,16-23


Colletta: O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
 
I cristiani non sono dei sempliciotti, e non sono martiri per mestiere. La persecuzione  e il martirio, certamente, vanno messi in conto, ma senza quel patema d’animo che genera agitazioni e paure inutili. La parola di Gesù, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, non è soltanto una parola di conforto, ma una verità che è stata sperimentata da innumerevoli martiri, a iniziare da santo Stefano fino ai martiri dei giorni nostri. E, infine, l’invito di Gesù, Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra, mette l’accento sulla accortezza che i cristiani devono avere: la prudenza dei serpenti; con avvedutezza. senza gettarsi nella mischia, lì dove è possibile, i cristiani con prontezza devono mettersi al riparo da guerre, rivoluzioni, o altro. Così fecero i cristiani della prima ora quando i Romani cinsero d’assedio Gerusalemme, votandola alla distruzione.

Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo 10,16-23: In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:  «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

Wolfgang Trilling: Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali… - Davanti al giudice, nel tribunale, i discepoli non devono confidare nella propria prudenza, né preoccuparsi di cercare le parole giuste. Come testimoni dovranno unicamente vigilare che la loro testimonianza sia genuina, allora lo Spirito Santo di Dio suggerirà loro le parole che devono dire. Egli infatti è il Paraclito, «avvocato» dei cristiani, colui che ci protegge e difende davanti agli accusatori. Egli stesso, che abita nei nostri cuori, parlerà per noi, come si legge di Stefano: «Ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava» (At 6, 10).
Il fratello farà morire il fratello... - La persecuzione penetrerà fino all’interno della propria famiglia, l’odio dividerà i più stretti parenti (10, 34-36). Il profeta Michea aveva predetto questo orrore per il tempo finale: la depravazione degli spiriti e lo sconvolgimento dei cuori sarà tale che si spezzeranno i legami naturali della famiglia. Così Israele sarà maturo per il giudizio (Mi, 6). Nella profezia di Gesù l’odio irromperà ovunque arrivino i suoi apostoli. Suona addirittura spaventosa l’espressione: «Sarete odiati da tutti...». In tale situazione una sola cosa importa: la perseveranza sino alla fine, la fedeltà a tutta prova, la fortezza d’animo costante, nonostante le inimicizie, le delusioni e gli insuccessi. Non è poco! E Gesù promette al discepolo che così sarà salvo; non c’è da essere in apprensione: la salute eterna è assicurata. Quanto eroismo nascosto, quanta fedeltà silenziosa hanno confermato, nei secoli, queste parole di Gesù!

Il cristiano di fronte alla persecuzione - Raymond Deville (Dizionario di Teologia Biblica): Il credente, la cui fede penetra il mistero della persecuzione, trova nella sua speranza la forza di sostenerla con gioia; già il VT gli offriva modelli di questo atteggiamento a cui Gesù conferisce la perfezione con il suo esempio e con i suoi consigli.
1. I modelli. - Dinanzi alla persecuzione i giusti del VT hanno adottato tutti un atteggiamento di pazienza e di fedeltà coraggiosa nella speranza. Geremia è il tipo del perseguitato fedele ed orante; le sue «confessioni» sono tanto proteste di fedeltà, quanto lamenti dolorosi; egli sa che, qualunque cosa gli capiti, Jahve «è con lui per proteggerlo e salvarlo (ad es. Ger 1,8.19). La stessa cosa vale per il servo sofferente (Is 52-53) e per i salmisti perseguitati: «Signore, salvami da coloro che mi perseguitano» (Sal 7,2): questo grido di angoscia e di fiducia echeggia in tutto il salterio. Accompagnata sovente da imprecazioni contro i nemici (Sal 35; 55; 69; 70; 109) o da appelli alla vendetta di Dio (Ger 11,20; 15,15; 17,18), una simile preghiera si fonda sulla certezza della salvezza che il Dio fedele accorda ai suoi (Sal 31,6; cfr. 23,4; 91,15).
Gesù, perseguitato, non soltanto confida nel Padre suo che è con lui (Mt 26,53; Gv 16,32), ma prega per i suoi persecutori (Lc 23,34); in tal modo dà ai suoi discepoli un esempio supremo della carità che sopporta ogni persecuzione (1Cor 13,7). Soggetti alle persecuzioni, gli apostoli ed i primi cristiani pregano per essere liberi e poter così annunziare il vangelo (Atti 4,29; cfr. 12,5); al pari del loro maestro si mostrano pazienti in mezzo alle persecuzioni (2Tess 1,4) e come lui pregano Dio di perdonare ai loro carnefici (Atti 7,60).
2. I consigli dati da Gesù corrispondono all’atteggiamento di cui ha dato egli stesso l’esempio. Come lui, il discepolo deve pregare per coloro che lo perseguitano (Mt 5,44 par.; cfr. Rom 12,14). Deve affrontare la persecuzione con coraggio; se non deve essere temerario e saper fuggire da una città dov’è ricercato (Mt 10,23; Atti 13,50 s), deve aspettarsi pure di essere imprigionato, percosso e messo a morte (Mt 10,16-39; Gv 16, 1-4). Ma dinanzi a simili prospettive non deve aver paura: il suo maestro ha vinto il mondo (Gv 16,33), ed alla fine trionferà degli empi persecutori «con i suoi, i chiamati, gli eletti, i fedeli» (Apoc 17,34).
I nemici del discepolo non possono nulla contro la sua anima (Mt 10,28-31). Lo Spirito di Dio lo assisterà quando sarà trascinato dinanzi ai tribunali, perciò egli non deve preoccuparsi della propria difesa in occasione del processo (Mt 10,19 s), Tuttavia occorre sempre vegliare e pregare, perché la persecuzione è una prova, una tentazione, e se lo spirito è pronto, la carne è debole (Mt 26 41 par.).

… non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): È il primo testo escatologico nel quale Gesù allude ad un suo prossimo, ritorno. L’Apostolo deve perseverare nel proprio lavoro; se è perseguitato od espulso da un città, vada ad evangelizzare una seconda. Gesù dà all’apostolo un consiglio di prudenza; egli non gli comanda di esporre temerariamente la vita, ma gli suggerisce di apprezzarla e difenderla. Cristo e gli apostoli si sono attenuti a questi consigli; anche i missionari uniformano la loro condotta a questo detto evangelico. Le parole di Gesù costituiscono un messaggio di consolazione, poiché annunziano un suo intervento (venuta) che metterà fine alla fuga degli apostoli. Questi non rimarranno senza una città ospitale, poiché, prima che gli apostoli esauriscano le città di rifugio, verrà il Figlio dell’uomo. La venuta di Gesù non è la parusia (l’ultima gloriosa venuta di Cristo come giudice) che termina la storia del mondo, ma indica un intervento punitivo di Cristo. Il Figlio dell’uomo viene anche quando compie un grande giudizio (castigo). Il testo allude alla rovina di Gerusalemme, centro e capitale dell’ebraismo (70 dopo Cristo). In questa catastrofe della nazione eletta il giudaismo perderà la propria roccaforte e cesserà di avere un centro geografico e religioso. La venuta di Cristo non è visibile come quella della parusia, ma è un intervento della sua potenza punitrice che non ha precedenti (cf. Mt., 16,28). Il versetto lascia intravedere che gli Ebrei sono i persecutori degli apostoli, come di fatto è avvenuto secondo là documentazione degli Atti.

La persecuzione è permessa da Dio, e in quel giorno i discepoli daranno testimonianza. La consegna ai tribunali e alle sinagoghe è forse un espediente per sottolineare la matrice religiosa e statale-temporale della persecuzione contro i discepoli del Risorto. All’annuncio della persecuzione a motivo della fede (Cf. Gv 15,20), si accompagna la promessa dell’assistenza divina: il discepolo deve guardare al martirio con estrema serenità in quanto ha la certezza che nemmeno un capello del suo capo perirà.
L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati per il nome di Cristo, anche dal padre o dal fratello. Il martirio, affrontare la morte per la fede, per il cristiano non è un incidente di percorso o qualcosa di molto improbabile, infatti, il «Battesimo impegna i cristiani a partecipare con coraggio alla diffusione del Regno di Dio, cooperandovi se necessario col sacrificio della stessa vita» (Benedetto XVI).
Essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.
Il mondo del male, coalizzato contro i cristiani, potrà fare a pezzi i loro corpi, ma essi non devono temere perché sono già nella gioia del possesso del regno dei cieli (Mt 5,11-12).
«Gesù chiama alla gioia, paradossalmente, i discepoli vittime di ogni angheria. Essi pagano un prezzo alto l’adesione a Cristo. Ma grande sarà anche la ricompensa celeste ed escatologica. Nessuna meraviglia per questo destino di persecuzione, perché già i profeti sono stati perseguitati; così sarà dei discepoli di Gesù» (Giuseppe Barbaglio).
Che i profeti e i discepoli di Gesù siano accomunati al suo destino di persecuzione è attestato da Luca 11,49-50: «Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo». Una comunanza di morte che con la sua lunga scia di sangue ha lambito ben duemila anni di storia cristiana! Il cristiano sa attendere con pazienza la venuta del suo Salvatore. Sa essere paziente imitando la pazienza di Dio. Sa essere perseverante nella fede perché la perseveranza è la porta della salvezza. La perseveranza è la carta di identità del cristiano e allo stesso tempo la carta vincente: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Come Gesù, il discepolo deve pregare per coloro che lo perseguitano.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, che in questo sacramento
ci hai dato il pegno della vita eterna,
fa’ che, secondo lo spirito di san Benedetto,
celebriamo fedelmente la tua lode
e amiamo i fratelli con carità sincera.
Per Cristo nostro Signore.