Sabato 15 Giugno 2019

Messa del Giorno

SABATO DELLA X SETTIMANA T. O.


Prima Lettura: 2Cor 5,14-21; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 102 (103); Mt 5,33-37


Colletta: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Nel fare un rigoroso esame di coscienza, possiamo mettere in evidenza due temi. Il primo è Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Al di là che dovrebbe bastare la parola data, e quindi interrogarci se siamo fedeli ai nostri impegni, ma è la seconda parte del detto di Gesù che ci mette in difficoltà. Non hai il potere ... Pensiamo ai tanti potenti che hanno dominato il mondo intero, e spesso il potere era figlio di fiumi di sangue, di vendette e di odio. Facciamo due esempi. Napoleone Bonaparte, attraversò con il suo esercito l’intera Europa, rubò, ammazzò, e tra i suoi disegni vi era quello di distruggere la Chiesa, e verso di essa fu prepotente e aggressivo. Fu dispotico, tracotante, affamato di gloria, eppure non ebbe il potere di cambiare il suo destino, e i suoi giorni finirono sull’isola di Sant’Elena, nel mezzo dell’Oceano Atlantico, e qui morì il 5 maggio 1821. Adolf Hitler, sterminò sei milioni di Ebrei, milioni di innocenti furono gasati, cremati nei forni crematori, conquistò in un batter di ciglia l’intera Europa, e ovunque impose leggi di morte e di sopraffazione. Fu crudele verso il suo popolo, facendo morire milioni di tedeschi, soldati e civili, e riducendo in macerie la Germania, e il suo sogno finì in un bunker di Berlino. Chi pensava di avere in mano il destino di milioni di uomini finì suicida e il suo corpo bruciato. Forse dovremmo riflettere un po’ di più: sì noi siamo i padroni della nostra vita e possiamo volgerla verso un fine di bene e di male, ma la sua “fine” e la sua ultima destinazione dipende da un’Altro, che è padre, madre, e sopra tutto Provvidenza. La vita appartiene interamente a Dio, e questa è una verità lapalissiana!
Il secondo tema è il di più viene dal Maligno. Oggi parlare del diavolo si corre il rischio di essere radiato dall’umano consorzio. Ma la cronaca smentisce questo sentire. Satana non avrà le corna, e non avrà il vezzo di tormentare con un incandescente forcone i dannati, ma satana è “un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore ...  È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana” (Paolo VI, Udienza Generale 15 Novembre 1972).
Ma non pensiamo soltanto agli omicidi a sfondo satanico, o ai sacrifici umani o di animali, o alle messe nere o al furto di ostie consacrate, satana entra in casa tua con l’oroscopo, con le riviste e i film erotici e pornografici. Satana entra nella vita dell’uomo con la corruzione, lo strozzinaggio, la menzogna... quando gli si apre la porta è difficile sbarazzarsi di lui. Il Vangelo suggerisce un buon farmaco per sfuggire alla signoria di satana: fare la verità, vivere nella verità ... perché il di più viene dal Maligno.

Vangelo: Dal Vangelo secondo Matteo 5,33-37: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Ma io vi dico - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Siccome era proibito nominare il nome di Dio, per la formulazione di un giuramento o di un voto si usavano espressioni equivalenti, sostituendo il nome di Dio con quello del cielo o della terra, oppure con la menzione di Gerusalemme o giurando sulla propria testa. Gesù si contrappone radicalmente a questa prassi, lesiva dell’onore dovuto a Dio. Infatti il giuramento implica una certa sfiducia verso i propri simili; si dubita della loro sincerità e allora li si obbliga a interporre l’autorità di Dio per convalidare un’asserzione, con l’invocazione della sua maledizione in caso di falsità. Gesù esige piena lealtà e fiducia verso i fratelli, e dichiara il giuramento superfluo e disdicevole dinanzi alla maestà divina. I discepoli vivono continuamente alla presenza di Dio e perciò è richiesta ad essi la massima sincerità nei loro rapporti interpersonali. La convinzione profonda dell’intima comunione di vita con il Padre deve guidarli nella condotta quotidiana e nel comportamento verso il prossimo, per sottrarsi al dominio del Maligno, padre della menzogna (Gv 8,44).
Le espressioni «sì, sì» e «no, no» (v. 37), secondo alcuni testi rabbinici tardivi (del IV secolo d.C.), equivalevano a un giuramento nella prassi giudaica. Non è sicuro che questo valesse anche all’epoca di Matteo. Sembra, comunque, che Giacomo abbia trasmesso il detto con maggiore aderenza al suo tenore originale: «Fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro “sì” sia sì, e il vostro “no” no, per non incorrere nella condanna» (5,12). In altre parole, non bisogna giurare. Basta usare con lealtà il semplice sì oppure no nei rapporti verso Dio e verso i fratelli, senza ricorrere al giuramento. Con questa antitesi Gesù non ha inteso opporsi alla Toràh e nemmeno dettare una norma vincolante in senso giuridico. Del resto, nella prassi della società civile e anche della chiesa si è sempre fatto uso del giuramento. Gesù ha voluto inculcare la sincerità nei rapporti tra i suoi seguaci come logica conseguenza della loro appartenenza alla comunità messianica, fondata sul comandamento dell’amore e sul dono prezioso della pace.

Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no” - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Quando parlate, le vostre parole devono esprimere veramente quello che pensate nell’intimo. Il sì deve essere un vero sì, e il no un vero no. Ciò vale anzitutto davanti a Dio, ma anche dinanzi agli uomini: l’uomo dev’essere sempre se stesso, sia nei rapporti con Dio che in quelli con gli uomini. Chi è aperto e sincero con Dio, lo sarà anche con gli uomini. Gesù non vuole darci soltanto una norma etica a indicarci un contegno umanamente corretto: resterebbe nell’ambito di una mentalità puramente naturale, che l’uomo può conseguire da sé e che alcuni pagani, d’animo nobile, raggiunsero realmente. Non si tratta quindi di un puro umanesimo: la parola che Gesù ci rivolge è sempre dal punto di vista di Dio.
Egli vede all’opera anche il grande avversario, il maligno. Le chiacchiere frivole, il giocare con l’onore di Dio, non è soltanto imperfezione umana, ma peccato: «Il di più viene dal maligno». Il maligno indugia di preferenza nel vasto campo del non definito. Egli cerca di inchiodarci alla legalità o, meglio, al legalismo, alla lettera della legge e di persuaderci che abbiamo a nostra disposizione un ampio terreno neutro che si estende tra ciò che non è proibito e quello non ancora esplicitamente permesso. Egli si nasconde volentieri anche dietro certe interpretazioni della parola di Dio, che esternamente appaiono senza una grinza e irreprensibili, ma che in realtà sono ipocrisia. Crederemo, dunque, gli uni agli altri solamente quando faremo ricorso a formule di giuramento? Bisogna essere veritieri fino dal profondo nei sentimenti e nei pensieri; allora «il di più» sarà inutile.

.... il di più viene dal Maligno - Paolo VI, Udienza Generale 15 Novembre 1972): Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1,24). Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr. Luc. 22,53; Col. 1,13). È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13,28). È «l’omicida fin d a principio ... e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8,44-45); è l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.

Satana il principe delle tenebre -  Giorgio Giordani e Sergio Lanza (Schede Bibliche Pastorali - Vol. VII): ... nei sinottici, ..., Satana è visto come capo di un regno che si estende su tutta la terra (Mc 3,23-26). Egli si serve di un’armata di demoni che tentano gli uomini e li attirano al male (cf. Mc 3,22).
Segno della presenza e del dominio di Satana sono i casi di possessioni diaboliche (indemoniati e infermi) che secondo la mentalità del tempo vengono senza troppe distinzioni attribuiti all’azione dello spirito del male (Lc 11,14; 13,16; cf. At 10,38 ecc.). L’opera di Cristo consiste appunto nell’abolire il regno di Satana e instaurare il regno di Dio (Mt 12,27-28). L’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto costituisce l’inizio significativo di questa lotta senza quartiere che caratterizza tutta la vita di Cristo come esplicitamente nota Luca (Lc 4,13; 22,53). Si vede così la sconfitta di Satana adombrata e anticipata nei miracoli di guarigione, nelle conversioni e nel perdono dei peccati, e i incontra di nuovo il fallimento della sua azione quando tenta di stornare Cristo dal suo proposito di «salire a Gerusalemme dove avrebbe dovuto molto offrire, ed essere riprovato... poi venire ucciso» (Mc 8,31) attraverso la reazione impetuosa e affettuosa di Pietro (Mc 8,33 e par; cf. Mt 4,10). È lui che prende possesso di Giuda e gli ispira il proposito di tradire Cristo e di consegnarlo nelle mani dei giudei (Lc 22; cf. Gv 13,27). È a questo punto che Gesù, conscio di quello che sta per accadere, esclama: «Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora,è l’impero delle
tenebre» (Lc 22,53), La morte di Gesù segna il culmine del potere delle tenebre, che sembra aver ormai acquisito il possesso definitivo del mondo (Mc 15,33 e par.). Ma è solo un’apparenza: la morte di Gesù segna in realtà la sconfitta totale di Satana, la disintegrazione del suo regno, la fine del suo potere (Lc 10,18; Gv 12,31).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.