16 Giugno 2019
Messa del Giorno
SANTISSIMA TRINITÁ – ANNO C – SOLENNITÀ
Prima Lettura: Pro 8,22-31; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15
Colletta: Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
I Lettura: Nel brano odierno, la sapienza stessa rivela la sua origine (generata prima di ogni creatura, vv. 22-26), la parte attiva che ebbe nella creazione (vv. 27-30) e la missione che deve svolgere presso gli uomini per condurli a Dio (vv. 31.35.36). Il tema della sapienza personificata sarà ripreso nel Nuovo Testamento che lo applicherà al Cristo (Mt 11,9; 23,34-36; Lc 11,49; 1Cor 1,24-30). La vetta di questa riflessione sarà raggiunta dal Vangelo di Giovanni a partire dal prologo che attribuisce al Verbo i tratti della sapienza creatrice.
Salmo Responsoriale: AA. VV. (I Salmi - Morcellania): Introduce il canto un’esclamazione di stupore, nella quale Iahvé, Signore d’Israele, è proclamato il Signore glorioso dell’universo, cioè della terra e dei cieli (v. 2). Il v. 3, di non facile interpretazione, sembra sottolineare che la gloria di Dio è tanto luminosa che non può essere misconosciuta dai suoi avversari, i quali potrebbero essere tacitati dalla ingenua sincerità dei bambini.
Il corpo del salmo (vv. 4-9) espone i motivi per cui Iahvé è degno di lode. È degno di lode perché è sua opera il cielo stellato (v. 4), ammirato qui in tutto il suo incanto notturno; ma soprattutto perché ha creato l’uomo (vv. 5-9), essere fragile e piccolo se confrontato con l’immensità del cielo, ma grande se si coglie la cura che di lui ha il Signore (v. 5), il quale l’ha fatto di poco inferiore a un dio (v. 6) e l’ha costituito signore del mondo (v. 7-9). La conclusione ripete l’esclamazione introduttiva (v. 10). Non è difficile scorgere nel salmo un inno di lode a Dio, glorioso creatore del mondo e dell’uomo; inno che, nel richiamo del capitolo 1 della Genesi, accentua l’interesse per l’uomo, sia per la sua grandezza, impressagli da Dio, sia per la sua signoria su tutte le cose, a lui data dal Creatore. Pertanto solo nella dipendenza da Iahvé l’uomo trae la sua gloria di signore del mondo. Il Nuovo Testamento ha applicato a Cristo risorto quanto il salmo ha cantato della signoria universale dell’uomo (cfr Ef 1,22; 1Cor 15,27), perché Gesù è l’uomo nuovo e perfetto (cfr. Rom 5,12ss.; 1Cor 15,21-22.45-49).
II Lettura: Paolo evidenzia l’amore del Padre verso le sue creature che trova piena concretezza e realizzazione nella salvezza operata dal Cristo, Figlio unigenito del Padre, e dal dono dello Spirito Santo, principio di vita nuova e pegno dell’amore con cui il Padre ama gli uomini.
Vangelo: Il Nuovo Testamento non conosce il termine Trinità. Esso è tardivo, infatti, appare per la prima volta nelle opere di san Teofilo di Antiochia (intorno al 180 d. C.) nella forma greca Triàs. Tuttavia numerosi testi neotestamentari sono il fondamento della fede nella Trinità: mistero di Dio uno (cfr. Dt 6,4; Is 45,5), rivelato in tre Persone, Padre-Figlio-Spirito Santo: solo prefigurato nell’Antico Testamento (cfr. Gn 1,26-27; Gn 11,7, col verbo al plurale; Gn 3,22, col pronome al plurale; Is 6,8, verbo al singolare e pronome al plurale; Sap 9,4.9) e rivelato espressamente nel Nuovo Testamento (cfr. Mt 3,16-17; 28,19; Mc 1,10-11; Lc 1,35; 3,22; At 2,33; 20,27). La liturgia odierna è finalizzata a questa dimostrazione. Così la seconda lettura in cui si evidenzia l’amore del Padre verso le sue creature che trova piena concretezza e realizzazione nella salvezza operata dal Cristo, Figlio unigenito del Padre, e dal dono dello Spirito Santo, principio di vita nuova e pegno dell’amore con cui il Padre ama gli uomini. Il Vangelo mette in evidenza che la rivelazione “è perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del Figlio, si compie nello Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre” (Bibbia di Gerusalemme). San Giovanni poi ricapitolerà in una parola il mistero di Dio Uno e Trino rivelato all’uomo: Dio è Amore (1Gv 4,8.16). Una festa, quella odierna, che oltre a squarciare parte del mistero di Dio e a rivelarlo, esalta l’uomo, partecipe della natura divina (cfr. 2Pt 1,4), chiamato per vocazione a conoscere questo mistero di luce. Se l’amore è l’essenza stessa di Dio (cfr. 1Gv 4,7-8.16), attraverso questa via possiamo conoscere la Santissima Trinità sopra tutto in quello che ciascuna delle Persone ha fatto per noi.
Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 16,12-15: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Siamo nel contesto del discorso di addio dell’Ultima Cena: agli Apostoli affranti, a motivo della imminente dipartita del Maestro (Gv 16,6), Gesù promette il dono dello Spirito Santo. Quando «verrà lo Spirito di verità», saranno ricolmi di gioia e saranno guidati «a tutta la verità» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo prenderà il posto di Cristo nella guida dei discepoli, «sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita» (Ap 7,17).
La missione dello Spirito Santo sarà parallela a quella di Gesù. Annuncerà ai discepoli le cose future: non nel senso di nuove rivelazioni riguardanti il futuro, ma nel senso che donerà l’intelligenza per capire e interpretare quanto è già avvenuto o è stato detto o insegnato dal Cristo. Lo Spirito Santo glorificherà Gesù manifestando le ricchezze del suo mistero. Il verbo annunziare è usato negli scritti apocalittici [cfr. Dn 2,2.4.7.9], «dove indica le interpretazioni delle visioni e delle rivelazioni dei misteri. In questo senso, lo Spirito non rivelerebbe qualcosa di nuovo, ma interpreterebbe la rivelazione storica di Gesù, in relazione al futuro escatologico. Lo Spirito espleterà questa funzione mediante gli Apostoli, che avranno una missione particolare nei riguardi della rivelazione di Gesù in quanto furono testimoni fin dall’inizio [Gv 15,27]... Non solo mediante gli Apostoli, ma nella vita della Chiesa espleterà la sua missione di verità mediante la guida nell’interpretare la rivelazione di Gesù in relazione al futuro e al futuro ultimo» (Giuseppe Segalla).
Tutto quello che lo Spirito Santo prende dal Figlio proviene dal Padre, in questo modo la «rivelazione è dunque perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del Figlio, si compie nello Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre» (Bibbia di Gerusalemme).
Le ultime parole di Gesù (v. 15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà di quel che è mio e ve l’annuncerà) hanno una portata particolarmente trinitaria, ma «la prospettiva rimane cristologica: nel Cristo, interpretato dallo Spirito, si svela il mistero di Dio» (A. Marchadour).
Le tre Persone divine sono distinte per le loro rispettive proprietà - Concilio Tridentino (Parte Prima: La fede e il suo simbolo - Articolo Primo n. 21): Non essendo permesso concepire tra queste tre Persone alcuna differenza o ineguaglianza, dovranno intendersi distinte solamente in virtù delle loro proprietà; per cui il Padre è non generato, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito santo procede da entrambi. E professeremo fra le tre Persone una tale identità di essenza e di sostanza, che nella confessione completa di un Dio vero ed eterno, riterremo dover adorare, piamente e santa mente, nelle Persone la proprietà, nell’essenza l’unità, nella trinità l’uguaglianza. Sicché quando diciamo che la Persona del Padre è la prima, non bisogna pensare che nella Trinità sussista una differenza come se una fosse anteriore o posteriore, maggiore o minore.
Lo spirito dei fedeli sia immune da una tale empietà: la religione Cristiana proclama nelle tre Persone l’identica eternità e la stessa maestà di gloria. Noi affermiamo senza esitazione che il Padre è veramente la prima Persona, perché è principio senza principio; e poiché ciò che la contrassegna è la proprietà di Padre, ad essa sola conviene l’aver generato dall’eternità il Figlio. Infatti pronunciamo insieme in questo articolo i nomi di Dio e di Padre, per ricordare costantemente che Dio è stato sempre Padre.
Se vogliamo entrare nel mistero della santissima Trinità possiamo dire che il Padre è Colui che infinitamente misericordioso e attende impaziente il ritorno dei suoi figli. L’amore del Padre verso i peccatori sembra quasi esagerato, al limite della irragionevolezza (cfr. Lc 15,11-32). È più forte e più grande la capacità di perdono da parte di Dio della capacità di peccare da parte di tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Ha “tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).
Il Figlio, Gesù, in quanto ama il Padre si fa obbediente fino alla morte e “a una morte di croce” (Fil 2,8) per la salvezza degli uomini. Cristo Gesù, perfetto dono d’amore del Padre agli uomini, dà la sua vita fino al supremo sacrificio. La morte in croce è il massimo atto di amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). «Il dono della vita per gli amici costituisce il segno più eloquente dell’amore forte e concreto. L’amore di Dio si è manifestato nel dono del suo Figlio unigenito; Gesù con la sua passione e morte in croce mostra nel modo più convincente che ama i “suoi” fino all’estremo» (Salvatore Alberto Panimolle).
Lo Spirito Santo è l’amore del Padre e del Figlio, donato all’uomo, «riversato nei nostri cuori» (Rom 5,5). È l’amore con cui Dio ama gli uomini e di cui lo Spirito Santo è caparra, già possesso perfetto e pacifica beatitudine. guida l’uomo alla verità tutta intera, cioè conduce l’uomo a incontrarsi con Gesù, la seconda Persona della Trinità, che è la Verità (cfr. Gv 14,6) e in essa lo fa dimorare e camminare. In ogni caso le Tre Persone, nel loro agire divino inseparabili «nella loro unica sostanza, sono inseparabili anche nel loro operare: la Trinità ha una sola e medesima operazione» (Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio 49).
È bello convertirsi alla Trinità … - Padre Paul Devreux (Omelia 19-06-2011): La Trinità, che ogni segno di croce e benedizione ci ricorda, più che un dogma, è una storia che ci rivela la bellezza di Dio e il senso di tutte le cose, ci dice che Dio non ha scelto di essere solo perché ama creare la comunione: un Dio che è Padre, che si è manifestato nel Figlio e che rimane presente in noi tramite lo Spirito Santo. Dio si rivela così perché Dio è amore e comunione, e questo implica almeno tre persone, più tutto il creato, noi compresi, che siamo chiamati a vivere in questa comunione e di questa comunione. Dire che Dio è amore o dire che è Trinità è la stessa cosa. Ciò che è bello da notare in ogni manifestazione di queste tre persone è il fatto che quando parlano è sempre per valorizzare non se stesso ma uno degli altri. Il Padre invita ad ascoltare il Figlio, il Figlio invita a pregare il Padre e dice che è bene che se ne vada per fare spazio alla venuta dello Spirito che è meglio di Lui, lo Spirito si limita a ricordarci ciò che Gesù ha detto e fatto per rivelarci il Padre. Veramente gareggiano a stimarsi. Gesù addirittura arriva a dire che noi faremo cose più grandi di Lui, perché Lui va al Padre a pregare per noi, perché possiamo ricevere lo Spirito. È bello convertirsi alla Trinità cercando di vivere in questa comunione con Dio e tra di noi. Questo si fa mettendo in pratica il comandamento dell’amore. La Trinità è uno stile di vita che corrisponde alla vocazione cristiana alla quale siamo tutti chiamati. E attenzione: questa vocazione è ciò che fa passare l’’uomo da una situazione di sottosviluppo morale e spesso anche economico ad una situazione di valorizzazione dell’uomo e quindi di sviluppo in tutti i sensi. Rinunciare a questa vocazione porta il singolo e la società ad impoverirsi; perciò insisto dicendo che aderire alla dimensione trinitaria non solo è bello, ma è importante. Bene-diciamo il Signore e bene-diciamoci anche tra di noi.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Inseparabili nella loro unica sostanza, le Persone divine sono inseparabili anche nel loro operare: la Trinità ha una sola e medesima operazione. Ma nell’unico agire divino, ogni Persona è presente secondo il modo che le è proprio nella Trinità» (Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio 49).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Signore Dio nostro, la comunione al tuo sacramento,
e la professione della nostra fede in te,
unico Dio in tre persone,
ci sia pegno di salvezza dell’anima e del corpo.
Per Cristo nostro Signore.
e la professione della nostra fede in te,
unico Dio in tre persone,
ci sia pegno di salvezza dell’anima e del corpo.
Per Cristo nostro Signore.