MERCOLEDÌ 5 GIUGNO 2019

Messa del Giorno

S. BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

MERCOLEDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Prima Lettura: Dagli Atti degli Apostoli 20,28-38; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 67 (68); Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 17,11b-19

Colletta: Interceda per noi, Signore, il santo vescovo e martire Bonifacio, perché custodiamo con fierezza e professiamo con coraggio la fede che egli ha insegnato con la parola e testimoniato con il sangue. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Vangelo -   Siano una cosa sola, come noi.

Il mondo è la casa dei cristiani, e fuggire via dal mondo sarebbe come un tradire il Vangelo. È vero che il mondo è una palude di inganni che ingoia gli incauti e spesso anche i sapienti, ed è anche vero che è un avversario assai pericoloso, sopratutto quando si allea con l’Inferno e con la carne, ma è pur vero che Gesù ha mandato i suoi discepoli ad evangelizzare il mondo, e non il cielo. Seme che deve essere sparso abbondantemente nei solchi dell’umanità, questa è la Chiesa, e se è opportuno, o inevitabile, sino all’effusione della vita. Come Gesù, i cristiani hanno gli occhi rivolti al cielo (Col 3,1ss), e il cuore chiuso nella preghiera, ma hanno i piedi ben piantati sulla terra. Il discepolo di Gesù, non fa “comunione” con il mondo, ma vive immerso, in perfetta simbiosi, nel mistero dei Tre, del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo (At 17,28). Camminare sulla strada degli uomini a volte è aspro e faticoso, ma il Maestro ha promesso la sua “invincibile presenza” e colma di perfetta gioia il cuore dei suoi amici (Gv 15,15). Le insidie, le tentazioni, e anche le cadute, sono nel computo dell’inventario cristiano, ma, consacrati nella verità, i cristiani sono fortezza inespugnabile: consacrati nella verità, come dire: felicemente perduti in Gesù, Colui che la Verità.

Dal Vangelo secondo Giovanni 17,11b-19: In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

In mezzo al mondo - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): Il vangelo di oggi comprende la seconda sezione della «preghiera sacerdotale» di Gesù che, prima di andarsene, intercede per i suoi amici davanti al Padre. Prima, Cristo aveva loro promesso un protettore, lo Spirito di verità, che sarà la sua presenza permanente tra di loro. Ora chiede al Padre di consacrare i discepoli nella verità, così come lui si consacra per loro. L’effusione dello Spirito, il cui compito viene sottolineato man mano che ci avviciniamo al giorno della pentecoste, sarà la consacrazione dei discepoli nella verità.
Questa consacrazione dà al credente accesso alla santità di Dio e alla gioia piena, completa e straripante di Gesù glorificato. Ci sono due condizioni per raggiungere questa meta: a) Che i discepoli si mantengano uniti tra di loro per amore, come Cristo è unito con il Padre e lo Spirito, perché l’amore è parte essenziale della verità di Dio: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi». b) Resistere e vincere con questo amore l’odio del mondo, in mezzo al quale dovranno vivere i cristiani: «Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno».
Già prima Gesù aveva parlato ai suoi dell’odio del mondo (Gv 15,18ss). Perché il mondo odia i discepoli di Cristo? Proprio perché, come lui, sono consacrati dallo Spirito di verità, e questa non si accorda con la menzogna del mondo, poiché la lascia allo scoperto. Nello schema ideologico del vangelo di Giovanni, il mondo viene contrapposto a Cristo e ai suoi, come le tenebre alla luce. Di solito Giovanni intende il mondo come alleato e campo d’azione del maligno; e proprio per questo, nemico di Dio.
Secondo san Giovanni, il mondo è il male, impastato con la «concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (1Gv 2,16). Da questo nasce una tensione inevitabile per il seguace di Gesù: vivere in mezzo al mondo senza esserne posseduto; anzi, a compimento della sua missione di apostolo e testimone, cercare di guadagnare il regno di Dio con l’annuncio e la testimonianza di Cristo, luce del mondo come il suo discepolo.

Il mondo - John L. McKenzie (Dizionario Biblico): Il mondo è ... il luogo di dimora dell’uomo: è il teatro dei regni (Mt 4,8) e delle nazioni (Lc 12,30). Questo è il mondo che non vale la pena di acquistare a prezzo della propria anima (Mt 16,26; Mc 8,36; Lc 9,25). Questo è il mondo al quale gli apostoli sono mandati (Mt 26,13; Mc 16,15; cfr Rm 1,8). Il mondo è l’umanità, il mondo del quale i discepoli sono la luce (Mt 5,14), di cui Paolo è il rifiuto (1Cor 4,9), e di fronte al quale Paolo è fatto spettacolo (1Cor 4,9). Il mondo come luogo di dimora dell’uomo o come umanità, tuttavia, è concepito più frequentemente in relazione con il mondo in senso teologico. In senso teologico il mondo è il teatro del processo della salvezza: non è soltanto la scena, ma è uno idei protagonisti del dramma, perché il mondo è l’umanità decaduta, alienata da Dio, ostile a Dio e a Gesù Cristo. Questa concezione è frequentissima negli scritti paolini e in Giovanni, meno frequente nelle lettere, quasi del tutto assente nei vangeli sinottici. Il mondo è in opposizione a Dio: lo spirito  del mondo è contro lo spirito di Dio (1Cor 2,12). La sapienza, la forza e la nobiltà del mondo, sono stoltezza, debolezza, abiezione per Dio (1Cor 1,20-28; 3,19). Il fondamento dell’opposizione si trova nel peccato del mondo, il peccato che è entrato nel mondo attraverso un solo uomo (Rm 5,12). A motivo del peccato, il mondo si trova sotto il giudizio di Dio (Rm 3,6.19; 1Cor 6,2; 11,32). Sono stati i principi del mondo a crocifiggere Cristo (1Co 2,8), «principi» del mondo non nel senso di governanti imperialistici, ma nel senso di governanti il cui potere è nel mondo e deriva dal mondo.
Il mondo è ostile a Dio, ma Dio non è ostile al mondo. In Cristo Dio riconcilia il mondo con se stesso (2Cor 5,19; Rm 11,15). Cristo è venuto nel mondo a salvare i peccatori (lTm 1,15). Finché il mondo non è redento, i cristiani non possono identificarsi con esso. La preoccupazione per gli affari del mondo allontana da Dio (1Cor 7,33). Il cristiano deve trattare con il mondo come se non avesse rapporti con esso (1Cor 7,31): deve vivere come se non appartenesse al mondo (Col 2,20). Paolo è crocifisso al mondo e il mondo a lui (Gal 6,14). Religione significa mantenersi immacolati dal mondo (Gc 1,27); amicizia con il mondo significa inimicizia con Dio (Gc 4,4). il cristiano non deve conformarsi a questo mondo (Rm 12,2). Tuttavia il cristiano non può semplicemente uscire dal mondo per evitare il contatto con i peccatori (1Cor 5,10).  

Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo - Richard Gutzwiller (Meditazione su Giovanni): La consacrazione non è qualcosa che l’uomo ottiene per sé, ma per gli altri. Egli ha una missione nel mondo, perciò Cristo dice: «Come tu hai mandato nel mondo me, anch’io ho mandato nel mondo essi».
Quando prega protezione dal male per i suoi, il riparo dal mondo non è inteso come un allontanamento completo dal mondo, ma come un vivere ed un agire in esso e su di esso, conformemente alla missione che hanno ricevuta.
La missione di Gesù è l’origine ed il modello della missione degli Apostoli. La consacrazione ed il sacerdozio hanno quindi un carattere eminentemente sociale. L’uomo li riceve per gli altri, ai quali deve ritrasmettere e comunicare quel che ha ricevuto. Egli deve operare se­guendo le orme di Cristo, con la stessa intenzione, lo stesso amore, la stessa obbedienza e le stesse disposizioni di vittima.
Il risultato della missione sarà l’immolazione dello stesso inviato. Reciprocamente, il sacrificio, l’immolazione sarà il più alto e perfetto adempimento della missione.
Questa conclusione illumina tutto il secondo nucleo della preghiera sacerdotale. Si tratta, in altre parole, della preghiera mediante la quale gli Apostoli conoscono la loro missione sacerdotale e dalla quale traggono la forza di compierla.
Nel loro carattere sacerdotale si riassume tutto: che essi sono esclusiva proprietà di Dio, che lo hanno accolto nella fede, e che lo glorificano nel mondo e, infine, che Cristo prega perché siano preservati dal male. Essi sono veramente un’offerta consacrata a Dio, santificata per lui e per mezzo di lui. E tutto questo s’avvera per loro in Cristo che è il solo santo: «Tu solus sanctus».

San Bonifacio, Martire: Alfonso Colzani: Nella storia cristiana, soprattutto dei primi secoli, i due termini, [martirio / martiri] designano la testimonianza e i testimoni della fede. Il termine martirio deriva dal greco martyrion: testimonianza resa sotto giuramento con valore di prova. Con questo significato di documento probatorio (dell’Alleanza o della Torà) il termine ricorre frequentemente nella versione greca dell’Antico Testamento e in alcuni luoghi del Nuovo Testamento, caratterizzato dal riferimento a Cristo.
L’evangelista Luca introduce un nuovo significato: negli Atti degli apostoli martirio significa rendere testimonianza, inteso come predicare Cristo, compito caratteristico degli apostoli che “con grande forza rendevano testimonianza” (At 4,33). Martiri a partire da Luca 24,48, sono designati i testimoni del Risorto, i quali sono incaricati di essere testimoni fra le genti. Questo compito è chiaramente marcato dalla sofferenza e dal rischio della morte (Stefano, il primo martire cristiano, è chiamato in Atti degli apostoli 22,20 “il testimone fedele”), ma non è caratterizzato dalla concezione più tardiva di martirio come testimonianza del sangue, quanto dal­l’inalterata e completa proclamazione del messaggio di Cristo. Per l’evangelista Giovanni martyrion è per definizione testimonianza di Cristo, anticipata da Giovanni Battista, testimonianza che lo stesso Cristo rende a se stesso e che i discepoli proclamano e confermano. Giovanni usa il vocabolario dell’esperienza (della fede) e della testimonianza, che ha il senso di conferma della verità di Dio: i discepoli che hanno visto rendono testimonianza e annunciano la vita eterna resasi visibile (1Gv 1,2). Tale processo si realizza con l’aiuto dello Spi­rito Paraclito, che è colui che rende testimonianza a Gesù (Gv 15,26), ma non sostituisce la testimonianza dei discepoli: “e anche voi mi renderete testimonianza” (v. 27).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Anche voi mi renderete testimonianza.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

La partecipazione ai tuoi santi misteri,
ci comunichi, o Padre, lo Spirito di fortezza
che rese san Bonifacio fedele nel servizio
e vittorioso nel martirio.
Per Cristo nostro Signore.