Mercoledì 12 Giugno 2019

Messa del Giorno

MERCOLEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)


Prima Lettura: 2Cor 3,4-11; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 98 (99); Mt  5,17-19

Colletta: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Ci crediamo furbi e siamo sciocchi, ci crediamo intelligenti e siamo stolti, furbi nel cercare scorciatoie per eludere i comandanti di Dio, intelligenti nel tentativo di trovare pezze d’appoggio al nostro vivere pagano spacciandolo per cristiano. Eppure, Gesù nel Vangelo è abbastanza chiaro: “In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”. Ora, rileggendo il Vangelo, poniamo attenzione al suo dire. Gesù certamente parla dei “Dieci Comandamenti”, Lui non è venuto a mutarli o a cassarli, e questi possiamo definirli i “grandi precetti”, quelli che danno luce e sapore alla vita dell’uomo. Ma qui parla anche di “minimi precetti”. Quali sono questi precetti minimi? La risposta sortirebbe un elenco assai vasto e variopinto, possiamo dire che li incontriamo nel quotidiano, e che vanno dal sorriso alla stima dell’altro, chiunque esso sia; dal sano ottimismo allo spendere una parola di incoraggiamento per sollevare lo scoraggiato. Certamente l’insegnamento di Gesù sconvolge i piani del “cristiano furbo”, il quale così ragiona: io onoro Dio, non bestemmio, non rubo, non sono adultero, non desidero le cose degli altri, e così sono a posto e mi sono guadagnato il Paradiso, pur facendo la cresta a tanti piccoli precetti … forse sarà vero, ma se il cuore è spento e se il sedicente giusto non è attento ai “minimi precetti”, non dico che farà una “brutta fine”, il giudizio è di Dio, ma lunga e assai penosa sarà la purificazione prima di vedere Dio faccia a faccia (1Cor 13,12).

Vangelo: Dal Vangelo secondo Matteo 5,17-19: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 17 Non sono venuto ad abrogare, ma a compire: Gesù dichiara la sua posizione nei confronti dell’Antico Testamento (la Legge ed i Profeti); egli afferma di non voler abrogare quanto era stato detto dalla Legge e dai Profeti, ma di perfezionarlo. Quest’opera di perfezionamento, come risulta dagli esempi esplicativi che seguiranno (5, 21-48), si rivolge alla parte morale e consiste nell’inserire uno spirito nuovo nei precetti dell’antica legge.
versetto18 Una sola trattina, così abbiamo tradotto il termine κεραία (letteralmente: cornuncolo); il vocabolo può esprimere quella piccola trattina che distingue nella scrittura ebraica quadrata la consonante kaph dal beth.In linguaggio moderno si direbbe: non passerà un i, né un punto sopra l’i. Il senso del detto di Gesù è il seguente: tutti i precetti morali della Legge antica saranno elevati alla perfezione evangelica la quale, essendo definitiva, non passerà mai.
versetto 19 Chi dunque avrà trasgredito... Il nuovo spirito che perfeziona l’antica legge non dispensa dalle opere. Anche la minima inadempienza di un precetto sarà notata e condizionerà l’appartenenza più o meno fervida al regno.

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti - Evangelium vitae 49: La storia di Israele mostra quanto sia difficile mantenere la fedeltà alla legge della vita, che Dio ha inscritto nel cuore degli uomini e ha consegnato sul Sinai al popolo dell’Alleanza. Di fronte alla ricerca di progetti di vita alternativi al piano di Dio, sono in particolare i Profeti a richiamare con forza che solo il Signore è l’autentica fonte della vita. Così Geremia scrive: «Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua» (2,13). I Profeti puntano il dito accusatore su quanti disprezzano la vita e violano i diritti delle persone: «Calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri» (Am 2,7); «Essi hanno riempito questo luogo di sangue innocente» (Ger 19,4). E tra essi il profeta Ezechiele più volte stigmatizza la città di Gerusalemme, chiamandola «la città sanguinaria» (22,2; 24,6.9), la «città che sparge il sangue in mezzo a se stessa» (22,3).
Ma mentre denunciano le offese alla vita, i Profeti si preoccupano soprattutto di suscitare l’attesa di un nuovo principio di vita, capace di fondare un rinnovato rapporto con Dio e con i fratelli, dischiudendo possibilità inedite e straordinarie per comprendere e attuare tutte le esigenze insite nel Vangelo della vita. Ciò sarà possibile unicamente grazie al dono di Dio, che purifica e rinnova: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,25-26; cf. Ger 31,31-34). Grazie a questo «cuore nuovo» si può comprendere e realizzare il senso più vero e profondo della vita: quello di essere un dono che si compie nel donarsi. È il messaggio luminoso che sul valore della vita ci viene dalla figura del Servo del Signore: «Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo... Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce» (Is 53,10.11).
È nella vicenda di Gesù di Nazaret che la Legge si compie e il cuore nuovo viene donato mediante il suo Spirito. Gesù, infatti, non rinnega la Legge, ma la porta a compimento (cf. Mt 5,17): Legge e Profeti si riassumono nella regola d’oro dell’amore reciproco (cf. Mt 7,12). In Lui la Legge diventa definitivamente «vangelo», buona notizia della signoria di Dio sul mondo, che riporta tutta l’esistenza alle sue radici e alle sue prospettive originarie. È la Legge Nuova, «la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2), la cui espressione fondamentale, a imitazione del Signore che dà la vita per i propri amici (cf. Gv 15,13), è il dono di sé nell’amore ai fratelli: «Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14). È legge di libertà, di gioia e di beatitudine. 

In verità io vi dico - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): L’immagine è solenne. Sparirà l’universo prima che cada, della legge, una pur minima parte, anzi la più piccola lettera Lo iota è la lettera più piccola dell’ alfabeto ebraico, mentre i segni sono dei piccoli fregi che si usavano nella scrittura dei sacri testi per renderne più agevole la lettura. Ogni parte e ogni lettera è Parola di Dio, santa e intangibile. Mai si potrà privare tutto questo del suo valore, poiché è Dio che ha parlato. Se le parole dell’uomo volano e sono passeggere, la Parola di Dio è, al contrario, stabile e duratura. Ma Dio non ha parlato soltanto attraverso la legge e i profeti; «ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1). Questa è la sua «ultima Parola», dopo la quale egli non ne dirà altre con uguale autorità. Quest’ultima parola completa le precedenti e le colloca nella loro vera luce: la legge rimane, ma ha bisogno di essere completata e compiuta. Ciò è espresso dalla piccola aggiunta: «Senza che tutto sia compiuto»; cioè: tutta la legge deve essere portata a quella perfezione che, in questo istante, inizia con la dottrina di Gesù. Ma anche: tutto quello che era stato predetto e riguardava il futuro, ora deve adempiersi. Infatti Gesù non solo porta la legge alla perfezione con la sua dottrina, ma la attua nella sua persona, nel suo vivere e nel suo morire. Quando tutto questo avverrà -la perfetta dottrina e la perfetta attuazione in Gesù - allora tutto sarà veramente compiuto.
Nelle pagine che seguono dovremo sempre vedere Gesù in questo grande contesto e in questa prospettiva; non è il fondatore di una setta, né un «genio religioso», come si sente dire talvolta, egli è l’ultimo profeta, l’ultima Parola di Dio, il rivelatore definitivo della volontà di Dio - e quindi la nostra via e la nostra verità.

L’alternativa di Gesù - Basilio Caballero (La parola per ogni giorno): L’alternativa di Gesù alla legge mosaica non è la semplice abolizione, ma una maggiore perfezione ed esigenza, una fedeltà più radicale e una santità più profonda che superano la lettera della legge per aderire al suo spirito. Questo compimento della legge, cioè la nuova alleanza, la nuova economia o nuovo ordine della grazia, si raggiunge nel mistero pasquale di Cristo, Figlio di Dio, morto e risuscitato per la salvezza dell’uomo che Dio ama. Da qui scaturisce la nuova morale cristiana, imperniata sulla risposta incondizionata dell’uomo all’amore di Dio che lo ha preceduto in Cristo. In questo senso, la legge di Dio mantiene il suo vigore permanente, anche nei minimi particolari.
I rabbini elencavano fino a seicentotredici precetti nella legge del Pentateuco, e li classificavano in grandi e piccoli, secondo la loro importanza. La fedele osservanza di tutti questi precetti assicurava la giustizia o santità degli scribi e dei farisei. Ma questa fedeltà verso Dio non sarebbe servita loro per raggiungere il suo regno,  dirà Gesù, perché era autosufficiente e si limitava al significato letterale della legge. Per questo egli stesso non osservava tutte le tradizioni, per esempio il sabato, il digiuno e le norme di purezza legale, che rifiutò anche con la sua parola e la sua condotta.
La fedeltà del discepolo di Cristo dovrà superare quella degli scribi e dei farisei, con una sottomissione piena d’amore alla volontà di Dio, che va oltre l’osservanza letterale della legge, perché «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli».
È per questo che san Paolo parlerà di una giustizia della legge che non salva. Ciò che di fatto giustifica e salva l’uomo e la donna è la fede in Gesù Cristo, che ci fa entrare in comunione con Dio. Tra il cristiano e la legge esiste una mediazione essenziale: la giustificazione che ci viene dalla fede in Cristo. In questo modo, anche se la mera osservanza della legge da parte del credente non lo giustifica davanti a Dio, mette però in chiaro la giustizia acquisita in Gesù Cristo, per la comunione con Dio attraverso la fede in suo Figlio.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Gesù non ha abolito la Legge del Sinai, ma l’ha portata a compimento con una tale perfezione da rivelarne il senso ultimo e da riscattarne le trasgressioni” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 592). 
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Signore, la forza risanatrice del tuo Spirito,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male che ci separa da te
e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.