Domenica 9 GIUGNO 2019
Messa del Giorno
DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO ANNO C – SOLENNITÀ
Prima Lettura: Dagli Atti degli Apostoli 2,1-11; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 103 (104); Rm 8,8-17; Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 14,15-16.23b-26
Colletta: O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura -Dagli Atti degli Apostoli 2,1-11: Lo Spirito Santo riempie il Cenacolo dove gli Apostoli erano soliti ritirarsi a pregare «insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui» (At 1,14). Con la venuta dello Spirito Santo nasce la Chiesa e sarà la sua anima: «Egli, lo Spirito di comunione, rimane nella Chiesa in modo indefettibile, e per questo la Chiesa è il grande sacramento di comunione divina che riunisce i figli di Dio dispersi» (CCC 1108). Anche il vento, come il fuoco, era un fenomeno che accompagnava abitualmente le manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento (Cf. Es 3,2; 13,21-22; 2Re 5,24). Agli Apostoli viene dato anche il «dono delle lingue» perché possano farsi comprendere da «tutte le nazioni» e anche per comunicare efficacemente l’insegnamento evangelico. I Padri della Chiesa, quando commentano questo passo, rilevano il contrasto tra la confusione delle lingue che si ebbe a Babele e la fine di questa confusione, per il dono e la grazia dello Spirito Santo.
Salmo Responsoriale: Dal Salmo 103 (104): «Il Cristo ha compiuto l’opera della nostra salvezza che aveva cominciato fin dai giorni antichi. Tutta l’economia delle cose e dei tempi era da lui diretta verso questo fine; e di ogni particolare che serviva questa causa si è compiaciuto, lui, il Creatore di tutte le cose, e questo per la sua gloria, come è scritto: Rinnoverai la faccia della terra, la gloria del Signore sia in eterno, gioisca il Signore delle sue opere. Non solo si è compiaciuto di ciò che aveva fatto prima della sua venuta, ma venendo in questo mondo egli ha accolto con gioia i mali che provenivano dal nostro peccato» (Baldovino di Ford).
Seconda Lettura - Dalla Lettera ai Romani 8,8-17: Con il battesimo abbiamo ricevuto lo «Spirito che rende figli adottivi». L’essere figli importa delle conseguenze. Innanzi tutto, il diritto all’eredità paterna, in unione però e a somiglianza di Cristo, «affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rom 8,29). Questa conformità a Cristo implica la partecipazione alla sua gloria, ma «se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze».
Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 14,15-16.23b-26: Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome di Gesù, nella pienezza dei tempi, si effonderà su tutto il popolo di Dio, così come ricorderà anche l’apostolo Pietro nel giorno della Pentecoste, sulla scia di una profezia veterotestamentaria: «Avverrà: negli ultimi giorni - dice Dio - su tutti effonderò il mio Spirito... anche sui miei servi e sulle mie serve effonderò il mio spirito ed essi profeteranno» (Gl 3,1-2; At 2,17-18). Lo Spirito Santo guiderà la Chiesa, perché proclami sino agli estremi confini della terra «le opere ammirevoli» di Dio (1Pt 2,9). Ad essa «insegnerà ogni cosa», e le ricorderà tutte le parole di Gesù, donandole sapienza e scienza per comprenderle (Cf. Lc 24,27.45).
Pentecoste - Lisa Cremaschi: Festa ebraica e cristiana. Il termine greco letteralmente significa: cinquantesimo (giorno); così viene chiamata la festa celebrata il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua negli ultimi libri dell’Antico Testamento (Tb 2,1; 2 Me 12,32) e nel Nuovo. Negli altri libri dell’Antico Testamento viene chiamata hag shavu’ot, cioè “festa delle settimane” o “festa delle primizie”; veniva celebrata sette settimane dopo l’inizio della mietitura (Lv 23,16 s.; Dt 16,9 s.). Si trattava originariamente di una festa agricola durante la quale si offrivano a JHWH le primizie del raccolto in segno di ringraziamento (Es 23,16; 34,22; Dt 16, 10-11; Nm 28,26). Successivamente, in una data imprecisata, si trasformò in una commemorazione dell’alleanza, divenendo festa del dono della Torà. Sembra che la comunità di Qumran già nel II sec. a.C. celebrasse la festa quale memoriale dell’alleanza; il mutamento è attestato sicuramente a partire dal II sec. d.c. Ancor oggi gli ebrei leggono in questo giorno il passo di Esodo 19 e il libro di Rut; tale usanza è giustificata oltre all’ambientazione del libro nel tempo della mietitura, al fatto che Davide, di cui Rut è antenata, è nato e morto il giorno di Shavu’ot. Mentre la tradizione giovannea colloca la discesa dello Spirito nello stesso giorno di Pasqua (Gv 20,19-23), Luca situa il dono dello Spirito nel giorno della Pentecoste ebraica, memoriale del dono della Torà (Le 24,49; At 1,4-5). L’evento è descritto come una teofania (cielo, voce, tuono, vento, fuoco sono tutti elementi tipici delle teofanie nell’Antico Testamento, cfr., per esempio: Es 3,2; Dt 4,11-12, 33-36; 1 Re 19,11-13 ecc.) e come la restaurazione dell’unità tra gli uomini infranta a Babele. Se a Babele il tentativo di unità voluto dagli uomini in opposizione a Dio portò alla dispersione e alla confusione delle lingue (Gn 11, 6-9), nella Pentecoste lo Spirito, manifestatosi sotto forma di lingue di fuoco che si distribuiscono a ciascuno dei presenti, rende possibile la comunione tra popoli diversi e lingue diverse. La Pentecoste porta a compimento la Pasqua. Cristo, asceso presso il Padre, compie la sua opera donando lo Spirito che muove Pietro ad annunciare l’evangelo di salvezza e a dichiarare ormai compiuta la promessa contenuta nella profezia di Gioele 3,1-5; la discesa dello Spirito è segno escatologico, annuncio che ormai sono iniziati gli ultimi tempi. La Chiesa è inviata ad annunciare l’evangelo a tutte le genti, fino ai confini del mondo, nell’attesa del ritorno del Signore. La celebrazione della Pentecoste, “festa delle feste” o “grande domenica” come la chiamavano i Padri della Chiesa, ricorda questo dono dello Spirito che attualizza, ricorda e interiorizza quello che ha fatto Gesù.
Lo Spirito e la Chiesa negli ultimi tempi - La pentecoste - Catechismo della Chiesa Cattolica 731: Il giorno di pentecoste (al termine delle sette settimane pasquali), la pasqua di Cristo si compie nell’effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza Cristo Signore effonde a profusione lo Spirito.
732 In questo giorno è pienamente rivelata la Santissima Trinità. Da questo giorno, il Regno annunziato da Cristo è aperto a coloro che credono in lui: nell’umiltà della carne e nella fede, essi partecipano già alla comunione della Santissima Trinità. Con la sua venuta, che non ha fine, lo Spirito Santo introduce il mondo negli « ultimi tempi », il tempo della Chiesa, il Regno già ereditato, ma non ancora compiuto: «Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede: adoriamo la Trinità indivisibile, perché ci ha salvati».
Il Padre vi darà un altro Paràclito - Quando l’apostolo Paolo chiese ai discepoli di Efeso se avevano ricevuto lo Spirito Santo venendo alla fede, essi risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo» (At 19,2).
Pure ai nostri tempi per molti lo Spirito Santo è il “grande sconosciuto”, mentre è il vero conduttore della nostra vita spirituale e l’anima del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, così come ci ha promesso Gesù: «... il Paràclito, lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26; Cf. LG 7.8).
Il Concilio Ecumenico Vaticano II parla a varie riprese di questa funzione didattica dello Spirito Santo in rapporto alla parola di Cristo: Egli «guida la Chiesa per tutta intera la verità [Cf. Gv 16,13], la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti» (LG 4; Cf. DV 20).
La Tradizione «di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione, sia con la riflessione e lo studio dei credenti... sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità» (DV 8). Quindi, lo Spirito Santo assiste i Vescovi: «I Vescovi sono gli araldi della fede... che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, e la illustrano alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della Rivelazione cose nuove e vecchie [Mt 13,52]» (LG 25).
Lo Spirito Santo assiste il Papa quando «sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale»: «le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non per il consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo, promessagli nella persona del beato Pietro, per cui non abbisogna di alcuna approvazione di altri, né ammettono appello alcuno ad altro giudizio» (LG 25).
Lo Spirito Santo assiste e santifica il Popolo di Dio: «Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, “ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace” [1Cor 12,11], dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole: “A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio”» (LG 12). Alla luce di quanto è stato detto, allora si può affermare, con il Patriarca Atenagora, che senza lo Spirito Santo «Dio è lontano, Cristo resta nel passato, il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un ricordo, e l’agire cristiano una morale di schiavi».
Lo Spirito Santo - Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): La parola «Santo» non indica solo una qualità dello Spirito: è santo perché appartiene alla sfera del divino; ma anche una sua funzione: è santo perché santifica, separa, consacra i discepoli per un compito nella storia. Essi infatti dovranno continuare l’opera di Gesù, cioè come Gesù ha fatto e insegnato quello che faceva il Padre, così essi dovranno fare come ha fatto Gesù e insegnare quello che ha insegnato Gesù. È in questo compito che si inserisce l’azione dello Spirito, il quale insegnerà loro «ogni cosa», si intende tutto ciò che Gesù ha insegnato, aiutandoli a capire il vero senso del suo insegnamento, e lo farà ricordando loro quanto ha detto Gesù.
Papa Francesco (Omelia, 20 Maggio 2018): Gesù aveva detto ai suoi Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo […] e di me sarete testimoni» (At 1,8). E avvenne proprio così: quei discepoli, prima paurosi, rintanati a porte chiuse anche dopo la risurrezione del Maestro, vengono trasformati dallo Spirito e, come annuncia Gesù nel Vangelo odierno, “gli danno testimonianza” (cfr Gv 15,27). Da titubanti diventano coraggiosi e, partendo da Gerusalemme, si spingono ai confini del mondo. Timorosi quando Gesù era tra loro, sono audaci senza di Lui, perché lo Spirito ha cambiato i loro cuori.
Lo Spirito sblocca gli animi sigillati dalla paura. Vince le resistenze. A chi si accontenta di mezze misure prospetta slanci di dono. Dilata i cuori ristretti. Spinge al servizio chi si adagia nella comodità. Fa camminare chi si sente arrivato. Fa sognare chi è affetto da tiepidezza. Ecco il cambiamento del cuore. Tanti promettono stagioni di cambiamento, nuovi inizi, rinnovamenti portentosi, ma l’esperienza insegna che nessun tentativo terreno di cambiare le cose soddisfa pienamente il cuore dell’uomo. Il cambiamento dello Spirito è diverso: non rivoluziona la vita attorno a noi, ma cambia il nostro cuore; non ci libera di colpo dai problemi, ma ci libera dentro per affrontarli; non ci dà tutto subito, ma ci fa camminare fiduciosi, senza farci mai stancare della vita. Lo Spirito mantiene giovane il cuore – quella rinnovata giovinezza. La giovinezza, nonostante tutti i tentativi di prolungarla, prima o poi passa; è lo Spirito, invece, che previene l’unico invecchiamento malsano, quello interiore. Come fa? Rinnovando il cuore, trasformandolo da peccatore in perdonato. Questo è il grande cambiamento: da colpevoli ci rende giusti e così tutto cambia, perché da schiavi del peccato diventiamo liberi, da servi figli, da scartati preziosi, da delusi speranzosi. Così lo Spirito Santo fa rinascere la gioia, così fa fiorire nel cuore la pace.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Lo Spirito sblocca gli animi sigillati dalla paura. Vince le resistenze. A chi si accontenta di mezze misure prospetta slanci di dono. Dilata i cuori ristretti. Spinge al servizio chi si adagia nella comodità. Fa camminare chi si sente arrivato. Fa sognare chi è affetto da tiepidezza. Ecco il cambiamento del cuore” (Papa Francesco).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Dio, che hai dato alla tua Chiesa
la comunione ai beni del cielo,
custodisci in noi il tuo dono,
perché in questo cibo spirituale
che ci nutre per la vita eterna,
sia sempre operante in noi la potenza del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.
la comunione ai beni del cielo,
custodisci in noi il tuo dono,
perché in questo cibo spirituale
che ci nutre per la vita eterna,
sia sempre operante in noi la potenza del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.