SABATO 1 GIUGNO 2019

Messa del Giorno

S. GIUSTINO, MARTIRE – MEMORIA


Prima Lettura: Dagli Atti degli Apostoli 18,23-28; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 46 (47); Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 16,23b-28


Colletta
O Dio, che hai donato al santo martire Giustino una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, attraverso la sublime follia della Croce, per la sua intercessione allontana da noi le tenebre dell’errore e confermaci nella professione della vera fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Vangelo - Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto.

Gli apostoli non domanderanno più spiegazioni a Cristo, perché saranno illuminati dallo Spirito Santo, e se Gesù ha parlato loro in modo misterioso ora è giunta l’ora in cui parlerà apertamente del Padre. Gesù ascolta le preghiere dei suoi amici, ma anche il Padre è pronto ad esaudire le preghiere dei discepoli del Figlio perché lo hanno amato e hanno creduto che è uscito da Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni 16,23b-28: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

Quel giorno non mi domanderete più nulla - Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Gesù continua a stupire: la sua sofferenza incombe e lui cerca di prevenirla nei suoi discepoli, infondendo loro coraggio e speranza, aiutandoli a pensare al dopo, alla gioia che avranno.
Finora non si sono mai rivolti al Padre nel nome di Gesù. Ma quando Gesù-Risorto avrà ricevuto un nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2,9) e sarà rivestito di potenza e gloria accanto al Padre (At 2,32-33), allora sì che potranno chiedere qualunque cosa, invocando il suo nome, e il Padre la concederà. Ciò è tanto vero che Gesù aggiunge: «In quel giorno potrete chiedere nel mio nome e non vi dico che io pregherò per voi» (16,26). Ma è certo che lo farà (vedi 14,15), anche se non è necessario, perché - dice - «il Padre vi ama» (16,27).
Sono parole di una delicatezza estrema per sottolineare in modo incisivo l’amore del Padre. È l’ultima volta che Gesù lo fa, servendosi di parole, poi lo farà donando la vita. Per Gesù il Padre è in relazione agli uomini come «Colui che ama» (3,16). Ma questo amore si concretizza e si rivela dove c’è una persona che ama Gesù e crede che Gesù è il Figlio inviato dal Padre, e lo accoglie. Allora si crea un’intimità così grande tra il Padre, Gesù e i discepoli che ogni preghiera non è altro che espressione di amore.
Ancor più, in quel giorno, in cui tutto ciò si realizzerà, il dialogo tra Gesù e i suoi non avrà più bisogno di ricorrere a similitudini, cioè a un linguaggio figurato, velato. Tale era il parlare di Gesù ai suoi discepoli anche quando «in disparte spiegava loro ogni cosa» (Mc 4,34), ma nella luce del Risorto che dona loro lo Spirito avranno la capacità di capire e saranno aiutati a penetrare sempre di più nel suo mistero e in tutto ciò che ha loro insegnato. Allora sì che saranno veri testimoni e annunceranno al mondo con sicurezza chi è Gesù, quello che egli ha detto di sé e che ora in sintesi ripete prima di lasciarli.

Chiedete e otterrete - Catechismo della Chiesa Cattolica 2614-2615: Quando Gesù confida apertamente ai suoi discepoli il mistero della preghiera al Padre, svela ad essi quale dovrà essere la loro preghiera, e la nostra, allorquando egli, nella sua Umanità glorificata, sarà tornato presso il Padre. La novità, attualmente, è di chiedere nel suo Nome. La fede in lui introduce i discepoli nella conoscenza del Padre, perché Gesù è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6). La fede porta il suo frutto nell’amore: osservare la sua Parola, i suoi comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù.
Ancor più, quando la nostra preghiera è unita a quella di Gesù, il Padre ci dà l’“altro Consolatore perché rimanga” con noi “per sempre, lo Spirito di verità” (Gv 14,16-17). Questa novità della preghiera e delle sue condizioni appare attraverso il Discorso di addio. Nello Spirito Santo, la preghiera cristiana è comunione di amore con il Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24).

... perché la vostra gioia sia piena - Evangelii gaudium 84: La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr. Gv 16,22). I mali del nostro mondo - e quelli della Chiesa - non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. Inoltre, lo sguardo di fede è capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità, senza dimenticare che «dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20). La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania. A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, anche se proviamo dolore per le miserie della nostra epoca e siamo lontani da ingenui ottimismi, il maggiore realismo non deve significare minore fiducia nello Spirito né minore generosità. [...]. Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica.  

In quel giorno chiederete nel mio nome - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 26 In quel giorno voi chiederete nel mio nome; anche nella preghiera dei discepoli vi sarà una nuova nota, entrerà una nuova componente; «in quel giorno», infatti, essi pregheranno il Padre nel nome di Gesù, cioè conosceranno qual e intima relazione intercorra tra Gesù ed il Padre; questa conoscenza darà ai discepoli la certezza di essere esauditi, perché la loro preghiera è fatta nel nome di Cristo che è unito al Padre. Ed io non vi dico che pregherò il Padre per voi; San Giovanni Crisostomo offre una lettura più concisa, la quale probabilmente documenta una forma più primitiva del testo; essa dice: «io non pregherò il Padre». Il vers. non significa che Gesù cessa di essere l’unico mediatore (cf. 10,9; 14,6; 15,5), ma che la sua mediazione ha raggiunto la forma più perfetta; i discepoli infatti saranno così uniti con Cristo per mezzo della fede e della carità da formare con lui quasi un unico essere.
versetto 27 Poiché lo stesso Padre vi ama; i discepoli, essendo intimamente uniti con Cristo, sono amati dal Padre, come il Padre ama il Figlio (cf. Giov., 17,23,26); evidentemente la particella «come» ha senso analogico, poiché l’amore del Padre per i discepoli non si identifica con l’amore trinitario che intercorre tra il Padre e il Figlio; tale amore infatti è incomunicabile. Avendo voi creduto che io sono uscito da Dio; «uscire da Dio» non indica la generazione eterna del Figlio in seno alla Trinità, ma la sua venuta nel mondo con il mistero dell’incarnazione (cf. vers. seguente).

Pregare insieme a Cristo - Basilio Caballero (La Parola per ogni Giorno): Il segreto dell’efficacia della preghiera, per il cristiano, è l’unione a Cristo. Varie volte, durante il discorso di congedo, Gesù ha insistito sull’efficacia della preghiera fatta nel suo nome; questa efficacia è frutto della comunione vitale del discepolo con Gesù: il discepolo crede in Gesù, lo ama e ne osserva la parola, diventando così dimora della Trinità (Gv 14,13s.23).
Ma nel vangelo di oggi leggiamo una frase di Gesù che sembra escludere la sua intercessione come mediatore tra Dio e noi, quando dice: «In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio».
Si può spiegare così: anche se Gesù è il nostro unico mediatore, la relazione d’amore che si stabilisce tra il Padre e il credente, con la presenza di Gesù nei suoi attraverso lo Spirito, è tanto intensa che d’ora in poi Gesù non può più essere considerato solo un intermediario. Perché il Padre ama il credente con lo stesso amore con il quale ama Gesù, tanto che il Padre, Gesù e i suoi discepoli formano un’unità, come dirà Cristo nella «preghiera sacerdotale» che vedremo la settimana prossima.
Così la preghiera dei battezzati in Cristo è anche preghiera di Gesù, nostro fratello maggiore. Per questo il Padre ci ascolta e ci darà ciò che chiediamo per la nostra salvezza; anche se non sempre sappiamo chiedere quello che ci conviene, ma lo Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8,26). «Nel suo stato glorioso Cristo non chiederà per i suoi; chiederà con loro e attraverso di loro nella sua Chiesa. Arriviamo qui al punto più alto della mistica cristiana» (A. Loisy).

“In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito” (Ef 6,18): la nostra preghiera deve essere incessante, anche quando deve attraversare la fitta coltre dell’aridità o dell’accidia. Il nome di Gesù è la via sicura per raggiungere il cuore del Padre: “In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà”. Il frutto più bello della preghiera è la gioia, perché per mezzo della preghiera il discepolo di Gesù contempla il volto del Padre, scruta il suo cuore amabile, e riposa tra le braccia della Misericordia, attendendo tutto dal suo amore provvidente. Gesù ha insegnato il “Padre nostro” che è “la madre di tutte le preghiere”: “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti  come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male” (Mt 6,9-13). Il “Padre nostro” sarà sempre “la regola della preghiera, del colloquio con Dio. Era la preghiera di Cristo, il modo di dialogare con il suo Abbà. Egli lo ha voluto trasmettere ai discepoli: «Voi pregate così” ([Mt 6,9]. Il Pater noster è divenuto la preghiera della Chiesa, del credente” (Fra Abelardo Lodato, OP). Le preghiere aprono il cuore di Dio, ma tutto è dono, grazia, benevolenza, le preghiere non sono riti magici e non posso piegare la volontà di Dio ai desideri dell’uomo, così  leggiamo in Matteo 6,7-8: “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”. Ma non dimentichiamo che la preghiera è onnipotente, e vince il cuore di Dio!

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** La preghiera è onnipotente, e vince il cuore di Dio!
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Signore, che nell’unico pane spezzato tra noi
edifichi e rinnovi l’umana famiglia,
donaci di attingere ai sacramenti pasquali
un amore autentico e generoso.
Per Cristo nostro Signore.