3 Maggio 2019

Venerdì della II Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Vangelo)

Dal Vangelo secondo Giovanni 14,6-14: Chi ha visto me, ha visto il Padre: Gesù è la rivelazione perfetta e personale del Padre, ma tale rivelazione può essere intellegibile solo con la fede. Proprio per questo la risposta di Gesù inizia con queste parole: Non credi?, e un po’ più avanti, rivolgendosi a tutti gli Apostoli, dirà: Credete in me. Questa ineffabile verità la si può applicare anche ai credenti, essi, infatti, sono inabitati dalla santissima Trinità, e chi crede nel Figlio compirà le opere che Egli compie e ne compirà di più grandi.

Io sono la via che conduce al Padre - Catechismo della Chiesa Cattolica 2608-2609: Fin dal discorso della montagna, Gesù insiste sulla conversione del cuore: la riconciliazione con il fratello prima di presentare un’offerta sull’altare, l’amore per i nemici e la preghiera per i persecutori, la preghiera al Padre “nel segreto” (Mt 6,6), senza sprecare molte parole, il perdono dal profondo del cuore nella preghiera, la purezza del cuore e la ricerca del Regno. Tale conversione è tutta orientata al Padre: è filiale.
Il cuore, deciso così a convertirsi, apprende a pregare nella fede. La fede è un’adesione filiale a Dio, al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo. È diventata possibile perché il Figlio diletto ci apre l’accesso al Padre. Egli può chiederci di “cercare” e di “bussare”, perché egli stesso è la porta e la via.

Io sono la via: Anselm Urban: Non fa meraviglia che il popolo nomade d’Israele intendesse la propria storia come un cammino iniziato già col suo capostipite: obbedendo alla chiamata di Dio, Abramo si avvia verso un paese sconosciuto (Gen 12,1), con la promessa, tuttavia che JHWH sarebbe stato con lui (26,3); questa è l’alleanza di Dio con gli uomini. Lo stesso Israele dovette abituarsi, attraversando il deserto, a essere in cammino con Dio, tra promessa e tentazione (1Cor 10,1-11; Eb 3,7-4,11). Il dono dell’alleanza dii JHWH è la sua istruzione, cioè l’intera storia vissuta di Dio come guida. Dopo essersi sedentarizzato, il popolo è stato richiamato continuamente alla provvisorietà della meta raggiunta: si deve mangiare l’agnello pasquale (Es 12,11) pronti a partire; in un’altra festa bisogna abitare in capanne di frasche (Lv 23,42ss) e tre volte all’anno occorre mettersi in cammino per il pellegrinaggio al santuario. Ma Israele si allontana di continuo dalla via (Dt 11,28). Perciò risuona l’appello costante dei profeti: “Convertitevi dalle vostre vie malvagie!” (2Re 17,13). Ma anche quando JHWH deve castigare, le sue vie sovrastano quelle degli uomini quanto il cielo sovrasta la terra (Is 55,9): egli sopraggiunge con una nuova salvezza e i suoi araldi gli preparano la via nel deserto (Is 40,3s). Anche i saggi vogliono condurre sulla retta via e mettere in guardia dalle false via: l’una infatti porta alla vita, l’altra alla morte (Pr 12,28; Sai 1). Un’immagine simile è usata da Gesù in Mt 7,13s. Gesù stesso ha condotto una vita itinerante senza “tana e nido” (Mt 8,20) e chi lo vuol seguire deve essere altrettanto pronto ad abbandonare tutto (Mt 19,29). Gesù non insegna però soltanto la via di Dio secondo verità (Mt 22,16); egli stesso, secondo Gv 14,6, è “la via” che è la sola a portare al Padre.

Io sono la vita - Catechismo della Chiesa Cattolica 2697:  La preghiera è la vita del cuore nuovo. Deve animarci in ogni momento. Noi, invece, dimentichiamo colui che è la nostra Vita e il nostro Tutto. Per questo i Padri della vita spirituale, nella tradizione del Deuteronomio e dei profeti, insistono sulla preghiera come “ricordo di Dio”, risveglio frequente della “memoria del cuore”: “È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri”. Ma non si può pregare “in ogni tempo” se non si prega in determinati momenti, volendolo: sono i tempi forti della preghiera cristiana, per intensità e durata.

Io sono la vita - Odilio Kaiser: La vita nel Nuovo Testamento è un contenuto centrale dell’annuncio di fede giovanneo. Già linguisticamente Giovanni distingue tra “la vita” (= vita eterna: zoè) e la vita fisica (bios, psychè) e le sue espressioni. Dio è la vita nella pienezza, a) Per questo egli è il fondamento originario dal quale viene ogni vita (1,1-4). Come il Padre così anche il Figlio ha la vita “in se stesso” (5,26). b) L’uomo deve avere “la vita, poiché in vista di lui ha avuto luogo l’invio del Figlio (10,10). Soltanto nel Figlio l’uomo riesce ad aver parte alla vita che viene da Dio (14,6) e che Dio come Padre vuole donare per mezzo del Figlio suo (3,16). L’accesso alla vita si dischiude per mezzo della fede nel Figlio (3,36); l’incredulità esclude dalla vita (qui si capisce che non si tratta di vita fisica). Colui che crede “ha” la vita eterna (6,47). La conoscenza, acquisita nella fede, della realizzazione della volontà salvifica di Dio nell’evento Cristo “è” la vita eterna (17,3). La parola del Figlio è “Spirito e vita” (6,63). La condizione dell’uomo si rivela nella risposta credente e professante di Simon Pietro: soltanto “il Signore” ha parole “di vita eterna” (6,68). Il Cristo è il pane di vita (6,35); mangiare la sua carne e bere il suo sangue dona la vita (6,53s). Clamore è l’espressione della vita (15,9-13). c) Dio è il signore “della” vita e della morte. La sua potenza, che si manifesta nell’evento Cristo, non conosce limiti nemmeno davanti alla morte fisica. Questa convinzione di fede si riflette nella certezza della risurrezione nell’ultimo giorno (6,40.44.54).

Vivere nella verità - Catechismo della Chiesa Cattolica 2465-2466: L’Antico Testamento lo attesta: Dio è sorgente di ogni verità. La sua Parola è verità. La sua legge è verità. La sua “fedeltà dura per ogni generazione” (Sal 119,90). Poiché Dio è il “Verace” (Rm 3,4), i membri del suo popolo sono chiamati a vivere nella verità.
In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente. “Pieno di grazia e di verità” ( Gv 1,14 ), egli è la “luce del mondo” ( Gv 8,12 ), egli è la Verità. “Chiunque crede” in lui non rimane “nelle tenebre” (Gv 12,46). Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che fa liberi e che santifica. Seguire Gesù, è vivere dello “Spirito di verità” (Gv 14,17) che il Padre manda nel suo nome e che guida alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l’amore incondizionato della verità: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no” (Mt 5,37).

La verità per i cristiani - Saturnino Muratore: La verità si lega profondamente al vivere della persona e si regge sul presupposto di una “verità dell’uomo”. Questa verità va appassionatamente cercata e può essere riconosciuta solo attraverso la fatica dell’intelligenza e l’integrazione di tutti i saperi, nessuno escluso. La legittimità di questo cammino è dischiusa già nello stesso umano interrogare e interrogarsi: poiché comprende impli­citamente la fiducia in una possibile risposta, l’interrogarsi umano giustifica l’aspirazione alla verità e la apre a un trascendimento dei dati naturali. In questo senso la tradizione cristiana parla di una veritas rei (verità della cosa), costitutiva di ogni realtà creata e vede Dio, quale Ipsa Veritas (Verità stessa), come la ragione ultima dello spessore obiettivo della verità.
Si intuiscono così le sorprendenti possibilità del linguaggio cristiano. La verità (in greco alétheia da a-lanthàno, negazione del nascondersi, lo svelarsi, il venire alla luce) non si nasconde ma ci viene incontro nel Signore Gesù: in lui, rivelatore del Padre, ci è svelato il senso ultimo e profondo della creazione e della storia umana. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), proclama di sé Gesù, che si presenta come la “verità che rende liberi” (Gv 8,31). La verità è il libero comunicarsi di Dio in Gesù: nella mediazione della sua persona, nella mediazione di un incontro che si serve delle parole e dei segni propri del vivere umano, è possibile accedere a una verità superiore, è possibile accedere a una verità che trasforma le nostre esistenze. In Gesù-Verità ci è dischiuso il senso ultimo della vita umana e cosmica: la verità ultima è l’amore. La domanda scettica di Pilato “Che cosa è la verità?” (Gv 18,38) ci ricorda bene che questa verità può essere accolta solo nel­la fede, solo nella rinuncia alla presunzione di un autonomo accesso alla verità e dalla presa di distanza dallo scoraggiamento di chi si rassegna ai suoi limiti.
La tradizione cristiana chiama “Rivelazione” questo venirci incontro della verità. Riconoscerla significa ricordare che questa verità continua a operare tra noi attraverso lo Spirito di verità: nella contemplazione orante e nell’obbedienza della fede, la verità lievita la vita della Chiesa e dà vita a una lunga tradizione religiosa. Riconoscerla significa guardare alla storia non solo come il luogo dell’agire libero e razionale dell’uomo ma anche come il risultato della misericordiosa presenza di Dio che opera con noi. Riconoscerla significa pure evitare ogni assolutizzazione del proprio punto di vista o del proprio sapere, gettando così le basi di un autentico e costruttivo dialogo tra diversi.

Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre . Richard Gutzwiller (Meditazioni su Giovanni): La maggior grandezza delle opere compiute dai suoi, si manifesta nel fatto che l’opera sua, la Chiesa, da Lui sviluppata solo entro i ristretti confini di Israele, dopo la sua morte si è dilatata sino ai confini del mondo. La redenzione non si diffonderà più da uomo a uomo soltanto, ma da popolo a popolo. Tutto ciò cui egli ha dato l’avvio nel campo della dottrina, della liturgia, dei sacramenti, della gerarchia, ha raggiunto in seguito il suo pieno sviluppo, in modo che l’opera umana sembra più grande di quella compiuta dal Signore: in realtà, non si tratta di altro che dello sviluppo del seme che egli ha gettato nel terreno, della dilatazione del messaggio che egli è venuto a portare. Ma c’è di più: la stessa prodigiosa espansione è dovuta a lui, che intercede per gli uomini presso il Padre ed esaudisce le loro suppliche e le loro preghiere.
Cristo indica dunque agli uomini tre fattori: il fine a cui essi devono tendere, cioè il cielo che è la loro patria; la via per giungervi, che è lui stesso; e le opere che essi devono compiere sulla terra, ossia le opere che proma­nano dalla fede e dall’unione con lui.
Perciò il suo congedo è, a rigor di termini, solo apparente, e non reale. Le parole di addio da lui dette in que­sta prima parte dimostrano che egli rimarrà spiritualmente tra i suoi.
I profondi misteri che qui vengono svelati sono: l’essenza e l’opera di Cristo, la natura della Chiesa, il senso della vita cristiana, la potenza della fede e della preghiera, l’importanza delle opere e il significato che assumo­no - in Cristo e per Cristo - la vita, la storia e il mondo intero.
Non si tratta dunque di un congedo, ma di una rinnovata ed approfondita rivelazione di Cristo alla ristretta famiglia dei suoi, che ora deve essere capace di accogliere e di comprendere il suo grande messaggio di verità. Si spiega allora perché ad esso Gesù premetta le parole: «Voi credete in Dio, credete anche in me». Tutte le verità rivelate da Cristo in questa circostanza, sono verità di fede, che non ammettono una prova razionale né un’analisi sperimentale; ma per la fede - e quindi per il credente - sono più importanti di qualsiasi altra affer­mazione controllabile dai sensi.
Da questa fede il credente riceve una vita che ignora la morte, e quindi non dà luogo ad una separazione, ma conduce alla pienezza ed alla perfezione.
Questo è il motivo per cui il cristiano sta su un piano completamente diverso da quello in cui vive l’incredulo. La sua concezione della vita e le sue modalità di esistenza sono del tutto differenti. Essere cristiano non vuol dire aggiungere qualcosa alla vita in genere, ma comporta un mutamento così radicale che tutte le cose assumono una nuova forma e un nuovo aspetto. Chi ha compreso questo non è più angosciato dal pensiero della morte e dell’ai di là: «Non si turbi il vostro cuore». Il cristiano è nella mente, nella vita e soprattutto nel cuore un altro uomo, che vive in Cristo, di Cristo e per Cristo.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Vangelo) 
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...