20 Maggio 2019

Lunedì della V Settimana di Pasqua


Oggi Gesù ci dice: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.” (Vangelo).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni 14,21-26: Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?: Gesù termina la sua risposta a Giuda, non l’Iscariota, dicendo: la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Gesù comunica tutto ciò che ha udito dal Padre. Le sue parole sono fonte di vita e devono essere accolte in un cuore fasciato di silenzio, memorizzate, custodite, meditate, approfondite ed attualizzate costantemente alla luce della risurrezione del Cristo che ci avvolge. Per questa custodia-meditazione costante delle sue parole, Gesù promette l’aiuto dello Spirito Santo: il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo? - Richard Gutzwiller: Alla domanda di Giuda: «Signore, come va che tu ti manifesti a noi e non al mondo?», Gesù risponde che, per l’appunto, il mondo non ha quell’amore che è il presupposto indispensabile. Dove invece quell’amore esiste, il Padre, il Figlio e lo Spirito vengono e prendono dimora «in lui», ossia nell’uomo che ama.
Il discorso verte dunque sulla Santissima Trinità. «Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel mio nome egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che io vi ho detto». In questa frase sono contenute due verità fondamentali.
Anzitutto la dottrina della Santissima Trinità: lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, ma è mandato nel nome del Figlio. Eppure è lo stesso Spirito che è comune a tutte e tre le Persone.
La seconda verità è questa: «Egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che vi ho detto».
Non si tratta dunque di una nuova rivelazione, ma di una illuminazione interiore, d’una penetrazione intellettiva più profonda nei confronti di tutto quello che Cristo ha detto e insegnato. Non è qualcosa che sopravviene dal di fuori, ma un’espansione e uno sviluppo di quello che già c’è.
La rivelazione si è chiusa con la morte dell’ultimo Apostolo. La definizione di un nuovo dogma sta a significare unicamente che qualche cosa, già contenuto negli insegnamenti di Cristo, viene ora riconosciuto e pubblicato come sicuramente appartenente alla sua dottrina. Cristo è l’unico e l’ultimo latore del messaggio divino.
Non uno dei tanti, ma l’Unico, il coronamento conclusivo.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola  - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 23 Se uno mi ama, osserverà la mia parola; chi ama Gesù osserva la sua parola, cioè i suoi comandamenti; si noti che l’espressione «osservare la mia parola» è parallela all’altra già usata dall’evangelista: «osservare i comandamenti» (verss. 15,21). E il Padre mio lo amerà; nel credente l’osservanza dei comandamenti è in pari tempo effetto e segno dell’amore del Padre e del Figlio. Verremo a lui e dimoreremo presso di lui; Cristo risponde indirettamente a Giuda dicendogli che la manifestazione di cui si parla si identifica con la presenza del Padre e del Figlio in coloro che amano ed osservano i comandamenti. Si tratta di una presenza divina del tutto particolare e duratura. Nei verss. 15-23 si trovano le affermazioni più caratteristiche del quarto vangelo, concernenti la così detta «escatologia realizzata» (cf. Giov. 3,18; 5,25). Nella presente sezione non si parla del ritorno di Cristo, che avrà luogo alla fine dei tempi, come di esso si parla in altri testi giovannei (cf. Giov., 6,39ss.; 12,48), in passi dei vangeli sinottici e in quelli delle prime lettere di San Paolo (cf. 1Tessalonicesi, 4,14-18), ma del ritorno che si attua già fin dall’inizio della predicazione evangelica e che si identifica con la abitazione (dimora) di Cristo nell’animo di coloro che osservano i suoi comandamenti; questa presenza di Gesù costituisce la «escatologia realizzata». Da ciò risulta come in questo stesso capitolo vi siano delle prospettive differenti per quanto riguarda l’escatologia; in Giov., 14,1-3 la prospettiva escatologica è quella tradizionale; in Giov.,14,18-21 la prospettiva escatologica è quella della «escatologia realizzata».

Ma il Paraclito… - Catechismo degli Adulti 341-343: Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo». Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito. In questo «Amore-dono» increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità. Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente. Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e inafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito». «Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui... il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato». Gesù è il Figlio amato del Padre; ma l’intimità divina, invece di separarlo, lo congiunge ai peccatori: Dio è vicino a chi si riconosce povero e bisognoso di essere salvato. Il Padre si compiace del suo Figlio e gli affida la missione di salvezza; gli comunica la potenza dello Spirito per attuarla.

Il Paràclito.. - Catechismo della Chiesa Cattolica 692: Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama “Paraclito”, letteralmente: “Colui che è chiamato vicino”, “ad-vocatus” (Gv 14,16.26; 15,26; 16,7). “Paraclito” viene abitualmente tradotto “Consolatore”, essendo Gesù il primo consolatore. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo “Spirito di verità” (Gv 16,13).

Il Padre e il Figlio rivelati dallo Spirito - Catechismo della Chiesa Cattolica 243: Prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l’invio di un “altro Paraclito” (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione, che già aveva “parlato per mezzo dei profeti” dimorerà presso i discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e guidarli “alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.
244 L’origine eterna dello Spirito si rivela nella sua missione nel tempo. Lo Spirito Santo è inviato agli Apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in persona, dopo il suo ritorno al Padre. L’invio della Persona dello Spirito dopo la glorificazione di Gesù rivela in pienezza il Mistero della Santa Trinità.
245 La fede apostolica riguardante lo Spirito è stata confessata dal secondo Concilio Ecumenico nel 381 a Costantinopoli: “Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita; che procede dal Padre”. Così la Chiesa riconosce il Padre come “la fonte e l’origine di tutta la divinità”. L’origine eterna dello Spirito Santo non è tuttavia senza legame con quella del Figlio: “Lo Spirito Santo, che è la Terza Persona della Trinità, è Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e anche della stessa natura [...] Tuttavia, non si dice che Egli è soltanto lo Spirito del Padre, ma che è, ad un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio”. Il Credo del Concilio di Costantinopoli della Chiesa confessa: “Con il Padre e con il Figlio è adorato e glorificato”.
246 La tradizione latina del Credo confessa che lo Spirito “procede dal Padre e dal Figlio [Filioque] ”. Il Concilio di Firenze, nel 1439, esplicita: “Lo Spirito Santo ha la sua essenza e il suo essere sussistente ad un tempo dal Padre e dal Figlio e [...] procede eternamente dall’Uno e dall’Altro come da un solo Principio e per una sola spirazione [...] E poiché tutto quello che è del Padre, lo stesso Padre lo ha donato al suo unico Figlio generandolo, ad eccezione del suo essere Padre, anche questo procedere dello Spirito Santo a partire dal Figlio lo riceve dall’eternità dal suo Padre che ha generato il Figlio stesso”.

Silvano Fausti (Una Comunità legge il Vangelo di Giovanni): v. 26: il Consolatore, lo Spirito Santo, ecc. Il Consolatore, chiamato prima lo Spirito della verità, ora è detto lo Spirito Santo. «Santo» significa «di Dio»: lo Spirito Santo è la vita di Dio, che il Padre invierà a noi che siamo in comunione con il Figlio. È il dono ultimo del Dio creatore, che mediante esso si comunica alla sua creatura, per essere tutto in tutti (lCor 15,28).
egli vi insegnerà tutte le cose. Lo Spirito d’amore ci insegnerà e imprimerà nel cuore il Figlio. Nel Vangelo di Giovanni è sempre Gesù che insegna: solo il Figlio ci fa conoscere il Padre. Una volta sola si dice che il Padre insegna a lui l’essere Figlio (cf. 8,28). Qui si parla anche dello Spirito Santo, che insegnerà a noi ciò che Gesù ha detto. È il maestro interiore, che ci rende «tutti istruiti da Dio» (6,45; Is 54,13). Dio, che prima era con noi nella legge e poi presso di noi nella carne del Figlio, sarà in noi con il suo Spirito, l’amore che fa conoscere tutto.
Con l’andarsene di Gesù si è compiuta la rivelazione: il Figlio ha manifestato il volto del Padre. Ma solo chi ama è in grado di conoscere. Per questo lo Spirito Santo, che è amore, ci farà comprendere tutto ciò che il Figlio ci ha detto (cf. 16,12-15).
e vi farà ricordare tutte le cose che vi dissi [io]. L’amore, come fa capire, così fa ricordare, portare-nel-cuore, tutto ciò che Gesù ha detto, perché possiamo viverne.
Gesù ha detto e dato tutto. Lo Spirito Santo non aggiungerà nulla a quanto egli ha rivelato e donato: farà invece entrare sempre più profondamente in noi il mistero del Figlio e del Padre, con un amore che fa conoscere e una conoscenza che fa amare. La profezia cristiana non è che «ricordo» del Figlio, attualizzato qui ed ora dallo Spirito (cf. 15,26-27; 16,7-15). L’uomo vive di ciò che ricorda, di ciò che ha nel cuore. E importante la memoria: ciò che non è in memoria, non esiste.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.” (Vangelo).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...