14 Maggio 2019

San Mattia Apostolo

Oggi Gesù ci dice:  “Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici” (Cfr. Vangelo).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17: Due temi si evincono. Il primo è quello dell’amicizia. Gli Apostoli non sono “servi” perché Gesù ha confidato loro tutto quello che ha ascoltato dal Padre. Il secondo tema è quello  della elezione: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. All’interno di questi due temi il lettore può cogliere il nuovo comandamento che Gesù dona ai suoi amici: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli altri gli altri come io ho amato voi.

San Mattia, Apostolo: Giovanni Paolo II (Omelia, 14 maggio 1985): Gli Atti degli apostoli ci ricordano oggi la scelta dell’apostolo Mattia designato per occupare il posto rimasto vacante in seguito al tradimento e alla morte di Giuda. La Chiesa festeggia San Mattia, inserito nel gruppo dei Dodici con questa elezione, poco dopo la partenza di Cristo Gesù. Questo è un avvenimento molto significativo. Seguendo la tradizione dell’antica alleanza, in cui Dio si è legato alle dodici tribù di Israele, il Cristo ha chiamato dodici apostoli. Dopo l’ascensione, la Chiesa apostolica primitiva ha considerato suo dovere ristabilire questo numero che, nell’economia divina, aveva avuto tanto rilievo ed era stato santificato. E l’elezione designò un uomo che, come gli altri apostoli, era stato “testimone della risurrezione del Cristo”. È questa la condizione essenziale. Mattia è stato testimone del modo in cui Gesù “ha osservato i comandamenti del Padre ed è rimasto nel suo amore” (cfr. Gv 15,10). Ormai egli testimonierà che, in risposta, il Padre ha glorificato Gesù risuscitandolo. In ogni epoca, i successori degli apostoli e i missionari sono andati a portare questa testimonianza del Cristo in nuovi luoghi, presso altri popoli.

Gesù sta per consegnarsi nelle mani dei carnefici per riconciliare il mondo con il Padre. Se la morte è necessaria perché si compia la volontà del Padre, non potrà però separarlo dai suoi amici, Egli sarà per sempre con loro. Gesù li costituisce missionari della sua Parola e promette che camminerà con loro per le strade del mondo: io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. Gli Apostoli, costituiti amici del Cristo e riconciliati con il Padre, avranno accesso ai tesori del Cielo: perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Puri, amici, salvati, redenti, ora, gli Apostoli avranno come timone della loro vita un sola legge, quella dell’amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena: possiamo pensare che queste parole vogliono rincuorare innanzi tutto gli Apostoli in quanto afflitti perché hanno compreso che la vita del Maestro è ormai arrivata alla fine. Ma le parole sono tese perché essi comprendano che solo Gesù è la gioia di ogni cuore: infatti «il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui, l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Il Signore è il fine della storia umana, “il punto focale dei desideri della storia e della civiltà”, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni» (GS 46). Una vita cristiana che non è colma di gioia resta muta, incapace di cantare a Dio, a lui inneggiare, meditare tutte le sue meraviglie (1Cr 16,9), praticamente completamente sterile.

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi - Con queste parole, prima di consegnarsi nelle mani dei persecutori per la salvezza del mondo, Gesù svela ai suoi amici l’intensità del suo amore. Per gustare questo amore i discepoli sono invitati a rimanere in lui: soltanto se saranno in Cristo e il Cristo abiterà per la fede nei loro cuori, e così radicati e fondati nella carità, saranno in grado di conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza (cfr. Ef 3,17-19). Il frutto più bello di questa profonda comunione di amore è la gioia: la gioia «è un segno messianico-escatologico della salvezza presente, ed è conseguenza della pace. La reciproca immanenza porta nel discepolo la stessa gioia di Gesù, la sicurezza della salvezza, la liberazione da ogni schiavitù e da ogni ansia: una sicurezza posta totalmente nella esperienza cosciente dell’amore di Dio in Cristo. Così l’uomo diventa libero di amare [cfr. Gv 8,32] da schiavo che era di se stesso e della sua angoscia. Anche la gioia arriva alla perfezione come dono interiore partecipata da Cristo, che la trasforma in sua, pur rimanendo nostra» (Adalberto Sisti).

Rimanete nel mio amore: Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 1822-1824: La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi «sino alla fine» (Gv 13,1), egli manifesta l’amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). E ancora: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12). La carità, frutto dello Spirito e pienezza della Legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: «Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gv 15,9-10).

Amore - Agape - César Vidal Manzanares (Dizionario di Gesù e dei Vangeli): Agape. È uno dei quattro termini greci - gli altri sono: philia, èros e storghé - che si possono tradurre in italiano con la parola «amore». Non è un termine classico, sebbene la sua forma verbale appaia occasionalmente in Plutarco e in Senofonte. Nella versione dei Settanta, si usa quattordici volte in rapporto con l’amore sessuale (Ger 2,2, ecc.) e due volte in contrapposizione all’odio (Qo 9,1). Nel libro della Sapienza, è adoperato per descrivere l’amore di Dio (3,9) e l’amore per la sapienza (6,18). La lettera di Aristea (229) ritiene che sia la base del potere della pietà. Nei Vangeli, è questo il termine più importante per esprimere l’amore. Questo amore è il fondamento del rapporto tra il Padre e il Figlio all’interno della Trinità (Gv 17,26), e co­stituisce pure l’atteggiamento fondamentale di Dio verso gli uomini. Questo amore si è manifestato in maniera primordiale nel fatto che il Figlio si è incarnato per morire in croce e così espiare i peccati del genere umano (Gv 3,16). Come segno di gratitudine, il dovere dell’uomo è quello di manifestare questo amore-agape verso Dio (Mt 22,37) e verso il suo prossimo, compresi gli stessi nemici. Questo amore, nuovo comandamento, dato da Gesù, costituisce il maggior distintivo della condotta cristiana (Gv 13,34; 15,12) e deve assomigliare a quello di Dio (Mt 5,43-48).

Vi ho detto queste cose... - Fausto Silvani (Una comunità legge il Vangelo di Giovanni): v. 11: (di) queste cose ho parlato a voi. Le parole che Gesù ha detto a noi rivelano l’amore del Padre per lui, che è anche il suo per noi (v. 9).
affinché la mia gioia sia in voi. Il fine dell’azione di Gesù è comunicarci la gioia ineffabile dell’amore che c’è tra lui e il Padre. La gioia è il colore dell’amore, che vive nella reciprocità: gioisce chi ama ed è amato. Tanto amore è senza gioia perché o non è amore o non è corrisposto. La gioia, che viene dalla comunione d’amore, è il fine della rivelazione (cf.1Gv 1,1-4).
È proprio di Dio dare gioia. Ed è proprio e solo di Dio dare gioia senza alcun motivo che la produca: è l’esultanza interiore che viene dal suo Spirito in noi, che ci attesta l’amore del Padre (cf. Rm 8,16).
e la vostra gioia sia piena (17,13). L’uomo è desiderio insaziabile di felicità: solo Dio li dà quella gioia senza limite che è lui stesso, amore infinito.

Voi siete miei amici - Angelico Poppi (I Quattro vangeli): vv. 14-15 «Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando». Gesù offre la sua amicizia ai discepoli, se rimangono nel suo amore. Chi persevera nel comanda­mento dell’amore, è suo amico. Gesù chiama i discepoli amici (philoi), perché ha rivelato ad essi tutto quello che ha udito dal Padre, rendendoli partecipi della vita divina. Solo agli amici vengono confidati i segreti di famiglia, mentre i servi ne sono tenuti all’oscuro. Ora, Gesù ha svelato ai discepoli, in quanto suoi amici, i segreti più intimi di Dio, la conoscenza del Padre, la sua bontà salvifica.
v. 16 «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituito affinché andiate e portiate frutto...». Il rapporto di amicizia che lega i discepoli al Maestro non dipende da una loro scelta spontanea, ma è frutto del dono gratuito e della libera iniziativa di Gesù, che li ha scelti per sé (eklégesthai) e li ha costituiti (tithénai) per associarli intimamente alla sua vita in una profonda comunione di amore e per farli continuatori della sua opera. Il verbo tithèmi (costituire), è un termine tecnico per designare un mandato (cf. Nm 8,10, per l’ordinazione dei leviti); veniva usato anche per l’istituzione dei rabbini. Gesù «ha costituito» i discepoli affinché vadano (hina hymeis hypàgete) e portino frutto e il loro frutto rimanga; egli assicura che il Padre concederà ad essi quanto chiederanno nel suo nome. L’efficacia della loro preghiera dipenderà dalla loro amicizia e intima unione con Gesù. Gv presenta come in retrospettiva la scelta dei Dodici, descritta dai sinottici (Mc 3,13-19 e parr.).

L’amicizia nel Nuovo Testamento - Giuseppe Barbaglio (Amicizia - Schede Bibliche Pastorali): L’amicizia di Dio per gli uomini trova un’esemplare testimonianza di fede nella lettera a Tito, che confessa la «filantropia» (= così in greco) del Padre di Gesù Cristo rivelata nell’evento dell’incarnazione del Figlio (3,4). Ma anche la tradizione evangelica non si mostra lontana dalla suddetta dichiarazione esplicita. Infatti, Luca ci ha conservato un paragone bellissimo con cui Gesù ha inteso illustrare l’efficacia della preghiera: se un uomo è pronto ad esaudire la supplica di un amico (11,5-8), a maggior ragione dobbiamo attenderci dal Padre di Gesù Cristo l’esaudimento delle nostre invocazioni (11,9-13).
Più insistito comunque è il discorso circa l’amicizia di Gesù. Egli chiama espressamente suo amico Lazzaro e perciò si muove per andarlo a risuscitare (Gv 11,11). Del resto, sull’amicizia del maestro avevano calcato la mano le sorelle, quando gli fecero sapere che il fratello era morto (Gv 11,3). E anche gli spettatori anonimi si accorsero dal suo pianto, quando giunse alla tomba, quanto egli l’amava (Gv 11,35-36). In un passo di Luca poi sono i discepoli ad essere interpellati da Cristo come amici: «A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla» (12,4). Ma in proposito la testimonianza del quarto vangelo è ancora più significativa. Dopo aver enunciato il princi­pio che il dono della vita per gli amici è la prova più grande dell’amore (Gv 15,13), Gesù afferma: «Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando» (15,14). Come si vede, si dà uno stretto legame tra l’amicizia e l’obbedienza: è obbedendo al suo comando che i discepoli diventano suoi amici. E sappiamo che il comando di Cristo è quello dell’amore: «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (15,17). Ma poco dopo la ragione dell’amicizia sta nella rivelazione del progetto salvifico e della persona del Padre: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (15,15).
Ma la vera sorpresa è l’amicizia di Gesù per i disprezzati della società puritana del suo tempo. Matteo e Luca ci hanno conservato il ricordo della seguente accusa degli avversari: «È venuto il figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori» (Mt 11,19; cf. Lc 7,34).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Vangelo).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.