8 Aprile 2019


Lunedì V Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Io sono la luce del mondo,  chi segue me avrà la luce della vita.” (Gv 8,12 - Acclamazione al Vangelo).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni 8,12-20: Le parole di Gesù lo autorivelano come luce del mondo e come Dio: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. I farisei non conoscendo Gesù automaticamente si accusano di non conoscere il Padre, perché Gesù e il Padre sono una cosa sola (cfr. Gv 10,30).

Io Sono la luce del mondo - I farisei provano astio verso Gesù perché comprendono bene le sue affermazioni. Innanzi tutto, Io Sono è la stessa espressione con la quale Dio si rivelò agli Israeliti, quando inviò Mosè a liberarli dal paese di Egitto (Es 3,14). Proclamarsi luce del mondo nel contesto della festa delle Capanne assume, infine, un significato particolarissimo. Alla sera dell’ultimo giorno della festa delle Capanne, il popolo con una grandiosa luminaria, faceva memoria della nube luminosa che aveva accompagnato Israele nel deserto. Era il segno della presenza del Signore, Luce di Israele, che di notte indicava la via da percorrere (Es 13,20-22). Ma non era solo memoria di un passato, era anche un’esperienza perenne per il popolo eletto: «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36,9); ed era anche struggente attesa (cfr. Mt 4,16), e  Gesù da Simeone era stato indicato «luce per illuminare le genti» (Lc 2,32). In questo contesto, appare chiaro che Gesù era cosciente di portare a compimento le antiche profezie e che sarà la sua luce a fugare le tenebre in chi lo accoglie. I farisei vogliono prove, e soltanto una testimonianza solida, così come sta scritto nella loro Legge, può provare la sincerità delle affermazioni di Gesù. I farisei non possono penetrare il mistero di Gesù, il Figlio di Dio, perché non conoscono il Padre, non conoscono Gesù, il Figlio di Dio, perché giudicano secondo la carne. I farisei sono nell’errore perché giudicano Gesù dall’apparenza, che è quella di un uomo comune; «essi non vedono risplendere nella carne la gloria del Figlio di Dio» (sant’Agostino) perché accecati dall’odio e dalla vanagloria. Un errore che si perpetua ancora oggi in molte menti che credono di essere illuminate.

Io Sono - Catechismo della Chiesa Cattolica 211: Il nome divino «Io Sono» o «Egli È» esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l’infedeltà degli uomini e il castigo che il loro peccato merita, «conserva il suo favore per mille generazioni» (Es 34,7). Dio rivela di essere «ricco di misericordia» (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch’egli porta il nome divino: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che “Io Sono”» (Gv 8,28).

Io Sono la luce del mondo - Henri van de Bussche (Giovanni): La disputa incominciata durante la festa dei Tabernacoli continua. Di nuovo (palin, cfr. 8,12) è la saldatura abituale. Più di un elemento delle discussioni precedenti ritornano sul tappeto. E la discussione arriva a un punto tale che i limiti della rivelazione velata sono quasi superati.
Gesù si rivela come l’Io sono, come il Figlio del Padre, come l’Io-sono-da-tutta-l’eternità. Ma Gesù non va al di là di ciò che è possibile in questo stadio della rivelazione?
In realtà un velo ricopre ancora questa rivelazione personale, perché essa è fatta per via di enigmi. D’altronde la rivelazione totale non si verificherà se non al momento in cui Gesù non pronuncerà più nessuna parola ma apparirà nel suo corpo spezzato, nella gloria del Padre. Sarà anche il momento in cui l’accecamento dei Giudei raggiunge il suo parossismo. Senza sosta si rimprovera ad essi il loro peccato, la mancanza di fede. Essi si gloriano di essere della discendenza di Abramo, ma Gesù dimostra che sono figli delle tenebre, a servizio della menzogna, del delitto e di Satana.
Il torneo si fa sempre più aspro. I contrasti si susseguono. I giudei vogliono uccidere Gesù, ma egli se ne va quando vuole. Se essi lo uccidono, moriranno. L’accusano di peccato, lui e il cieco che egli ha guarito; in realtà sono essi stessi divorati dai peccati. Lo destinano alle più grandi profondità dell’inferno, mentre egli è venuto dall’alto e vi ritorna. L’elenco dei contrasti può essere facilmente completato; il commento vi tornerà. Questo gioco di opposizioni aumenta il cupo presentimento di ciò che sta per accadere. Ma la paura di una tragedia pesa più sulla sorte del giudaismo che su quella di Gesù. Perché Gesù domina la lotta. Le sue prime parole sono: lo vado ... e la sua ultima parola: prima che Abramo fosse, Io sono (da tutta l’eternità)! Il torneo non pone nessun problema alla giuria. Si tramano progetti omicidi. Ma Gesù se ne va lui stesso, e quando vuole. Giovanni mette l’accento sul pronome: Io. I giudei che ora cercano di uccidere Gesù, lo cercheranno più tardi senza trovarlo. Sono alla ricerca di Iahvé e non lo hanno riconosciuto in Gesù. Continueranno a cercare Dio in un Messia che non verrà mai più. La loro ricerca sarà un fallimento. Per loro colpa.

Gesù è Dio - Catechismo della Chiesa Cattolica 653: La verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua risurrezione. Egli aveva detto: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono» (Gv 8,28). La risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente «Io Sono», il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha potuto dichiarare ai Giudei: «La promessa fatta ai nostri padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato» (At 13,32-33). La risurrezione di Cristo è strettamente legata al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Ne è il compimento secondo il disegno eterno di Dio.

Chiunque crede in Cristo non rimane nelle tenebre - Catechismo della Chiesa Cattolica 2466: In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente. Pieno di grazia e di verità, egli è la «luce del mondo» (Gv 8,12), egli è la verità. Chiunque crede in lui non rimane nelle tenebre. Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che fa liberi e che santifica. Seguire Gesù è vivere dello Spirito di verità che il Padre manda nel suo nome e che guida «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l’amore incondizionato della verità: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Mt 5,37).

Cristo, luce del mondo - A. Feuillet e P. Grelot: 1. Compimento della promessa. - Nel Nuovo Testamento la luce escatologica promessa dai profeti è diventata realtà: quando Gesù incomincia a predicare in Galilea, si compie l’oracolo di Is 9,1 (Mt 4,16). Quando risorge secondo le profezie, si è per «annunziare la luce al popolo ed alle nazioni pagane» (Atti 26,23). Perciò i cantici conservati da Luca salutano in lui sin dall’infanzia il sole nascente che deve illuminare coloro che stanno nelle tenebre (Lc 1,78 s; cfr. Mal 3,20; Is 9,1; 42,7), la luce che deve illuminare le nazioni (Lc 2,32; cfr. Is 42,6; 49,6). La vocazione di Paolo, annunziatore del vangelo ai pagani, si inserirà nella linea degli stessi testi profetici (Atti 13,47; 26,18).
2. Cristo rivelato come luce. - Tuttavia vediamo che Gesù si rivela Come luce del mondo soprattutto con i suoi atti e le sue parole.
Le guarigioni di ciechi (cfr. Mc 8,22-26) hanno in proposito un significato particolare, come sottolinea Giovanni riferendo l’episodio del cieco nato (Gv 9). Gesù allora dichiara: «Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo» (9,5). Altrove commenta: «Chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (8,12); «io, la luce, sono venuto nel mondo affinché chiunque crede in me non cammini nelle tenebre» (12,46). La sua azione illuminatrice deriva da ciò che egli è in se stesso: la parola stessa di Dio, vita e luce degli uomini, luce vera che illumina ogni uomo venendo in questo mondo (1,4.9). Quindi il dramma che si intreccia attorno a lui è un affrontarsi della luce e delle tenebre: la luce brilla nelle tenebre (1,4), ed il mondo malvagio si sforza di spegnerla, perché gli uomini preferiscono le tenebre alla luce quando le loro opere sono malvagie (3,19). Infine, al momento della passione, quando Giuda esce dal cenacolo per tradire Gesù, Giovanni nota intenzionalmente: «Era notte» (13,30); e Gesù, al momento del suo arresto, dichiara: «È l’ora vostra, ed il potere delle tenebre» (Lc 22, 53).
3. Cristo trasfigurato. - Finché Gesù visse quaggiù, la luce divina che egli portava in sé rimase velata sotto l’umiltà della carne. C’è tuttavia una circostanza in cui essa divenne percepibile a testimoni privilegiati, in una visione eccezionale: la trasfigurazione. Quel volto risplendente, quelle vesti abbaglianti come la luce (Mt 17,2 par.), non appartengono più alla condizione mortale degli uomini: sono un’anticipazione dello stato di Cristo risorto, che apparirà a Paolo in una luce radiosa (Atti 9,3; 22,6; 26,13); provengono dal simbolismo proprio delle teofanie del VT. Di fatto la luce che risplendette sulla faccia di Cristo è quella della gloria di Dio stesso (cfr. 2Cor 4,6): in qualità di Figlio di Dio egli è «lo splendore della sua gloria» (Ebr 1,3). Così, attraverso Cristo-luce, si rivela qualcosa della essenza divina. Non soltanto Dio «dimora in una luce inaccessibile» (1Tim 6,16); non soltanto lo si può chiamare «il Padre degli astri» (Giac 1,5), ma, come spiega S. Giovanni, «egli stesso è luce, ed in lui non ci sono tenebre» (1Gv 1,5). Per questo tutto ciò che è luce proviene da lui, dalla creazione della luce fisica nel primo giorno (cfr. Gv 1, 4) fino alla illuminazione dei nostri cuori ad opera della luce di Cristo (2Cor 4,6). E tutto ciò che rimane estraneo a questa luce appartiene al dominio delle tenebre: tenebre della notte, tenebre dello sheol e della morte, tenebre di Satana.

Diffondere Cristo, Luce delle genti .- Benedetto XVI (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2009): Alle Chiese antiche come a quelle di recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli estremi confini della terra. La missio ad gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali [...]. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr. Redemptoris missio, 2). È necessario, tuttavia, riaffermare che l’evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo (cfr. Redemptoris missio, 26) da parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione. Invito, allo stesso tempo, tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità. Ci guidi nella nostra azione missionaria la Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza “sino all’estremità della terra” (At 13,47).

 Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Io sono la luce del mondo,  chi segue me avrà la luce della vita.” (Gv 8,12 - Acclmazione al Vangelo). 
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...