18 Aprile 2019

Giovedì della Settimana Santa


Oggi Gesù ci dice: “Vi do un comandamento nuovo:come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (Cfr. Gv 13,34).


Vangelo - Dal Vangelo secondo Giovanni 13,1-15: Questo intenso brano giovanneo mette in evidenza tre luminosi messaggi: innanzi tutto, Gesù dona la sua vita perché ama l’umanità, infatti, per la prima volta, l’evangelista Giovanni mette esplicitamente la vita e la morte di Gesù sotto il segno del suo amore per gli uomini; poi, la passione e la morte di Gesù in croce è un dramma in cui si trova impegnato il mondo invisibile: dietro gli uomini agisce la potenza diabolica (cfr. Lc 22,3; Gv 6,70s; 8,44; 12,31; 13,27; 16,11; Ap 12,4.17; 13,2; 1Cor 2,8), infine, il precetto dell’amore: dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri, cioè rendendoci i servizi di un’umile carità.

Ecclesia de Eucharistia 11: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito» (1Cor 11,23), istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Le parole dell’apostolo Paolo ci riportano alla circostanza drammatica in cui nacque l’Eucaristia. Essa porta indelebilmente inscritto l’evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l’evocazione, ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli. Bene esprimono questa verità le parole con cui il popolo, nel rito latino, risponde alla proclamazione del «mistero della fede » fatta dal sacerdote: «Annunziamo la tua morte, Signore!». La Chiesa ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa non rimane confinata nel passato, giacché « tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell’eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi ».
Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e « si effettua l’opera della nostra redenzione ». Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. Questa è la fede, di cui le generazioni cristiane hanno vissuto lungo i secoli. Questa fede il Magistero della Chiesa ha continuamente ribadito con gioiosa gratitudine per l’inestimabile dono. Desidero ancora una volta richiamare questa verità, ponendomi con voi, miei carissimi fratelli e sorelle, in adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa Gesù poteva fare di più per noi? Davvero, nell’Eucaristia, ci mostra un amore che va fino « all’estremo» (cfr Gv 13,1), un amore che non conosce misura.

Sacramentum Caritatis 1: Sacramento della carità, la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo. In questo mirabile Sacramento si manifesta l’amore «più grande», quello che spinge a «dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Gesù, infatti, «li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Con questa espressione, l’Evangelista introduce il gesto di infinita umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi, messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi discepoli. Allo stesso modo, Gesù nel Sacramento eucaristico continua ad amarci «fino alla fine», fino al dono del suo corpo e del suo sangue. Quale stupore deve aver preso il cuore degli Apostoli di fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella Cena! Quale meraviglia deve suscitare anche nel nostro cuore il Mistero eucaristico!
Il cibo della verità 2. Nel Sacramento dell’altare, il Signore viene incontro all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l’uomo affamato di verità e di libertà. Poiché solo la verità può renderci liberi davvero (cfr Gv 8,36), Cristo si fa per noi cibo di Verità. Con acuta conoscenza della realtà umana, sant’Agostino ha messo in evidenza come l’uomo si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione con ciò che lo attrae e suscita in lui desiderio. Domandandosi, allora, che cosa possa ultimamente muovere l’uomo nell’intimo, il santo Vescovo esclama: «Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità?». Ogni uomo, infatti, porta in sé l’insopprimibile desiderio della verità, ultima e definitiva. Per questo, il Signore Gesù, «via, verità e vita» (Gv 14,6), si rivolge al cuore anelante dell’uomo, che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità. Gesù Cristo, infatti, è la Verità fatta Persona, che attira a sé il mondo. «Gesù è la stella polare della libertà umana: senza di Lui essa perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio. Con Lui, la libertà si ritrova». Nel sacramento dell’Eucaristia Gesù ci mostra in particolare la verità dell’amore, che è la stessa essenza di Dio. È questa verità evangelica che interessa ogni uomo e tutto l’uomo. Per questo la Chiesa, che trova nell’Eucaristia il suo centro vitale, si impegna costantemente ad annunciare a tutti, opportune importune (cfr 2 Tm 4,2), che Dio è amore (4). Proprio perché Cristo si è fatto per noi cibo di Verità, la Chiesa si rivolge all’uomo, invitandolo ad accogliere liberamente il dono di Dio.

... si alzò da tavola, depose le vesti - Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): L’introduzione solenne prepara il lettore a leggere la lavanda dei piedi non come un semplice gesto di ospitalità, ma come un gesto simbolico dell’amore spinto fino alla morte. Il rituale di Pasqua non prevedeva nulla di simile. Inoltre, secondo il midras di Es 21,2, schiavo ebreo non era tenuto a lavare i piedi del suo padrone. Il rito è descritto in maniera minuziosa, soffermandosi su ciascuno dei gesti, come una scena al rallentatore in un film, per permettere al lettore d’impregnarsi di tutta la forza del rito offerto da Gesù.
Gesù «depone» il suo mantello e alla fine lo «riprende» (v. 12). I due verbi greci sono usati per indicare la morte accettata liberamente e la risurrezione (Gv 10,11.15.17).
Il legame con la morte di Gesù è confermato dalla resistenza di Pietro.
Non è essenziale sapere se Pietro sia il primo (sant’Agostino) o l’ultimo (Origene). Non è nemmeno sicuro che i testimoni della scena siano soltanto i Dodici (i beneficiari sono i discepoli, senza dubbio i Dodici se confrontiamo 13,8 con 6,70). È certo che Simon Pietro mostra un atteggiamento tipico della difficoltà a credere. Nei sinottici egli manifesta la stessa resistenza ad accettare un messia sofferente: in Mc 8,33 Gesù lo allontana come un tentatore; al momento della trasfigurazione, Pietro vorrebbe permanere nella visione della gloria e tralasciare il passaggio attraverso la passione (Lc 9,28-36). Egli parla per se stesso, ma anche come portavoce dell’insieme dei discepoli.

Vi ho dato un esempio - Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 520-521: Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: è «l’uomo perfetto» che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con la sua preghiera, attira alla preghiera, con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni. Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. «Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo». Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello: «Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa... Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un’estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi».

La lavanda dei piedi - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Giovanni): In questo episodio nel quale il Signore prepara i suoi con la parola e con l’esempio, ci sono due elementi particolarmente interessanti.
Uno è la purezza. L’azione esteriore di Gesù viene descritta con una particolare efficacia ed un’evidenza im­pressionante. Sembra letteralmente di vedere gli sguardi attoniti e meravigliati con cui i discepoli seguono ogni movimento del Maestro, quando questi si alza da tavola, si cinge al fianco l’asciugatoio, riempie il catino con l’acqua tolta da una delle grandi idrie di pietra preparate per le abluzioni rituali e comincia a lavar loro i piedi, compiendo un servizio che di solito era riservato agli schiavi. La resistenza di Pietro serve a chiarire il signifi­cato che il Signore attribuisce alla sua azione portandolo a parlare di purezza e purificazione.
In senso prettamente giovanneo - ossia passando attraverso l’involucro esterno per raggiungere l’intima es­senza delle cose - la purezza del corpo sta a significare la purità del cuore; l’abluzione esteriore non è che il simbolo della purificazione interiore. Solo i puri sono pronti e disposti a ricevere le grandi cose che alla fine della sua vita il Signore si prepara a donare e a dire ai suoi.
Il secondo è l’umiltà, che è messa particolarmente in rilievo dalle parole del Signore. Lui, il Maestro, ha loro lavato umilmente i piedi: con lo stesso spirito devono farlo anche loro che sono suoi discepoli. Non sono stati chiamati ed inviati a fare i padroni, ma i servi. Cristo accentua a bella posta la differenza esistente tra Maestro e discepolo e, proprio da questo trae motivo per affermare che, se il Maestro è umile fino a servire, tanto più devono esserlo i discepoli e mostrarlo coi fatti.

Papa Francesco (Omelia, 2 Aprile 2015): In questo giovedì, Gesù era a tavola con i discepoli, celebrando la festa della pasqua. E il brano del Vangelo che abbiamo sentito contiene una frase che è proprio il centro di quello che ha fatto Gesù per tutti noi: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1). Gesù ci ha amato. Gesù ci ama. Senza limiti, sempre, sino alla fine. L’amore di Gesù per noi non ha limiti: sempre di più, sempre di più. Non si stanca di amare. Nessuno. Ama tutti noi, al punto da dare la vita per noi. Sì, dare la vita per noi; sì, dare la vita per tutti noi, dare la vita per ognuno di noi. E ognuno di noi può dire: “Ha dato la vita per me”. Ognuno. Ha dato la vita per te, per te, per te, per me, per lui… per ognuno, con nome e cognome. Il suo amore è così: personale. L’amore di Gesù non delude mai, perché Lui non si stanca di amare, come non si stanca di perdonare, non si stanca di abbracciarci. Questa è la prima cosa che volevo dirvi: Gesù ci ha amato, ognuno di noi, sino alla fine.
E poi, fa questo che i discepoli non capivano: lavare i piedi. In quel tempo, era uso, questo, era una consuetudine, perché la gente quando arrivava in una casa, aveva i piedi sporchi della polvere della strada; non c’erano i sampietrini, a quel tempo… C’era la polvere della strada. E all’entrata della casa, si lavavano loro i piedi. Ma questo non lo faceva il padrone di casa, lo facevano gli schiavi. Era un lavoro da schiavi. E Gesù lava come schiavo i nostri piedi, i piedi dei discepoli, e per questo dice: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci - dice a Pietro -, lo capirai dopo» (Gv 13,7). Gesù, è tanto il suo amore che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulirci.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Gesù, è tanto il suo amore che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulirci.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.