6 Aprile 2019

 Sabato della IV Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza.” (Cfr. Lc 8,15 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Giovanni 7,40-53: Due sono gli attori di questa pericope evangelica: l’incredulità del popolo, e l’albagia dei sacerdoti e dei farisei. Era nato un dissenso tra la gente, e forse approfittando di questa confusione, i sacerdoti e i farisei tentano di arrestare Gesù. Ma l’“ora” non è ancora giunta e “nessuno mise le mani su di lui”. A fronte di tanto ardire da parte del Sinedrio si oppone la semplicità della guardie che erano state mandate ad arrestare Gesù, e la saggezza di Nicodemo.
La semplicità delle guardie e la loro constatazione, Mai un uomo ha parlato così!, e l’appello di Nicodemo, La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?, avrebbero potuto far cambiare idea ai sinedriti, ma tant’è, l’orgoglio è una gabbia di ferro e quando cattura l’intelligenza dell’uomo la ottenebra, rendendo temerari i giudizi, e menzogneri i propositi e le parole.
La risposta sprezzante dei sinedriti a Nicodemo, Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!, è dettata dal fatto che comunemente si credeva che il Messia si sarebbe manifestato improvvisamente e senza equivoci, ma prima di tale manifestazione egli sarebbe stato completamente nascosto e sconosciuto. Di Gesù, invece, erano ben note a tutti le sue origini galilaiche: egli pertanto non poteva essere il Messia. I pregiudizi rendono ciechi le guide spirituali del popolo eletto, i loro occhi non vedono e le loro menti, vasi colmi d’ira, partoriscono progetti infami: vogliono uccidere Gesù, ma non sanno che tutto, anche la morte in croce del Figlio di Dio, entra nel progetto salvifico di Dio. L’ora di Gesù non è nelle mani degli uomini, ad essi compete scrutare sapientemente, e, abbandonando pregiudizi e menzogne, accogliere con fede l’amore del Padre. Ignorando colpevolmente la volontà e il progetto di Dio, i sacerdoti e i farisei vanno dritti verso il loro obiettivo, e presto Giuda, uno dei Dodici, aprirà loro un varco per mettere le mani su Gesù e tradurlo dinanzi a un tribunale.

Costui è davvero il profeta! - Silvano Fausti (Una Comunità legge il Vangelo di Giovanni): questi è veramente il profeta (cf. 4,19). Qui c’è un primo riconoscimento di Gesù
come «il profeta», promesso da Mosè, al quale dare ascolto (cf. Dt 18,15-18): infatti dice la parola di Dio. La prima cosa da capire in una persona è la sua parola: se è in nome di Dio, dice la verità che dà vita; se è falso profeta, come il serpente, dice la menzogna che dà morte.
v.41: questi è il Cristo (cf. 4,29). Un secondo livello di conoscenza di Gesù è riconoscerlo non solo come il profeta che parla in nome di Dio, ma anche come il Cristo, che compie ogni sua parola, realizzando il Regno promesso. Il titolo di Cristo va oltre quello di profeta: il Cristo non solo dice la Parola, per altro sempre inascoltata, ma la compie, restituendo l’uomo alla sua verità. Vince infatti il male che la Parola denuncia e fa il bene che essa annuncia.
viene forse dalla Galilea il Cristo? È l’obiezione dei giudei ai primi cristiani: il Messia è dalla Giudea, dalla casa di Davide (cf. 2Sam 7,lss). Gesù in realtà è dalla Giudea, anche e i suoi abitavano a Nazaret (cf.4,9; Mt 1,1 ;2,22s; Lc 1,27; 2,1-11;2,39).

Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 14 gennaio 1998): La grande ora nella storia del mondo è quella in cui il Figlio dà la vita, facendo udire la sua voce salvatrice agli uomini che sono sotto il dominio del peccato. È ‘ora della redenzione. Tutta la vita terrena di Gesù è orientata verso quest’ora [...]. Quest’ora drammatica è voluta e determinata dal Padre. Prima dell’ora scelta dal disegno divino, i nemici non possono impadronirsi di Gesù. Parecchie volte si è tentato di fermare Gesù o di ucciderlo. Riportando uno di questi tentativi, il Vangelo di Giovanni pone in luce l’impotenza degli avversari: “Cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora” (7,30). Quando l’ora viene, appare anche come l’ora dei nemici. “Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”, dice Gesù a “coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani” (Lc 22,52-53). In quest’ora buia sembra che il potere erompente del male non possa essere fermato da nessuno. E tuttavia anche quest’ora rimane sotto il potere del Padre. Sarà Lui a permettere ai nemici di Gesù di catturarlo. La loro opera si inscrive misteriosamente nel piano stabilito da Dio per la salvezza di tutti.  Più che l’ora dei nemici, l’ora della passione è dunque l’ora di Cristo, l’ora del compimento della sua missione. Il Vangelo di Giovanni ci fa scoprire le disposizioni intime di Gesù all’inizio dell’ultima Cena: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). È dunque l’ora dell’amore, che vuole andare “sino alla fine”, cioè fino al dono supremo. Nel suo sacrificio, Cristo ci rivela l’amore perfetto: non avrebbe potuto amarci più profondamente!

Gesù conosceva la sua “ora” - Paolo VI (Udienza Generale, 17 febbraio 1971): Nessun mortale può misurare il tempo che gli rimane da vivere, né sapere quante e quali sofferenze dovrà sopportare. Invece Gesù sapeva. Possiamo farci un’idea della psicologia d’un uomo che prevede nettamente un martirio morale e fisico, quale Gesù sopportò? Egli predisse più volte, in momenti di traboccante coscienza, la sua passione ai suoi discepoli; la narrazione evangelica è piena di queste confidenze profetiche, che dimostrano la straziante prescienza di Gesù circa il destino che lo attendeva (cfr. Mc. 8,31; 9,31; 10,33ss.). Egli conosceva l’«ora sua»; questa dell’«ora sua» sarebbe una meditazione interessantissima per penetrare un po’ nell’animo di Cristo; l’evangelista Giovanni vi dedica indicazioni frequenti e preziose (cfr. Gv  2,4; 7,30; 12,23; 13,1; 17,1); Cristo, si direbbe, ha continuamente davanti a sé l’orologio del tempo futuro, e di quello presente riferito ai cicli misteriosi degli avvenimenti visti da Dio; le profezie del passato e quelle del futuro sono un libro aperto davanti al suo occhio divino (cfr. Vangelo di S. Matteo; Gv 13,18; 15,25; Lc 24, 25; ecc.).

L’Ora di Gesù e il dono dello Spirito Santo - Catechismo della Chiesa Cattolica 729-730: Solo quando giunge l’Ora in cui sarà glorificato, Gesù promette la venuta dello Spirito Santo, poiché la sua morte e la sua risurrezione saranno il compimento della Promessa fatta ai Padri: lo Spirito di verità, l’altro sarà donato dal Padre per la preghiera di Gesù; sarà mandato dal Padre nel nome di Gesù; Gesù lo invierà quando sarà presso il Padre, perché è uscito dal Padre. Lo Spirito Santo verrà, noi lo conosceremo, sarà con noi per sempre, dimorerà con noi; ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Cristo ci ha detto e gli renderà testimonianza; ci condurrà alla verità tutta intera e glorificherà Cristo; convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Infine viene l’Ora di Gesù: Gesù consegna il suo spirito nelle mani del Padre nel momento in cui con la sua morte vince la morte, in modo che, «risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre» (Rm 6,4), egli dona subito lo Spirito Santo «alitando » sui suoi discepoli. A partire da questa Ora, la missione di Cristo e dello Spirito diviene la missione della Chiesa: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21).

Allora Nicodemo... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): v. 50 Quello che precedentemente era stato da Gesù; richiamo dell’evangelista al personaggio noto al lettore, perché di esso si era parlato al cap. 3. Nicodemo, che era un membro del sinedrio, non condivide la convinzione degli altri capi ebrei che hanno condannato indiscriminatamente una intera folla perché favorevole al Maestro
v. 51 La nostra Legge condanna forse un uomo senza averlo ascoltato...?; Nicodemo, fariseo ed esperto conoscitore della Legge, richiama testi espliciti di essa, nei quali è fatto divieto di condannare un imputato prima di interrogarlo e di stabilirne la colpevolezza (cf. Deuteronomio, 1, 16-17; 17, 4). «Senza averlo ascoltato?»; molti codici aggiungono: «senza prima averlo ascoltato?» (lettura seguita anche dalla Volgata: nisi prius audierit ab ipso).
v. 52 Forse anche tu sei galileo?; il rilievo di Nicodemo non trova una risposta adeguata; probabilmente i capi ebrei non desiderano affrontare una discussione giuridica con un esperto fariseo, qual era l’interlocutore. Essi preferiscono replicargli con un’insinuazione tagliente: Nicodemo ha parlato in tal modo perché forse è un galileo come Gesù. Studia e vedrai che dalla Galilea non esce il profeta; «studia», letteralmente: scruta, come Giov., 5, 39; i capi ebrei si fanno forti delle Scritture, secondo le quali il profeta non ha origine in Galilea. «Il profeta»; si può dire che la totalità dei documenti hanno la lettura senza l’articolo (vedrai che nessun profeta esce dalla Galilea), ma il papiro Bodmer II (P.8), insieme con la versione sahidica, pone l’articolo, il quale dà al testo un senso eccellente, conforme alla dichiarazione fatta al vers. 40.
v. 53 E se ne ritornaronociascuno a casa sua; il vers. 53 è un’annotazione descrittiva aggiunta dal redattore, il quale, vedendo che il vers. 52 concludeva in forma brusca il racconto e dovendo narrare l’episodio della donna adultera, ha ritenuto opportuno inserire una formula di transizione.

La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa? - Henri van den Bussche (Giovanni): Nicodemo fa una domanda piena di buon senso: in qual modo questi signori possono ingiuriare degli uomini per la loro ignoranza della Legge, se essi stessi non osservano la legge? ... Questo rilievo rafforza in modo inatteso l’accusa di Gesù in 7,19. Il dottore della legge ricorda loro il codice, la Legge stessa che prescrive che nessun accusato sia condannato senza essere stato ascoltato (Dt. 1,16; 17,4). L’inchiesta deve essere approfondita e imparziale.
L’osservazione di Nicodemo li irrita ancor di più. E rivolgono verso di lui le loro invettive. Imparziale? Perché deve prendere le difese di questo galileo? È forse anche lui della Galilea? Questa domanda racchiude tutto il disprezzo del borghese della buona società, orgoglioso e presuntuoso, per il popolo del nord semipagano, Nicodemo, che conosce così bene la Legge, studi dunque la Scrittura (5,39): non è mai uscito un profeta dalla Galilea e mai ne uscirà (il verbo si trova al presente: l’affermazione è sempre valida).
Certi esegeti moderni hanno dimostrato che questi conoscitori della Scrittura hanno commesso un errore: Giona ben Amittai era della Galilea (2 Re 14, 25). Noi abbiamo altri esempi della millanteria dei rabbini, quando affermano che ogni tribù e persino ogni città di Israele ha generato dei profeti. Tuttavia nelle attuali circostanze, anche se essi conoscono la Scrittura a memoria, possono essere spinti dalla loro rabbia a non tener conto di un caso unico.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Mai un uomo ha parlato così!” (Vangelo).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori, poiché senza di te non possiamo piacere a te, sommo bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo...