2 Aprile 2019

Martedì della IV Settimana di Quaresima

Oggi Gesù ci dice: «Vuoi guarire?» (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Giovanni 5,1-16: La guarigione del paralitico alla piscina, situata nei pressi della porta delle Pecore che conduceva al tempio, avviene di sabato, una vera iattura per i Giudei che vedono male e peccato in ogni angolo del mondo. L’uomo infermo, in verità, è afflitto da due malanni: da una parte, è malato da tanto tempo, trentotto anni, e ciò lascia supporre che la sua malattia è inguaribile, dall’altra parte, non può approfittare dell’efficacia miracolosa dell’acqua, riservata al primo che vi entra, poiché non ha nessuno che lo immerge nella piscina. Un caso veramente disperato. Gesù prende l’iniziativa e guarisce l’uomo intimandogli di non peccare più: Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio. Gesù “non dice che l’infermità sia stata una conseguenza del peccato [cfr. Gv 9,2s]. Avverte l’infermo che la grazia della sua guarigione lo impegna a convertirsi [cfr. Mt 9,2-8]; dimenticandolo, rischierebbe peggio della infermità passata. Il miracolo è dunque il «segno» di una resurrezione spirituale” (Bibbia di Gerusalemme). La guarigione mette in risalto l’onnipotenza di Gesù capace di rimettere in piedi un uomo malato e rassegnato, ma mette anche in evidenza la cecità dei Giudei, impotenti di accogliere il Dono di Dio.

Alain Marchaduour (Vangelo di Giovanni): Presentazione del malato (vv. 3-5). Nella maggior parte delle Bibbie la numerazione dei versetti passa da 3 a 5, poiché 3b e 4 mancano nei manoscritti più antichi.
Se la piscina era un luogo vicino ai bagni legati al culto di Serapide, si capisce che ci fossero lì malati di ogni sorta. Gesù ne avvista uno in mezzo a questa folla e prende l’iniziativa. Alcuni hanno cercato di sapere il perché di questa menzione dei trentotto anni d’infermità. Sant’Agostino vede in essa il segno dell’imperfezione (40-2 = 38): mancavano al malato la fede e la carità! P. Boismard pensa al tempo del deserto che, secondo Dt 2,14, durò trentotto anni! Questa cifra significa per lo meno una lunga durata. L’uomo è dunque affetto da un duplice handicap: da una parte, è malato da tanto tempo che si può pensare che sia inguaribile. D’altra parte, non può profittare dell’efficacia dell’acqua, riservata al primo che vi entrava, poiché non ha nessuno che lo getti nella piscina. Questo tratto sottolinea la sua solitudine e la sua rassegnazione che ha portato il suo prossimo a disinteressarsi del suo caso, considerato disperato.
L’intervento di Gesù (vv. 6-9a). Gesù prende l’iniziativa c volge lo sguardo verso il malato. Informato della durata del suo male, lo interroga per conoscere il suo desiderio. Di fronte alla sua confessione d’impotenza, fa per lui, il più povero fra tutti quei poveri malati, quel che le acque agitate ottenevano a favore del più forte di loro. Il Signore interviene in suo aiuto esclusivamente. Il raffronto tra le acque guaritrici e Gesù mostra la superiorità di lui. Come quando le acque vengono agitate, è stato guarito un solo infermo, ma per Gesù è bastata la parola, senza che sia stato necessario il segno dell’acqua: «L’uomo fu guarito all’istante».

Gesù salvatore di tutto il mondo - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): Nel miracolo della piscina probatica, Gesù non si accontenta di ridare la salute fisica all’infermo, ma si preoccupa anche della sua salvezza spirituale. Infatti lo esorta a non peccare più (Gv 5,14). In questo brano, quindi, Gesù ci appare non solo come un taumaturgo più o meno fortunato, ma veramente come il salvatore di tutto l’uomo, corpo e spirito. Veramente Gesù «viene a guarire un paralitico che è malato da 38 anni e, ciò facendo, «mostra che egli porta la vita agli uomini».
L’uomo moderno, nonostante lo straordinario progresso della scienza, della tecnica, della medicina e del benessere, è affetto da tante malattie, somatiche, psichiche e spirituali. Il peccato e l’egoismo paralizzano i suoi movimenti e la sua vita. Spesso ci sentiamo oppressi dal peso delle nostre colpe, viviamo in letargo, siamo dei poveri paralitici. Le nostre più nobili aspirazioni, umane e spirituali, sono spesso atrofizzate; siamo incapaci di realizzarci e come uomini e come cristiani, perché affetti dalla paralisi dell’egoismo. Chi ci guarirà da tanti mali? Chi sarà il nostro Salvatore? Solo Gesù, il Figlio del Dio vivo.

Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio - Henri van de Bussche (Giovanni): Poco dopo, non subito (meta tauta: cfr. 5,1), Gesù lo ritrova nel tempio, dove probabilmente il guarito è venuto a ringraziare Dio. In 9,35 Gesù andrà a trovare il cieco, che è stato espulso dalla comunità di Israele. La risposta di Gesù evoca la credenza popolare che vede in ogni malattia la punizione di un peccato. Gesù non intende confermare questa opinione (9,3; cfr. 11,4), ma vuol condurre il guarito da una felicità semplicemente umana a una riflessione religiosa.
Guarigione e perdono dei peccati sono paralleli in quanto derivano l’una e l’altro dai pieni poteri del Figlio dell’Uomo. In occasione della guarigione del paralitico di Cafarnao, Marco ha narrato la discussione (Mc. 2,9-11). Qui l’idea del giudizio di condanna resta provvisoriamente misteriosa, ma è certamente presente (cfr. 9,35: Tu credi nel Figlio dell’Uomo? 9,39: per un giudizio...). La cosa più grave da cui l’uomo è minacciato non è una malattia più grave, ma il giudizio. Questa minaccia non è esplicitata se non nel momento in cui i giudei riaprono la disputa. La rivelazione del Figlio dell’Uomo non li riguarda prima di ogni altra cosa? Essi dovranno scegliere tra fede e giudizio.

Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato - Catechismo della Chiesa Cattolica 574: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con alcuni sacerdoti e scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni (per la cacciata dei demoni; il perdono dei peccati; le guarigioni in giorno di sabato; la propria interpretazione dei precetti di purità legale; la familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori). Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si è accusato di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione.
575: Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un «segno di contraddizione» per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama «i Giudei», ancor più che per il comune popolo di Dio. Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34, e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), e l’abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. 
576: Agli occhi di molti in Israele, Gesù sembra agire contro le istituzioni fondamentali del popolo eletto:
- l’obbedienza alla Legge nell’integralità dei suoi precetti scritti e, per i farisei, nell’interpretazione della tradizione orale;
- la centralità del Tempio di Gerusalemme come luogo santo dove Dio abita in un modo privilegiato;
- la fede nell’unico Dio del quale nessun uomo può condividere la gloria.

Si, ci sono molti nostri fratelli, ai margini della vita, “paralizzati”- Giovanni Paolo II (Messaggio, 21 Febbraio 1980): Carissimi [...] Mi torna in mente l’episodio evangelico dell’uomo paralitico, presso una piscina, a Gerusalemme: Gesù passò e vedendolo, gli chiese se voleva essere curato; ed egli rispose: “Non ho nessuno”, ossia non ho un “uomo” che mi aiuti. E Cristo, lo aiutò, curandolo (cfr. Gv 5,2-9).
Ogni anno, all’inizio della quaresima, il Papa è solito, come fa anche oggi, rivolgere un messaggio a tutta la Chiesa, esortandola a preparare e a vivere la Pasqua, come un’autentica liberazione. E questo, mediante il distacco del cuore “dalle ricchezze materiali, dal potere sugli altri e dalle sottigliezze egoiste di dominio” [...], per maggior attenzione e aiuto ai fratelli che soffrono, e desiderano un “uomo” che li aiuti a liberarsi dai mali, che li “paralizzano” nella vita.
Si, ci sono molti nostri fratelli, ai margini della vita, “paralizzati”, che desiderano poter camminare: come uomini, nel cammino di tutta l’umanità, che Dio desidero si costituisse in una sola famiglia; e come “riscattati dal Signore”, nel cammino della Chiesa, comunità di salvezza. Come cristiani, vedendoli e conoscendo il loro dramma, dobbiamo pensare se siamo “l’uomo” per aiutarli, o se abbiamo i mezzi per dare l’aiuto di cui essi hanno bisogno. Ma non basta aiutare, o dare del nostro superfluo e persino del nostro necessario; bisogna farlo con la conversione dello spirito.
Convertirsi è ricercare la disposizione all’incontro con Dio e con i cuori, nell’amore con il prossimo, a stabilire la divisione dei beni con i meno favoriti delle nostre società, con coloro che, per diversi motivi, non possono continuare a vivere nella loro terra, e devono partire, molte volte senza sapere per dove.
Noi, uomini e discepoli di Cristo, non possiamo rimanere indifferenti, senza tentare di aiutarli e trovare “dove” essi possano sentirsi uomini, fratelli di tutti gli uomini, figli di Dio e liberi, con la libertà rara per la quale Cristo ci ha liberati (cfr. Gal 5,1), così incompatibile con il disamore.



Salvifici doloris 15: In conseguenza dell’opera salvifica di Cristo l’uomo esiste sulla terra con la speranza della vita e della santità eterne. E anche se la vittoria sul peccato e sulla morte, riportata da Cristo con la sua croce e risurrezione, non abolisce le sofferenze temporali dalla vita umana, né libera dalla sofferenza l’intera dimensione storica dell’esistenza umana, tuttavia su tutta questa dimensione e su ogni sofferenza essa getta una luce nuova, che è la luce della salvezza. È questa la luce del Vangelo, cioè della Buona Novella. Al centro di questa luce si trova la verità enunciata nel colloquio con Nicodemo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Questa verità cambia dalle sue fondamenta il quadro della storia dell’uomo e della sua situazione terrena: nonostante il peccato che si è radicato in questa storia e come eredità originale e come «peccato del mondo» e come somma dei peccati personali, Dio Padre ha amato il Figlio unigenito, cioè lo ama in modo durevole; nel tempo poi, proprio per quest’amore che supera tutto, egli «dà» questo Figlio, affinché tocchi le radici stesse del male umano e così si avvicini in modo salvifico all’intero mondo della sofferenza, di cui l’uomo è partecipe.



Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «Vuoi guarire?» (Vangelo).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio fedele e misericordioso, in questo tempo di penitenza e di preghiera disponi i tuoi figli a vivere degnamente il mistero pasquale e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...