10 Aprile 2019

Mercoledì della V Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza.” (Cfr. Lc 8,1 - Acclamazione al Vangelo). 

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,31-42: Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno: si contrappongono due filiazioni, la stirpe di Abramo,  e quindi viene da Dio, e quella che rimanda a Satana. I Giudei sono convinti di appartenere alla discendenza di Abramo e di essere liberi, ma Gesù, pur convenendo che sono discendenti di Abramo, dimostra loro che di fatto sono figli del diavolo perché hanno l’odio e la menzogna nel cuore. Quindi non liberi, ma schiavi, perché chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Sono schiavi del peccato perché omicidio e menzogna sono l’espressione della presenza demoniaca insediata nei loro cuori. Il dibattito serrato di Gesù con i Giudei che gli avevano creduto si avvia verso una conclusione drammatica. Egli ha denunciato la falsa fede che costoro ostentavano: più che figli di Abramo, essi sono discendenti di Satana, omicida fin da principio e menzognero e padre della menzogna. Invece di resipiscenza queste parole suscitano rabbia, livore, odio, infatti, di lì a poco cercheranno di lapidare Gesù.

Le parole di Gesù impongono alcune domande, per esempio, cos’è esattamente la libertà di cui parla Egli nel brano del Vangelo di oggi? Da che cosa e da chi Gesù ci libera? Siamo, come uomini, veramente liberi? O esistono gioghi che rendono l’uomo schiavo? Da quali potenze è dominato? Sono domande che attraversano il tempo e raggiungono anche noi, oggi. Domande alle quali dobbiamo dare una risposta. Ma per dare una risposta dobbiamo percorre all’inverso il cammino dei Giudei, i quali sembrano ancora una volta non capire e spostare l’asse del discorso. Noi invece dobbiamo sforzarci di capire le parole di Gesù: la libertà è legata al riconoscimento della Verità, mentre il rifiuto della Verità conduce alla schiavitù. E la Verità è Cristo. Essere liberi significa accogliere e vivere nella Verità e secondo lo Spirito del Signore (2Cor 3,17), superare le strettoie dalla Legge che conduce alla morte (Rm 6,14; 7,6; Gal 2,4); essere liberi significa spezzare il giogo della carne (Rm 8,5-9), e aprire il cuore e la mente alla signoria dello Spirito Santo (Rm 8,13). La libertà è legata alla liberazione dall’ansietà proveniente dal mondo (Col 2,20) e dagli elementi del mondo (Gal 4,3.9), dall’“amicizia con il mondo” (1Cor 7,29-32). Gesù oggi ci invita a fare un serio esame di coscienza, e senza patemi d’animo, riconoscerci “schiavi” di mille cose, riconoscerci bisognosi di libertà. E questo bisogno diventerà impellente se guarderemo con sincerità ai nostri difetti e alle nostre insufficienze, se guarderemo alla nostra storia personale impastata di peccato e di infedeltà. Se metteremo in evidenza tutto questo, allora ci apriremo a Gesù, a Colui che libera l’uomo e che fa veramente libero l’uomo. Riconoscersi peccatore e bisognosi di tutto è un atto di liberazione e può restituire una nuova dimensione di vita, centrata su Gesù. Certamente convincerci che il peccato abita in noi (Rm 7,17) è doloroso e umiliante,  ma Gesù ci dice che questo dolore, questa umiliazione, valgono la pena e portano frutto di salvezza perché ci aprono all’amicizia con Colui che veramente libera l’uomo e lo statuisce nella libertà perfetta.

Verità della Parola e della testimonianza di Gesù - Bruno Liverani  (Verità in Schede Bibliche Pastorali): La verità che risplende nella predicazione del Vangelo deve ricondursi alla parola e alla persona di Gesù, come alla sua fonte.
Nella tradizione evangelica, la verità è la caratteristica fondamentale della parola di Gesù. Il suo insegnamento si presenta subito come sicuro. Solo lui può dire: «Sapete che è stato detto ... ma io vi dico ...» (Mt 5,21-44), mettendo la sua parola in antitesi con la stessa legge. Solo lui può introdursi a parlare con la solennità dell’amen, che sottolinea l’intima convinzione di essere inviato da Dio a trasmettere la verità.
Nel IV Vangelo la verità della parola di Gesù è particolarmente sottolineata. Essa non designa soltanto veridicità di un discorso: nel contesto del Vangelo di Giovanni verità è rivelazione di una parola ascoltata e trasmessa non come propria, ma come proveniente da Dio. In Gv 8,40 Gesù rimprovera ai «giudei» di volerlo uccidere, lui che ha detto loro la verità udita da Dio. Nel grande processo intentato tra lui e i suoi avversari, la sua testimonianza risulta vera, cioè valida perché avvalorata dal Padre (Gv 8,14-18); è vera inoltre, perché è resa alla verità che egli ha ascoltato presso il Padre ed è venuto a comunicarci. La scettica domanda di Pilato: «Che cos’è la verità?» non avrà una risposta verbale, ma una risposta vivente nella testimonianza che Gesù dà alla verità fino al sacrificio di sé (Gv 18,37-38).
In questa lotta in cui Gesù è impegnato, caratteristica degli ultimi tempi, vi è il contro-testimone, l’avversario, la cui qualifica è la menzogna come avversione alla verità portata da Gesù. Al testimone della verità si oppone colui che fin dall’inizio non ha in  la verità (Gv 8,44).

Gesù Cristo è la verità -Ad gentes 13: Ovunque Dio apre una porta della parola per parlare del mistero del Cristo, ivi a tutti gli uomini, con franchezza e con perseveranza deve essere annunziato il Dio vivente e colui che egli ha inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo. Solo così i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo, crederanno e liberamente si convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a colui che, essendo «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi le supera infinitamente.

La verità per i cristiani - Saturnino Muratore: La verità si lega profondamente al vivere della persona e si regge sul presupposto di una “verità dell’uomo”. Questa verità va appassionatamente cercata e può essere riconosciuta solo attraverso la
fatica dell’intelligenza e l’integrazione di tutti i saperi, nessuno escluso. La legittimità di questo cammino è dischiusa già nello stesso umano interrogare e interrogarsi: poiché comprende implicitamente la fiducia in una possibile risposta, l’interrogarsi umano giustifica l’aspirazione alla verità e la apre a un trascendimento dei dati naturali. In questo senso la tradizione cristiana parla di una veritas rei (verità della cosa), come la ragione di ogni realtà creata e vede Dio, quale Ipsa Veritas (Verità stessa), come la ragione ultima dello spessore obiettivo della verità.
Si intuiscono così le sorprendenti possibilità del linguaggio cristiano. La verità (in greco alétheia da a-lantháno, negazione del nascondersi, lo svelarsi , il venire alla luce) non si nasconde ma ci viene incontro nel Signore Gesù: in lui, rivelatore del Padre, ci è svelato il senso ultimo  profondo della creazione e della storia umana. Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), proclama di sé Gesù, che si presenta come la “verità che rende liberi” (Gv 8,31). La verità è il libero comunicarsi di Dio in Gesù: nella mediazione della sua persona, nella mediazione di un incontro che si serve delle parole c dei segni propri del vivere umano, è possibile accedere a una verità superiore, è possibile accedere a una verità che trasforma le nostre esistenze. In Gesù-Verità ci è dischiuso il senso ultimo della vita umana e cosmica: la verità ultima è l’amore. La domanda scettica di Pilato “Che cosa è la verità?” (Gv 18,38) ci ricorda bene che questa verità può essere accolta solo nella fede, solo nella rinuncia alla presunzione di un autonomo accesso alla verità e dalla presa di distanza dallo scoraggiamento di chi si rassegna ai suoi limiti.
La tradizione cristiana chiama “Rivelazione” questo venirci incontro della verità. Riconoscerla significa ricordare che questa verità continua a operare tra noi attraverso lo Spirito di verità: nella contemplazione orante e nell’obbedienza della fede, la verità lievita la vita della Chiesa e dà vita a una lunga tradizione religiosa.
Riconoscerla significa guardare alla storia non solo come il luogo dell’agire libero e razionale dell’uomo ma anche come il risultato della misericordiosa presenza di Dio che opera con noi. Riconoscerla significa pure evitare ogni assolutizzazione del proprio punto di vista o del proprio sapere, gettando così le basi di un autentico e costruttivo dialogo tra diversi.

La verità vi farà liberi - Giovanni Paolo II (Lettera ai Giovani di Roma, 8 settembre 1997): Lo Spirito suscita nel cuore d’ogni uomo il desiderio della verità. La verità che ci rende liberi è Cristo, il solo che può dire: “Io sono la verità” (Gv 14,6) e aggiungere: “Se rimanete fedeli alla mia parola, diventerete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Molti di voi studiano, altri già lavorano o sono in attesa di una occupazione. È importante che tutti diventiate ricercatori appassionati della verità e suoi intrepidi testimoni. Mai dovete rassegnarvi alla menzogna, alla falsità ed al compromesso! Reagite con vigore a chi tenta di catturare la vostra intelligenza e di irretire il vostro cuore con messaggi e proposte che rendono succubi del consumismo, del sesso disordinato, della violenza sino a spingere nel vuoto della solitudine e nei meandri della cultura della morte. Slegata dalla verità, ogni libertà si tramuta in nuova e più pesante schiavitù.

L’uomo riceve da Dio creatore le doti di intelligenza e di libertà ed è costituito libero nella società - Gauium et spes 21: La Chiesa, fedele ai suoi doveri verso Dio e verso gli uomini, non può fare a meno di riprovare, come ha fatto in passato, con tutta fermezza e con dolore, quelle dottrine e quelle azioni funeste che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza. Si sforza tuttavia di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei e, consapevole della gravità delle questioni suscitate dall’ateismo, mossa dal suo amore verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo. La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. L’uomo infatti riceve da Dio Creatore le doti di intelligenza e di libertà ed è costituito nella società; ma soprattutto è chiamato alla comunione con Dio stesso in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità. 

Il padre nostro è Abramo - Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): L’invocazione della paternità automatica di Abramo è denunciata nella predicazione di Giovanni Battista e di Gesù nei vangeli sinottici. Giovanni Battista dichiara che dalle pietre «Dio è capace di suscitare figli di Abramo» (Mt 3,9). Il ricco epulone invoca suo «padre Abramo» (Lc 16,24). Gesù avverte che «molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre» (Mt 8,11-12).
Il tema della libertà e della schiavitù è messo in rapporto con Abramo in Gal 3-4 che contrappone il figlio della chiava al figlio della donna libera (4,21-31). La vera libertà secondo Giovanni è il privilegio del discepolo di Gesù, colui che «osserva la sua parola».
Gli interlocutori di Gesù sono qui stranamente presentati come «giudei che avevano creduto in lui» (v. 31). Alcuni hanno pensato che si trattasse di giudeo-cristiani che cercavano di conciliare il loro attaccamento alla fede giudaica con la loro nuova fede in Gesù. Ma come spiegare allora che questi giudei «cercavano di ucciderlo» (v. 37)?
E meglio vedere in questi interlocutori i giudei ostili a Gesù. Nella Chiesa di Giovanni una parte del discorso fu probabilmente applicata ai giudeo-cristiani esitanti.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.» (Vangelo). 
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l’opera da te iniziata. Per il nostro Signore Gesù Cristo...