25 Marzo 2019

Annunciazione del Signore


Oggi Gesù ci dice: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Cf. II Lettura)

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca 13,1-9: Nàzaret, una città della Galilea, posta in territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, una regione dalla quale, per sentito comune, non sorgeva profeta (Gv 7,52). Da Nàzaret può venire qualcosa di buono? (Gv 1,46), eppure Dio sceglie di iniziare da questo oscuro villaggio il suo viaggio che lo porterà tra gli uomini, Dio sceglie il grembo di una vergine, sceglie ciò che non ha appariscenza, ciò che è umile e disprezzato dagli uomini. La legge dell’incarnazione è questa: Gesù svuotò se stesso... umiliò se stesso (Fil 2,7-8). Ora, nella pienezza del tempo (Gal 4,4), Dio elegge la sua dimora tra gli uomini (Gv 1,14), e Maria è il nuovo tempio, la nuova città santa, il popolo nuovo in mezzo al quale Dio prende dimora.

L’Annunciazione: Catechismo degli Adulti 760: L’angelo dell’annunciazione, rivolge a Maria un invito alla gioia: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Una parafrasi vicina al senso originale di questo saluto potrebbe essere: «Esulta, tu che sei ricolmata dall’amore gratuito di Dio; il Signore è con te, come salvatore sempre fedele all’alleanza». A fondamento di tutto c’è l’amore gratuito del Padre, la sua grazia, che dona la salvezza «con ogni benedizione spirituale» (Ef 1,3) in Cristo, prima preparandola nell’eternità, poi attuandola nel tempo, infine portandola all’ultimo compimento. Tutti siamo pensati, amati, creati, redenti e glorificati come figli adottivi in comunione con il Figlio unigenito. Il primo atto della grazia del Padre, rivolta a noi in considerazione di Cristo, è l’elezione, la liberissima scelta del suo amore: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi» (Ef 1,4-5). Maria è «piena di grazia», amata e benedetta da Dio insieme a tutti i membri della famiglia umana, ma in modo assolutamente singolare, in quanto è predestinata ad essere la Madre del suo Figlio. «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42), è il saluto di Elisabetta. Dall’eternità nel disegno del Padre è associata all’evento dell’incarnazione redentrice come Madre di Dio fatto uomo.

Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù ... Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»: Maria è pronta a fare la volontà di Dio, ma non sa come conciliare la verginità con la maternità: praticamente, come una vergine può essere madre senza conoscere uomo?
Se «Dio le ha ispirato di rimanere vergine, Dio le domanda oggi di diventare madre: Dio non si contraddice. Ma bisognava forse che, accettando un tempo di restare vergine, essa rinunciasse ad essere madre per poterlo diventare oggi. Come fu necessario che Abramo, perché potesse effettivamente diventare il padre di una posterità numerosa come le stelle del cielo e l’arena del mare, rinunciasse, accettando di immolarlo, all’unico figlio, sul quale riposavano le promesse divine... Ma tale è la legge stessa dell’ordine soprannaturale: che la vita nasca dalla morte, che solo salvi la sua vita colui che accetta di perderla, in altri termini, che l’uomo non possieda mai se non ciò che ha donato» (S. Lyonnet). Maria, comunque, decide di fidarsi di Dio; infatti, la risposta dell’angelo dissipa ogni dubbio, «nulla è impossibile a Dio».
Lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra: una promessa dalla quale si evince che ora, ante tempus, in Maria si realizza una parola del Cristo: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che [...] dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17).
Maria sarà adombrata dallo Spirito Santo. In Esodo 40,35 il verbo adombrare indica la nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la gloria di Dio che riempie la Dimora. Su Maria scenderà lo Spirito Santo e questo non significa che lo Spirito Santo sarà il padre biologico del bambino, ma la nascita di quest’ultimo sarà il risultato di un’azione miracolosa della potenza divina. Al dire di P. Benoit, l’angelo «insinua chiaramente che lo Spirito Santo svolgerà il ruolo di principio creatore e produrrà la vita nel seno di Maria. Ciò che lo Spirito, questo soffio creatore, fa sin dalle origini del mondo, lo farà nel seno di Maria producendo una concezione verginale». Questa azione divina è allo stesso tempo una chiara attestazione della divinità del Bambino: «Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio».
Ed ecco, Elisabetta..., Maria crede per fede, non per il segno che le viene dato. La sua fede è fondata sulla certezza che Dio è fedele alle sue promesse e che la parola di Dio, in ordine alla salvezza, è «viva ed efficace» (Eb 4,12). Con un atto di obbedienza e di fede da parte di Abramo era iniziata la storia della salvezza (Cf. Gen 12,1ss), ora è arrivata al suo pieno compimento nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fede di una Vergine: «avvenga per me secondo la tua parola».

Maria - Augustin George - Il posto importante che la madre di Gesù occupa nella tradizione cristiana è già stato abbozzato nella rivelazione scritturale. Se i Dodici hanno accentrato il loro interesse sul ministero di Gesù, dal battesimo alla Pasqua (Atti 1,22; 10,37 5S; 13,24ss), lo hanno fatto perché non potevano che parlare dei fatti ai quali avevano assistito e dovevano rispondere a ciò che più premeva alla missione.
Era normale che i racconti sull’infanzia di Gesù non comparissero se non tardivamente; Marco li ignora, accontentandosi di ricordare due volte soltanto la madre di Gesù (Mc 3,31-35; 6,3). Matteo li conosce, ma li accentra su Giuseppe, il discendente di David che riceve i messaggi celesti (Mt 1,20 s; 2, 13. 20. 22) e dà il nome di Gesù al figlio della vergine (1,1-25). Con Luca, Maria entra in piena luce; è lei che, alle origini del vangelo, occupa il primo posto, in una vera personalità; è lei che, alla nascita della Chiesa, partecipa con i discepoli alla preghiera del cenacolo (Atti l, 14). Infine Giovanni inquadra la vita pubblica di Gesù tra due scene mariane (Gv 2,1-12; 19,25 ss): a Cana come sul Calvario, Gesù definisce con autorità la funzione di Maria dapprima come fedele, poi come madre dei suoi discepoli.
Questa progressiva presa di coscienza della funzione di Maria non dev’essere spiegata semplicemente con motivi psicologici: riflette una conoscenza sempre più profonda del mistero stesso di Gesù, inseparabile dalla «donna» dalla quale volle nascere (Gal 4,4).

Maria nel progetto salvifico di Dio: Helga Rusche: Il Nuovo Testamento non s’interessa di particolari bio­grafici (a differenza dei racconti dell’infanzia apocrifi del tempo posteriore), ma dell’inserimento di Maria nel progetto di Dio. Se ogni cosa è stata creata in vista di Cristo (Col 1,16), allora anzitutto Maria (vedi la genealogia di Gesù, Mt 1,16). In lei il logos si è fatto carne, cioè uomo (Gv 1,14) e la parola di Dio si è rivolta a lei. Ella è la vergine che partorisce l’Emmanuele (Is 7,14 LXX; Mt 1,23), l’arca dell’alleanza che viene adombrata dalla nube della presenza di Dio (Es 40,35; Le 1,35), e immagine della figlia di Sion del tempo nuovo (Lc 1-2, secondo Sofonia e Michea).
La sua fede: in maniera sovrana, Dio sceglie l’ora del suo intervento (la “pienezza dei tempi”, Gal 4,4). Così Maria deve concepire vergine, già fidanzata con Giuseppe, ma non ancora accolta in casa, senza intervento dell’uomo. Infatti “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Queste parole e il modo in cui Maria risponde ricorda Abramo (Gen 18,49 LXX). Entrambi i credenti - ciascuno nel suo tempo - percorrono una strada che essi non conoscono e passano attraverso l’offerta del loro figlio (Gen 22; la croce). A Maria viene sempre richiesto di stare attenta all’ora (Lc 2,40ss; Gv 2,lss). E lei si piega alla determinazione come “serva del Signore”. Dicendo “avvenga di me secondo la tua parola”, ella esprime la fede più profonda. Nel Magnificat ella unisce la sua voce al coro di oranti del tempo passato e professa che Dio l’ha “guardata” per prendersi cura nella sua misericordia di tutti i poveri e gli umili. 

Maria nell’annunciazione: Lumen Gentium 56: Il Padre delle misericordie ha voluto che l’accettazione da parte della predestinata madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall’angelo dell’annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale « piena di grazia » (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde «Ecco l’ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano». Onde non pochi antichi Padri nella loro predico della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi e affermano spesso: «la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria».

Il mistero dell’incarnazione - Redemptoris Mater 11: Nel disegno salvifico della santissima Trinità il mistero dell’incarnazione costituisce il compimento sovrabbondante della promessa fatta da Dio agli uomini, dopo il peccato originale, dopo quel primo peccato i cui effetti gravano su tutta la storia dell’uomo sulla terra (cfr. Gen 3,15). Ecco, viene al mondo un Figlio, la “stirpe della donna”, che sconfiggerà il male del peccato alle sue stesse radici: “Schiaccerà la testa del serpente”. Come risulta dalle parole del protoevangelo, la vittoria del Figlio della donna non avverrà senza una dura lotta, che deve attraversare tutta la storia umana. “L’inimicizia”, annunciata all’inizio, viene confermata nell’Apocalisse, il libro delle realtà ultime della chiesa e del mondo, dove torna di nuovo il segno della “donna”, questa volta “vestita di sole” (Ap 12,1).
Maria, Madre del Verbo incarnato, viene collocata al centro stesso di quella inimicizia, di quella lotta che accompagna la storia dell’umanità sulla terra e la storia stessa della salvezza. In questo posto ella, che appartiene agli “umili e poveri del Signore”, porta in sé, come nessun altro tra gli esseri umani, quella “gloria della grazia” che il Padre “ci ha dato nel suo Figlio diletto”, e questa grazia determina la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere. Maria rimane così davanti a Dio, ed anche davanti a tutta l’umanità, come il segno immutabile ed inviolabile dell’elezione da parte di Dio, di cui parla la Lettera paolina: “In Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi” (Ef 1,4-5). Questa elezione è più potente di ogni esperienza del male e del peccato, di tutta quella “inimicizia”, da cui è segnata la storia dell’uomo. In questa storia Maria rimane un segno di sicura speranza.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  Ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo..