22 Marzo 2019
  
Venerdì della Seconda Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.” (Vangelo).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo 21,33-43.45-46: La parabola dei contadini omicidi arriva senza difficoltà al cuore di chi ascolta. Il padrone della vigna è il Padre, i servi sono i profeti e il figlio prediletto, cacciato fuori dalla vigna e ucciso da coloro che avrebbero dovuto accoglierlo, è Gesù. Alla ostinazione e alla malvagità del suo popolo, il padrone della vigna risponderà facendo uccidere i vignaioli e affidando ad altri la vigna. Il regno di Dio andrà a coloro che avranno creduto, i quali consegneranno a suo tempo al padrone del campo i frutti. Per convalidare questo annuncio, Gesù evoca il testo del salmo 117 attribuendolo a se stesso. L’immagine della pietra, scartata dai costruttori e scelta da Dio come testata d’angolo, sta ad indicare che ciò che è disprezzato dagli uomini, per il Signore diviene fondamento di salvezza.

Due parabole di Gesù - Giuseppe Barbaglio: La prima ci è stata trasmessa da Mt 20,1-16. È la parabola degli operai inviati nella vigna dal padrone a ore diverse della giornata: chi all’alba, chi verso le nove del mattino, chi verso mezzogiorno, chi alle tre del pomeriggio e chi, infine, alle cinque. [...] La seconda parabola evangelica incentrata nel motivo letterario della vigna ci è stata tramandata dai tre sinottici: Mc 12,1- 12; Lc 20,9-19; Mt 21,28-44. Dal confronto delle tre versioni possiamo ricostruire la struttura del racconto originario, tolti i tratti allegorici aggiunti dalla chiesa primitiva e dagli evangelisti. Antefatto: un proprietario affitta la vigna a dei vignaioli e se ne va lontano. Primo atto: a tempo debito invia un servitore per ritirare il frutto della vigna affittata, ma i vignaioli lo percuotono e lo rimandano a mani vuote; il padrone però non si arrende e spedisce un altro servitore, che non ha miglior fortuna; infine invia il figlio contando sul rispetto che i vignaioli gli avrebbero riservato, ma questi lo uccidono, sperando di subentrare nella sua eredità. Secondo atto: «Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri» (Mc 12,9).
Il giudizio che il parabolista si attende dagli ascoltatori non può che essere di approvazione incondizionata dell’operato del padrone della vigna: ha fatto bene a punire quegli omicidi e ad affittare la vigna ad altri contadini. Per propria colpa quelli hanno perduto la conduzione del podere e a questi è toccato di subentrarvi. L’applicazione sembra chiara: il giudizio divino di condanna è sul capo dell’élite religiosa e morale del giudaismo che ha rifiutato Gesù e il suo annuncio del regno escatologico di Dio; mentre beneficiari della grazia divina sono diventati i pubblicani e i peccatori pubblici che hanno prestato ascolto alla parola del parabolista.

I vignaioli omicidi - Anton Wurzinger: La parabola, tramandata da tutti i Sinottici (Mc11,1-12; Mt 21,33-46; Lc 20,9-19) ebbe origine in riferimento a Is 5,1-7.
Nella forma attuale è senz’altro un prodotto della chiesa delle origini.
l. Il suo carattere immaginifico viene messo in risalto da tratti fortemente allegorici. L’attenzione va subito al nocciolo del discorso: i fittavoli vanno identificati con Israele, i servi con i profeti e il figlio amato con Gesù. 2. La parabola è rivolta a Israele (o meglio, alle sue guide). Israele è colpevole della morte di Gesù, per questo lo aspetta un duro giudizio (così Mc, Lc). In Mt la parabola ha uno sviluppo di interpretazione (versetto chiave Mt 21,44): si tratta niente meno che dell’eredità della signoria (regale) di Dio. Con la persecuzione dei profeti e l’uccisione di Gesù, Israele ha dimostrato la propria “infecondità”. Come castigo gli viene tolta la signoria divina. E con ciò stesso ha cessato di essere Israele. Un nuovo popolo, i discepoli di Gesù (chiesa), diventa Israele: nell’aperta assunzione della signoria di Dio, arrivata con Gesù e presente in lui.

Quei malvagi, li farà morire miseramente - Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Gesù profetizza il castigo che Dio farà cadere sui malvagi: infliggerà loro la morte e affiderà la vigna ad altri. Siamo in presenza di una profezia della massima importanza: san Pietro dirà più tardi dinanzi al sinedrio: «La pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo» (At 4,11; l Pt 2,4).
La pietra è Gesù di Nàzaret, ma gli architetti d’Israele, quelli che plasmano e governano il popolo, non hanno voluto usarla nella costruzione. Perciò, a causa della loro infedeltà, il regno di Dio sarà trasferito ad altro popolo, ai Gentili, che sapranno dare a Dio i frutti che egli attende dalla sua vigna (cfr Mt 3,8-10; Gal 6,16).
È necessario poggiarsi su questa pietra per edificare saldamente. Ma infelice chi inciampa in essa! (Mt 12,30; Lc 2,34). Prima quei Giudei e poi tutti i nemici di Cristo e della Chiesa ne faranno dura esperienza (Is 8,14-15). I cristiani d’ogni tempo dovranno ritenere questa parabola come una esortazione a costruire con fedeltà su Cristo, per non incorrere nel peccato di quella generazione giudaica. Al tempo stesso essa ci deve riempire di speranza e di certezza: sebbene l’edificio, cioè la Chiesa, sembri in qualche momento incrinarsi, la solidità ne è assicurata, perché ha Cristo come pietra angolare.

La pietra che i costruttori hanno scartato - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): La pietra che i costruttori hanno rigettata...; Gesù cita il Salmo 118 (117) 22-23; nel testo del Salmo il detto ha la forma di un proverbio ed indica una sorpresa provvidenziale nel piano divino. Israele o il tempio costituiscono la pietra più importante per l’edificio provvidenziale che Jahweh desidera costruire. È diventata (pietra) di sommità;generalmente lo stico viene tradotto: è divenuta (pietra) angolare, cioè la pietra d’angolo delle fondamenta; ma la pietra angolare delle fondamenta non può essere utilizzata per compiere una costruzione, perciò è meglio pensare alla pietra di sommità. I verss. 42-43 costituiscono un compimento o una estensione della parabola, la quale trova una conveniente conclusione nel vers. 41. In quest’aggiunta è illuminata la sorte gloriosa che attende il figlio ucciso dai vignaioli. Il Maestro non lascia sfuggire l’occasione per parlare in modo velato della sua risurrezione. Egli vi accenna con l’allegoria della pietra rigettata che diventa la pietra terminale dell’edificio.

La pietra che i costruttori hanno scartato... - Benedetto XVI (Angelus 2 ottobre 2011): (Cristo) è “la pietra che i costruttori hanno scartato” (cfr. Mt 21,42), perché l’hanno giudicato nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la “pietra d’angolo” su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero. Di tale verità parla la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frutti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene. Sant’Agostino commenta che “Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori” (Sermo 87,1,2: PL 38,531). Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spesso orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiuto. L’orgoglio e l’egoismo impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il suo Figlio unigenito. Quando, infatti, “mandò loro il proprio figlio - scrive l’evangelista Matteo - ... (i vignaioli) lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero” (Mt 21,37.39). Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero insondabile di debolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fedeltà ad un disegno d’amore che, alla fine, prevede però anche la giusta punizione per i malvagi (cfr. Mt 21,41). Saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che è Cristo, rimaniamo in Lui come il tralcio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Alleanza. Ha scritto in proposito il Servo di Dio Papa Paolo VI: “Il primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata” (Enc. Ecclesiam suam, 6 agosto 1964: AAS 56 [1964], 622).”

... è diventata la pietra d’angolo: Catechismo della Chiesa Cattolica 756: Più spesso ancora la Chiesa è detta l’edificio di Dio. Il Signore stesso si è paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.; At 4,11; 1 Pt 2,7; Sal 118,22). Sopra quel fondamento la Chiesa è stata costruita dagli Apostoli e da esso riceve stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata in varie maniere: casa di Dio, nella quale abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito, la dimora di Dio con gli uomini, e soprattutto tempio santo, rappresentato da santuari di pietra, che è lodato dai santi Padri e che la liturgia giustamente paragona alla Città santa, la nuova Gerusalemme. In essa, infatti, quali pietre viventi, veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale. E questa Città santa Giovanni la contempla mentre nel finale rinnovamento del mondo essa scende dal cielo, da presso Dio, “preparata come una sposa che si è ornata per il suo sposo” (Ap 21,1-2).

Wolfgang Triling (Vangelo secondo Matteo): La vigna era stata affidata ai vignaioli affinché portassero frutti. Le immagini qui cominciano a compenetrarsi. «Ritirare il raccolto» nella parabola acquista lo stesso senso di «portare frutto» nella vita. I frutti della vigna del racconto stanno a significate i frutti d l regno di Dio. I contadini della parabola corrispondono al «popolo» nell’applicazione (21,43). Il popolo della prima alleanza è venuto meno, non ha dato alcun frutto, deludendo anzi il padrone. La vigna, cioè il regno di Dio, viene «data» al popolo nuovo, che non deluderà il Signore e porterà i frutti del regno, anzitutto la giustizia che deve sorpassare di molto la giustizia degli scribi e dei farisei (5,20).
La parabola contiene in sé, ad un tempo, il giudizio e la promessa. I primi vignaioli vengono esonerati del loro incarico e i nuovi subentrano alloro posto. Il fallimento del popolo dell’antica alleanza raggiunge il culmine nell’uccisione del Figlio; il popolo nuovo verrà fondato nel sangue stesso di Gesù (26,28). Accade il fatto incomprensibile della pietra che, scartata perché senza valore, diventa pietra d’angolo e tiene salda tutta la costruzione (cf. Sal 118,22s.).
Nel Nuovo Testamento la Chiesa degli inizi valorizza in modo particolare questa parola del salmo in cui è prefigurata la meraviglia del Messia che, rigettato dagli uomini, è stato costituito Signore mediante la risurrezione . Su questo sfondo negativo brilla già la luce della promessa. Il disegno di Dio, di ottenere frutti da parte dell’umanità, non viene meno per il rifiuto di Israele: sorgerà un nuovo popolo a cui sarà affidato il regno e «che lo farà fruttificare», non con prestazioni e opere umane, ma secondo il «frutto dello Spirito» (Gal 5,22),

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «Il padrone della vigna darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo» (cfr. Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall’impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua. Per il nostro Signore Gesù Cristo...