20 Marzo 2019

Mercoledì della Seconda Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Io sono la luce del mondo, chi segue me, avrà la luce della vita.” (Cfr. Gv 8,12).
  
Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo 20,17-28: Il terzo annuncio della passione, un vero  e proprio riassunto del racconto della passione, è molto più particolareggiato dei primi due. Con impressionante realismo descrive tutte le sequenze della passione, non mancando di mettere in evidenza i principali fautori della condanna a morte del Figlio dell’uomo. Una profezia chiara, senza ombre, ma la domanda dei figli di Zebedeo fa bene intendere come il discorso sulla croce non sia stato recepito. La replica di Gesù non ammette dubbi: i discepoli non devono preoccuparsi di sedere alla sua destra o alla sua sinistra, ma di bere il suo calice, di condividere il suo battesimo di sangue. La vera preoccupazione del discepolo deve essere quella di seguirlo, non altro. L’insegnamento di Gesù è rivolto a tutto il gruppo dei discepoli, ma è probabile che l’evangelista Matteo intenda qui rivolgersi soprattutto a coloro che occupano nella comunità posti di autorità. I responsabili delle comunità non si sentano investiti di un potere assoluto. Chi governa impari la carità, l’umile arte del servizio: chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Il valore della vita dei discepoli, e sopra tutto dei responsabili delle comunità, non è determinato dall’affermazione di sé, né dall’auto-esaltazione sia pure in senso legittimo, ma semplicemente in termini del suo valore per gli altri. Proprio come lo schiavo che non era padrone della sua vita e non poteva avere fini suoi personali da realizzare.

Il Figlio dell’uomo sarà consegnato - Passione - Corrado Ginami: Con il termine Passione (dal latino passio, dal verbo pati: sopportare, patire) i cristiani indicano la sofferenza di Gesù Cristo, morto in croce a Gerusalemme, dopo aver subito oltraggi fisici e morali (cfr. Mc 15,20).
La passione di Gesù è narrata in tutti e quattro i vangeli (Mt 26,36-27,66; Mc 14,32-15,47; Lc 22,39-23,56; Gv 18,1; 19,42) con essa si riferiscono, più o meno diffusamente, anche gli altri scritti contenuti nel Nuovo Testamento. La prima comunità cristiana, infatti, riconobbe come salvifica ed espiatrice la morte di Cristo. Nella Passione è possibile scorgere un nesso che lega l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, attestato anche dall’azione di Gesù di Nazaret, con la sua accettazione di questa morte violenta proprio per mantenersi fedele alla missione di rappresentante della signoria divina.
La morte violenta non giunge inopinatamente, ma viene prevista e riletta da Gesù attraverso il motivo del profeta rifiutato e del giusto perseguitato: egli l’affronta nella fedeltà alla missione divina e nella fiducia che Dio attuerà il suo Regno nonostante questa fine oscura. Gesù ha inoltre inteso il senso salvifico della propria morte: l’ha infatti espresso e anticipato simbolicamente nella cena di addio, durante la celebrazione della Pasqua ebraica.
Le prime comunità cristiane, dunque, annunciavano la morte di Gesù Cristo quale evento di salvezza e redenzione, nell’orizzonte del compimento dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Attraverso il culto, infine, rendevano attuale il sacrificio del passato con il quale Gesù, portando a compimento nella morte la sua vita di servizio, aveva additato a ogni uomo la via da percorrere per il conseguimento della vita eterna.

Le profezie di Gesù - Giuseppe Tosatto: La prima volta che Gesù accenna alla sua fine violenta è in occasione di una discussione sul digiuno avuta con i discepoli del Battista (Mt 9,14-17; Mc 2,18-22; Lc 5,33-39), ove paragona la sua vita terrena a una festa nuziale in cui lo sposo è lui stesso, che però sarà tolto nel bel mezzo della festa (Mt 9,15). Sempre in modo allusivo egli vi si riferisce parlando nella parabola dei vigna­ioli omicidi dell’uccisione del figlio del padrone della vigna (Mc 12,1-12 e par.).
Gesù però non si accontenta di qualche allusione; durante la sua vita pubblica, più volte, con un crescendo, annuncia il dramma della sua passione e morte. I sinottici hanno raccolto tre grandi profezie sulla passione, scaglionate nella seconda parte del ministero pubblico di Gesù. La prima si ha dopo la solenne confessione di Pietro a Cesarea di Filippo. Assicuratosi della fede dei suoi, Gesù si impegna a prepararli progressivamente al mistero della sua morte e rivela loro, per la prima volta, in modo aperto, il piano salvifico incentrato, secondo le profezie, sulla morte redentrice del messia (Mt 16,21 e par.). Un po’ più tardi, dopo la trasfigurazione, mentre svolgeva il suo ministero in Galilea, Gesù per la seconda volta parla apertamente ai suoi delle sofferenze del messia (Mt 17,22-23; Mc 9,30-32; Lc 9,44-45). Infine nell’ultimo viaggio a Gerusalemme il Salvatore descrive ai dodici i particolari della sua passione con un’esattezza che ha più i caratteri della storia che non della profezia: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso: ma il terzo giorno risusciterà» (Mt 20,18-19; par.).

Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato...: Catechismo della Chiesa Cattolica 599-600: La morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero del disegno di Dio, come spiega san Pietro agli Ebrei di Gerusalemme fin dal suo primo discorso di pentecoste: «Egli fu consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio» (At 2,23). Questo linguaggio biblico non significa che quelli che hanno consegnato Gesù siano stati solo esecutori passivi di una vicenda scritta in precedenza da Dio.
Tutti i momenti del tempo sono presenti a Dio nella loro attualità. Egli stabilì dunque il suo disegno eterno di «predestinazione» includendovi la risposta libera di ogni uomo alla sua grazia: «Davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d’Israele per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse» (At 4,27-28). Dio ha permesso gli atti derivati dal loro accecamento al fine di compiere il suo disegno di salvezza.

La morte salutare di Gesù - Xavier Leon-Dufour: Di fronte allo scandalo della morte ignominiosa di Gesù, la fede pasquale ricerca nelle sacre Scritture il senso che essa può avere. Gesù, durante la vita terrena, aveva, sia pur velatamente, interpretato il proprio destino basandosi sulla profezia del servo sofferente ed esaltato. La Chiesa primitiva attribuisce al Signore il titolo di servo (Atti 3,26; 4,25-30) ed esprime il senso degli avvenimenti passati con le parole di Isaia (52,13 - 53,12).
Gesù è stato esaltato (Atti 2,33; 5,31), «glorificato» (3,13); la passione viene evocata in questo modo, in un testo anteriore all’epistola di Pietro (1Piet 2,21-25) e nella catechesi di Filippo (Atti 8, 30-35). Infine, una delle più antiche formule di fede dichiara che «Gesù è morto per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15,3). La preposizione ypèr, qui come altrove (Gal 1,4; 2Cor 5,14s.21; 1Cor 11,24) serve ad esprimere il valore salutare della morte di Gesù.
Subentrano poi altri appellativi, di significato analogo a quello assunto dal titolo di servo, che esprimono la stessa realtà. Gesù è «il giusto » (Atti 3, 14). colui che conduce alla vita (3,15; cfr. 5,31), l’agnello di Dio senza macchia (1Pt 1,19s; cfr. Gv 29, 36). È il sommo sacerdote immacolato, mediatore della nuova alleanza (Ebr 2,14-18; 4,14).
A partire di qui, sotto l’influsso congiunto delle religioni ellenistiche, nelle ultime lettere paoline si legge l’appellativo di «salvatore» (Tito 1,4; 2, 13; 3,6; 2 Tim 1,10). Sempre a partire da qui, si sviluppa la mistica paolina del battezzato associato alla morte e alla risurrezione di Cristo (Gal 2,19; Rm 6,3-11), di cui viene approfondito la dottrina della propiziazione, e così via (Rm 3,23s...).

Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Gesù si propone come modello; egli infatti, Signore per natura, si è fatto servo per elezione. A questo punto l’orizzonte si allarga e l’insegnamento si porta su un piano universale, che l’incidente non poteva far prevedere. Cristo, proponendosi come modello, dichiara di servire gli altri a tal punto da dare la propria vita in riscatto per molti.
Riscatto (λύτρον) indica in genere la somma versata, come soddisfazione di un danno, come prezzo di un oggetto d’acquistare ed anche come prezzo con il quale uno schiavo otteneva la libertà. Quest’ultimo senso era il più naturale per gli Ellenisti del tempo di Gesù. Il prezzo del riscatto è versato a Dio (non a Satana); la giustizia divina richiederebbe la morte del colpevole; Gesù con il sacrificio della propria vita soddisferà per tutti la giustizia del Padre e libererà dal regno (schiavitù) del peccato e della morte eterna tutti i peccatori. Nel passo affiora l’idea della morte espiatoria di Gesù. Per molti;l’espressione accentua la moltitudine dei riscattati e l’efficacia dell’unico sacrificio redentivo valevole per numerosissime persone; l’espressione quindi non esclude nessuno, né pone dei limiti; noi potremmo tradurre: per tutti, senza alterare il senso della frase (cf. Mt., 26, 28). Pochissimi codici, tra cui quello di Beza, aggiungono dopo il vers. 28 un detto che risente di Luca, 14,8-10 e che proviene da qualche Vangelo apocrifo; esso suona: ma voi cercate di diventare da piccoli grandi e di rendervi da grandi piccoli. Quando voi andate ad un banchetto, dopo esservi stati invitati,non sedetevi nei posti d’onore, per timore che sopravvenga un (invitato) più degno di te e che il maestro di tavola ti dica: spostati più sotto; e tu resteresti confuso. Ma se tu ti siedi nel posto inferiore e sopraggiunge un (invitato) meno degno di te (allora) ti dirà il maestro di tavola: spostati più sopra; ciò sarà vantaggioso per te.

Gli avversari - Catechismo degli Adulti 225: I Vangeli ci consentono di individuare con buona approssimazione la dinamica che portò alla crisi del ministero di Gesù. Il progetto del Regno, che si attua nella conversione incondizionata a Dio e all’uomo, appariva poco concreto alle folle: non rispondeva alle attese di riscatto nazionale e di benessere materiale. Dopo gli entusiasmi iniziali, esse cominciarono a diradarsi. Quanto alle autorità e agli appartenenti ai circoli elitari, sebbene tra loro ci fosse chi credeva in Gesù di nascosto, erano in genere sempre più ostili verso di lui e consideravano religiosamente deviante la sua attività, anche se egli frequentava le sinagoghe e il tempio, e si comportava ordinariamente come un giudeo devoto.
Tra i farisei, la cui influenza nelle sinagoghe era predominante, non pochi erano in preda a crescente inquietudine e irritazione. Secondo costoro, Gesù sovvertiva la Legge, violava il sabato, praticava la magia con la forza del demonio per sviare il popolo. Per questi reati era prevista la pena di morte, mediante lapidazione.
Sadducei e anziani, o notabili, che controllavano il sinedrio di Gerusalemme, suprema assemblea della nazione, erano sempre più allarmati per la sua contestazione del tempio: un falso profeta, che bestemmiasse contro la legge di Mosè e il tempio, meritava di morire. Per di più si trattava di un profeta pericoloso per la notevole popolarità di cui ancora godeva, come aveva dimostrato l’ingresso messianico a Gerusalemme.
I devoti osservanti, a qualunque gruppo appartenessero, educati come erano al rispetto dell’assoluta trascendenza di Dio, facilmente rimanevano scandalizzati di fronte a un uomo che si attribuiva un’autorità pari a quella di Dio.
Questi risentimenti presero corpo in un complotto contro Gesù e in una prima condanna da parte del sinedrio, mentre egli si teneva nascosto. Bisognava però arrestarlo senza dare nell’occhio, per non provocare tumulti tra la folla dei pellegrini galilei che lo consideravano

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Io sono la luce del mondo, chi segue me, avrà la luce della vita.” (Cfr. Gv 8,12).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Sostieni sempre, o Padre, la tua famiglia nell’impegno delle buone opere; confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vita e guidala al possesso dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo...