18 Marzo 2019

Lunedì Seconda Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Perdonate e sarete perdonati” (Vangelo).

Vangelo - Dal Vangelo secondo Luca 6,36-38: Gesù al discepolo che vuole liberarsi dall’egoismo e dalla grettezza della carne indica esplicitamente due strade. Innanzi tutto, guardare al Padre, - Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre -, e guardare il Maestro divino, fissare gli occhi sul suo cuore: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Poi, offrire il proprio corpo marcio alla incisione del divino chirurgo perché il pietoso medico possa incidere la carne in putrefazione e fare scaturire il pus che avvelena il cuore e la mente dell’uomo.
Perché nulla resti nel campo della teoria, Gesù chiede praticamente che l’uomo, vincendo se stesso, ami i suoi nemici; domanda di fare del bene e prestare senza sperare nulla in contraccambio; di essere misericordioso, di non giudicare, di non condannare, di perdonare, di dare abbondantemente: proposte tutte terribilmente concrete, opere che attraversano il quotidiano dell’uomo: «Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo» (Rom 10,8).
Cristo non chiede cose spirituali o straordinarie, come la penitenza o la mortificazione, ma atteggiamenti concreti: la capacità nobile di relazionarsi con il prossimo; una vittoria totale sull’io e, infine, aprire il cuore, la mente, l’anima alla potente, vivificante azione dello Spirito Santo.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso - Hugues Cousin (Vangelo di Luca): Il v. 36 funge da perno: chiude lo sviluppo precederne e allo stesso tempo ne apre un secondo, più breve: il rifiuto di giudicare gli altri (vv. 37-38). Sia l’uno che l’altro si fondano sull’imitazione di Dio. Al credente è stata fatta la promessa di diventare figlio di Dio; non dimentichi dunque il proverbio: «Quale il padre, tale il figlio»! Già proposto in Lv 19,2, il tema dell’imitazione si riferisce alla «santità». Nel discorso di Matteo, si tratta di es­sere «perfetti, come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,48). É un altro attributo divino che qui vie­ne evidenziato: la compassione, la misericordia, nella linea di Es 34,6, dove Dio stesso si proclama misericor­dioso e pietoso. É il comportamento del Padre che fonda e rende possibile l’amore del credente verso i nemici, così come il rifiuto di giudicare.
Anche i vv. 37-38 illustrano dunque gli effetti della misericordia. Con quattro massime - due negative e due positive - Gesù invita a non criticare gli altri, a non bollarli con giudizi perentori. Il credente non deve né prendere il posto di Dio condannando, né aspettarsi che l’altro lo ricambi; bisogna attendersi la reciprocità solo da Dio: è lui che, in fin dei conti, giudicherà, condannerà o perdonerà, donerà e ripagherà in abbondanza. Ancora una volta, il mio comportamento nei confronti degli altri è garante dell’atteggiamento divino nei miei con­fronti.

Siate misericordiosi - Jules Cambier e Xavier Léon-Dufour: La «perfezione» che, secondo Mt 5,48, Gesù esige dai suoi discepoli, secondo Lc 6,36 consiste nel dovere di essere misericordiosi «com’è misericordioso il Padre vostro». É una condizione essenziale per entrare nel regno dei cieli (Mt 5,7), che Gesù riprende sull’esempio del profeta Osea (Mt 9,13; 12,7). Questa tenerezza deve rendermi prossimo al misero che incontro sulla mia strada, come il buon Samaritano (Lc 10,30-37), pieno di pietà nei confronti di colui che mi ha offeso (Mc 18,23-35), perché Dio ha avuto pietà di me (18,32s). Saremo quindi giudicati in base alla misericordia che avremo esercitata, forse inconsciamente, nei confronti di Gesù in persona (Mt 25,31-46).
Mentre la mancanza di misericordia nei pagani scatena l’ira divina (Rm 1,31), il cristiano deve amare e «simpatizzare» (Fil 2,1), avere in cuore una buona compassione (Ef 4,32; 1Pt 3,8); non può «chiudere le sue viscere» dinanzi ad un fratello che si trova nella necessità: l’amore di Dio non rimane che in coloro che esercitano la misericordia (1Gv 3,17).

... come il Padre vostro è misericordioso - Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2842: Questo «come» non è unico nell’insegnamento di Gesù: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48); «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36); «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi» (Gv 13,34). È impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall’esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce «dalla profondità del cuore», alla santità, alla misericordia, all’amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, del quale «viviamo» (Gal 5,25), può fare «nostri» i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Allora diventa possibile l’unità del perdono, perdonarci «a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4,32).

Perdonate e sarete perdonati - Misericordia et misera n.2: Il perdono è il segno più visibile dell’amore del Padre, che Gesù ha voluto rivelare in tutta la sua vita. Non c’è pagina del Vangelo che possa essere sottratta a questo imperativo dell’amore che giunge fino al perdono. Perfino nel momento ultimo della sua esistenza terrena, mentre viene inchiodato sulla croce, Gesù ha parole di perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona.
La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. È così che si manifesta il suo mistero divino. Dio è misericordioso (cfr Es 34,6), la sua misericordia dura in eterno (cfr Sal 136), di generazione in generazione abbraccia ogni persona che confida in Lui e la trasforma, donandole la sua stessa vita.

Date e vi sarà dato - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Date e vi sarà dato; siate generosi verso gli altri e Dio lo sarà verso di voi. Anche il dare si deve ispirare alla misericordia. Una misura piena, pressata etc.; il principio è illustrato con un’immagine, tratta dal mondo agricolo, che indica la sovrabbondanza della retribuzione nel cielo; la ricompensa celeste è così piena e abbondante come una misura che deborda per l’eccessiva quantità di grano riposto in essa. Vi sarà versata nelle pieghe (della vostra tunica);letteral.: nel vostro seno. Le pieghe della tunica o del mantello, formate dalla cintura, servivano da tasche per mettervi denaro e provviste. Poiché con la misura con la quale misurate etc.; la stessa affermazione ricorre anche in Matteo; tuttavia nei due testi paralleli il detto ha una differente puntualizzazione: in Matteo esso indica la severità del giudizio per colui che ha giudicato senza carità il prossimo; in Luca invece si mette in rilievo la sovrabbondanza della ricompensa promessa a coloro che hanno dato con larga generosità.

... con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio - Evangelii gaudium 179: La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Quanto facciamo per gli altri ha una dimensione trascendente: «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (Mt 7,2); e risponde alla misericordia divina verso di noi: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato […] Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,36-38). Ciò che esprimono questi testi è l’assoluta priorità dell’«uscita da sé verso il fratello» come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso - Papa Francesco (Udienza Generale, 21 Settembre 2016): Ci domandiamo: Che cosa significa per i discepoli essere misericordiosi? Viene spiegato da Gesù con due verbi: «perdonare» (v. 37) e «donare» (v. 38).
La misericordia si esprime, anzitutto, nel perdono: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (v. 37). Gesù non intende sovvertire il corso della giustizia umana, tuttavia ricorda ai discepoli che per avere rapporti fraterni bisogna sospendere i giudizi e le condanne. È il perdono infatti il pilastro che regge la vita della comunità cristiana, perché in esso si mostra la gratuità dell’amore con cui Dio ci ha amati per primo. Il cristiano deve perdonare! Ma perché? Perché è stato perdonato. Tutti noi che stiamo qui, oggi, in piazza, siamo stati perdonati. Nessuno di noi, nella propria vita, non ha avuto bisogno del perdono di Dio. E perché noi siamo stati perdonati, dobbiamo perdonare. Lo recitiamo tutti i giorni nel Padre Nostro: “Perdona i nostri peccati; perdona i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori”. Cioè perdonare le offese, perdonare tante cose, perché noi siamo stati perdonati da tante offese, da tanti peccati. E così è facile perdonare: se Di ha perdonato me, perché non devo perdonare gli altri? Sono più grande di Dio? Questo pilastro del perdono ci mostra la gratuità dell’amore di Dio, che ci ha amato per primi. Giudicare e condannare il fratello che pecca è sbagliato. Non perché non si voglia riconoscere il peccato, ma perché condannare il peccatore spezza il legame di fraternità con lui e disprezza la misericordia di Dio, che invece non vuole rinunciare a nessuno dei suoi figli. Non abbiamo il potere di condannare il nostro fratello che sbaglia, non siamo al di sopra di lui: abbiamo piuttosto il dovere di recuperarlo alla dignità di figlio del Padre e di accompagnarlo nel suo cammino di conversione.
Alla sua Chiesa, a noi, Gesù indica anche un secondo pilastro: “donare”. Perdonare è il primo pilastro; donare è il secondo pilastro. «Date e vi sarà dato […] con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (v. 38). Dio dona ben al di là dei nostri meriti, ma sarà ancora più generoso con quanti qui in terra saranno stati generosi. Gesù non dice cosa avverrà a coloro che non donano, ma l’immagine della “misura” costituisce un ammonimento: con la misura dell’amore che diamo, siamo noi stessi a decidere come saremo giudicati, come saremo amati. Se guardiamo bene, c’è una logica coerente: nella misura in cui si riceve da Dio, si dona al fratello, e nella misura in cui si dona al fratello, si riceve da Dio!

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Perdonate e sarete perdonati” (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai ordinato la penitenza del corpo come medicina dell’anima, fa’ che ci asteniamo da ogni peccato per avere la forza di osservare i comandamenti del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...