14 Marzo 2019

Giovedì della Prima Settimana di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Chiunque chiede, riceve” (Vangelo).
 
Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo 7,7-12: Gesù vuol insegnarci la necessità della preghiera, la sua efficacia, e con la ripetizione della triplice formula chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, vuol assicurarci che la preghiera verrà esaudita. La certezza dell’esaudimento è illustrata da due esempi casalinghi di vita familiare: il padre dà ai figli ciò che essi chiedono e certamente non darà loro nulla di nocivo in risposta alle loro richieste. I genitori, anche se cattivi, si prendono cura dei loro figli, molto di più il Padre nostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono. L’ultima raccomandazione di Gesù, Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro, conosciuta come la regola d’oro, era ben nota nell’antichità, specialmente nel giudaismo (cfr. Lv 19,18; Tb 4,15), ma sotto forma negativa: Non fare ad altri quello che non vorresti fatto a te. Gesù, e dopo di lui gli scrittori cristiani, danno a questa massima un senso positivo, che è molto più esigente.

La preghiera come è insegnata da Gesù - Paul Beauchamp (Preghiera in Dizionario di Teologia Biblica): Mediante l’incarnazione, il Figlio di Dio è collocato al centro della richiesta incessante degli uomini. Egli la nutre di speranza rispondendovi; nello stesso tempo loda, incoraggia, od educa la fede (Lc 7,9; Mt 9,22.29; 15,28). Collocato su questo sfondo vissuto, il suo insegnamento si estende anzitutto sul modo di pregare, più abbondantemente che sulla necessità della preghiera: «quando pregate, dite ...» (Lc 11,2).
I sinottici. - Il Pater è il centro di questo insegnamento (Lc 11,2ss; Mt 6,9-13). Dall’invocazione di Dio come Padre, che prolunga, superandola, l’intimità dei salmi (Sal 27,10; 103,13; cfr. Is 63,16; 64,7), deriva tutto l’atteggiamento dell’orante. Questa invocazione è un atto di fede e già un dono di sé, che immette nel circuito della carità. Ne deriva che, perfettamente in linea con la preghiera biblica, egli fa passare dinanzi a tutto la preoccupazione del disegno di Dio: del suo nome, del suo regno (cfr. Mt 9,38), dell’attuazione della sua volontà. Ma domanda pure il pane (che egli offre nell’eucaristia), poi il perdono, dopo essersi riconciliato con i figli dello stesso Padre, ed infine la grazia di non essere travolto dalle prove del tempo futuro.
Le altre prescrizioni inquadrano o completano il Pater noster, nominano sovente il Padre. L’impressione dominante è che la certezza di essere esauditi è fonte e condizione della preghiera (Mt 18,19; 21,22; Lc 8,50).
Marco lo esprime nel modo più diretto: «se egli non esita in cuor suo, ma crede che accadrà ciò che dice, l’otterrà» (Mc 11,23; cfr. 9,23 e soprattutto Giac 1,5-8). Ora, si è sicuri perché si prega il Padre (Lc 11,13; Mt 7,11). L’interiorità si fonda sulla presenza del Padre che vede nel segreto (Mt 6,6; cfr. 6,4. 18). Non accavallare e ripetere le parole (Mt 6,7) quasi che Dio sia lontano da noi, come Baal deriso da Elia (1Re 18,26ss), mentre è il nostro Padre. Perdonare (Mc 11,25 par.; Mt 6,14). Pregare in unione fraterna (Mt 18,19). Ricordare le proprie colpe in una preghiera contrita (Lc 18,9-14).
Bisogna pregare senza interruzione (Lc 18,1; cfr. 11,5-8): la nostra perseveranza deve essere provata, la vigilanza del cuore espressa. La necessità assoluta della preghiera è insegnata nel contesto degli ultimi tempi (Lc 18,1-7), resi vicini dalla passione; senza di essa si sarebbe sommersi da «tutto ciò che deve accadere» (Lc 21,36; cfr. 22,39-46); cosi pure il Pater termina implorando Dio contro la tentazione insostenibile degli ultimi tempi.

Chiedete e vi sarà dato - Giuseppe Barbaglio: Preghiere di domanda. Il quarto Vangelo, in particolare, adopera frequentemente aitéô, «domando», per introdurre la preghiera di Cristo al Padre o per parlare della preghiera dei cristiani (cf. c. 17).
Sarebbe dunque esagerato escludere ogni domanda dalla preghiera cristiana, col pretesto che la domanda sarebbe una manifestazione di egoismo, o anche semplicemente tollerarla come una forma inferiore di preghiera. D’altra parte, è inammissibile che il cristiano pretenda di cambiare la volontà di Dio e conformarla ai propri desideri, poiché saremmo allora agli antipodi della preghiera e della religione.
In Gc 4,2-3 si riprovano le domande «cattive», egoiste, che non sono fatte in nome di Cristo, in piena conformità con la sua volontà (cf. 1Gv 5,14-15). È vero, però, che Gesù insegna l’insistenza nella preghiera di domanda, specialmente nelle parabole dell’amico inopportuno e della vedova che ottiene giustizia da un giudice iniquo (Lc 11,5-8; 18,1-18). Poiché sappiamo che la volontà del cristiano deve conformarsi a quella di Dio e che le sue richieste devono essere in armonia col disegno divino, sembra giusto considerare queste due parabole come espressioni della pedagogia di Cristo: egli esorta i suoi discepoli a ripetere la loro preghiera per scoprire in se stessi il desiderio di ciò che domandano, divenendo in tal modo più recettivi all’azione di Dio che li esaudirà. Tutte le nostre richieste dovrebbero ridursi, in ultima analisi, all’invocazione del Padre nostro: «Venga il, tuo regno» (Mt 6,10; Lc 11,2), cioè venga presto l’ora dell’intervento definitivo e ultimo di Dio a rendere giustizia a quelli che giustizia non hanno, a creare cieli nuovi e terra nuova.

La preghiera di domanda - Catechismo degli Adulti 980: La preghiera di domanda esprime l’atteggiamento di fede nella concretezza dei nostri bisogni. Non modifica la volontà di Dio, perché egli da sempre la conosce e ne tiene conto. Ci prepara piuttosto a ricevere i doni da lui predisposti. «Egli vuole che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci». Dobbiamo dunque desiderare seriamente, chiedere con insistenza e pazienza, pronti a cooperare con lui e a fare la sua volontà.
«Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Mt 21,22). Con queste parole il Signore non si è impegnato a esaudire tutti i nostri desideri, ma a compiere tutte le sue promesse. Dobbiamo chiedere innanzitutto il regno di Dio, la presenza dello Spirito Santo in noi. Possiamo anche chiedere con semplicità e fiducia qualunque cosa buona, secondo le nostre necessità; ma senza pretese, subordinando il desiderio alla volontà di Dio, lasciandoci condurre per le vie misteriose della Provvidenza.
Dio spesso non esaudisce la nostra richiesta concreta; ma ci viene incontro in un modo più alto, come fece con Gesù che fu liberato dalla morte in maniera diversa da come umanamente desiderava. Così veniamo trasformati interiormente; ci conformiamo alla divina volontà di salvezza; riceviamo energie e motivazioni più pure. Questa è la prima efficacia della preghiera. In questo senso è sempre efficace e «rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile».

Se voi dunque, che siete cattivi... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): vv. 9-11: La preghiera, quando contiene le richieste indicate nella formula insegnata da Cristo (il Pater, cf. 6, 9-13), sarà certamente esaudita. Chi dubitasse dell’efficacia della preghiera offenderebbe la paternità di Dio. Se i padri terreni, nonostante il loro amore imperfetto, esaudiscono i figli, quanto più il Padre celeste ascolterà la preghiera degli uomini! L’avvicinamento delle idee pietra-pane poté essere suggerita dalla somiglianza delle forme, quello invece di pesce-serpe non presenta una somiglianza immediata. La serpe potrebbe indicare una carne immangiabile oppure qualche pesce pescato con altri, ma che veniva gettato vis, perché non commestibile. In quest’ultimo caso l’idea della pesca avrebbe determinato l’avvicinamento: pesce-serpe (cf. Revue Biblique, 55, 1948, pp. 195-198).

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi... - Claude Tassin (Vangelo di Matteo): Tutte le grandi civiltà antiche conoscevano questa «regola d’oro». Il giudaismo enunciava in forma negativa: «Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (Tb 4,15).
San Paolo la riprende in Rm 13,10. Hillel, il maestro fariseo di poco anteriore a Gesù, diceva: «Non fare a nes­sun altro ciò che dispiace a te: ecco tutta la legge! Tutto il resto non è altro che commento» (Talmud).
Ma il vangelo (cfr. anche Lc 6,31) volge la norma all’affermativo: è più impegnativo «fare» che «astenersi da». Che l’insegnamento di Gesù comporti un impegno positivo, un «fare», è ciò u cui insisterà la perorazione.

La regola d’oro: Catechismo della Chiesa Cattolica 1970: La Legge evangelica implica la scelta decisiva tra «le due vie» e mettere in pratica le parole del Signore; essa si riassume nella regola d’oro: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12). Tutta la Legge evangelica è racchiusa nel comandamento nuovo di Gesù, di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati.

Un’ardente perseveranza - Giovanni Paolo II (Angelus, 27 Luglio 1980): La lettura della liturgia d’oggi [...] ci incoraggia alla riflessione sulla preghiera. “Signore, insegnaci a pregare ...” (Lc 11,1), dice a Cristo nel Vangelo uno dei suoi discepoli. Ed egli risponde loro richiamandosi all’esempio di un uomo, sì, di un uomo importuno, che, trovandosi nel bisogno, bussa alla porta del suo amico addirittura a mezzanotte. Ma ottiene ciò che chiede. Gesù, quindi, ci incoraggia ad avere un simile atteggiamento nella preghiera: quello dell’ardente perseveranza. Dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto ...” (Lc 11, 9).
Un modello di simile preghiera perseverante, umile e, nello stesso tempo, fiduciosa si riscontra nell’Antico Testamento, in Abramo, il quale supplica Dio per la salvezza di Sodoma e di Gomorra, se almeno vi si trovassero dieci giusti.
Così dunque dobbiamo incoraggiarci sempre maggiormente alla preghiera. Dobbiamo ricordare spesso l’esortazione di Cristo: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. In particolare, dobbiamo ricordarla quando perdiamo la fiducia o la voglia di pregare.
Dobbiamo anche sempre nuovamente imparare a pregare. Spesse volte avviene che ci dispensiamo dal pregare con la scusa di non saperlo fare. Se davvero non sappiamo pregare, tanto più allora è necessario impararlo. Ciò è importante per tutti, e sembra essere particolarmente importante per i giovani, i quali spesso tralasciano la preghiera che hanno imparato da bambini perché essa sembra loro troppo infantile, ingenua, poco profonda. Invece un simile stato di coscienza costituisce uno stimolo indiretto ad approfondire la propria preghiera, a renderla più riflessiva, più matura, a cercare l’appoggio per essa nella parola di Dio stesso e nello Spirito Santo, il quale “intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili”, come scrive san Paolo (Rm 8, 26).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  “Quali sono le diverse forme della preghiera di domanda? Può essere una domanda di perdono o anche una richiesta umile e fiduciosa per tutti i nostri bisogni sia spirituali che materiali. Ma la prima realtà da desiderare è l’avvento del Regno” (Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio 553).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi, e donaci il coraggio di attuarli, e poiché non possiamo esistere senza di te, fa’ che viviamo secondo la tua volontà. Per il nostro Signore Gesù Cristo...