12 Marzo 2019

Martedì della Prima Settimana di Quaresima

Oggi Gesù ci dice: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (Mt 4,4b - Acclamazione al Vangelo).
 
Vangelo - Dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15: Il Padre nostro è “la preghiera cristiana fondamentale. San Luca ne dà un testo breve [di cinque richieste], san Matteo una versione più ampia [di sette richieste]. La tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo” (CCC 2759). Il numero sette è caro all’evangelista Matteo: “tre volte 7+7 generazioni nella genealogia [Mt 1,17]; sette beatitudini [Mt 5,3+, Mt 5,5]; sette parabole [Mt 13,3+]; perdonare non sette volte, ma settanta volte sette [Mt 18,22]; sette maledizioni dei farisei [Mt 23,13+]; sette parti del Vangelo. Forse per ottenere questo numero sette Matteo ha aggiunto al testo-base [Lc 11,2-4] la terza [cfr. Mt 7,21, Mt 21,31, Mt 26,42] e la settima domanda (cfr. il «maligno»: Mt 13,19, Mt 13,38)” (Bibbia di Gerusalemme). Questo non significa che la preghiera del Padre nostro sia uscita dalla penna di Matteo, perché la preghiera del Padre nostro “ci è insegnata e donata dal Signore Gesù. Questa preghiera che ci viene da Gesù è veramente unica: è “del Signore” (CCC 2765).

La preghiera del Signore - Angelo Lancellotti (Matteo): Il « Padre nostro». Della celebre preghiera «domenicale» (cioè: del Signore) sono giunte a noi due recensioni che presentano dettagli e sfumature diverse: questa più ampia di Matteo (probabilmente di origine giudeo-cristiana) e quella di Luca (sorta in ambiente ellenistico). Ogni ricerca sulla maggiore «originalità» dell’una o dell’altra recensione è risultata vana, e tale problema (circa le ipsissima verba Christi) sta perdendo ogni interesse presso gli esegeti moderni, i quali si convincono sempre più della parte preponderante che hanno avuto le primitive comunità cristiane nella formulazione dei detti stessi di Cristo.
La Didachè, uno scritto d’istruzione e di pietà cristiana che risale alla fine del sec. I d.C. o ai primi decenni del sec. II, attesta l’uso invalso già nelle rime generazioni cristiane di recitare il Pater (nella recensione di Matteo) tre volte al giorno, pratica consacrata poi dalla liturgia. Per un’adeguata comprensione di questo venerando testo della pietà cristiana, bisogna fare attenzione a tre elementi: l’ambiente giudaico in cui è sorto, la tematica veterotestamentaria che fa sua e lo spirito nuovo che Gesù vi infonde. La preghiera si divide in parti; la prima (vv. 9-10) comprende le petizioni riguardanti l’avvento del regno di Dio nel mondo; la seconda (vv. 11-1,3) abbraccia le altre quattro petizioni che si riferiscono alle necessità temporali e spirituali della comunità. Interessanti contatti letterari e tematici si notano fra le preghiere del Pater e la preghiera angosciata del Salvatore nell’orto degli Ulivi (cf 26,39-42).

Padre nostro che sei nei cieli - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Il Padre nostro costituisce il modello per eccellenza della preghiera del cristiano. Si può considerare una sintesi del vangelo, cioè, come scrisse Tertulliano, breviarium totius evangelii (De Oratione, I), perché ricapitola l’essenza del messaggio e della missione di Gesù, che consisteva nella rivelazione del disegno salvifico del Padre per l’instaurazione del suo regno. L’intonazione eminentemente teocentrica e il contenuto concernente la sovranità di Dio sul mondo e l’abbandono fiducioso delle creature alla sua volontà, fanno del Padrenostro la preghiera tipica per ogni discepolo. Tuttavia, la formula proposta da Gesù non rappresenta una novità assoluta, perché affonda le sue radici nella pietà giudaica, benché se ne differenzi, oltre che per l’estrema concisione, anche per l’urgenza escatologica, determinata dall’instaurazione imminente del regno di Dio, e per l’afflato universale che la caratterizza. La concentrazione teologica, basata soprattutto su di un rapporto di fiducia filiale verso il Padre celeste, conferisce al Padre nostro una intonazione completamente nuova, impregnata dello spirito del vangelo. Come appare dalle prime tre petizioni, la sovranità di Dio in un mondo rinnovato dalla sua missione costituisce l’ anelito più ardente di Gesù, l’unico suo desiderio, il nocciolo della sua predicazione, interamente incentrata sulla gloria del Padre.
L’originalità del Padre nostro non va esagerata. In effetti, Gesù si è ispirato alle preghiere di supplica contenute nell’Antico Testamento e soprattutto ad alcune formule classiche nel giudaismo, in modo particolare alla preghiera delle Diciotto benedizioni (Shemonéh esréh in ebraico = Diciotto) e del Qaddish (Santificato). Nella prima preghiera, piuttosto ampia, vengono formulate petizioni per le necessità presenti, soprattutto terrene (benedizioni 4-9) poi domande di ordine escatologico (benedizioni 10-16). Le convergenze più notevoli si hanno nella sesta invocazione, nella quale Dio è chiamato «Padre nostro» (Abìnu); a lui vien chiesto il perdono dei peccati. Nell’undicesima si invoca il suo regno esclusivo sugli israeliti. Nella terza benedizione JHWH, il Dio unico, è proclamato eccelso e santo; nella nona è invocato per la benedizione dell’annata e dei raccolti.
È più notevole l’affinità del Padre nostro con il Qaddish. Eccone l’inizio: «Sia magnificato e santificato il suo nome grande nel mondo che ha creato secondo la sua volontà; che egli faccia regnare il suo regno e faccia germogliare la sua redenzione, mandi il suo Messia ... il suo nome grande sia benedetto, per sempre».

Padre nostro - Catechismo della Chiesa Cattolica 2786-2789: Padre «nostro» è riferito a Dio. L’aggettivo, per quel che ci riguarda, non esprime un possesso, ma una relazione con Dio totalmente nuova. Quando diciamo Padre «nostro» riconosciamo anzitutto che tutte le sue promesse d’amore annunziate dai profeti sono compiute nella Nuova ed eterna Alleanza nel suo Cristo: noi siamo diventati il «suo» popolo ed egli è ormai il «nostro» Dio. Questa nuova relazione è un’appartenenza reciproca donata gratuitamente: è con l’amore e la fedeltà che dobbiamo rispondere alla «grazia» e alla «verità» che ci sono date in Gesù Cristo. Poiché la Preghiera del Signore è quella del suo popolo negli «ultimi tempi», questo «nostro» esprime anche la nostra speranza nel’ultima promessa di Dio: nella nuova Gerusalemme egli dirà del vincitore: «Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio» (Ap 21,7). Pregando il Padre «nostro» ci rivolgiamo personalmente al Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Non dividiamo la divinità, poiché il Padre ne è «la sorgente e l’origine », ma confessiamo in tal modo che il Figlio è eternamente generato da lui e che da lui procede lo Spirito Santo. Non confondiamo neppure le Persone, perché confessiamo che la nostra comunione è con il Padre e il Figlio suo, Gesù Cristo, nel loro unico Santo Spirito. La Santissima Trinità è consostanziale e indivisibile. Quando preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con il Figlio e lo Spirito Santo.

La preghiera del Padre nostro - Fonte di comunione...: Catechismo della Chiesa Cattolica 2791-2793: Nonostante le divisioni dei cristiani, la preghiera al Padre «nostro» rimane il bene comune e un appello urgente per tutti i battezzati. In comunione con Cristo mediante la fede e il Battesimo, essi devono partecipare alla preghiera di Gesù per l’unità dei suoi discepoli. Infine, se preghiamo in verità il «Padre nostro», usciamo dall’individualismo, perché ne siamo liberati dall’amore che accogliamo. Il «nostro» dell’inizio della Preghiera del Signore, come il «noi» delle ultime quattro domande, non esclude nessuno. Perché sia detto in verità, le nostre divisioni e i nostri antagonismi devono essere superati. I battezzati non possono pregare il Padre «nostro» senza portare davanti a lui tutti coloro per i quali egli ha dato il Figlio suo diletto. L’amore di Dio è senza frontiere, anche la nostra preghiera deve esserlo. Pregare il Padre «nostro» ci apre alle dimensioni del suo amore, manifestato in Cristo: pregare con tutti gli uomini e per tutti gli uomini che ancora non lo conoscono, affinché siano riuniti in unità. Questa sollecitudine divina per tutti gli uomini e per l’intera creazione ha animato tutti i grandi oranti: deve dilatare la nostra preghiera agli spazi immensi dell’amore, quando osiamo dire: Padre «nostro».

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe - Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): In questi versetti san Matteo ci ha conservato il commento per così dire, del Signore alla quinta domanda del padre nostro.
Che cosa meravigliosa è il perdono divino! Ma se Dio santissimo ha misericordia del peccatore, a maggior ragione noi, che per esperienza personale conosciamo la miseria del peccato, siamo tenuti a perdonare al prossimo. Sulla terra non c’è alcun uomo perfetto. Allo tesso modo in cui Dio ci ama, pur con tutti i nostri difetti, e ci perdona, così noi dobbiamo amare gli altri, nonostante i loro difetti, e perdonarli. Se ci ripromettiamo di perdonare solo quelli che non hanno difetti non ameremo mai nessuno. Se aspettiamo che siano dapprima gli altri a emendarsi e a chiedere scusa, non perdoneremo quasi mai. E c’è il pericolo di non essere perdonati. «D’accordo: quella persona è stata cattiva con te. - Ma tu non ti sei comportato ancor peggio con Dio?» (Cammino, n. 686).
Perdonando a coloro che ci hanno offeso ci rendiamo, dunque, simili a Dio.
Padre nostro: «In questo amore verso i nemici si esprime la luce della nostra somiglianza con Dio Padre, il quale si riconciliò con noi che pure lo avevamo così gravemente offeso e ci redense dalla morte eterna con la morte del Figlio suo unigenito» (Catechismo romano, IV, § 408).

Venga il tuo Regno - Pastores dabo vobis 27: «Vieni Signore Gesù» (Ap 22,20). Questa attesa è tutt’altro che inerte: pur rivolgendosi al Regno futuro, essa si traduce in lavoro e missione, perché il Regno si renda già presente ora attraverso l’instaurazione dello spirito delle Beatitudini, capace di suscitare anche nella società umana istanze efficaci di giustizia, di pace, di solidarietà e di perdono. Questo è dimostrato ampiamente dalla storia della vita consacrata, che sempre ha prodotto frutti abbondanti anche per il mondo. Con i loro carismi le persone consacrate diventano un segno dello Spirito in ordine ad un futuro nuovo, illuminato dalla fede e dalla speranza cristiana. La tensione escatologica si converte in missione, affinché il Regno si affermi in modo crescente qui ed ora. Alla supplica: «Vieni, Signore Gesù!», si unisce l’altra invocazione: «Venga il tuo Regno» (Mt 6,10).Chi attende vigile il compimento delle promesse di Cristo è in grado di infondere speranza anche ai suoi fratelli e sorelle, spesso sfiduciati e pessimisti riguardo al futuro. La sua è una speranza fondata sulla promessa di Dio contenuta nella Parola rivelata: la storia degli uomini cammina verso il nuovo cielo e la nuova terra (cfr. Ap 21,1), in cui il Signore «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,4). La vita consacrata è al servizio di questa definitiva irradiazione della gloria divina, quando ogni carne vedrà la salvezza di Dio (cfr. Lc 3,6; Is 40,5). L’Oriente cristiano sottolinea questa dimensione quando considera i monaci come angeli di Dio sulla terra, che annunciano il rinnovamento del mondo in Cristo. In Occidente il monachesimo è celebrazione di memoria e vigilia: memoria delle meraviglie operate da Dio, vigilia del compimento ultimo della speranza. Il messaggio del monachesimo e della vita contemplativa ripete incessantemente che il primato di Dio è per l’esistenza umana pienezza di significato e di gioia, perché l’uomo è fatto per Dio ed è inquieto finché in Lui non trova pace.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
****  “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (Mt 4,4b).
 Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia, e fa’ che superando ogni forma di egoismo risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo...