10 Marzo 2019

Prima Domenica di Quaresima


Oggi Gesù ci dice: “Il Signore ti coprirà con la sua protezione, sotto le sue ali troverai rifugio.” (Sal 90,4 - Antifona alla comunione).

I Lettura: Dt 26,4-10: Con la professione di fede, recitata dinanzi al sacerdote nell’atto di offrire le primizie dei frutti della terra, l’Israelita rievoca la storia del suo popolo: una storia intrisa di sangue e di sofferenze inaudite, ma sopra tutto segnata dal potente aiuto di Dio che scende dal cielo per liberare Israele dalla schiavitù egiziana. Insediatosi nella nuova fertile terra, la tentazione poteva essere ora per il popolo quella di dimenticare il Signore, la sua potenza salvifica, il suo amore. È il Signore che ha dato a Israele una terra e i frutti che essa produce; con l’offerta delle primizie il popolo deve riconoscere questa dipendenza: «Guardati dunque dal dire nel tuo cuore: “La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze”. Ricordati invece del Signore, tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l’alleanza che ha giurata ai tuoi padri» (Dt 8,17-18). In questo modo, la preghiera diventava memoriale.

Salmo Responsoriale - Dal Salmo 90 (91): Dopo tanti salmi dominati dall’ansietà di un temporaneo abbandono di Dio, questo è il salmo della fiducia e dell’abbandono in Dio. «Abitare» con Dio, «dimorare» alla sua ombra, non è questione di un momento esaltante di euforia religiosa: si tratta di una scelta profonda, radicale, quindi inevitabilmente dolorosa e, per quanto possibile a un uomo, definitiva. È soprattutto un lasciarsi scegliere da Dio, senza riserve mentali e senza zone in franchigia, qualunque sia lo stato anagrafico nel quale si è raggiunti dalla sua chiamata. Ma solo da quel momento l’uomo, rivolgendosi al Signore, può dirgli, nella verità: «Mio rifugio, mia fortezza, mio Dio, in cui confido»” (Paolino Beltrame Quattrocchi, I Salmi Preghiera Cristiana). 

II Lettura: Rm 10,8-13: San Paolo, nella seconda lettura, «precisa alcuni termini centrali della fede cristiana. Essa è un atto di intelligenza, che, mossa dal buon volere dell’uomo, riconosce che Cristo è il Signore, risuscitato dal Padre. La fede del cuore poi si manifesta  esternamente dinanzi agli uomini, diventando testimonianza profetica» (Vincenzo Raffa).

Vangelo: Lc 4,1-13: Gesù, guidato dallo Spirito Santo, dimora nel deserto quaranta giorni per essere tentato da satana. Il numero quaranta è considerato il numero degli anni di una generazione, di qui il significato di un periodo lungo e indeterminato. La Sacra Scrittura vi ricorre spesso (Cf. Gen 7,17; Es 24,18; 1Re 19,8; Gn 3,4). La missione di Gesù, iniziata con le tentazioni nel deserto, si conclude con i quaranta giorni che intercorrono tra la sua risurrezione e l’ascensione al cielo (Cf. Atti 1,3). Questi giorni, quelli che intercorrono tra la risurre­zione di Gesù e la sua ascensione, servono a preparare la Chiesa, il nuovo popolo di Dio. I quaranta giorni del Risorto fanno nascere la Chiesa, fondandola sulla fede nella risurrezione del suo Fondatore. Per la Bibbia di Gerusalemme, Gesù, sebbene «esente da peccato, ha potuto conoscere seduzioni [Cf. Mt 16,23]; era necessario che egli fosse tentato per divenire nostro capo [Cf. Mt 26,36-46; Eb 2,10.17-18; 4,15; 5,2.7-9]. Anch’egli ha dovuto intravedere un messianismo politico e glorioso, per preferirgli un messianismo spirituale nella sottomissione totale a Dio [Cf. Eb 12,2]».

Gesù, pieno di Spirito Santo - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Ora, Gesù, pieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano, ed era condotto nello Spirito nel deserto. Luca aggiunge al termine Spirito l’aggettivo Santo, riallacciandosi all’unzione messianica di Gesù presso il Giordano (3,22). L’episodio della tentazione viene così strettamente collegato con il battesimo, nonostante l’inserzione della genealogia. Sotto l’impulso dello Spirito, Gesù ritorna dal Giordano e incomincia a peregrinare nel deserto. L’imperfetto «era condotto» (ègeto) esprime un’azione continuata. Nello Spirito, invece che «dallo Spirito» (Matteo), designa la mozione interiore dello Spirito che guida Gesù nel deserto per subire la prova.

Era guidato dallo Spirito Santo nel deserto - Il racconto delle tentazioni è presente anche in Marco (1,12-13) e in Matteo (4,1-11). Luca fonde sapientemente i dati dell’uno e dell’altro, ma modifica l’ordine di Matteo in modo da far concludere la prova nella città di Gerusalemme, in quanto, per l’evangelista, è il centro predestinato per l’opera salvifica (Cf. Lc 9,31.51.53; 13,22-23; 17,11; 18,31; 19,11; 24,47-49.52; At 1,8).
Il ritiro di Gesù nel deserto dura 40 giorni, come già Israele aveva dimorato nel deserto per 40 anni (Cf. Dt 8,2.4; Num 14,34). Nel deserto, Gesù incontra tre tentazioni analoghe a quelle sopportate dal popolo eletto: «cercare il proprio nutrimento al di fuori di Dio [Dt 8,3; Cf. Es 16]; tentarlo per soddisfare se stessi [Dt 6,16; Cf. Es 17,1-7]; rinnegarlo per seguire i falsi dèi che procurano il potere su questo mondo [Dt 6,13; Cf. Dt 6,10-15; Es 23,23-33]. Come Mosè, Gesù lotta e digiuna per 40 giorni e 40 notti [Dt 9,18; Cf. Es 34,28; Dt 9,9] e contempla “tutta la terra” dall’alto di una montagna elevata [Dt 34,1-4]. Dio l’assiste con i suoi angeli [Cf. Mt 4,11] come ha promesso di fare col giusto [Sal 91,11-12]; e, secondo Mc 1,13, lo protegge dalle bestie selvatiche come il giusto [Sal 91,13] e in passato Israele [Dt 8,15]. Grazie a queste reminiscenze bibliche, Gesù appare come il nuovo Mosè, che guida il nuovo esodo [Cf. Eb 3,1-4,11]; cioè come il Messia, così come lo sospetta il diavolo dopo il battesimo [“se tu sei il Figlio di Dio...”]; egli apre la vera via della salvezza, non quella della fiducia in sé e della facilità, ma quella dell’obbedienza a Dio e dell’abnegazione» (Bibbia di Gerusalemme).
Comunque, questi riferimenti scritturistici non devono trarre in inganno poiché l’episodio delle tentazioni ha il genuino crisma del carattere storico. La solitudine, il digiuno, il ricorso alla Parola di Dio per sbaragliare il tentatore, sono indicazioni nette per il discepolo: è indicato il cammino della fede; viene messa a nudo l’impotenza dell’uomo se spoglio della potenza dello Spirito Santo; viene marcata l’esigenza di riconoscere Dio come l’unico salvatore: Colui che vede l’umiliazione, la miseria e l’oppressione dell’uomo è sempre pronto, per misericordia e con «mano potente e braccio teso» (Dt 5,15), a liberarlo dall’opprimente schiavitù del peccato e della morte. Un quadro reso ancora più drammatico dalla onnipresenza di satana sempre pronto a colpire; sempre pronto a sfruttar tutte le debolezze, occulte o palesi, delle sue vittime: un nemico che non si arrende alle prime sconfitte, ma capace di attendere tempi più propizi.
«Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione», il diavolo si allontanò da Gesù «fino al momento fissato», questa nota è un’aggiunta di Luca. Il momento fissato è il tempo della passione: «... questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre» (Lc 22,53).
Anche se Luca usa il termine kairos, che ha il senso di un particolare momento, non bisogna pensare che Satana sia stato in buon ordine per tutto il ministero di Gesù. La guerra tra il Cristo e Beliar (2Cor 6,15), il regno della luce e il regno delle tenebre (Cf. Atti 26,18; 1Pt 2,9), si protrae per tutto il ministero di Gesù, per esplodere in tutta la sua drammaticità nei giorni della passione.

La prova di Cristo - Jean Corbon: Cristo è posto da Satana nelle situazioni in cui Adamo ed il popolo erano stati soccombenti ed in cui i poveri sembravano schiacciati. In Gesù Cristo prova e tentazione coincidono e sono superate, perché, subendole, egli fa trionfare l’amore di elezione che le ha suscitate.
Cristo è «la» discendenza seconde la promessa, il primogenito del nuovo popolo. Nel deserto (Lc 4,1s) Gesù trionfa del tentatore sul suo stesso terreno (Le 11,24). Egli è nello stesso tempo l’uomo che si nutre infine, e sostanzialmente, della parola di Dio, e «Jahve salvatore» che il suo popolo continua a tentare (Mt 16,1; 19,3; 22,18). Gesù è il re fedele, buon pastore, che ama i suoi fino alla fine. La croce è la grande prova (Gv 12,27s) in cui Dio «fa prova» del suo amore (3,14 ss).
Gesù è il piccolo resto, colui nel quale il Padre concentra il suo amore di elezione: in questa sicurezza filiale egli è nello stesso tempo odiato dal mondo e vincitore del mondo (Gv 15,18; 16,33).
Gesù è servo, agnello di Dio. Portando sulla croce il peccato degli uomini, egli trasforma la tentazione di bestemmia in lamento filiale e la morte assurda in una risurrezione (Mt 27,46; Lc 23,46; rn 2,8 s).
Nuovo Adamo ed immagine del Padre, la sua tentazione è quella del capo: essa si inserisce tra la teofania e l’esercizio della sua missione (Mc 1,11-14). Nel corso di essa egli la incontrerà come contrappunto della vo­lontà del Padre: i suoi patenti (Mc 3,33ss), Pietro (Mc 8,33), i segni spettacolari (Mc 8,12), il messianismo temporale (Gv 6,15).
Infine l’ultima tappa della sua missione dovrà aprirsi con l’ultima tentazione, quella dell’agonia (Lc 22,40.46). Vincitore in tal modo del tentatore dall’inizio fino al termine della sua prova (Lc 4, 13), Cristo impegna infine la nuova umanità nella sua verso condizione: la vocazione filiale (Ebr 2, 10-18).

Gesù, nuovo Mosè, ci guida attraverso il deserto - (Fausto Longo - Giuseppe Barbaglio): Sarebbe strano se il ciclo dell’esodo, che nella vita spirituale d’Israele ebbe - sotto i suoi vari aspetti, quindi anche il tema del deserto - una parte fondamentale, avesse d’improvviso perduto il suo significato nella nuova storia della salvezza iniziata da Cristo. Il Battista proclama il suo messaggio nel deserto e ivi intende disporre alla conversione coloro che vogliono ricevere il Messia. Da parte sua, come un tempo gli ebrei, Gesù è spinto dallo Spirito di Dio nel deserto per esservi messo alla prova (Mt 4,1). Però a differenza dei suoi padri, egli, l’autentico Israele, supera la prova e resta fedele al Padre suo, preferendo la parola di Dio al pane, la fiducia al miracolo, il servizio di Dio ad ogni miraggio di dominazione terrena. La fedeltà di Cristo si contrappone all’infedeltà d’Israele. Con lui è arrivato il giorno annunciato dal Salmo 95,7c: per Gesù, infatti, il deserto è non solo il luogo della tentazione, dove il combattimento spirituale è più intenso (Mc 1,12ss), ma soprattutto è un periodo di lunga e solitaria unione con Dio che invano il tentatore si sforza di turbare. Anche se il contesto è molto diverso, il periodo dei 40 giorni passati nel deserto ha una certa analogia col digiuno di 40 giorni di Mosè (Es 34,28), del profeta Elia (1Re 19,5.8) e soprattutto con i quaranta anni di peregrinazione d’Israele nel deserto (cf. Mt 4,1ss).
Non certo a caso nel vangelo secondo Giovanni le riflessioni sul mistero di Gesù riecheggiano sempre il motivo dell’esodo e del deserto. Il Verbo ha posto fra noi la sua tenda, come una volta Jahvé abitò in una tenda tra gli Israeliti (1,14). Il serpente (3,14), la manna (6,50ss), l’acqua (7,37), la luce (8,12) che precede il nuovo Israele, come una volta la colonna di fuoco illuminava Israele che usciva, l’agnello pasquale: tutti questi simboli evocano chiari ricordi delle vicende nel deserto. Benché non a debba spingere la tipologia fino ai minimi particolari, ci si vede un innegabile influsso sul modo con cui Giovanni pensò la persona, la vita e l’opera di Gesù Cristo. Ancora, nel capitolo 13, v. 1 dello stesso vangelo si legge: «Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre...». Anche Gesù dunque con l’attendarsi quaggiù e con la sua «ora», che è passione e morte, ha attraversato il deserto e sta per entrare nella terra promessa, avere inaugurato il nuovo culto con l’ultima sua pasqua.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Signore nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che ti invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perché nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno. Per il nostro Signore Gesù Cristo ...