22 Febbraio 2019

Venerdì VI Settimana del Tempo Ordinario


Oggi Gesù ci dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.” (Mt 16,18 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Mt 16,13-19: Il primato di Pietro è un potere per il bene della Chiesa, e poiché deve durare sino alla fine dei tempi, sarà trasmesso a coloro che gli succederanno nel corso dei secoli. Inferi, alla lettera «Ade» (in ebraico Sheol), designa il soggiorno dei morti (cfr. Num 16,33). Le potenze degli inferi, «evocano le potenze del Male che, dopo aver trascinato gli uomini nella morte del peccato, li incatena definitivamente nella morte eterna. Seguendo il suo Signore, morto, “disceso agli inferi” [1Pt 3,19] e risuscitato [At 2,27.31], la Chiesa avrà la missione di strappare gli eletti all’impero della morte, temporale ed eterna, per farli entrare nel regno dei cieli [cfr. Col 1,3; 1Cor 15,26; Ap 6,8; 20,13]» (Bibbia di Gerusalemme).

Tu sei Pietro - Il primato di Pietro è fondante per la Chiesa, una santa cattolica e apostolica, ed è abbondantemente testimoniato dal Magistero. Gesù, fin dagli inizi della vita pubblica, scelse dodici uomini perché stessero con lui e prendessero parte alla sua missione, facendoli partecipi della sua autorità e mandandoli ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli ammalati (CCC 551). Ma tra i Dodici soltanto a Pietro venne assegnato un posto preminente: «Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” [Mt 16,16]. Nostro Signore allora gli aveva detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” [Mt 16,18]. Cristo, “Pietra viva”, assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli» (CCC 552). E a tanto Gesù aggiunge l’autorità di governare la casa di Dio, che è la Chiesa e l’incarico “di legare e di sciogliere”, un mandato che «risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito al suo capo» (LG 22). Tale incarico indica «l’autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno» (CCC 553). Ora, questo «ufficio pastorale di Pietro e degli altri Apostoli costituisce uno dei fondamenti della Chiesa ed è continuato dai Vescovi sotto il primato del Papa» (CCC 881). Ubi Petrus, ibi Ecclesia, ibi Deus, in tempi così burrascosi tale verità è l’unica ancora di salvezza: noi vogliamo stare con Pietro, perché con lui c’è la Chiesa, con lui c’è Dio.

A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli: Il senso di questa immagine, nota alla sacra Scrittura e all’antico Oriente, suggerisce l’incarico affidato a un unico personaggio di sorvegliare ed amministrare la casa. Nel mandato di Simon Pietro, il potere di legare e di sciogliere implica il perdono dei peccati, ma la sua comprensione non va limitata a questo significato: esso, infatti, comprende tutta un’attività di decisione e di legislazione, nella dottrina come nella condotta pratica, che coincide con l’amministrazione della Chiesa in generale. Sempre per la Bibbia di Gerusalemme, l’esegesi cattolica «ritiene che queste promesse eterne valgano non soltanto per la persona di Pietro, ma anche per i suoi successori; sebbene tale conseguenza non sia esplicitamente indicata nel testo, è tuttavia legittima in ragione dell’intenzione manifesta che ha Gesù di provvedere all’avvenire della sua Chiesa con una istituzione che la morte di Pietro non può rendere effimera». Luca (22,31s) e Giovanni (21,15s) sottolineano che il primato di Pietro, sempre per mandato divino, deve essere esercitato particolarmente nell’ordine della fede e che tale primato lo rende capo, non solo della Chiesa futura, ma già degli altri Apostoli. Infine, c’è da sottolineare che la professione petrina avviene nella regione di Cesarea di Filippo. Possiamo dire che non è «ricordato a caso il quadro geografico: la confessione del Messia e l’investitura di Pietro avvengono fuori dalla Palestina, in un territorio pagano. Le future direzioni della salvezza sono ormai chiare» (Ortensio Da Spinetoli).

La cattedra di san Pietro: Paolo VI (Udienza Generale, 22 Febbraio 1967): Noi faremo bene, Figli carissimi, a dare a questa festività la venerazione, che le è propria, ripensando alla insostituibile e provvidenziale funzione del magistero ecclesiastico, il quale ha nel magistero pontificio la sua più autorevole espressione. Si sa, purtroppo, come oggi certe correnti di pensiero, che ancora si dice cattolico, cerchino di attribuire una priorità nella formulazione normativa delle verità di fede alla comunità dei fedeli sulla funzione docente dell’Episcopato e del Pontificato romano, contrariamente agli insegnamenti scritturali e alla dottrina della Chiesa, apertamente confermata nel recente Concilio, e con grave pericolo per la genuina concezione della Chiesa stessa, per la sua interiore sicurezza e per la sua missione evangelizzatrice nel mondo. Unico nostro maestro è Cristo, che più volte ha rivendicato a Sé questo titolo (Matth. 23,8; Io. 13,14); da Lui solo viene a noi la Parola rivelatrice del Padre (Matth. 11,27); da Lui solo la verità liberatrice (Io. 8,32), che ci apre le vie della salvezza; da Lui solo lo Spirito Paraclito (Io. 15,26), che alimenta la fede e l’amore nella sua Chiesa. Ma è pur Lui che ha voluto istituire uno strumento trasmittente e garante dei suoi insegnamenti, investendo Pietro e gli Apostoli del mandato di trasmettere con autorità e con sicurezza il suo pensiero e la sua volontà. Onorando perciò il magistero gerarchico della Chiesa onoriamo Cristo Maestro e riconosciamo quel mirabile equilibrio di funzioni da Lui stabilito, affinché la sua Chiesa potesse perennemente godere della certezza della verità rivelata, dell’unità della medesima fede, della coscienza della sua autentica vocazione, dell’umiltà di sapersi sempre discepola del divino Maestro, della carità che la compagina in un unico mistico corpo organizzato, e la abilita alla sicura testimonianza del Vangelo.

Questo significa essere Pastore...: Benedetto XVI (Omelia, 29 Giugno 2009): Così la parola “vescovo” s’avvicina molto al termine “pastore”, anzi, i due concetti diventano interscambiabili. È compito del pastore pascolare e custodire il gregge e condurlo ai pascoli giusti. Pascolare il gregge vuol dire aver cura che le pecore trovino il nutrimento giusto, sia saziata la loro fame e spenta la loro sete. Fuori di metafora, questo significa: la parola di Dio è il nutrimento di cui l’uomo ha bisogno. Rendere sempre di nuovo presente la parola di Dio e dare così nutrimento agli uomini è il compito del retto Pastore. Ed egli deve anche saper resistere ai nemici, ai lupi. Deve precedere, indicare la via, conservare l’unità del gregge. Pietro, nel suo discorso ai presbiteri, evidenzia ancora una cosa molto importante. Non basta parlare. I Pastori devono farsi “modelli del gregge” (1Pt 5,3). La parola di Dio viene portata dal passato nel presente, quando è vissuta. È meraviglioso vedere come nei santi la parola di Dio diventi una parola rivolta al nostro tempo. In figure come Francesco e poi di nuovo come Padre Pio e molti altri, Cristo è diventato veramente contemporaneo della loro generazione, è uscito dal passato ed entrato nel presente. Questo significa essere Pastore - modello del gregge: vivere la Parola ora, nella grande comunità della santa Chiesa.

Lufficio di santificare - Catechismo della Chiesa Cattolica 893: Il Vescovo «è il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio», specialmente nell’Eucaristia che egli stesso offre o di cui assicura l’offerta mediante i presbiteri, suoi cooperatori. L’Eucaristia, infatti, è il centro della vita della Chiesa particolare. Il Vescovo e i presbiteri santificano la Chiesa con la loro preghiera e il loro lavoro, con il ministero della parola e dei sacramenti. La santificano con il loro esempio, «non spadroneggiando sulle persone » loro «affidate», ma facendosi «modelli del gregge» (1Pt 5,3), in modo che «possano, insieme col gregge loro affidato, giungere alla vita eterna».

Gesù è il “principe dei pastori” - Pastores dabo vobis 21: L’immagine di Gesù Cristo pastore della chiesa, suo gregge, riprende e ripropone, con nuove e più suggestive sfumature, gli stessi contenuti di quella di Gesù Cristo capo e servo. Inverando l’annuncio profetico del Messia salvatore, cantato gioiosamente dal salmista e dal profeta Ezechiele (cfr. Sal 22[23]; Ez 34,11ss), Gesù si autopresenta come il “buon pastore” (Gv 10,11.14) non solo di Israele, ma di tutti gli uomini (cfr. Gv 10,16). E la sua vita è ininterrotta manifestazione, anzi quotidiana realizzazione della sua “carità pastorale”: sente compassione delle folle, perché sono stanche e sfinite, come pecore senza pastore (cfr. Mt 9,35-36); cerca le smarrite e le disperse (cfr. Mt 18,12-14) e fa festa per il loro ritrovamento, le raccoglie e le difende, le conosce e le chiama a una a una (cfr. Gv 10,3), le conduce ai pascoli erbosi e alle acque tranquille (cfr. Sal 22 [23]), per loro imbandisce una mensa, nutrendole con la sua stessa vita. Questa vita il buon pastore offre con la sua morte e risurrezione, come la liturgia romana della chiesa canta: “È risorto il pastore buono che ha dato la vita per le sue pecorelle, e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleluia”. Pietro chiama Gesù il “principe dei pastori” (1Pt 5,4), perché la sua opera e missione continuano nella chiesa attraverso gli apostoli (cfr. Gv 21,15-17) e i loro successori (cfr. 1Pt 5,1ss) e attraverso i presbiteri. In forza della loro consacrazione, i presbiteri sono configurati a Gesù buon pastore e sono chiamati a imitare e a rivivere la sua stessa carità pastorale.

Il papa e i vescovi perpetuano l’opera di Cristo - Christus Dominus 2-3: In questa Chiesa di Cristo, il sommo Pontefice, come successore di Pietro, a cui Cristo affidò la missione di pascere le sue pecore ed i suoi agnelli, è per divina istituzione rivestito di una potestà suprema, piena, immediata, universale, a bene delle anime. Egli perciò, essendo stato costituito pastore di tutti i fedeli per promuovere sia il bene comune della Chiesa universale, sia il bene delle singole Chiese, detiene la suprema potestà ordinaria su tutte le Chiese.
Anche i vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, pastore eterno. Infatti Cristo diede agli apostoli ed ai loro successori il mandato e la potestà di ammaestrare tutte le genti, di santificare gli uomini nella verità e di guidarli. Perciò i vescovi, per virtù dello Spirito Santo che è stato loro dato, sono divenuti veri ed autentici maestri della fede, pontefici e pastori.
I vescovi, partecipi della sollecitudine per tutte le Chiese, esercitano il loro ufficio episcopale, ricevuto per mezzo della loro consacrazione episcopale, in comunione e sotto l’autorità del sommo Pontefice, in tutto ciò che riguarda il magistero ed il governo pastorale, uniti tutti in un collegio o corpo, rispetto a tutta la Chiesa di Dio. I singoli vescovi esercitano tale ministero nei riguardi della porzione del gregge del Signore che è stata loro assegnata, avendo ciascuno cura della Chiesa particolare affidatagli. Talvolta però alcuni vescovi possono congiuntamente provvedere ad alcune necessità comuni a diverse Chiese. Pertanto questo santo Concilio, considerate le condizioni dell’umana società, che ai nostri giorni sono in piena evoluzione  volendo determinare i doveri pastorali dei vescovi in maniera più particolareggiata, impartisce le seguenti disposizioni.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.” (Mt 16,18).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Concedi, Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell’apostolo Pietro. Per il nostro Signore Gesù Cristo...