16 Febbraio 2019

SABATO V SETTIMANA «per annum»


Oggi Gesù ci dice: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (Mt 4,4b).

Dal Vangelo secondo Mc 8,1-10: La sollecitudine di Gesù nello sfamare i quattromila, fa pensare a qualcos’altro che può essere svelato da alcune sue parole fedelmente registrate dal Vangelo secondo Giovanni: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà sete, mai» (Gv 6,35). Quindi è un invito a non andare a cercare cibi o bevande che danno la morte (cfr. Gv 6,49); solo Lui, il Pane vivo e vero, disceso dal cielo, può sfamare veramente la fame dell’uomo e donargli la vita eterna. Gesù nel racconto delle tentazioni lo aveva ricordato a Satana, e lo ricorda ad ogni credente: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Il Cristo, con queste parole, scardina ogni tentazione di appagarsi dei semplici nutrimenti umani. Il pane che Dio ci dona si contrappone a tutti gli alimenti di questo mondo che non possono saziare l’intimo dell’uomo: è il Verbo eterno del Padre, Lui stesso, Parola fatta carne (cfr. Gv 1,1.14), a farsi alimento dell’intera umanità. In altre parole, solo il Figlio di Dio può soddisfare appieno tutti i bisogni dell’uomo, anche i più profondi e vitali. Lui solo sazia la fame del mondo,

Seconda moltiplicazione dei pani - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Ha inizio la seconda parte della «sezione dei pani», strutturata in modo simmetrico con la prima. Infatti si riscontrano gli stessi elementi: moltiplicazione dei pani, discussione con i farisei, incomprensione dei discepoli, guarigione del cieco di Betsaida. Molti critici la considerano un doppione della prima parte. Mc non ha armonizzato le due varianti della medesima tradizione, ma ha preferito riprodurle di seguito, conferendo a ciascuna di esse una particolare valenza teologica.
La seconda moltiplicazione dei pani è implicitamente ambientata nel territorio della Decapoli (cf. 7,31) e nella prospettiva di Mc sembra operata in favore dei pagani. In tale maniera viene rilevata la misericordia di Dio anche per i gentili, ai quali pure sarebbe stato dischiuso l’accesso al banchetto eucaristico, probabilmente prefigurato dalla moltiplicazione dei pani. In questo secondo racconto vengono accentuati i motivi eucaristici.
L’ammissione dei pagani alla chiesa e alla mensa del Signore aveva provocato sconcerto e qualche tensione nell’ambiente giudeocristiano. Per la comunità di Mc, composta in prevalenza da gentili.
si trattava di un problema risolto. L’evangelista, comunque, riporta un materiale tradizionale che mirava ad evidenziare l’apertura di Gesù al mondo pagano, per preannunziare la salvezza di tutte le genti. Esse pure dovevano partecipare all’eucaristia insieme con i giudei, in un nuovo spirito ecumenico di commensalità e di unione fraterna.

Quanti pani avete? - John L. McKenzie (Dizionario Biblico): Il pane era l’elemento principale del vitto sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento. Il pane comune era di farina di orzo; il pane di frumento era un lusso. Si cuoceva ogni giorno: lo facevano la moglie o gli schiavi, anche se non mancavano fornai di professione (Gr 37,21). Lo si cuoceva o con il lievito o senza: senza lievito se si doveva cuocerlo in fretta, come nel caso che fossero giunti degli ospiti (Gn 18,6). C’erano tre metodi di cottura: 1. il tannùr (forno) era un tubo conico nel quale la pasta veniva cotta o su pietre calde o mettendola dentro il forno stesso; 2. vassoi rotondi di metallo venivano posti su tre pietre sul fuoco; 3. «focacce» si facevano mettendo la pasta sotto la cenere calda: Efraim viene paragonato a una focaccia di questo tipo, non girata e quindi cotta soltanto a metà (Os 7,8).
Attualmente questo metodo è stato migliorato: si scava una buca nella quale il fuoco arde tutto il giorno: poi si toglie il fuoco e si mette nella buca il pane accuratamente ricoperto e lo si lascia cuocere per tutta la notte.
La scarsità di legna rendeva talvolta necessario l’uso del concime come combustibile (Ez 4,15). La pagnotta poteva avere la forma di una pietra (cfr Mt 4,3; 7,9; Lc 4,3) o rotonda o piatta come le nostre focacce (eb. kikkar, «cerchio»). Non si tagliava con il coltello, ma si spezzava con le mani. Nella Bibbia pane significa spesso cibo in genere, come nel Padre nostro. Il pane della proposizione era un pane offerto nel santuario. Una pagnotta di pane era il compenso di una prostituta (Pr 6,26). I viaggiatori portavano il loro pane in un sacco (Mc 6,8; Lc 9,3). «Mangiare pane nel regno di Dio» significa partecipare al banchetto messianico (Lc 14,15). Gesù, parlando dell’eucaristia , chiama se stesso vero pane, pane vivo, pane che viene dal cielo (Gv 6,32ss). Partecipare all’eucaristia simboleggia l’unità dei cristiani in un solo pane e in un solo corpo (1Cor 10,17).

Ordinò alla folla di sedersi - Jean Radermakers (Lettura Pastorale del Vangelo di Marco): La lettura di quest’episodio, ricalcato sul primo (6,34-44), sembra ripetizione; ciò corrisponde, sembra, all’intenzione di Marco, che accentua particolari comuni per indicare che si tratta della stessa realtà. Notiamo comunque che Gesù stesso «chiama presso di sé i discepoli» (8,1), come nel giorno dell’istituzione dei dodici (3,13) e come quando li manda in missione , inserendo così l’esperienza che stanno per fare nella prospettiva della loro formazione apostolica. Confida loro di nuovo la compassione che sente per la folla digiuna, e fa notare che è con lui da «tre giorni», espressione caratteristica degli annunci della passione e della risurrezione (cf. 8,31; 9,31; 10,34). Alcuni di loro, aggiunge, «sono venuti da lontano», probabile allusione agli esiliati fra le nazioni (Is 57,19), e più generalmente agli stessi pagani (Gs 9,6-9;· Is 60, 4; Ef 2,13.17). L’iniziativa presa da Gesù è dunque messa in grande rilievo, come se volesse far emergere i discepoli dalla loro incoscienza.
Alla folla, Gesù «dà delle istruzioni», come prima ai discepoli in partenza (6,8), ma non viene più invitata a stendersi sull’erba «a gruppi di cento e di cinquanta» (6,40), secondo l’organizzazione del popolo dell’alleanza nel deserto.
Alla benedizione dei pani (euloghèsas 6,41) sostituisce l’azione di grazie» (eucharistèsas 8,6), mentre la «benedizione» dei pesci si aggiunge qui come complemento. Infine, le cifre sono cambiate: i cinque pani e i due pesci (6,38) sono diventati sette pani e alcuni pesciolini (8,5-6); le dodici sporte (6,43) di resti sono diventate sette ceste (8,8), e il numero dei partecipanti è passato da cinquemila (6,44) a quattromila uomini (8,9).39 Basta tirare in ballo due fonti letterarie diverse, per spiegare le varianti di questo racconto riferito due volte da Marco, come da Matteo (Mt 14, 13-22 e 15,32-39), mentre Luca e Giovanni ne riportano solo la prima versione (Lc 9, 10-17; Gv 6,1-15)?
Di fatto, tutti questi dettagli riuniti esprimono, con una discrezione che può facilmente sfuggire a un osservatore odierno, una preoccupazione più profonda di quella di raccogliere tradizioni diverse di uno stesso racconto. Posti nel contesto della « sezione dei pani» presa nel suo insieme, questi episodi sembrano far parte del grande banchetto messianico, offerto a comunità provenienti da vicino, gli ebrei, e da lontano, i pagani. Per prendervi parte, non è più tanto importante lavarsi le mani, quanto piuttosto lasciarsi purificare il cuore per «comprendere» che, in Gesù, Dio si fa presente al profondo dell’uomo e lo nutre con la sua stessa vita, che si manifesta per le folle stanche in atti di generosa misericordia. La mensa del regno è ormai accessibile a tutti, anche ai pagani, purché accedano alla parola attraverso la potenza di colui che ha fatto bene tutte le cose. Le dodici tribù d’Israele ritornano nel deserto, per essere sfamate con un pane superiore alla manna, ma il mondo pagano, simboleggiato dal numero sette (8,5.8; cf. 3,7-8), diventa anch’esso oggetto della compassione divina e scopre, dopo i tre giorni della passione e morte, il pane che sazia perché è la « presenza» che riempie. In questa assemblea universale, come nella distribuzione del pane eucaristico, i discepoli hanno un ruolo essenziale da svolgere, che devono ancora scoprire.

Catechismo della Chiesa Cattolica 1335: I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la sua Eucaristia. Il segno dell’acqua trasformata in vino a Cana annunzia già l’Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta il compimento del banchetto delle nozze nel regno del Padre, dove i fedeli berranno il vino nuovo divenuto il Sangue di Cristo.

L’eucarestia: CCC 1327: L’Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: «Il nostro modo di pensare è conforme all’Eucaristia, e l’Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare».
1328 L’insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama: Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio. I termini «eucharistein» (Lc 22,19; 1Cor 11,24) e «eulogein» (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che - soprattutto durante il pasto - proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.
1329 Cena del Signore, perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione e dell’anticipazione della cena delle nozze dell’Agnello nella Gerusalemme celeste. Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l’ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua risurrezione, e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche. In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano dell’unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo.
Assemblea eucaristica («synaxis»), in quanto l’Eucaristia viene celebrata nell’assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa.

Giovanni Paolo II, Omelia, 18 giugno 1992: La moltiplicazione dei pani nel deserto è un annunzio, così come lo fu la manna. Le folle seguono Gesù, quando sperimentano il suo potere sul cibo e sulla fame umana. Sono pronte perfino a proclamarlo re. Il Salmo di Davide non parla forse del dominio del Messia e del giorno del suo trionfo? “A te il principato - esso dice - nel giorno della tua potenza” (cf. Sal 110,3). Contemporaneamente, il medesimo Salmo chiama Sacerdote il Messia regale: Egli è Sacerdote per sempre al modo di Melchisedek [cfr. Sal 110,4]. Melchisedek fu re e al tempo stesso Sacerdote del Dio Altissimo. A differenza dei Sacerdoti dell’Antica Alleanza, egli offerse a Dio non il sangue di animali immolati, ma pane e vino. La moltiplicazione dei pani nel deserto è, per questo, un messaggio profetico: Cristo sa che Egli stesso realizzerà un giorno la profezia contenuta nel sacrificio di Melchisedek. Quale Sacerdote della Nuova Alleanza - dell’Eterna Alleanza - Gesù entrerà nel santuario eterno, dopo aver compiuto l’opera della Redenzione del mondo grazie al proprio sangue. Agli Apostoli nel cenacolo darà in sostanza, ancora una volta, lo stesso comando: “Dategli voi stessi da mangiare! - Fate questo in memoria di me!”. Esistono diverse categorie di fame, che tormentano la grande famiglia umana. C’è stata la fame che ha trasformato in cimiteri intere città e paesi. C’è stata la fame dei campi di sterminio, prodotti dai sistemi totalitari. In diverse parti del globo c’è ancor oggi la fame del terzo e del “quarto” mondo: là muoiono di fame gli uomini, le madri e i bambini, gli adulti e gli anziani. È terribile la fame dell’organismo umano, la fame che stermina. Ma esiste anche la fame dell’anima, dello spirito. L’anima umana non muore sui sentieri della storia presente. La morte dell’anima umana ha un altro carattere: essa assume la dimensione dell’eternità. È la “seconda morte” (Ap 20,14). Moltiplicando i pani per gli affamati, Cristo ha posto il segno profetico dell’esistenza di un altro Pane: “Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (Mt 4,4b).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro...