14 Febbraio 2019

GIOVEDÌ V SETTIMANA «per annum»


Oggi Gesù ci dice: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Lc 10,1-9: Il racconto dell’invio dei settantadue discepoli mette in evidenza che la missione non è unicamente affidata allo stretto gruppo degli apostoli, ma anche alla cerchia più vasta dei discepoli. Il compito di annunciare Cristo rientra nella vocazione cristiana di ogni battezzato e deve estendersi a tutta la terra: il numero settantadue richiama la tradizione giudaica che riteneva che le nazioni della terra fossero, appunto, settantadue. Nel concetto di inviare c’è anche l’idea del viaggio, della partenza: “Andate!”. Non sono le nazioni che devono incamminarsi verso i discepoli, ma i discepoli che devono correre verso i popoli. Questo modo di pensare la missione accentua fortemente l’idea di universalità e di servizio. Gesù pone anche alcune regole. Anzitutto, la consapevolezza dell’urgenza e della vastità del compito: “La messe è abbondante...”. Da questa consapevolezza sgorga la necessità della preghiera: “Pregate dunque il signore della messe...”. L’urgenza e la vastità del compito sono sottolineate anche da un altro avvertimento: “non fermatevi a salutare nessuno per strada”. Non c’è tempo per conversazioni inutili, per cose secondarie. Il discepolo si concentra tutto sull’essenziale e non ha tempo da perdere. Una seconda condizione è la povertà: “non portate borsa, né sacca, né sandali...”. Si tratta di una libertà indispensabile perché la purezza del vangelo sia salvata ed è il modo di vivere che rende credibile il vangelo stesso. Mostra, infatti, davanti a tutti, la fiducia che il missionario ha nel Padre. Infine, terzo atteggiamento, la consapevolezza e l’accettazione di una situazione di sproporzione: “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Lo scontro col mondo non è ad armi pari, ma il cristiano deve avere fede nella Parola che annuncia, anche se questa sembra inadeguata al compito. Spesso è la mancanza di fede che impedisce alla Parola di manifestare la forza di Dio che essa nasconde.

Il Signore designò altri settantadue  - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): v. 1 È un versetto di transizione che si collega con l’invio dei due discepoli nel villaggio della Samaria (9,52). l settantadue sono mandati con autorità sovrana dal Signore (Kyrios) davanti a sé a due a due. Questo numero non è casuale: lo richiedeva la Legge per la validità di una testimonianza in tribunale (cf. Dt 19,15). Molti codici attestano il numero di settanta discepoli; ma è più probabile l’altra cifra, meno usuale nella Bibbia. L’ambito della missione, in ogni città e luogo, allude alla presenza di Cristo risorto nelle comunità cristiane, che dopo la Pentecoste erano sorte numero e un po’ ovunque nell’ecumene.
v.2 «La messe (è) molta, ma gli operai (sono) pochi. Pregate dunque il Signore ...». L’esito positivo della missione dipende dalla grazia divina; di qui la necessità della preghiera. Mt riporta il logion prima della scelta e dell’invio dei Dodici. In Lc esso assume un significato escatologico: la missione universale della chiesa ha lo scopo di preparare tutte le genti per l’incontro finale con Cristo, nella sua parusia. L’immagine della messe matura nell’AT era riferita al giorno del giudizio finale (cf. Gl 4,13).

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi - Richard Gutzwiller Meditazioni su Luca): «Vi mando come agnelli in mezzo a lupi». Perciò non lupi contro lupi o lupi tra lupi, ma agnelli in mezzo a lupi. Così, noi non combattiamo con armi pari a quelle dei nemici. Non opponiamo potenza a potenza, astuzia ad astuzia; non lottiamo, opponendo più denaro al denaro ed organizzazioni più forti alle organizzazioni nemiche: le nostre armi sono la pace, la sofferenza ed il sacrificio. È chiaro allora che il credente è nel mondo un corpo estraneo, come l’agnello tra i lupi: diverso dagli altri, eterogeneo, stravagante. Tra gli Stati, la Chiesa dovrà essere sempre impotente, abbandonata, senza speranza, umanamente spacciata, sola, sostenuta soltanto dalla forza e dalla potenza di Dio.
«Non portate borsa, né bisaccia, né sandali», Non si tratta di mettersi umanamente al sicuro, di accumulare provviste, di rifornirsi il meglio che sia possibile, di prevedere ogni possibile situazione e di premunirsi per ogni eventualità. Il successo apostolico non dipende dai mezzi esterni e dagli espedienti umani. L’uomo, così com’è, semplicemente e dimessamente, deve andare tra i suoi simili, senza tanti fronzoli, senza un particolare modo di presentarsi e senza rifornimenti. È solo e tutto strumento di Dio, e come tale agisce.

... non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada - Carlo Ghidelli (Luca): non salutate .. .: il messaggio da portare è urgente (cfr 2Re 4,29): non c’è dunque tempo da perdere nei convenevoli che, secondo il galateo orientale, sarebbero interminabili. Gesù però suggerisce un nuovo saluto, carico di un significato nuovo: Pace a questa casa! Non siamo di fronte ad un comune shalom che ancora oggi si scambiano, salutandosi, gli ebrei, ma piuttosto di fronte ad un dono, ad una realtà capace di andare e ritornare. In questo saluto sta nascosta la potenza salvifica di colui che ha scelto e mandato il messaggero, è presente una benedizione apportatrice di beni. «Quel shalom, quel saluto non è che il segno del regno di Dio. È il segno della potenza, della forza di questo regno. È il segno della vita, della novità, del rinnovamento di vita che il regno di Dio porta all’umanità... Cosi Luca fa della pace un oggetto della missione» (J. Comblin). - l’operaio ha diritto alla sua ricompensa: Gesù fa una affermazione alla quale si riferirà più tardi anche Paolo, facendone una regola della missione, anche se lui personalmente preferirà non applicarla (cfr 1Cor 9,14-18; 2Cor 11,7-11; 1Tm 5,18).

La missione come atto di obbedienza al comando di Cristo - Lumen gentium 17: Come infatti il Figlio è stato mandato dal Padre, così ha mandato egli stesso gli apostoli (cfr. Gv 20,21) dicendo: «Andate dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20). E questo solenne comando di Cristo di annunziare la verità salvifica, la Chiesa l’ha ricevuto dagli apostoli per proseguirne l’adempimento sino all’ultimo confine della terra (cfr. At 1,8). Essa fa quindi sue le parole dell’apostolo: «Guai... a me se non predicassi!» (lCor 9,16) e continua a mandare araldi del Vangelo, fino a che le nuove Chiese siano pienamente costituite e continuino a loro volta l’opera di evangelizzazione.

La Chiesa realizza la sua missione con abnegazione - Ad gentes 5: [...] la missione della Chiesa si esplica attraverso un’azione tale, per cui essa, in adesione all’ordine di Cristo e sotto l’influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo. Questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, egli uscì vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli apostoli, che con le loro molteplici tribolazioni e sofferenze completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa. E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo.

La Chiesa realizza la sua missione con il ministero della parola - Ad gentes 20: La Chiesa particolare, dovendo riprodurre il più perfettamente possibile la Chiesa universale, abbia la piena coscienza di essere inviata anche a coloro che non credono in Cristo e vivono nel suo stesso territorio, al fine di costituire, con la testimonianza di vita dei singoli fedeli e della comunità tutta, il segno che addita loro il Cristo. È inoltre necessario il ministero della parola, perché il messaggio evangelico giunga a tutti. Il vescovo deve essere essenzialmente il messaggero di fede che porta nuovi discepoli a Cristo. Per rispondere bene a questo nobilissimo compito deve conoscere a fondo sia le condizioni del suo gregge, sia la concezione che di Dio hanno i suoi concittadini, tenendo conto esattamente anche dei mutamenti introdotti dalla cosiddetta urbanizzazione, dal fenomeno della emigrazione e dall’indifferentismo religioso.

Il missionario deve essere fedele per tutta la vita alla sua vocazione - Ad gentes 24: Orbene, alla chiamata di Dio l’uomo deve rispondere in maniera tale da vincolarsi del tutto all’opera evangelica, «senza prender consiglio dalla carne e dal sangue». Ed è impossibile dare una risposta a questa chiamata senza l’ispirazione e la forza dello Spirito Santo. Il missionario diventa infatti partecipe della vita e della missione di colui che «annientò se stesso, prendendo la natura di schiavo» (Fil 2,7); deve quindi esser pronto a mantenersi fedele per tutta la vita alla sua vocazione, a rinunciare a se stesso e a tutto quello che in precedenza possedeva in proprio, ed a «farsi tutto a tutti».

Santi Cirillo e Metodio, compatroni di tutta l’Europa presso Dio - Giovanni Paolo II (Lettera Apostolica Egregiae Virtutis, 31 dicembre 1980): Cirillo e Metodio, fratelli, greci, nativi di Tessalonica, la città dove visse e operò san Paolo, fin dall’inizio della loro vocazione, entrarono in stretti rapporti culturali e spirituali con la Chiesa patriarcale di Costantinopoli, allora fiorente per cultura e attività missionaria alla cui alta scuola essi si formarono. Entrambi avevano scelto lo stato religioso unendo i doveri della vocazione religiosa con il servizio missionario, di cui diedero una prima testimonianza recandosi ad evangelizzare i Cazari della Crimea. La loro preminente opera evangelizzatrice fu, tuttavia, la missione nella Grande Moravia tra i popoli, che abitavano allora la penisola balcanica e le terre percorse dal Danubio; essa fu intrapresa su richiesta del principe di Moravia Roscislaw, presentata all’imperatore e alla Chiesa di Costantinopoli. Per corrispondere alle necessità del loro servizio apostolico in mezzo ai popoli slavi tradussero nella loro lingua i libri sacri a scopo liturgico e catechetico, gettando con questo le basi di tutta la letteratura nelle lingue dei medesimi popoli. Giustamente perciò essi sono considerati non solo gli apostoli degli slavi ma anche i padri della cultura tra tutti questi popoli e tutte queste nazioni, per i quali i primi scritti della lingua slava non cessano di essere il punto fondamentale di riferimento nella storia della loro letteratura. Cirillo e Metodio svolsero il loro servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli, dalla quale erano stati mandati, sia con la sede romana di Pietro, dalla quale furono confermati, manifestando in questo modo l’unità della Chiesa.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!  
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, ricco di misericordia, che nella missione apostolica dei santi fratelli Cirillo e Metodio hai donato ai popoli slavi la luce del Vangelo, per la loro comune intercessione fa’ che tutti gli uomini accolgano la tua parola e formino il tuo popolo santo concorde nel testimoniare la vera fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo...