11 Febbraio 2019

LUNEDÌ V SETTIMANA «per annum»


Oggi Gesù ci dice: “Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.  Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,5-6 - Antifona alla Comunione).

Dal Vangelo secondo Marco 6,53-56: Nonostante i miracoli, nei cuori degli uomini la fede tarda a germogliare. Cuori induriti che possono aprirsi soltanto nella comprensione del mistero del Cristo, solo chi sa andare in profondità di questo mistero apre il suo cuore alla fede.

Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono - Alberto Sisti (Vangelo secondo Marco): Genezaret: spinti dal vento, i discepoli non riescono a portarsi al posto voluto sulla riva ad occidente di Bcthsaida (v. 45). Dopo una notte laboriosa e tormentata giungono, dunque, molto più ad occidente, nella zona di Genezaret, da cui viene uno dei diversi nomi del lago [Mc 11,67; Lc 5,1; Mt 14,34]. La pianura di Genezaret, con circa 6 km di lunghezza e 4 di larghezza, si estende tra Magdala a sud e Et-Tabga a nord, sulla costa occidentale del lago. Secondo G. Flavio, Ant. jud., 3, 10, 8 nel I d.C. era tra le zone più fertili di tutta la Palestina. alcuni lo riconobbero: in greco il verbo manca di soggetto come tutta la descrizione successiva. Evidentemente è un tratto riassuntivo, in cui l’evangelista ha voluto condensare un periodo non determinato dell’attività di Gesù, soprattutto come taumaturgo. Nel testo non si parla di insegnamento impartito alle folle e ciò, secondo alcuni, starebbe a significare che, nonostante i miracoli, la gente andava distaccandosi con crescente indifferenza da Gesù, il quale a sua volta si distaccava da essa per recarsi in località sempre più lontane [cf 7,24].

Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse: ovunque Gesù si reca il suo passaggio suscita speranza, gioia. La sua presenza cambia letteralmente la vita e le giornate delle cittadine e dei villaggi: uomini e donne lasciano le loro occupazioni quotidiane, i bambini i loro giochi, i malati i loro letti di dolore, per affollarsi attorno alla sua Persona, cercando un contatto, attendendo una parola di consolazione, un gesto di compassione. La descrizione evangelica di questa folla dolorante mette in evidenza che finalmente è giunto tra gli uomini Colui che sa commuoversi sul dolore degli uomini. Tutti sperano e confidano in lui e nella sua forza di guarigione: è sufficiente per molti anche solo toccare la frangia del suo mantello per essere guariti: ... e quanti lo toccavano venivano salvati, ritrovare la sanità del corpo è importante perché significa reinserirsi nella vita, ritornare a gioire e a sperare..., ma è la salvezza che dona pienezza di vita, di gioia, di speranza perché mette in comunione l’uomo con Dio. Il Vangelo ci suggerisce un impegno, quello di farci lembo di mantello di Cristo per essere toccati dagli uomini, e donare ad essi la gioia della salvezza.

In contatto con la forza del regno - Basilio Caballero (La Parola Per Ogni Giorno): Gesù mise ripetutamente in relazione le guarigioni dì infermi con la venuta del regno di Dio nel mondo degli uomini; secondo lui, le guarigioni erano segni di liberazione, uniti ed equiparabili all’annuncio del vangelo. Così fece nella sinagoga di Nazaret, quando applicò il testo del profeta Isaia a se stesso, come unto dallo Spirito di Dio, mandato per annunciare ai poveri la buona novella, per ridare la vista ai ciechi e la libertà agli oppressi (Lc 4,18s).
Gesù si riferisce alle sue guarigioni anche nella risposta al Battista, che dal carcere manda emissari a chie­dergli della sua identità messianica: «“Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?”. In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Po diede loro questa risposta: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella”» (Lc 7,20ss).
Anche se con una sfumatura di magia, il gesto de malati che volevano toccare il mantello di Gesù per guarire raggiungeva un livello religioso di fede. Volevano entrare in contatto con il potere soprannaturale del rabbi di Nazaret, nel quale, come diceva la gente, agiva la forza di Dio. Era un primo passo dalla religiosità naturale alla fede; perché alla fede, come condizione preliminare, erano strettamente collegati i miracoli di Gesù, segni della salvezza portata dal regno di Dio agli esseri umani.
«I lettori cristiani di questo vangelo devono convincersi che è necessario toccare Gesù in senso più profondo di quanto facessero i galilei; cioè, si deve credere in lui come il messia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente Figlio di Dio » (R. Schnackenburg).
Tutto questo perché la fede è un incontro personale con Dio attraverso Gesù, giacché Cristo è il luogo e il sacramento visibile di questo incontro con Dio. Perciò non c’è altra strada se non quella di «toccare» con la fede Gesù, immagine del Padre e sua parola fatta uomo.

E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello... - Catechismo della Chiesa Cattolica 1500-1501: La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi che mettono alla prova la vita umana. Nella malattia l’uomo fa l’esperienza della propria impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza. Ogni malattia può farci intravvedere la morte. La malattia può condurre all’angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio. Ma essa può anche rendere la persona più matura, aiutarla a discernere nella propria vita ciò che non è essenziale per volgersi verso ciò che lo è. Molto spesso la malattia provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui.

Cristo medico - Catechismo della Chiesa Cattolica 1503-1505: La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che Dio ha visitato il suo popolo e che il regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l'uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Esso sta all'origine degli instancabili sforzi per alleviare le loro pene.
Spesso Gesù chiede ai malati di credere. Si serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani, fango e abluzione. I malati cercano di toccarlo «perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a «toccarci» per guarirci.
Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati, ma fa sue le loro miserie: «Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie» (Mt 8,17). Non ha guarito però tutti i malati. Le sue guarigioni erano segni della venuta del regno di Dio. Annunciavano una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto il «peccato del mondo» (Gv 1,29), di cui la malattia non è che una conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice.

... e quanti lo toccavano venivano salvati: Compendio della Dottrina Sociale 261: Durante il Suo ministero terreno, Gesù lavora instancabilmente, compiendo opere potenti per liberare l’uomo dalla malattia, dalla sofferenza e dalla morte. Il sabato, che l’Antico Testamento aveva proposto come giorno di liberazione e che, osservato solo formalmente, veniva svuotato del suo autentico significato, è riaffermato da Gesù nel suo originario valore: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,27). Con le guarigioni, compiute in questo giorno di riposo (cfr. Mt 12,9-14; Mc 3,1-6; Lc 6,6-11; 13,10-17; 14,1-6), Egli vuole dimostrare che il sabato è Suo, perché Egli è veramente il Figlio di Dio, e che è il giorno in cui ci si deve dedicare a Dio e agli altri. Liberare dal male, praticare fraternità e condivisione è conferire al lavoro il suo significato più nobile, quello che permette all’umanità di incamminarsi verso il Sabato eterno, nel quale il riposo diventa la festa cui l’uomo interiormente aspira. Proprio in quanto orienta l’umanità a fare esperienza del sabato di Dio e della Sua vita conviviale, il lavoro inaugura sulla terra la nuova creazione.

Presenza della carità - Ad gentes 12: La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo.

Atteggiamento spirituale degli ammalati - Lumen gentium 41: Sappiano che sono pure uniti in modo speciale a Cristo sofferente per la salute del mondo quelli che sono oppressi dalla povertà, dalla infermità, dalla malattia e dalle varie tribolazioni, o soffrono persecuzioni per la giustizia: il Signore nel Vangelo li ha proclamati beati, e «il Dio... di ogni grazia, che ci ha chiamati all’eterna sua gloria in Cristo Gesù, dopo un po’ di patire, li condurrà egli stesso a perfezione e li renderà stabili e sicuri» (1Pt 5,10).
Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo.

11 Febbraio - Memoria Beata Vergine Maria di Lourdes - Maria “Sorgente d’Amore”: Benedetto XVI (15 settembre 2008): Il sorriso di Maria è una sorgente di acqua viva. “Chi crede in me, ha detto Gesù, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38). Maria è colei che ha creduto e, dal suo seno, sono sgorgati fiumi d’acqua viva che vengono ad irrigare la storia degli uomini. La sorgente indicata, qui a Lourdes, da Maria a Bernadette è l’umile segno di questa realtà spirituale. Dal suo cuore di credente e di madre sgorga un’acqua viva che purifica e guarisce. Immergendosi nelle piscine di Lourdes, quanti sono coloro che hanno scoperto e sperimentato la dolce maternità della Vergine Maria, attaccandosi a lei per meglio attaccarsi al Signore! Nella sequenza liturgica di questa festa della Beata Vergine Addolorata, Maria è onorata sotto il titolo di “Fons amoris”, “Sorgente d’amore”. Dal cuore di Maria scaturisce, in effetti, un amore gratuito che suscita una risposta filiale, chiamata ad affinarsi senza posa. Come ogni madre, e meglio di ogni madre, Maria è l’educatrice dell’amore. È per questo che tanti malati vengono qui, a Lourdes, per dissetarsi a questa “Sorgente d’amore” e per lasciarsi condurre all’unica sorgente della salvezza, il Figlio suo, Gesù Salvatore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “[Quando Gesù] era nel mondo, il solo tocco delle sue vesti sanava gli infermi, come si può dubitare, avendo fede, che non farà miracoli, così intimamente unito [nella comunione eucaristica], e non ci darà quanto gli chiederemo, trovandosi nella nostra casa? Sua Maestà non ha certo l’abitudine di pagare male l’alloggio, se gli viene data confortevole ospitalità” (Teresa d’Avila, Cammino di Perfezione [Vallodolid], capitolo 34,8).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro...