22 Gennaio 2019

MARTEDÌ II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO


Oggi Gesù ci dice: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Vangelo).

Vangelo: Dal vangelo secondo Marco 2,23-28: L’oggetto della controversia di Gesù con i farisei è il sabato, il cui riposo era rigorosamente prescritto nel giudaismo. Gesù risponde ai suoi interlocutori ricordando che anche la Legge, a volte, ammetteva delle eccezioni e lo aveva fatto con Davide, il quale per sopravvivere alla fame, aveva violato una norma sacra cibandosi dei pani rituali, proibiti ai semplici fedeli (Lv 24,9). Con questa risposta, Gesù sottolinea che l’esistenza umana è più importante della norma: infatti, il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! E Gesù è signore anche del sabato: Egli non è venuto “a condannare l’uomo, ma a salvarlo da ogni alienazione e in primo luogo dalla alienazione legale. Questo è il punto centrale della signoria di Cristo” (José Maria Gonzales-Ruiz).

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano - Lisa Cremaschi: Il precetto del riposo in giorno di sabato (in ebraico: shabbat, dal verbo shavat: astenersi, cessare) è fondamentale per l’ebraismo. La fede ebraica, infatti, attribuisce grande importanza al tempo, prima ancora che allo spazio. Prima dell’architettura del Tempio, che racchiude il Santo dei santi , il luogo della presenza di Dio, vi è l’architettura del tempo, scandito dal riposo del sabato e d alla celebrazione delle feste.
È Dio stesso che santifica il tempo (Gn 2,3), mentre lo spazio è santificato da Mosè (Nm 7,11). La Bibbia presenta diverse giustificazioni del riposo sabbatico. Occorre anstcnersi dal lavoro il settimo giorno perché Dio, dopo aver creato i cicli e la terra in sei giorni, il settimo si riposò (Gn 2,1-3; Es 20,11); il sabato inoltre è lega­to alla memoria dell’esodo dall’Egitto (Dt 5,12-15) ed è segno del legame particolare che unisce Dio al suo popolo (Es 31,13-16).
Con il riposo del settimo giorno l’ebreo intende dunque fare memoria della creazione, confessare la signoria di Dio sul creato e sulla storia, sulle opere delle mani dell’uomo, che vengono interrotte dopo i sei giorni dedicati al lavoro. II sabato è ancora memoriale della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto orientata al libero servizio di Dio e anticipazione della liberazione piena e definitiva. La celebrazione della signoria di Dio apre il credente alla fraternità, a condividere la gioia della liberazione con gli altri (Es 20,10).
Durante l’esilio il sabato divenne un elemento di primaria importanza per la salvaguarda dell’identità religiosa degli ebrei; la scrupolosa osservanza dell’astensione dal lavoro, accompagnata dallo studio della Torà nella sinagoghe è un carattere distintivo del giudaismo. Ancor oggi allo spuntare delle prime tre stelle al tramonto del giorno di venerdì viene accolto il sabato, celebrato quale “ospite” o “sposa” di Israele; per sottolineare tale rapporto sponsale in alcune comunità ebraiche in questo giorno si legge il Cantico dei cantici.
Gesù osserva il sabato ma critica un’osservanza legalistica e formale dello stesso (Mt 12,1-7), pone dei segni concreti di quella salvezza che questo giorno intende commemorare, operando guarigioni, restituendo la vita ai morti (Mc 3,1-5 e par.; Lc 13,10-17; 14,1-6; Gv 5,1-18; 9,1-41); egli si d dichiara Signore del sabato (Mc 2,23-28). La comunità cristiana progressivamente distaccatasi dal giudaismo celebra la memoria della creazione e della salvezza il giorno successivo al sabato, “il giorno del Signore” e della sua risurrezione (Ap 1,10).

Non avete mai letto quello che fece... - Davide Benoit Standaert (Marco): In che modo Gesù ha risposto alla domanda postagli, con l’insinuazione che i suoi discepoli trasgrediscono ciò che è prescritto perché fanno un «lavoro» vietato il giorno del riposo? Nella risposta si suggerisce una sorprendente identificazione fra Davide e i suoi compagni, da una parte, e fra Gesù e i suoi discepoli, dall’altra. I primi si servono dei pani vietati nello spazio sacro della casa di Dio, i secondi mangiano le spighe strappate nel campo, cosa vietata nel giorno sacro del sabato. Si sottolinea un’analogia (Davide e i suoi compagni: Gesù e i suoi discepoli) e si opera una sorprendente trasposizione, passando dal tempo sacro allo spazio sacro. Ma da entrambe le parti c’è una libertà rispetto al divieto riconosciuto (si noti la ripresa «cosa che non è lecita» da parte di Gesù nella sua replica). Tutto questo mostra un Gesù molto libero nel suo modo di leggere le Scritture, di vedere il mondo e di comprendere se stesso. L’associazione spontanea con la figura di Davide lascia intravedere qualcosa sulla meditazione di Gesù al riguardo. Davide era braccato quando avvenne questo episodio, ma ha osato reclamare per sé e per i suoi questo pane vietato. Gesù - ugualmente braccato - vi attinge l’ispirazione per rimettere al loro posto i suoi interlocutori e discolpare i suoi discepoli. Nulla nel contesto immediato spinge a credere che Gesù citi questo esempio perché si presenta come Messia, con la coscienza di essere «il figlio di Davide». Ma come Davide e i suoi compagni, Gesù e i suoi discepoli sono in missione, spinti da un’urgenza: la venuta del Regno, una realtà che comporta dei diritti e delle libertà. Gesù non si preoccupa troppo di sapere se sia stato compreso a meno: la domanda retorica. Davide non ha forse fatto così? Ora la domanda implicita - «E io con ì miei discepoli non posso fare altrettanto?» non viene neppure più posta.

Gesù e la Legge - Catechismo della Chiesa Cattolica: n. 581 Gesù è apparso agli occhi degli Ebrei e dei loro capi spirituali come un “rabbi”. Spesso egli ha usato argomentazioni che rientravano nel quadro dell’interpretazione rabbinica della Legge. Ma al tempo stesso, Gesù non poteva che urtare i dottori della Legge; infatti, non si limitava a proporre la sua interpretazione accanto alle loro: “Egli insegnava come uno che ha autorità e non come i loro scribi” (Mt 7,29). In lui, è la Parola stessa di Dio, risuonata sul Sinai per dare a Mosè la Legge scritta, a farsi di nuovo sentire sul Monte delle Beatitudini. Essa non abolisce la Legge, ma la porta a compimento dandone in maniera divina l’interpretazione definitiva: “Avete inteso che fu detto agli antichi. . . ma io vi dico” (Mt 5,33-34). Con questa stessa autorità divina, Gesù sconfessa certe “tradizioni degli uomini” (Mc 7,8) care ai farisei i quali annullano “ la Parola di Dio ” (Mc 7,13).
n. 582 Spingendosi oltre, Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso “pedagogico” con una interpretazione divina: “Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo. . . Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. . . Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell’uomo, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non ne accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche, che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio  o del prossimo, servizio che le guarigioni da lui operate compiono.

Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! - Jean Radermakers (Lettura Pastorale del Vangelo di Marco): Prima di trarre una conclusione sconcertante, Marco aggiunge tuttavia un loghion assente negli altri due sinottici: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato» (2,27).  Quest’affermazione trova dei paralleli nei testi del giudaismo a commento dei passi dell’Esodo sul sabato (Es 31, 14), ma l’accento è posto sempre sull’elezione d’Israele, che è alla base di ogni osservanza, qui come altrove. Sulla bocca di Gesù, il suo valore è diverso; egli mira a porre l’istituzione sabbatica al servizio di ogni uomo; il fondamento di questa universalizzazione risiede nell’autorità stessa del Figlio dell’uomo che è padrone anche del sabato, come aveva il potere di perdonare i peccati sulla terra (2,10). Il principio enunciato da Gesù si verifica: «Vino nuovo in otri nuovi!» (2,22). La concezione farisaica del sabato è troppo rigida per capire che il figlio dell’uomo si possa sottrarre all’osservanza del sabato.

Il  Figlio dell’uomo è signore anche del sabato - Giovanni Paolo II (17 Febbraio 1988): Non possiamo concludere senza un ultimo accenno al fatto che Gesù per lo più ha parlato di se stesso come del “Figlio dell’uomo” (Mc 2,10.28; 14,62; Mt 8,20; 16,27; 24,27; Lc 9,22; 11,30; Gv 1,51; 8,28; 13,31). Questa espressione secondo la sensibilità del linguaggio comune d’allora poteva anche indicare che egli è vero uomo così come tutti gli altri esseri umani, e senza dubbio contiene il riferimento alla sua reale umanità.
Tuttavia il significato strettamente biblico, anche in questo caso, va stabilito tenendo conto del contesto storico risultante dalla tradizione di Israele, espressa e influenzata dalla profezia di Daniele che dà origine a quella formulazione di un concetto messianico (cf. Dn 7,13-14). “Figlio dell’uomo” in tale contesto non significa soltanto un comune uomo appartenente al genere umano, ma si riferisce a un personaggio che riceverà da Dio una dominazione universale e trascendente i singoli tempi storici, nell’era escatologica.
Sulla bocca di Gesù e nei testi degli evangelisti la formula è pertanto carica di un senso pieno che abbraccia divino e umano, cielo e terra, storia ed escatologia, come lo stesso Gesù ci fa intendere quando, testimoniando davanti a Caifa di essere il Figlio di Dio, predice con forza: “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64). Nel Figlio dell’uomo è dunque immanente la potenza e la gloria di Dio. Siamo di nuovo di fronte all’unico Uomo-Dio, vero Uomo e vero Dio.

Promuovere il bene comune:  Gaudium et spes 26: Dall’interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune - cioè l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente - oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano. Pertanto ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia umana. Contemporaneamente cresce la coscienza dell’eminente dignità della persona umana, superiore a tutte le cose e i cui diritti e doveri sono universali e inviolabili. Occorre perciò che sia reso accessibile all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l’abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all’educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso. L’ordine sociale pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, poiché l’ordine delle cose deve essere subordinato all’ordine delle persone e non l’inverso, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Quell’ordine è da sviluppare sempre più, deve avere per base la verità, realizzarsi nella giustizia, essere vivificato dall’amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà . Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione. Il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità.

 Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** L’ordine sociale e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...