21 Gennaio 2019


LUNEDÌ II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO


Oggi Gesù ci dice: «La parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.» (Eb 4,12).

Vangelo: Dal vangelo secondo Marco 2,18-22: Il digiuno è una pratica penitenziale onnipresente in tutte le religioni. Un rito celebrato sopra tutto per attenuare l’arroganza e l’orgoglio, ma che si imponeva in alcune circostanze particolari: per esempio, per scongiurare un castigo divino o per sfuggire a eventi nefandi. Per molti Farisei era una delle tante pratiche escogitate dalla loro affettata religiosità per accampare diritti dinanzi al Signore e carpirne in questo modo la benevolenza (Lc 18,9-14).
Gesù condanna l’esibizionismo, l’ostentazione farisaica (Mt 6,16-18) non il digiuno che, come tutte le altre pratiche penitenziali, deve essere celato da un atteggiamento gaio, sereno, spontaneo: «Tu, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto» (Mt 6,17). No, quindi, a facce lugubri, tristi.
No, sopra tutto, a comportamenti ostentati unicamente per accaparrarsi le lodi e gli applausi degli uomini (Mt 6,1; 23,5). La religiosità cristiana è fatta di una spiritualità lieta, festante, briosa: «Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5) . Il Vangelo è la buona notizia che va annunciata con una faccia ilare, sorridente.
Il peccato delle guide spirituali del popolo d’Israele è quello di non essere state capaci di cogliere in Gesù lo sposo dell’umanità. Con Gesù «l’attesa di Dio è colmata: “sono giunte le nozze dell’Agnello, la sua sposa è pronta!” [Ap 19,7]. Gesù è lo sposo che porta a compimento l’alleanza tra Dio e il suo popolo annunciata dal profeta Osea. I tempi sono dunque compiuti. Non è più il tempo per il legalismo, non è più il tempo per leggere il presente con gli occhi del passato, ma con quelli del futuro inaugurato da Gesù. Non è più il momento di digiunare, come all’epoca in cui si preparava ancora l’incontro con Dio, ma è il momento della festa. Egli è ormai qui!» (Anselmo Morandi).

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Stavano digiunando; è difficile stabilire a quale digiuno voglia qui alludere l’evangelista. Certamente non si trattava di un digiuno obbligatorio per tutti, poiché in questo caso il Maestro si sarebbe astenuto dall’infrangere pubblicamente una legge rispettata da tutti gli Israeliti, ma di un digiuno supererogatorio e facoltativo. La legge mosaica prescriveva il digiuno dell’espiazione al decimo giorno del mese di Tishri (Ottobre) – (cf. Levitico, 16,29; Atti,27,9) –; ma in seguito furono introdotti altri giorni di digiuno: ad esempio i discepoli di Giovanni potevano Compiere digiuni accettati liberamente per imitare l’austerità del loro Maestro ed i Farisei da parte loro si vantavano di digiunare due volte per settimana (cf. Lc., 18,12). 

Lo sposo è con loro - Presente lo Sposo gli invitati non possono digiunare, solo nei giorni successivi alla sua morte potranno farlo: «Il primo periodo è un continuato convito, non ci può essere posto per le astensioni e le privazioni; il secondo è un tempo di lutto, quindi anche di macerazioni. Il digiuno appare quindi un rito di condoglianze che la comunità cristiana celebra per sentirsi vicina al Cristo morto e sepolto» (Ortensio Da Spinetoli). Gesù, con la «parabola del vestito e dell’otre», rintuzza il cieco attaccamento dei Farisei alle loro tradizioni: ancora una volta non hanno capito la novità della Buona Novella che dichiara apertamente tramontate le vecchie pratiche religiose ormai incapaci di contenere il nuovo spirito che deve animare il discepolo. È l’immagine del vino nuovo, più di quella del panno non follato, a rendere più evidente il contrasto tra il vecchio e il nuovo.
Con l’immagine del vestito vecchio e del vino nuovo, Gesù dichiara sorpassate e inutili tutte le numerosissime, ossessionanti e minute prescrizioni giudaiche: erano diventate ormai vecchi e logori contenitori incapaci di contenere le nuove forze fermentatrici, proprie della predicazione cristiana.
Non vi può essere accordo o compromesso tra le leggi e le leggine mosaiche e il Vangelo, rivelazione ultima e definitiva dell’amore liberante di Dio: il vecchio è vecchio e va messo da parte; il vestito vecchio è frusto, liso ed è quindi inservibile. Gesù è venuto a tagliare i rami secchi non ad abolire la Legge in se stessa (Mt 5,17-19). Sono gli orpelli a dare fastidio, ad appesantire i cuori, ad intralciare il cammino; sono le tradizioni umane che deturpano il messaggio evangelico spogliandolo della sua bellezza e della sua novità.
Fuori immagine, non basta più essere buoni giudei, occorre diventare cristiani: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).

Antonietta Augruso: Il digiuno, inteso come parziale o totale astensione da cibi e bevande, è praticato in molte religioni. Nella tradizione ebraica il digiunare esprime volontà di pentimento (1Sam 7,6; Gl 1,1-14; Gio 3,5-9), ricordo del perdono (Jom Kippur: Lv 16,29-:1-1), supplica in tempo di calamità (2Cr 20,3-1; Esd 8,21-23); sovente elemosina, digiuno e preghiera vanno insieme.
I profeti, soprattutto Isaia. chiedono che il digiuno si accompagni alla giustizia e alla solidarietà con i poveri (Is 58). La pratica del digiuno si trova anche in Gesù: egli passa 40 giorni nel deserto digiunando (Mt 4,2; Mc 1,13; Lc 4,2); invita i discepoli a evitare ogni ostentazione (Mt 6,16-18); annunzia che i discepoli digiuneranno in attesa del suo ritorno (Mt 9,1-1-15); chiede che sia accompagnato dell’umiltà (Lc 18,9-1-1). Anche gli apostoli appaiono uomini dediti al digiuno e alle preghiere (At 10,9; 13,2-3). La Chiesa antica ha dato importanza alla pratica del digiuno: la Didaché (testo del I-Il sec.; v.) lo prescrive il mercoledì (tradimento di Gesù) e il venerdì (crocifissione); per s. Giovanni Crisostomo e s. Agostino il digiuno è falso se non è accompagnato dall'elemosina a chi ha fame.
Nei tempi recenti la disciplina ecclesiastica sul digiuno è stata mitigata: con la costituzione apostolica Paenitemini (Paolo VI, 1966) è stata lasciata la pratica alle indicazioni dei vescovi locali. In genere sono rimasti solo due giorni di digiuno: il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. In pratica si consiglia un solo pasto normale nella giornata (a mezzogiorno) e un poco di cibo a mattino e a sera. Dal punto di vista spirituale il digiuno viene proposto come un momento di conversione, di preghiera e di ascolto della Parola di Dio, di generosa carità verso i poveri.

Le immagini della Chiesa - Lumen Gentium 6: La Chiesa, chiamata «Gerusalemme celeste» e «madre nostra» (Gal 4,26; cfr. Ap 12,17), viene pure descritta come limmacolata sposa dell'Agnello immacolato (cfr. Ap 19,7; 21,2 e 9; 22,17), sposa che Cristo «ha amato.. . e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarla» (Ef 5,26), che si è associata con patto indissolubile ed incessantemente «nutre e cura» (Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nellamore e nella fedeltà (cfr. Ef 5,24), e che, infine, ha riempito per sempre di grazie celesti, onde potessimo capire la carità di Dio e di Cristo verso di noi, carità che sorpassa ogni conoscenza (cfr. Ef 3,19). Ma mentre la Chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio lontana dal Signore (cfr. 2 Cor 5,6), è come un esule, e cerca e pensa alle cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo sposo comparirà rivestita di gloria (cfr. Col 3,1-4).

La Chiesa è la Sposa di Cristo - Catechismo della Chiesa Cattolica 796: Lunità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del Corpo, implica anche la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso viene espresso con limmagine dello Sposo e della Sposa. Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista. Il Signore stesso si è definito come lo “Sposo” (Mc 2,19) . LApostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo Corpo, come una Sposa «fidanzata» a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito. Essa è la Sposa senza macchia dellAgnello immacolato; che Cristo ha amato e per la quale ha dato se stesso, «per renderla santa» (Ef 5,25-26), che ha unito a sé con una Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo proprio Corpo.
«Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti [...] Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo [“ex persona capitis”], parla nella persona del corpo [“ex persona corporis”]. Che cosa, infatti, sta scritto? “Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,31-32). E Cristo stesso nel Vangelo: “Non sono più due, ma una carne sola” (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale [...] Dice di essere “sposo” in quanto capo, e “sposa” in quanto corpo».

Il digiuno - Catechismo degli Adulti: 947: La disciplina dei sentimenti si integra con la disciplina del corpo. In concreto, quest’ultima comprende i seguenti elementi: sobrietà nel cibo, nell’abbigliamento, nelle comodità, nei consumi superficiali e banali; controllo degli sguardi e delle conversazioni; rinuncia agli interessi inutili e pericolosi; dominio dell’istinto sessuale.
695 D’altra parte si comprende come senza le dovute disposizioni la comunione sacramentale sarebbe inautentica. Già san Paolo esortava i cristiani: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso... perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,28-29).
Chi è consapevole di aver commesso peccato mortale, prima di accostarsi alla comunione eucaristica, deve pentirsi e tornare in grazia di Dio. Più precisamente deve recarsi dal sacerdote e ricevere l’assoluzione; non può limitarsi a fare il proposito di confessarsi al più presto, a meno che in una particolare situazione non sopravvengano motivi gravi.
Desta preoccupazione la disinvoltura, con cui alcune persone, che non si confessano da lungo tempo, vanno a fare la comunione, soprattutto in occasione di feste solenni, di matrimoni e di funerali.
Sono doverosi anche alcuni segni esteriori di rispetto: osservare la legge del digiuno eucaristico, che obbliga a non prendere cibi e bevande, eccetto l’acqua, durante l’ora che precede la comunione; rispondere: «Amen» alle parole del ministro; presentare le mani pulite per ricevere il pane eucaristico; essere attenti ad eventuali frammenti, in modo da metterli in bocca e non lasciarli cadere.

 Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Desta preoccupazione la disinvoltura, con cui alcune persone, che non si confessano da lungo tempo, vanno a fare la comunione, soprattutto in occasione di feste solenni, di matrimoni e di funerali.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere le potenze del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant’Agnese vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo...