16 Gennaio 2019


MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO 


Oggi Gesù ci dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.» (Gv 10,27).

Vangelo: Dal Vangelo secondo Marco 1,29-39: Il racconto evangelico è attraversato da un crescendo di emozioni, di entusiasmo e di buoni sentimenti, almeno da parte della folla che non si stanca di ascoltare il Maestro e dei molti ammalati che assediano la casa dove Egli è ospite per ottenere la guarigione fisica. Si passa dalla entusiasta accoglienza nella sinagoga alla guarigione della suocera di Pietro; dalla guarigione di molti ammalati affetti da varie malattie alla liberazione di indemoniati e ossessi fino a raggiungere il culmine con la frase di Pietro: Tutti ti cercano!. Ma su questo entusiasmo arriva una risposta a dir poco sconcertante e inattesa: Andiamocene altrove. Egli è venuto per andare e dedicarsi alla salvezza dei Giudei e dei pagani. Per questo sono venuto: per chiamare i peccatori (cfr. Mc 2,17), per cercare la pecora perduta (cfr. Lc 14,4-6), per dare «la propria vita in riscatto per molti» (cfr. Mc 10,45). Con queste parole, Andiamocene altrove, Gesù per la prima volta «parla della sua missione e manifesta chiaramente il proposito di volersi attenere alla volontà del Padre, considerando suo compito primo l’annuncio della salvezza e non quello di soddisfare la curiosità o l’entusiasmo delle folle come un qualunque guaritore più o meno abile» (Adalberto Sisti).
  
La suocera di Simone era a letto con la febbre: I particolari su cui insiste Marco, la casa di Simone e Andrea, la presenza di Giacomo e Giovanni, due dei tre discepoli privilegiati, potrebbero tradire la testimonianza di un testimone oculare. Anche il racconto della guarigione della suocera di Simon Pietro a una lettura più attenta potrebbe celare delle sorprese. Per esempio, se letto con gli occhi di Luca assume un significato che va al di là del puro fatto di cronaca. Il terzo evangelista, infatti, «sottolinea la forza [con il verbo minacciò la febbre, lo stesso usato per indicare la scacciata del demonio] e l’istantaneità [con l’espressione Alzatasi all’istante], oltre alla gravità della malattia [era afflitta da una grande febbre]: egli perciò la considera come un potente esorcismo di Gesù, sempre impegnato nella lotta non solo contro Satana, ma anche contro le conseguenze del peccato [in questo caso contro la malattia]» (Carlo Ghidelli, Luca). La lotta contro Satana è una idea forza che troviamo diffusamente nei Vangeli ed è presente anche in Marco che ne fa quasi un tratto fondamentale del ministero apostolico di Gesù (Cf. Mc 1,39). San Giovanni, quasi a sintetizzare la missione di Gesù, afferma che Egli è «apparso per distruggere le opere del diavolo» (1Gv 3,8).
Vi è un altro particolare. Quando si dice della suocera di Pietro che Gesù la fece alzare, Marco usa il verbo egeirō che viene spesso usato per indicare la risurrezione di Gesù (Cf. Mc 14,28; 16,6; 1Cor 15,4; At 3,15; 13,37). Molto probabilmente la Chiesa primitiva ha letto il miracolo come una «prefigurazione della risurrezione escatologica operata nel genere umano attraverso la morte e la risurrezione di Cristo» (Edward J. Mally, S.J.).
Il racconto evangelico è attraversato da un crescendo di emozioni, di entusiasmo e di buoni sentimenti, almeno da parte della folla che non si stanca di ascoltare il Maestro e dei molti ammalati che assediano la casa dove Egli è ospite per ottenere la guarigione fisica. Si passa dalla entusiasta accoglienza nella sinagoga alla guarigione della suocera di Pietro; dalla guarigione di molti ammalati «affetti da varie malattie» alla liberazione di indemoniati e ossessi fino a raggiungere il culmine con la frase di Pietro: «Tutti ti cercano!». Ma su questo entusiasmo arriva una risposta a dir poco sconcertante e inattesa: «Andiamocene altrove».
Con questa nota sembra che Marco abbia intenzione di mettere in evidenza l’andare di Gesù di villaggio in villaggio. Egli è stato mandato per andare e dedicarsi alla salvezza dei Giudei e dei pagani: «per questo Egli è venuto». Egli è venuto a chiamare i peccatori (Cf. Mc 2,17), a cercare la pecora perduta (Cf. Lc 14,4-6) e a dare «la propria vita in riscatto per molti» (Cf. Mc 10,45).
Con queste parole, Andiamocene altrove, Gesù per la prima volta «parla della sua missione e manifesta chiaramente il proposito di volersi attenere alla volontà del Padre, considerando suo compito primo l’annuncio della salvezza e non quello di soddisfare la curiosità o l’entusiasmo delle folle come un qualunque guaritore più o meno abile» (ADALBERTO SISTI, Marco, NVB).

Guarì molti che erano afflitti da varie malattie - Giovanni Paolo II (Omelia, 10 febbraio 1991): “Guarì molti che erano afflitti da varie malattie” (Mc 1,34). Carissimi fratelli e sorelle, il brano evangelico odierno ci presenta folle numerose di malati e sofferenti che si stringono attorno a Gesù. Egli li conforta con la parola e, con gesti semplici ma eloquenti, li guarisce e li salva. Venuto dal Padre per annunciare e realizzare la salvezza di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, Gesù mostra una particolare predilezione per coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito: i poveri, i peccatori, gli indemoniati, i malati, gli emarginati. Egli si rivela così “medico dei corpi e delle anime” (Sant’Ignazio di Antiochia, Agli Efesini, 7,2), buon Samaritano dell’uomo, unico Salvatore dell’umanità. Nei confronti della suocera di Pietro, l’atteggiamento e il gesto di Gesù sono emblematici: “Accostatosi la sollevò, prendendola per mano”, annota l’evangelista. Significative le conseguenze: “La febbre la lasciò e si mise a servirli”, per indicare da una parte che la guarigione è superamento del male e uscita dall’isolamento; e, dall’altra, restituzione ad una vita “piena” che mette in grado chi è risanato di servire gli altri e di seguire Cristo come discepolo. Ma l’opera salvifica di Cristo non si esaurisce con la sua persona e nell’arco della sua vita terrena; essa continua nella Chiesa e attraverso la Chiesa, sacramento dell’amore e della tenerezza di Dio verso l’uomo. Inviando in missione i suoi discepoli Gesù conferisce loro un duplice mandato: quello di annunziare il Vangelo della salvezza e della pace e quello di “curare gli infermi” (cfr. Mc 6,3; Mt 10,1; Lc 9,1.6; 10,9).

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati: Benedetto XVI (Angelus, 8 febbraio 2009): Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa. Giustamente il nostro “istinto interiore” ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta. Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare vane, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: qual è la volontà di Dio? È proprio a questo interrogativo che troviamo risposta nel Vangelo. Ad esempio, nel brano odierno leggiamo che “Gesù guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni” (Mc 1,34); in un altro passo di san Matteo, si dice che “Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” (Mt 4,23). Gesù non lascia dubbi: Dio - del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto - è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo. Dico che questa guarigioni sono segni: non si risolvono in se stesse, ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore e così è guarigione nella profondità del nostro essere. Si comprende, pertanto, perché la sua predicazione e le guarigioni che opera siano sempre unite: formano infatti un unico messaggio di speranza e di salvezza.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava - Ritirandosi in un luogo deserto per pregare, Gesù indica ai suoi discepoli la fonte dove trovare la forza per attuare un simile programma di vita.
I Vangeli amano parlare della preghiera di Gesù.
Sopra tutto la ricordano in occasione dei momenti più importanti del ministero pubblico del Signore: il battesimo (Cf. Lc 3,21), la chiamata degli Apostoli (Cf. Lc 6,12), la prima moltiplicazione dei pani (Cf. Mc 6,46), la Trasfigurazione (Cf. Lc 9,29), nel Getsemani (Cf. Mt 26,39), sulla croce quando prega per i suoi carnefici (Cf. Lc 23,34).
Altresì, possiamo ricordare quante volte la preghiera ottenne il dono della guarigione da Gesù: il cieco nato (Cf. Mc 10,46-56), la guarigione del lebbroso (Cf. Mt 8,23), la Cananea (Cf. Mt 15,21-28). Il discepolo apprende in questo modo il segreto della preghiera come unico fondamento su cui poggiare la sua fede, la sua speranza. Senza la preghiera il cristiano non può essere fedele alla sua vocazione e alla sua elezione (2Pt 2,10).

Tutti ti cercano - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Tutti ti cercano; l’espressione rivela i sentimenti degli abitanti di Cafarnao, i quali, dopo i miracoli visti, desideravano che Gesù non si allontanasse da loro.
Cristo replica alle parole di Pietro manifestando il suo proposito di evangelizzazione dei villaggi disposti lungo la riva del lago. Villaggi; il greco ha: κωμοπόλεις (solo qui nel Nuovo Testamento); il codice D, seguìto dalla Volgata, divide questa parola composta rendendola con vici et civitates. Nella lingua classica il termine indica un grosso borgo. Per questo infatti sono uscito; la riflessione di Gesù non si riferisce al fatto dell’uscita dalla cittadina come se Marco intendesse dire: per questo io mi sono allontanato da Cafarnao, ma allo scopo della missione del Salvatore stesso; il testo va quindi inteso nel modo seguente: per questo io sono venuto (cf. Volgata); oppure, come ha Luca (4,43): per questo sono stato mandato. Il passo non ha un senso giovanneo, come se Marco avesse affermato: per questo sono uscito dal Padre, perché l’evangelista nel suo scritto non manifesta tendenze dogmatiche. Il P. Lagrange non esclude questo senso dogmatico, quantunque lo ritenga meno probabile.
Predicando... e scacciando i demoni; lo scrittore sottolinea che Gesù accompagnava la sua predicazione con gli esorcismi. L’espulsione dei demoni indica che il messianismo di Cristo ha un carattere religioso e morale. Il tema della predicazione era quello indicato al vers. 15.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Gesù è il “buon Samaritano dell’uomo, unico Salvatore dell’umanità.”.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.  Per il nostro Signore Gesù Cristo...