24 Dicembre 2018


Feria Propria del 24 Dicembre


Oggi Gesù ci dice: «Ecco è giunta la pienezza dei tempi: Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo.» (Cfr. Gal 4,4 - Antifona).

Dal Vangelo secondo Lc 1,67-79: Il Benedictus, ricco di citazioni tratte dall’Antico Testamento, vuole mettere in evidenza la missione di Giovanni: egli sarà profeta dell’Altissimo perché andrà innanzi al Signore a preparargli le strade. È lui che rivelerà al popolo di Dio la conoscenza della salvezza, invitandolo allo stesso tempo ad accogliere il perdono di Dio. La profezia di Zaccaria benedice Dio per quella salvezza che egli ha sempre attuato. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto: è  il Messia, che con i suoi raggi fugherà le tenebre del peccato e della miseria.

I Misteri dell’infanzia e della vita e della vita nascosta di Gesù - Le preparazioni - Catechismo della Chiesa Cattolica: n. 522 La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento di tale portata che Dio lo ha voluto preparare nel corso dei secoli. Riti e sacrifici, figure e simboli della “Prima Alleanza” (Eb 9,15), li fa convergere tutti verso Cristo; lo annunzia per bocca dei profeti che si succedono in Israele; risveglia inoltre nel cuore dei pagani l’oscura attesa di tale venuta.
n. 523 San Giovanni Battista è l’immediato precursore del Signore, mandato a preparargli la via. “Profeta dell’Altissimo” (Lc 1,76), di tutti i profeti è il più grande e l’ultimo; egli inaugura il Vangelo; saluta la venuta di Cristo fin dal seno di sua madre e trova la sua gioia nell’essere “l’amico dello sposo” (Gv 3,29), che designa come “l’Agnello di Dio... che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). Precedendo Gesù “con lo spirito e la forza di Elia” (Lc 1,17), gli rende testimonianza con la sua predicazione, il suo battesimo di conversione ed infine con il suo martirio.
n. 524 La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell’Avvento, attualizza questa attesa del Messia: mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l’ardente desiderio della sua seconda venuta. Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore, la Chiesa si unisce al suo desiderio: “egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3,30).

Benedictus - Annemarie Ohler: Luca corona il racconto  della nascita di Giovanni, come pure la precedente pericope della visita di Maria a Elisabetta, con un inno elaborato servendosi di molti testi veterotestamentari, fino a formare una nuova unità, come il Magnificat recepito da Luca nella sua totalità, e adattato alla situazione in l,76s.
L’attesa profetica vede già realizzata la salvezza escatologica, come se la immaginano i pii giudei: la pietà e la fedeltà di Dio all’alleanza e la liberazione politica d’Israele. Questa liberazione, però, è soltanto un presupposto della vita pacifica e giusta al servizio di Dio. Qui veniamo a conoscenza di un genere di pietà giudaica che doveva essere aperta alla predicazione non politica di Gesù dell’irruzione della signoria di Dio.

Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): v. 67 Il cantico rappresenta la risposta alla domanda dei vicini sull’identità misteriosa del neonato Giovanni (cf. v. 66).
v. 68 L’orizzonte del cantico è ancora giudaico: Dio, mantenendo fede alle sue promesse, ha visitato cioè è intervenuto in modo definitivo, per attuare la liberazione del suo popolo, Israele.
vv. 69-71 La visita di Dio consiste nell’invio del Messia, un corno di salvezza nella casa di David. Si ha qui un ebraismo, che significa Salvatore potente. La forza degli animali per i semiti risiedeva nelle corna; le sporgenze in forma di corno nella parte superiore degli altari indicavano la potenza divina. Dio aveva tenuto desta da secoli in Israele la speranza nel Messia venturo per bocca dei suoi santi Profeti. Costoro con i loro oracoli avevano assicurato la salvezza dall’odio dei nemici, che costituiva una continua minaccia per l’esistenza d’Israele.
vv. 72-75 L’intervento di Dio mediante il discendente davidico, il Messia, per liberare il suo popolo rappresentava l’attuazione dell’alleanza che Egli aveva stipulato con il patriarca Abramo, il capostipite del popolo ebraico. Liberato dalle mani dei nemici, Israele avrebbe potuto tributare senza timore il suo culto a Dio in santità e giustizia, cioè con un servizio liturgico degno della trascendenza divina e con una condotta irreprensibile di vita, in piena conformità alla sua Legge.

E tu bambino... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Tu, piccolo fanciullo; Zaccaria si rivolge ora al proprio figlio ed annunzia, sotto ispirazione profetica, la missione che il neonato è chiamato ad assolvere. «Piccolo fanciullo» rende il diminutivo greco (παιδίον). Sarai chiamato profeta dell’Altissimo, cioè: sarai profeta dell’Altissimo; il nome di una persona, nel pensiero degli Ebrei, ricopre esattamente la realtà di essa. Un grande profeta si leverà ancora in Israele per annunziare la venuta del Messia predetto già da altri ed atteso con viva trepidazione da tutto il popolo. Precederai il Signore: «il Signore», non già il Messia, poiché, secondo il pensiero dei profeti, Dio è il sovrano del regno messianico, ed Egli, con l’invio del Messia, manifesta al popolo eletto la sua benevolenza e gli accorda la salvezza. L’espressione tuttavia è suggerita da quella usata dai profeti. Per preparargli le vie: questa formula richiama esplicitamente alcuni testi profetici (cf. Malachia, 3,1; Isaia, 40,3; Lc., 1,17); Giovanni preparerà le vie del Signore non soltanto annunziando la venuta del Messia, ma predicando la penitenza ed il rinnovamento interiore, come è indicato al versetto seguente e verrà ampiamente illustrato nella narrazione del ministero del Precursore (cf. Lc., 3,1-20). Si parla di «Signore», non perché nel Cantico ci sia l’esplicita affermazione che il Messia è Dio, ma perché i piani sono ancora sovrapposti, non distinti. Zaccaria parla della realizzazione del piano messianico senza indicare le modalità con le quali verrà attuato; egli sa che l’èra messianica è sorta, ma non ne conosce le forme concrete con le quali si manifesterà e svilupperà.

... ci visiterà un sole che sorge dall’alto - Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Il “sole che sorge” è il Messia, Gesù Cristo, disceso dal cielo per rischiararci con la sua luce, “sole di giustizia che sorgerà con raggi benefici” (Mi 3,20). Già nell’Antico Testamento si parla della gloria del Signore, riverbero della sua presenza, come di qualcosa intimamente connesso con la luce. Così, ad esempio, quando Mosè fa ritorno all’accampamento dopo essere stato a colloquio con Dio, il suo volto era talmente raggiante che gli Israeliti “ebbero timore di avvicinarsi a lui” (Es 34,30). In questo senso san Giovanni afferma che “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5); in cielo, quindi, non ci sarà mai notte, perché il Signore illuminerà tutti (cfr Ap 21,23; 22,5).
Di questo splendore divino partecipano gli angeli (cfr Ap 1,11) e i santi (cfr Sap 3,7; Dn 2,3); in modo del tutto singolare ne partecipa la Vergine, figura della Chiesa, che nell’Apocalisse ci appare “vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1). La luce divina ci giunge, finché dimoriamo su questa terra, per mezzo di Gesù Cristo che, in quanto Dio, è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Infatti il Signore ci dice: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre» (Gv 8,12).
Noi cristiani dobbiamo essere partecipi della luce divina in tal maniera che il Signore possa dire: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Bisogna dunque vivere come figli della luce (cfr Lc 16,8), il cui frutto consiste “in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5,9). Così la vita del cristiano sarà un continuo splendore, che aiuterà gli uomini a conoscere Dio e a glorificarlo (cfr Mc 5,16).

...per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre - Carlo Ghidelli (Luca): Giovanni dovrà, infine, essere messaggero della misericordia di Dio, che sta ormai per rivelarsi, con la luce di un sole che sorge, con la prepotenza di un amore (viscere di misericordia, lett.) che non può trattenersi. Egli così sarà luce che illumina il cammino di chi brancola nelle tenebre e guida per coloro che cercano sinceramente una via di pace.
In questi ultimi versetti possiamo cogliere già la quintessenza della personalità e del ruolo messianico di Giovanni: - non è lui il profeta, ma è solo uno dei profeti che viene a chiudere il tempo della Legge e dei Profeti (cfr Lc 16,16s); - non è lui la luce (cfr Gv l,8s), il sole che sorge dall’alto (v. 78b), ma è solo una lucerna che arde ed illumina; - non è lui la pace (cfr Ef 2,14s), ma è solo una guida che ci sospinge sulla via che porta verso la Pace. Giovanni dunque è essenzialmente relativo a Gesù; la sua missione si commisura su quella del Messia, che sta per nascere.

Ricchezze della benedizione - J. Guillet (Benedizione in Dizionario di Teologia Biblica): Spesso la benedizione evoca soltanto le forme più superficiali della religione, formule borbottate, pratiche vuote di senso, alle quali tanto più si tiene, quanto meno si ha fede. D’altra parte anche la tradizione
cristiana vivente non ha ritenuto degli usi biblici se non i meno ricchi di senso, classificando i più importanti nelle categorie della grazia e del ringraziamento. Di qui una vera indifferenza alle parole di benedizione ed anche alla realtà che esse possono designare.
Tuttavia l’ultimo gesto visibile di Cristo sulla terra, quello che egli lascia alla sua Chiesa e che l’arte cristiana di Bisanzio e delle cattedrali ha fissato, è la sua benedizione (Lc 24,50s). Precisare nei particolari
le ricchezze della benedizione biblica significa in realtà mettere in luce le meraviglie della generosità divina e la qualità religiosa dello stupore che questa generosità suscita nella creatura.
La benedizione è un dono che ha rapporto con la vita ed il suo mistero, ed è un dono espresso mediante la parola ed il suo mistero. La benedizione è sia parola che dono, sia dizione che bene (cfr. gr. eu-loghìa, lat. bene-dictio), perché il bene che essa apporta non è un oggetto preciso, un dono definito, perché non appartiene alla sfera dell’avere ma a quella dell’essere, perché non deriva dall’azione dell’uomo, ma dalla creazione di Dio. Benedire significa dire il dono creatore e vivificante, sia prima che si produca, sotto la forma di una preghiera, sia dopo avvenuto, sotto la forma del ringraziamento. Ma, mentre la preghiera di benedizione afferma in anticipo la generosità divina, il ringraziamento l’ha vista rivelarsi.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.» (Gv 8,12).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Affrettati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre...